TESEI E COLETTO NELLA BUFERA: UNA PETIZIONE VIA WEB CHIEDE IL COMMISSARIAMENTO DELLA SANITA’ UMBRA

TESEI E COLETTO NELLA BUFERA: UNA PETIZIONE VIA WEB CHIEDE IL COMMISSARIAMENTO DELLA SANITA’ UMBRA
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PERUGIA – L’Umbria zona rosso cupo, Perugia come Codogno, l’assessore regionale alla sanità sceso dal Veneto, pronto a lasciare. E adesso una petizione popolare lanciata via social, per “commissariare la sanità Umbra” per manifesta incapacità a gestire la situazione. Una petizione inviata anche a tutti i partiti, affinché se ne facciano carico. Il problema – dicono i promotori. è l’emergenza in Umbria, ma anche la possibilità che dall’Umbria il contagio da covid variato, possa diffondersi alle regioni confinanti. Il caso Chiusi e anche quello di Sansepolcro, due comuni toscani di confine attaccati duramente dal virus sono lì a dimostrare che il virus viaggia veloce e senza guardare troppo i confini regionali e comunali, al di là delle restrizioni e dei divieti circa gli spostamenti.

Questo il testo della petizione lanciata sul web:

Vista la manifesta debolezza della gestione della Sanità umbra, chiediamo il commissariamento della stessa per evitare ulteriori peggioramenti che, oltre a mettere in grave pericolo la salute degli Umbri, potrebbero anche compromettere la situazione di altre regioni.

Questa accorata petizione è originata dalla necessità di salvaguardare la salute di tutti noi e, per evitare che venga vista come richiesta con fini politici, la inoltriamo anche ai responsabili dei maggiori partiti e movimenti affinché tutti si rendano conto della terribile situazione in cui ci troviamo e della inderogabile necessità di un intervento radicale per poterci salvare.

Il nostro è un grido di dolore e di aiuto per combattere adeguatamente e con vero impegno il Covid.

Ormai da molti giorni ci troviamo in una terribile situazione che ha portato a dati negativi mai visti prima in Umbria sia per numero di ricoveri che per numero di letti occupati in terapia intensiva; inoltre sono stati rilevati un numero rilevante di casi di variante sia inglese che brasiliana e purtroppo la nostra Sanità regionale sembra non possedere sufficienti capacità per migliorare questa situazione.

Nella nostra realtà regionale non c’è tracciamento, i tempi per i tamponi sono lunghi, le visite mediche e gli interventi chirurgici sono sospesi e la situazione è ancora più grave per chi non può muoversi da casa per  problemi di salute, età o inabilità motoria.

Nessun piano, nessuna programmazione, sono stati ideati e portati a compimento

C’è stata al contrario la totale cecità nel comprendere e analizzare il livello di gravità presente e futura dell’epidemia; dopo la prima ondata di gennaio, niente è stato fatto per prepararsi alla più che prevedibile nuova crisi pandemica autunnale:

–  al 13 ottobre 2020, i 25 milioni di euro destinati all’Umbria per il potenziamento della risposta sanitaria e delle terapie intensive (stanziati a maggio dal Governo per 58 nuovi posti letto di terapia intensiva) non furono spesi e le terapie intensive rimasero le stesse del pre Covid: 70 posti letto in tutto, pari a 7,9 per 100.000 abitanti mentre l’obiettivo nazionale fissato dal Governo era di 14; l’Umbria è stata la regione peggiore dopo la Campania;

–  la mancata programmazione ha anche spinto la Regione a trasferire 24 malati Covid in una struttura che è anche sede di Neuropsichiatria infantile, che si occupa di bambine e bambini gracili con pesanti handicap, aggiungendo ansia alle pesanti preoccupazioni dei loro genitori e familiari e persino sede di una residenza per vecchi gravemente malati, pur sapendo che gli ospizi sono stati e sono in tutta Italia i più martoriati dall’epidemia da Covid;

–  ad aprile fu annunciato un nuovo Ospedale da campo militare, gestito dall’esercito per malati non gravi, che in realtà fu terminato solo dopo 7 mesi, ed è stato pressoché inutilizzato;

–  è stato da poco realizzato un nuovo Ospedale da campo della Regione, ma che ha problemi di utilizzazione per mancanza di personale;

–  la carenza di personale medico e infermieristico riguarda non solo l’Ospedale da campo, ma l’intera struttura sanitaria; agli operatori del settore (in particolare anestesisti-rianimatori e infettivologi) che avevano appena concluso il percorso formativo sono stati proposti contratti di assunzione per tempi limitati (in qualche caso un mese!), inoltre operatori già attivi, ma con contratti a tempo determinato in condizione di precariato, hanno ovviamente accettato offerte di lavoro più rassicuranti da parte di altre strutture sanitarie;

–  la Regione Umbria ha fatto solo 24 nuove assunzioni; per fare un esempio la vicina Toscana ne ha realizzate 2.700; l’addestramento di personale addetto alle terapie intensive richiede molti mesi e quindi senza programmazione si crea un vuoto di personale anche di un anno;

–  per supplire alla mancanza di programmazione, la Regione Umbria ha ipotizzato di trasferire i pazienti Covid nell’ospedale di Civitanova Marche e, oltre al rischio di aggravare i costi della Sanità Umbra, non si capisce con quali attrezzature e quale personale si sarebbero curati i pazienti, visto che si tratta di un ospedale  a suo tempo ritenuto inutile tanto da esserne proposto lo smantellamento;

–  non sono stati adeguatamente organizzati i servizi sanitari, sono pressoché inesistenti i percorsi separati all’interno degli ospedali; i sistemi di tracciamento e di isolamento sono saltati anche nelle strutture sanitarie, portando a focolai, anche delle varianti inglese e brasiliana, all’interno degli ospedali. Vi preghiamo di salvarci commissariando urgentemente questa carente amministrazione sanitaria.

Una iniziativa, questa, che si aggiunge alle dure prese di posizione delle opposizioni in consiglio regionale, con il Pd per esempio che chiede a gran voce di moltiplicare i “punti vaccinali” per vaccinare più gente possibile e nel minor tempo possibile, che poi è, in sostanza la stessa cosa che ha chiesto il sindaco di Chiusi, durante lo screening di massa nella cittadina etrusca, non per una sorta di sovranismo di noialtri, tipo “Chiusi first”, ma per dare seguito concreto al tracciamento e provare sul campo (in una realtà circoscritta e di dimensioni ridotte) un modello di risposta sanitaria, per vedere se a livello epidemiologico una risposta del genere (creare delle isole covid free con la vaccinazione di massa)  può funzionare…

La seconda fase della vaccinazione è partita in questi giorni, sia in Toscana, che in Umbria, ma l’approccio generale all’emergenza e anche alla gestione della sanità, resta diverso. Al momento il “modello Toscano” sembra più efficace, ma anche più solidale e più partecipato. Il governatore Giani ha esaltato venerdì sera l’esperienza fatta a Chiusi, per la velocità di decisione e allestimento, per la partecipazione di numerosi soggetti della cittadinanza attiva, per la concertazione tra enti e istituzioni e per l’affermazione di valori di coinvolgimento e di solidarietà che affondano le proprie radici in una cultura che è propria della sinistra e del cattolicesimo democratico.

 

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