IL FUTURO ENERGETICO? E’ NEL LEGNO… PRESENTATO A TAVERNELLE UN PROGETTO PILOTA PER METTERE IN PRODUZIONE LE FORESTE. COINVOLTI 32 COMUNI (PIU’ CHIUSI, OSSERVATORE INTERESSATO)

IL FUTURO ENERGETICO? E’ NEL LEGNO… PRESENTATO A TAVERNELLE UN PROGETTO PILOTA PER METTERE IN PRODUZIONE LE FORESTE. COINVOLTI 32 COMUNI (PIU’ CHIUSI, OSSERVATORE INTERESSATO)
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TAVERNELLE –  Il manifesto recita “Wood 4 green”, che sarebbe, tradotto in italiano “Legno/boschi per il verde”. Sottotitolo: “restart our nature”, facciamo ripartire la nostra natura. Magari un po’ meno anglicismi e un po’ più di chiarezza, in lingua madre, non avrebbe fatto male. Ma, detto questo, il progetto presentato ieri mattina a Tavernelle di Panicale, potrebbe essere un modello virtuoso da prendere ad esempio.
Nata tre anni fa, prima della pandemia, come idea piuttosto visionaria, una di quelle idee belle a raccontarsi, ma difficilissime da mettere in pratica, con la crisi pandemica, i fondi del Pnrr e ora la necessità di cercare fonti energetiche alternative al gas russo a causa della guerra in Ucraina, quell’idea sta trovando la strada per una concreta realizzazione. Di che si tratta? inizialmente venne definito “bio-distretto”, adesso sta prendendo forma come progetto di riforestazione di tutta la parte occidentale dell’Umbria, dal comune di Perugia all’Amerino, passando per il Trasimeno, la Valnestore, il marscianese, Città della Pieve  e l’orvietano.
L’Umbria è già una delle regioni a più alto tasso boschivo d’Italia, è al livello del Trentino alto Adige. L’Italia, anche se non sembra è al 4° posto in Europa, davanti pure all’Austria. La proposta e l’idea contenuta nel progetto “Wood four green” non è solo quella di riforestare una parte consistente della regione, ma di considerare le foreste non solo come polmone verde, quanto di farle diventare risorsa economica e produttiva per creare sostenibilità, ma anche reddito, lavoro, opportunità. Come? impiantando migliaia di ettari di foresta, non solo per produrre ossigeno e, laddove possibile, legna da ardere, come avviene adesso, ma anche legname da costruzione per la bioedilizia e il design; pellet per la produzione di energia, polvere di legno per le stampanti 3D e perfino idrogeno, per sostituire il gas…
Il protocollo di intesa è stato sottoscritto da 32 comuni, tra cui spicca, per ragioni di numeri e di prestigio quello di Perugia, ma vede ha nei comuni della Valnestore, Piegaro e Panicale, i due principali motori. Questo per una ragione molto semplice: perché il progetto parte anche da una criticità, diventata nel tempo necessità, quella di riconvertire e rilanciare l’ex area industriale e mineraria di Pietrafitta. Non a caso, oltre all’Università di Perugia che con vari dipartimenti si è messa a disposizione per la parte tecnica del progetto, anche Enel, titolare della centrale di Pietrafitta, figura tra i partners interessati, insieme ad altre imprese e a vari enti, come, ad esempio il Patto Territoriale Vato.
Invitato e presente all’incontro di ieri a Tavernelle anche il sindaco di Chiusi, Gianluca Sonnini, il quale ha posto l’accento sull’importanza delle politiche di area, indipendentemente dai confini regionali, politiche tanto più importanti nelle zone di confine e sulla necessità di connettere i territori, con reti immateriali e informatiche, ma anche con infrastrutture all’altezza dei tempi, che consentano collegamenti rapidi e sicuri sia su gomma che su rotaia. E in questo senso Chiusi rappresenta senza dubbio uno “sbocco” alla A1 e all’alta velocità ferroviaria di sicuro interesse per una parte consistente dell’Umbria.
