CHIUSI: LA MORTE DI SERGIO MARCHETTI, FIGURA RILEVANTE ED EX CONSIGLIERE COMUNALE

CHIUSI- “Oggi è un buon giorno per morire”, dice il vecchio indiano nel film Il Piccolo Grande uomo. No, non è mai un buon giorno per morire, soprattutto quando a morire è una persona per bene che poteva ancora dare qualcosa alla sua famiglia, alla comunità e poteva avere ancora tempo per sé. Oggi per Chiusi è un giorno triste, perché è morto Sergio Marchetti, una persona conosciuta e apprezzata. Un eterno giovane che nel suo lavoro è stato un’eccellenza. Uno di quegli artigiani, metà pirati e metà artisti, per dirla con una canzone anni ’70, capaci di trasformare il lavoro in una passione, in una missione. Capaci di inventare e di innovare, però, non solo di usare bene le mani.
Sergio Marchetti costruiva manufatti in ferro e soprattutto scale. Suo il progetto e la realizzazione di quella che consente di arrivare in cima alla torre campanaria a fianco del Duomo. Opera non semplice, date le dimensioni e il contesto…
Sergio Marchetti se ne è andato a 75 anni, vinto da una malattia implacabile contro la quale ha lottato strenuamente e anche con ironia. Non voleva dargliela vinta, non aveva timore a parlarne. La esorcizzava con battute salaci, ma anche con la tranquillità di chi sa che deve affidarsi alla scienza, alla medicina, non alla speranza e alla fede in qualcosa di superiore e misericordioso a cui credeva poco. Era un tipo concreto. Senza tanti fronzoli. E da buon artigiano, capace di fare, si è messo, per anni al servizio della comunità, nella sua Contrada, quella del Mar Nero, per esempio, di cui è stato anche presidente. E pure, per una decina d’anni, anche come consigliere comunale nelle file del centro sinistra, epoca Ceccobao. Di famiglia e cultura comunista, Marchetti non è mai stato un ottuso stalinista, uno di quei comunisti da tundra siberiana, capaci – se lo dice il partito- di adattarsi a tutte le situazioni… E’ stato nella sua vita e nelle sue frequentazioni pubbliche e politiche un comunista atipico. Parlava con tutti, scherzava con tutti.
Era anche un chiusino doc, che conosceva bene il territorio e la sua storia materiale, che però non disdegnava di uscire fuori dalle mura. Non era insomma una persona chiusa nel proprio orticello.
Sergio Marchetti combatteva da tempo con la malattia, ma lo spirito con cui l’ha affrontata aveva fatto sperare tutti in un esito positivo. Purtroppo non è andata così. Chiusi perde una figura rilevante. Un punto di riferimento. Noi di primapagina perdiamo un amico, non sempre d’accordo con i nostri articoli, ma un amico sincero. Per questo ci uniamo in un grande abbraccio ai figli e ai familiari.
Ti sia lieve la terra, caro Sergio. Un abbraccio anche te.
m.l.
Avevo sperato fino all ultimo che quel muro che parlava dell impossibilita’ a farcela fosse crollato come invece per fortuna è stato per altre persone.Purtroppo per te Sergio non è stato così.Il dolore vero è grande perché e’dalla prima elementare che siamo stati amici e così amiche lo sono state profondamente le nostre nostre famiglie.Abbiamo praticamente passato la vita insieme.Conservo sempre quel filmato che ti duplicai e che feci mettere in CD dove io e te siamo insieme ad Enrico Piselli e giochiamo a pallone ai giardinetti della stazione ferroviaria ed ugualmente anche al di la del passaggio a livello dove si scorgono le pecore del Lelli che brucano l’erba.Credo che si parli del 1955 circa…..Oggi non posso prendere parte ai tuoi funerali poiché sono in un ospedale per un intervento chirurgico ma la mia presenza è li vicino a te.Ciao Sergio !