SI AVVICINA LA FESTA PER GLI 80 ANNI DALLA LIBERAZIONE: E’ IMPORTANTE ESSERCI. IL NOSTRO FIORE PER IL PARTIGIANO JOSEPH

venerdì 21st, giugno 2024 / 16:44
SI AVVICINA LA FESTA PER GLI 80 ANNI DALLA LIBERAZIONE: E’ IMPORTANTE ESSERCI. IL NOSTRO FIORE PER IL PARTIGIANO JOSEPH
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CHIUSI – Quelli della mia generazione hanno avuto i genitori che raccontavano in casa i giorni tremendi del passaggio del fronte, i bombardamenti, l’arrivo degli alleati, la battaglia in città e la vita da sfollati nelle campagne vicino al lago, le azioni dei partigiani per lo più ragazzi come loro, la gioia della liberazione… Per i nostri figli quei genitori erano i nonni. Adesso quei genitori-nonni se ne sono andati praticamente tutti o sono vecchissimi, perché sono passati 80 anni da quei giorni fatidici e loro hanno o avrebbero 100 anni o quasi… Ai figli dei nostri figli e a quelli nati dopo il 2000 nessuno racconterà più  in prima persona le vicende della guerra, che qui si combatté duramente tra l’8 settembre del ’43 e il giugno del ’44, né la scelta di andare in montagna a fare la Resistenza…

Per questo ci sentiamo di dire che sarebbe bello e importante vedere, la prossima settimana, quando a Chiusi si celebrerà la Liberazione della città dall’occupazione nazista e dalla dittatura fascista, non solo i rappresentanti delle istituzioni e dell’Anpi e qualche sessanta-settantenne reduce dagli anni d’oro dell’impegno politico, ma anche un po’ di giovani di oggi, di ventenni, trentenni e quarantenni; ci piacerebbe vedere i docenti delle scuole – tutte, dalle elementari alle superiori – e anche qualche studente non ancora o appena maggiorenne; ci piacerebbe vedere alle iniziative previste gli operatori culturali, i dirigenti e i militanti dei partiti, movimenti e liste, sia di maggioranza che di opposizione e pure quelli che in comune non sono rappresentati; ci piacerebbe vederci anche gli operatori economici, cioè coloro che hanno l’onere dell’accoglienza dei turisti, per esempio e che possono ricavarne informazioni utili per conoscere la storia della città e del territorio e trasmetterla ai loro ospiti.

Ci piacerebbe insomma che la delegazione che andrà, come ormai tradizione a rendere omaggio ai soldati Alleati (per la precisione sudafricani) caduti nella battaglia di Chiusi al War Cemetery di Foiano della Chiana e a deporre corone ai monumenti sparsi nel territorio comunale, compresa la stele al cimitero dedicata a garibaldini e partigiani, fosse numerosa. E che ci fosse molta gente all’incontro con l’ambasciatrice del Sudafrica e al trekking sul percorso che i militari sudafricani fecero per raggiungere il centro storico di Chiusi dallo Scalo, in mezzo al fango; alle mostre e alle presentazioni dei podcast…

Ci piacerebbe che ci fosse una partecipazione ampia perché le celebrazioni dell’80° anniversario della liberazione non possono essere solo un atto formale, istituzionale, doveroso, ma stanco e di routine,  fatto solo perché si deve fare. Ci piacerebbe che diventassero un momento di sottolineatura dell’orgoglio e dell’identità democratica e antifascista della città, un momento di memoria collettiva e condivisa e un tributo di riconoscenza verso chi in divisa o con un fazzoletto tricolore al collo combatté e diede la vita per liberare l’Italia dal giogo nazifascista e anche a chi la vita ce la lasciò anche senza combattere, sotto una bomba, per lo scoppio di una mina, per una cannonata vagante, per una rappresaglia sommaria e i colpi di un plotone di esecuzione o per la violenza cieca della guerra che non fa troppe distinzioni tra militari e civili, tra partigiani e presunti tali… 

