ELEZIONI SUPPLETIVE IN TERRA DI SIENA PER IL SEGGIO LASCIATO VACANTE DA PADOAN. IN LIZZA ANCHE SCARAMELLI?

sabato 05th, dicembre 2020 / 15:20
ELEZIONI SUPPLETIVE IN TERRA DI SIENA PER IL SEGGIO LASCIATO VACANTE DA PADOAN. IN LIZZA ANCHE SCARAMELLI?
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SIENA –  Nella primavera prossima, in Provincia di Siena saranno solo i comuni di Chiusi e Trequanda ad andare al voto per le amministrative. Ma con tutta probabilità si voterà ugualmente in quasi tutta la provincia, per eleggere o meglio rieleggere il Deputato del collegio senese dopo le dimissioni dell’ex ministro Pier Carlo Padoan cooptato al vertice di Unicredit.

Il collegio in questione comprende tutti i comuni della provincia di Siena meno quelli della Valdelsa, più 5 della Valdichiana aretina. E storicamente era un collegio sicuro per il Pd (e prima per i Ds). Adesso il quadro è un po’ cambiato. Siena città è in mano alla Lega e vari comuni hanno cambiato bandiera: Chianciano, Pienza, Piancastagnaio… Di sicuro sicuro c’è rimasto poco ormai.

Ovviamente così come a Chiusi e Trequanda già si parla dei possibili candidati a sindaco, per le “suppletive” in casa Pd cominciano a circolare i primi nomi. Il più gettonato è sicuramente quello di Enrico Rossi, governatore della Toscana fino a settembre e adesso nominato da Zingaretti commissario del Pd in Umbria.  A livello nazionale, per il famoso discorso del collegio sicuro, il Pd potrebbe optare ancora una volta per un “nome forte” come lo fu Padoan nel 2018. E a questo proposito i primi due sono quelli del segretario Nicola Zingaretti (che però è presidente della Regione Lazio) e di Gianni Cuperlo non più parlamentare.

Il Pd senese – stando ad alcune indiscrezioni – preferirebbe invece una candidatura espressione del territorio e non il solito big calato dall’alto. Non solo, il segretario provinciale Valenti ha lasciato intendere che gli piacerebbe vedere anche per la candidatura al parlamento una coalizione come quella che ha sostenuto Giani alle regionali. Ovvero Pd e Italia Viva.

I renziani, cogliendo la palla al balzo avrebbero già messo sul piatto il loro nome: quello di Stefano Scaramelli, già sindaco di Chiusi, Consigliere regionale dal 2015 e attualmente vicepresidente del Consiglio Regionale. Renzi a giugno lo aveva indicato come la punta di diamante di Italia Viva alle Regionali e come assessore in pectore in caso di vittoria di Giani. La vittoria c’è stata, ma l’assessorato se lo è assicurato Stefania Saccardi e Scaramelli è rimasto al palo, con un incarico prestigioso, ma di mera rappresentanza. La candidatura al Parlamento potrebbe essere il… risarcimento.

Poi c’è un’ipotesi suggestiva, ventilata dal quotidiano “Il Tirreno”: la candidatura di Carolina Orlandi, giornalista e figlia di David Rossi, il responsabile comunicazione d Mps morto volando da una finestra della sede della banca nel 2013, una morte su cui molte cose restano ancora da chiarire.

Quest’ultima ipotesi però sarebbe più un colpo di teatro che una scelta effettivamente ponderata e condivisa dal Pd senese. Anche Carolina Orlandi avrebbe alle spalle uno sponsor pesante: l’ex ministro Luca Lotti che è rimasto nel Pd, ma è un amico e sodale di vecchia data del leader di Italia Viva.

Scaramelli dal canto suo ha già vinto alla lotteria riuscendo ad ottenere la rielezione in Regione, cosa che non era scontata con Italia Viva e a nostro modestissimo avviso potrebbe anche ritenersi soddisfatto, senza cercare ulteriore gloria. Ma il personaggio è ambizioso ed ha pure lui uno sponsor robusto, più robusto anche di Lotti: ovvero Matteo Renzi in persona.

La domanda che sorge spontanea è: ma a Scaramelli conviene lasciare il seggio sicuro e acquisito in Regione per tentare l’avventura in parlamento? Vedremo. Certo, una candidatura unitaria di coalizione avrebbe meno rischi di una con Italia Viva. Ma i renziani pare puntino anche loro alla partita in tandem con il Pd. E non solo per fare come alle regionali di settembre. Ma semplicemente perché più sicuro. Il Pd può prestarsi a questo gioco?

Come sempre, anche in questo caso il Pd sembra guardare solo nell’ambito ristretto dei propri orticelli, in sostanza intorno all’ombelico, non oltre. Le dimissioni di Padoan potevano rappresentare l’occasione per una riflessione sulla rappresentanza effettiva, sul rapporto eletti-territorio, su quella che è l’immagine del partito in relazione a chi lo rappresenta nelle istituzioni regionali e nazionali. E anche sulle modalità di scelta e selezione dei rappresentanti. L’impressione è che si tenti invece di riempire una casella rimasta vacante, con il più fedele e funzionale alla ragion di partito, sia che la scelta cada su un big nazionale catapultato in terra di Siena sia che cada diversamente su una figura del territorio. Il gioco pare in ogni caso ristretto a pochi… E più o memo sempre gli stessi e sempre con le stesse logiche.

Se il Pd accettasse una candidatura Scaramelli, anche in una logica di coalizione, la gente potrebbe percepire una mossa del genere come la riprova che la scissione di Italia Viva è tutta una finta (come in effetti sembra essere e come dimostrano le posizioni di Marcucci e altri in parlamento). E sarebbe anche l’ennesima riprova che la musica è sempre la stessa e che in pochi si spartiscono le poltrone, le poltroncine e gli strapuntini. Con l’aggravante che a spartirsi i posti a sedere sarebbero per di più gli stessi che ne hanno già avuto uno…

M.L.

 

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