Sul tema infrastrutture come anello imprescindibile, affinché il progetto Wood Four Green possa decollare si sono pronunciati anche il sindaco di Panicale Cherubini e quello di Perugia Romizi. Il collegamento rapido Perugia-Chiusi tramite l’adeguamento del tratto finale della Pievaiola e la bretella ferroviaria Tuoro-Castiglone del Lago (per evitare di arrivare a Terontola e connettersi direttamente sulla linea Firenze-Roma e con Chiusi, stanno tornando prepotentemente sul tappeto e partiti e istituzioni ne stanno riparlando con una rinnovata insistenza. Il progetto Wood four Green può dare una spinta in tal senso, perché la filiera del trasporto sarà essenziale.
Tornando appunto a Wood four Green, Sonnini nel suo intervento non l’ha detto, ma il comune di Chiusi già un anno fa si era espresso favorevolmente e con l’ex sindaco Bettollini aveva assicurato il proprio sostegno al progetto del Bio distretto, in un’ottica di area vasta, ma allo stesso tempo di “connessione” tra i territori umbri e toscani di confine. Il solco insomma era stato già tracciato. Adesso si tratta solo di mantenere le porte aperte e di proseguire con azioni conseguenti.
Così come alcuni degli intervenuti hanno sottolineato la collaborazione tra gli atenei di Perugia e Siena anche su queste tematiche. Per l’Università di Perugia sono intervenuti i professori Bianconi e Parbuono.
Il Progetto è stato seguito passo passo nei mesi scorsi e ieri a Tavernelle ha avuto la benedizione dell’On. Filippo Gallinella del M5S (Commissione agricoltura della Camera) che nel suo intervento ha fatto anche autocritica circa le posizioni del “no a tutto” assunte talvolta dal suo stesso partito: ” Ci abbiamo costruito campagne elettorali, ma era un atteggiamento sbagliato”, ha detto senza troppi peli sulla lingua. Concludendo con l’affermazione che “l’Umbria ha il 60% di superficie boscosa e questa va utilizzata anche per produrre energia e reddito”. Non era presente a Tavernelle, ma anche l’on. Verini (Pd) ha sempre sostenuto e incoraggiato “Wood four green”.
Assenti ma giustificati (così ha detto il sindaco di Panicale Cherubini che ha fatto gli onori di casa) la regione Umbria e alcuni comuni del Trasimeno e delle altre aree interessate.
Ovviamente il progetto di riforestazione ad uso produttivo ed energetico dell’Umbria occidentale si intreccia con iniziative già in atto, come le comunità energetiche, le green community come quella che sta nascendo tra i piccoli comuni dell’Orvietano o fra i comuni di Attigliano, Giove e Penna in Teverina, o come il grande parco fotovoltaico attivo da qualche anno nell’area di Pietrafitta voluto dai comuni di Panicale e Piegaro e costruito e gestito con i  fondi della Finanziaria  Valnestore Sviluppo. Una scelta che sta dando risultati importanti in termini di produzione di energia e anche di ritorno economico che può essere replicata anche altrove. Ciò che è stato già realizzato a Pietrafitta con un parco fotovoltaico su un’area demaniale di 4 ettari, è in pratica la stessa cosa che da queste colonne andiamo proponendo da anni per l’area dell’ex Centro Carni di Chiusi Scalo, dove gli ettari disponibili sarebbero almeno il doppio. L’area adesso è di proprietà della Multiutility Acea che i parchi fotovoltaici li costruisce e li gestisce. Il Comune di Chiusi con l’allora sindaco Bettollini propose ad Acea di cambiare strada rispetto al famigerato carbonizzatore (progetto ritirato) e di realizzare un grande parco fotovoltaico. Cosa aspetta il nuovo sindaco Sonnini a ribadire la proposta? Ieri, a Tavernelle lo ha detto: “bisogna abbandonare la logica dei campanili e avere il coraggio di copiare le cose fatte bene da altri così come di mostrarsi disponibili a mettere a disposizione di tutti le proprie idee e le proprie risorse, da soli non si va da nessuna parte”. Verissimo. Quindi?
m.l.
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