JOSEPH, IL POLACCO CHE DOPO 80 ANNI FA PIANGERE E COMMUOVERE LE PLATEE…

mercoledì 24th, luglio 2024 / 16:47
JOSEPH, IL POLACCO CHE DOPO 80 ANNI FA PIANGERE E COMMUOVERE LE PLATEE…
0 Flares 0 Flares ×

CHIUSI – “Ho visto anche degli zingari felici” cantava Claudio Lolli nel ’76… Io ho visto, anzi ho rivisto, facce commosse e occhi coi lucciconi ad uno spettacolo ad una festa de l’Unità. E’ successo sabato scorso a Chiusi Scalo, festa del Pd, durante e dopo il reading “Lo straniero. Il polacco deve morire!” con Alessandro Lanzani e Dario Perini.

L’ultima volta che mi era capitata una cosa simile fu quando negli stessi giardini, ad una festa della “giovanile” del Pci, gli Stormy Six intonarono La Fabbrica e Stalingrado. La vecchia guardia del partito ci teneva il fucile puntato addosso per tutti quei soldi spesi per portare una rock band milanese, che tra l’altro neanche faceva ballare… Dopo quelle due canzoni e Dante di Nanni e Nuvole a Vinca… nessuno disse più una parola. Molti piansero. Non avevano mai sentito cose del genere, non pensavano nemmeno lontanamente che una rock band potesse parlare della resistenza di Stalingrado, dell’Armata Rossa, degli alpini traditi lungo il Don, degli scioperi del marzo ’43, dei gappisti torinesi, delle stragi fatte dai nazisti nel ’44… Li pagarono volentieri, dopo,  tutti quei soldi, che per l’epoca erano parecchi. Era lo stesso anno del disco di Lolli: 1976. Sono pasati quasi 50 anni.

E sabato, nonostante l’orario insolito, la temperatura rovente, ai giardini pubblici di Chiusi Scalo più d’uno è rimasto sorpreso, come allora, e si è commosso nell’ascoltare la storia di Joseph Klucine, polacco, disertore della Wermacht e poi partigiano fucilato non dai nazisti o dai repubblichini, ma dai suoi stessi compagni di guerriglia tra Chiusi e Sarteano. C’erano anche figli e nipoti di partigiani, vicini di casa, amici di quei ragazzi che nel ’43 presero il fucile e andarono in montagna e che la guerra mise gli uni contro gli altri.

Siamo convinti che anche stavolta gli organizzatori della festa (il Pd) lo pagheranno volentieri il cachet di chi la storia l’ha raccontata con musica e parole. Qualcuno ha rivissuto attraverso la storia del Polacco, vicende familiari, la vita da sfollati, i bombardamenti, i rastrellamenti vissuti in prima persona o attraverso i racconti dei genitori e parenti… Sono emozioni forti che lasciano segni. 

E il giorno dopo, domenica 21, a Chianciano, nella Piazzolina dei Soldati, nel cuore de centro storico o “paese vecchio” come lo chiamano i chiancianesi, l’emozione è stata ancora maggiore. Perché la location era più suggestiva e più evocativa (almeno 4 dei partigiani che vissero direttamente la vicenda abitavano proprio lì, o nella piazzolina o nelle immediate vicinanze, uno di loro lì aveva la sua tipografia…), ma anche perché la risposta di pubblico è stata addirittura superiore ad ogni aspettativa.

Non sono bastate le sedie che il Comune, soggetto organizzatore dell’evento,  aveva predisposto. Ne sono state rastrellate altre nei pressi. Ne è scaturita una bellissima piazza. E anche a Chianciano, dove il nucleo partigiano che operava tra il monte Cetona e la Valdorcia era il più numeroso, non sono mancati i lucciconi e pure qualche lacrima di commozione. Si è avuta l’impressione tangibile di aver “sdoganato” e tirato fuori da un oblio ingiusto una storiaccia triste e dolorosa, ma anche di aver ricreato una atmosfera di comunità, di appartenenza ad una comunità che è quella democratica, civile e antifascista.

A noi che lo spettacolo lo abbiamo allestito e prodotto è sembrato di cogliere apprezzamenti per il tentativo di fare i conti con la nostra storia, anche con le pagine nere della nostra storia, cosa che altri fanno una fatica terribile a fare. Sensazione questa, quasi liberatoria, che avevamo già colto a Villastrada e a Chiusi il 25 e il 27 giugno e anche ala festa del Pd d Chiusi scalo, che si è riproposta nel canto finale, corale, di Bella Ciao intonata dagli artisti sul palco e da tutta la platea…

Ed è stato emozionante anche vedere tra il pubblico non solo familiari dei partigiani protagonisti del racconto, ma anche ex sindaci, ex assessori e consiglieri comunali, figure dell’associazionismo… in sostanza buona parte di quella che è stata la classe dirigente chiancianese per una quarantina d’anni e di quel mondo variegato che è stata la sinistra chiancianese largamente intesa,  dagli anni ’70 agli anni 2000. Bello anche vedere un buon numero di under 50… Cosa mai scontata. La destra non c’era, ma forse ha semplicemente perso un’occasione. Nell’iniziativa non c’era nulla di propagandistico, di agiorafico o di autocelebrativo. Se mai il contrario. 

Come Primapagina non possiamo che essere grati a quanti hanno voluto proporre “Lo Straniero”  nell’ambito delle celebrazioni dell’80esimo anniversario dela Liberazione. Dal bar Burini di Villastrada ai Comuni di Chiusi e di Chianciano Terme, al Pd di Chiusi. Abbiamo aspettato anche questa volta a rendicontare sulle due ultime repliche per vedere se fossero emerse polemiche o puntualizzazioni. Non ce ne sono state.

Al contrario abbiamo ricevuto e continuiamo a ricevere informazioni, segnalazioni, testimonianze sulla vicenda del Polacco, sulla sua banda di partigiani, su dove si trovino i suoi resti e anche sulla diatriba che lo portò in rotta di collisione con il comandante della Brigata Si.Mar  collonnello Silvio Marenco. E continuiamo a ricevere anche richieste per portare il reading altrove. Anche nelle scuole. Non siamo una compagnia teatrale in cerca di scritture e di tournée, ma se possibile lo faremo molto volentieri. Perché rimaniamo convinti – come abbiamo scritto più volte –  che le storia vadano raccontate tutte, sempre, anche quelle scomode, urticanti e dolorose. Anche quelle che lasciano macchie e ferite o cicatrici nel corpo o nell’anima. La memoria è anche dolore, ha scritto qualcuno. E’ vero. E’ così. Ma la memoria è importante perché aiuta a capire da dove veniamo e anche a non ripetere errori pregressi. Capire e conoscere il passato, lontano o recente, aiuta a maneggiare il presente e pure il futuro. Il reading Lo Straniero è solo teatro. Non è cronaca giudiziaria o lezione di storia contemporanea. Ma quando la gente in platea si commuove il teatro diventa anche qualcos’altro.

m.l.

0 Flares Twitter 0 Facebook 0 Google+ 0 Email -- LinkedIn 0 Pin It Share 0 0 Flares ×
Mail YouTube