SI PUO’ PASSEGGIARE SOLO INTORNO A CASA… MA ALLORA PERCHE’ NON CHIUDONO LE FABBRICHE? I LAVORATORI NON HANNO DIRITTO A TUTELARE LA LORO SALUTE?

SI PUO’ PASSEGGIARE SOLO INTORNO A CASA… MA ALLORA PERCHE’ NON CHIUDONO LE FABBRICHE? I LAVORATORI NON HANNO DIRITTO A TUTELARE LA LORO SALUTE?
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Nuovo giro di vite deciso dal Ministero della Salute. Con ordinanza di ieri, in vigore da oggi 21 marzo e valevole  fino al 25 marzo il Governo ha emanato le seguenti misure. In aggiunta alle precedenti:
– È vietato l’accesso del pubblico ai parchi, alle ville, alle aree gioco e ai giardini pubblici.
Non è consentito svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto; resta consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona.
Sono chiusi gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande, posti all’interno delle stazioni ferroviarie e lacustri, nonché nelle aree di servizio e rifornimento carburante, con esclusione di quelli situati lungo le autostrade, che possono vendere solo prodotti da asporto da consumarsi al di fuori dei locali; restano aperti quelli siti negli ospedali e negli aeroporti, con obbligo di assicurare in ogni caso il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro.
Nei giorni festivi e prefestivi, nonché in quegli altri che immediatamente precedono o seguono tali giorni, è vietato ogni spostamento verso abitazioni diverse da quella principale, comprese le seconde case utilizzate per vacanza.

Insomma non solo è vietato andare a correre nei parchi e giardini o piste ciclabili e pedonali, ma adesso l’attività motoria che per alcuni è una necessità e anche una terapia per la propria salute, è consentita solo “in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona”. Insomma si dovrà al massimo fare il giro del condominio o dell’isolato. Con la conseguenza che gli assembramenti saranno più facili nei quartieri cittadini, che nei parchi o sulle ciclabili. Ma questo è.

Il messaggio ovviamente è quello di stare in casa. Il quarto d’ora d’aria a girare intorno casa come i matti non ha molto senso, quindi tanto vale stare sul divano. Il ministero ha scritto “fino al 25 marzo”. Perché dopo il 25 si dovrebbe cominciare a vedere l’effetto delle misure restrittive adottate. Ma non è detto che basterà e che la data non possa essere spostata in avanti… 

Certo tutto ciò sembra scaturire dal fatto che molti ancora continuano a tenere comportamenti a rischio. A ignorare le norme. Ieri il sindaco di Città della Pieve ha riferito di ragazzi che giocavano a calcetto… Sarà forse il fascino del proibito, l’adrenalina che ti sale quando vedi arrivare i vigili o i carabinieri e cerchi di dileguarti… come si faceva tutti da ragazzi quando ancora si giocava a pallone per la strada. Ma certo, il calcetto, di questi tempi meglio evitarlo.

A mali estremi estremi rimedi, sembra questa la logica delle ultime misure prese dal governo e già diramate dai sindaci. Poi, certo, trovare nei “runners” il capro espiatorio e gli unici responsabili della diffusione del virus come fossero gli untori, da additare e perseguire, cci sembra quantomeno improprio.

In qualche caso, come dicevamo, si sono verificati episodi incresciosi. Diciamo pure inqualificabili e questo ha contribuito ad alzare la barriera.

Ieri il sindaco di Chiusi Bettollini nella sua diretta fb giornaliera ha sbroccato, è uscito dai gangheri, come si suol dire, alzando la voce contro quei cittadini che con comportamenti irresponsabili stanno mettendo a rischio se stessi e la comunità intera. Poi si è scusato, ma quel suo sfogo è apparso come la fotografia tangibile e inequivocabile della durezza del momento, della fatica di gestire una situazione complessa e mai vista prima.

Chiusi resta uno dei paesi più “attaccati” dal virus e anche alcuni casi di positività registrati nei paesi limitrofi sono riferibili comunque a situazioni o contatti chiusini. Ci sono casi di contagio anche tra i dipendenti comunali. E nella caserma della Guardia di Finanza che ha chiuso i battenti.

Nella cittadina etrusca il Prefetto ha inviato “rinforzi” alla Polizia, carabinieri oltre ad alcuni ausiliari per dare man forte alla Polizia Municipali nei controlli sempre più serrati…

Comprensibile dunque l’uscita dai gangheri di Bettolini, come sono comprensibili le nuove misure adottate dal Governo centrale. Ma in tutto ciò c’è anche una contraddizione. E qualcosa che non torna: è più pericoloso per sé e per gli altri un “runner” che corre o passeggia solitario in campagna o una fabbrica aperta, con decine o centinaia di lavoratori al pezzo, che tra l’altro per andare a lavorare debbono prendere il treno, la metro, il bus o l’automobile? Sono ancora tante le fabbriche aperte, anche tra quelle che producono beni non essenziali. I lavoratori di quelle sono esentati dal dovere di stare a casa? Oppure non hanno il diritto di stara a casa per salvaguardare la loro salute e quella dei loro familiari ed evitare il rischio di contagio? 

Noi crediamo di sì. E lo stesso vale anche per attività diverse dalle fabbriche: camionisti, ferrovieri, ma anche bancari, addetti delle poste ecc. Fatta eccezione per gli operatori sanitari che sono purtroppo in prima linea, e i servizi essenziali come gli approvvigionamenti alimentari, o le fabbriche che producono attrezzature e presìdi sanitari, tutto il resto può fermarsi.

La logica del mercato, dei contrattai e delle commesse da rispettare non può avere il sopravvento e la priorità sulla salute. Ma non possono essere i lavoratori a decidere da soli, magari scioperando. Nè gli imprenditori ognuno per conto proprio, senza che ci sia un intervento dall’alto (ad esempio un accordo Governo, associazioni imprenditoriali, sindacati) che imponga lo stop garantendo tutele… Del resto non è solo l’Italia a trovarsi in questa situazione, tutto il mondo è sulla stessa barca., Quindi anche i committenti capiranno…

A proposito di produzione e di fabbriche, la stampa riporta una notizia che ci sembra rilevante:

Il commissario straordinario all’emergenza covid-19, Domenico Arcuri, insieme al ministro della Salute, Roberto Speranza e al ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, ha bloccato l’esportazione di un farmaco essenziale nella lotta al virus. Con un’ordinanza ha disposto con la requisizione (permessa per legge) del carico del quantitativo prodotto da un’azienda italiana in Lombardia. Si tratta di un farmaco utilizzato per mantenere sedati i pazienti intubati in terapia intensiva. “La profondità e le dimensioni dell’emergenza – ha commentato il commissario Arcuri – richiedono infatti la partecipazione di tutta l’industria farmaceutica italiana e l’utilizzo della totalità delle opzioni disponibili nell’interesse dei pazienti, con il fine primario che tutti dobbiamo condividere, di fare ogni sforzo per la loro guarigione. Il farmaco sarà immediatamente distribuito agli ospedali che ne hanno bisogno”. Come si vede, senza l’intervento di requisizione – atto da tempo di guerra – la logica del profitto avrebbe prevalso sulla logica della tutela della salute.

m.l.

 

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