Naturalmente invitiamo tutti quelli che abbiamo nominato poc’anzi (giovani, docenti, studenti, esponenti politici e dell’associazionismo, operatori culturali ed economici) a venire a vedere la performance “Lo straniero. Il polacco deve morire” che come primapagina abbiamo allestito per l’occasione, e che presenteremo giovedì 27 alla tensostruttura San Francesco (ore 21,15), perché si racconta una storia di quei giorni, una brutta storia tenuta sottotraccia per quasi 80 anni e che anche se scomoda andava e va raccontata. Anche questa piece messa su in quattro e quattr’otto con l’amico Alessandro Lanzani e due suoi amici milanesi (Riccardo Dell’Orfano e Dario Perini) è in qualche modo un tributo alla memoria collettiva e un risarcimento ad un ragazzo vittima di qualche suo eccesso, ma anche di una diversa concezione della guerra partigiana e della ferocia della guerra in generale.

Qualche anno fa proponemmo noi, da queste colonne, di mettere il nome di Joseph Kluzine, detto “il polacco”, sulla stele che ricorda i garibaldini e i partigiani chiusini, che il comune ha inaugurato nel 2022. Adesso con questo reading, inserito nelle celebrazioni dell’80esimo, abbiamo voluto chiudere il cerchio. Cominciando proprio da Chiusi, dove la storia del polacco prese inizio.  Martedì 25 il reading sarà presentato in anteprima a Villastrada sotto una pergola da cui i luoghi in cui accaddero i fatti si vedono sullo sfondo, come su un quadro. Poi faremo il possibile per portarlo anche a Sarteano dove dove la storia finisce e a Chianciano dove abitava la maggior parte dei partigiani della Brigata Simar, compresi quelli che il polacco lo fucilarono, eseguendo un ordine perentorio del comandante Marenco.

Non è questione di stabilire, oggi, chi avesse ragione e chi torto, se quell’ordine fosse giusto e giustificato oppure no. Ma così andò e dopo 80 anni ci è sembrato giusto e anche doveroso portare un fiore – in parole e musica – a quel partigiano venuto da lontano che prima combatteva con la divisa nemica poi si unì alla resistenza e venne ucciso dai suoi compagni. E anche agli altri costretti a sparargli, perché così era stato deciso e in guerra gli ordini e le gerarchie vanno rispettati.

Ha senso oggi riesumare la storia del Polacco e quella pagina nera della lotta partigiana in questo territorio? Secondo noi sì, perché ci dice che la guerra è sempre una montagna di merda, che mette sempre gli uni contro gli altri, che i disertori, anche quando passano dalla parte sbagliata a quella giusta sono guardati con sospetto. E perché anche oggi, a distanza di 80 anni, certe cose continuano a succedere in Ucraina, in Medio Oriente e in tante altre parti del mondo.

Siccome i testimoni diretti non ci sono più o sono sempre sempre meno, tocca a noi prendere in mano il microfono e raccontare. Tenere viva la memoria, non perdere o recidere il filo che ci lega a quegli eventi. Che sembrano lontani, ma non lo sono poi così tanto. A Chiusi, come in altri paesi della zona i segni delle schegge e delle pallottole che fischiarono nel giugno del ’44 sono ancora visibili. In giro per i paesi, nelle campagne ci sono tanti cippi con dei nomi sopra che ricordano stragi, eccidi, fucilazioni, vittime dei bombardamenti. Fino al 2022 nessun cippo, nessuna lapide ricordava Joseph Klucine, detto il polacco. Non c’è nemmeno una tomba al cimitero. C’è dal 2022 solo la stele citata, posta in opera dal Comune di Chiusi due anni fa. Adesso ci sarà anche questa sorta di “ballata” per voce narrante e fisarmonica, in ricordo di un ragazzo morto in un paese straniero a 27 anni come Jim Morrison, Jimy Hendrix e tanti miti del rock… Un ragazzo che combatteva per la nostra libertà, come quelli che lo fucilarono.

m.l.

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