IL PANE E LE ROSE… E LA VIOLENZA SULLE DONNE: CHIUSI SNOBBA UNA BELLA INIZIATIVA

domenica 27th, novembre 2022 / 17:22
IL PANE E LE ROSE… E LA VIOLENZA SULLE DONNE: CHIUSI SNOBBA UNA BELLA INIZIATIVA
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CHIUSI – Ieri pomeriggio, per la ricorrenza della Giornata contro la violenza sulle donne, a Chiusi Scalo, presso la sala della Banca Tema in via Mameli, si è tenuta la presentazione del libro “Bread & Roses. Storie straordinarie di ordinaria discriminazione” scritto a quattro mani da Marina Capponi e Daniela Morozzi. La prima una avvocatessa (o avvocata) giuslavorista ligure trapiantata a Firenze e l’altra una attrice e docente teatrale, nota anche per la partecipazione ad alcune serie Tv di successo come Distretto di Polizia. Le due autrici, presenti all’incontro, intervistate e introdotte da Elda Cannarsa, redattrice di Primapagina, hanno parlato della loro esperienza, di un libro che deriva ed è la trasposizione su carta di un progetto che è passato prima per la radio (Controradio) e che aveva ed ha come obiettivo quello di portare alla luce, raccontare, rendere note storie di “ordinaria discriminazione”, ma anche di violenza, di molestie, cui le donne sono spesso sottoposte nei luoghi di lavoro.
Un progetto che integra e rende complementari il lavoro dell’avvocata-giuslavorista, che ha fornito il materiale e quello dell’attrice che lo ha reso fruibile per un pubblico più ampio. L’iniziativa organizzata dall’amministrazione comunale e dalla Biblioteca Ottiero Ottieri non ha visto, purtroppo una grande presenza di pubblico, la qualità del libro il cui titolo richiama un famoso slogan coniato da Rose Schneiderman, leader femminista e socialista, animatrice delle “suffragette” americane nel 1912 e il tema, assolutamente attuale, avrebbero meritato una platea più nutrita. Peccato. Chiusi ha perso e sprecato un’occasione. Soprattutto perché Chiusi e i paesi dei dintorni sono stati teatro di episodi gravi sul fronte della violenza contro le donne. Ultimo il caso di stupro, denunciato poco più di un mese fa da una ragazza di 22 anni, all’interno di una discoteca, da parte del titolare del locale, poi arrestato. Ma anche il femmicidio-suicidio di Cetona nel 2018 (una giovane donna straniera uccisa dal marito, che poi si tolse a sua volta la vita), o il caso mai dimenticato della ragazzina castiglionese uccisa dal fidanzato chiusino nel 1986, perché rimasta incinta…
Come le reazioni del momento intorno a questi casi hanno dimostrato, la gente non ama sentir parlare di queste storie, preferisce rimuoverle. Di solito parteggia per il figlio del territorio prima ancora che per la vittima vera. Ieri, in qualche misura, se ne è avuta l’ennesima conferma. Poca gente. Troppo poca. Una quindicina di persone, per lo più addetti ai lavori: la responsabile della Biblioteca comunale, tre consiglieri comunali, due di maggioranza e una del gruppo Possiamo, da poco costituitosi in gruppo autonomo, nessuno delle opposizioni; alcune esponenti dell’associazione La Goccia, la stampa e due docenti del liceo pievese Italo Calvino, nessuno delle scuole chiusine.  Ci sarebbe di che riflettere, più sulle assenze che sulle presenze.
Tornando al libro “Bread & Roses” di Marina Capponi e Daniela Morozzi, va detto che sono tutte storie vere, anche se i nomi sono stati cambiati e sono tutte “storie a lieto fine”, cioè episodi di violenza, molestie o discriminazione che alla fine hanno trovato un epilogo positivo. Magari dopo anni di sofferenze e udienze in tribunale. Ogni storia, raccontata in modo molto leggibile è corredata da una appendice finale affidata ad un esperto, che spiega come si è risolto il caso e cosa si può fare in casi analoghi. In questo senso il libro oltre ad essere una lettura illuminante, che squarcia il velo dell’ipocrisia, dell’indifferenza, della paura di denunciare, è anche una sorta di “vademecum” che indica il che fare, a chi rivolgersi, per trovare una soluzione.
E’ destinato alle donne, ai loro familiari-colleghi-amici, ma anche agli operatori sociali, sindacali, sanitari che si trovino a dover affrontare situazioni più o meno evidenti di violenza e prevaricazione, nel caso specifico nei luoghi di lavoro, ma pure in famiglia e in altri contesti (si pensi ad esempio agli ambienti sportivi dove gli episodi di “mobbing” o di esplicite molestie sessuali sono piuttosto frequenti).
Dalle storie del libro, ognuno delle quali ha per  titolo il nome della donna protagonista, emerge anche il fatto che molto spesso gli episodi di violenza o i  tentativi di violenza o discriminazione siano frutto di un malinteso concetto di “proprietà” nei confronti della donna, sia essa moglie, compagna o dipendente in azienda, e anche espressione di un uso improprio dei ruoli di potere. Non capita mai che un operaio o un impiegato molesti la titolare dell’azienda, molto più frequente il contrario e cioè che il titolare molesti,  maltratti, discrimini o violenti una dipendente. E’ chi comanda che di solito prevarica. Il libro Bread & Roses però ci dice che gli strumenti per reagire e rispondere ci sono e rappresentano anche una rete di protezione per le vittime di vessazioni o avances indesiderate. E’ anche un incoraggiamento a denunciare, a rivolgersi a chi può, appunto, dare un aiuto per uscire da una situazione insostenibile. La lettura di una delle storie del libro fatta da Daniela Morozzi ha anche fatto capire che Bread & Roses potrebbe essere un bel testo da rappresentare in teatro. In qualche modo Marina Capponi e Daniela Morozzi lo hanno già fatto questo esperimento nel corso di qualche presentazione, ma potrebbe essere un’idea anche per le compagnie teatrali locali.  La frase che nel 1912, Rose Schneiderman pronunciò rivolgendosi ad una platea di Suffragette benestanti a Cleveland, potrebbe essere un bel manifesto: “Ciò che la donna che lavora vuole è il diritto di vivere, non semplicemente di esistere. L’operaia deve avere il pane, ma deve avere anche le rose!”  Di sicuro però non alludeva al diritto al lusso e alla moda, evocato dal giovane deputato Aboubakar Sumahoro per sua moglie, incappata in una brutta storia di malversazione verso lavoratori immigrati.
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