RIFLESSIONI A MARGINE: CITTA’ IN QUARANTENA DI FATTO. SE IL VIRUS UCCIDE ECONOMIA E VITA SOCIALE…

RIFLESSIONI A MARGINE: CITTA’ IN QUARANTENA DI FATTO. SE IL VIRUS UCCIDE ECONOMIA E VITA SOCIALE…
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“CONTINUATA A VIVERE!” SI’ MA COME SI FA, SE NON SI PUO’ FAR NIENTE E SI DEVE STARE AD UN METRO DI DISTANZA L’UNO DALL’ALTRO?

Questa mattina, il sindaco di Chiusi Bettollini si è recato in visita alle maestranze di alcune aziende nella zona industriale delle Biffe. Ha fatto bene. In un momento di grande difficoltà come questo, con le restrizioni imposte dalla battaglia contro il coronavirus, è giusto far sentire la vicinanza e il sostegno delle istituzioni, anche quelle locali, alle imprese e a chi lavora. Anche per rassicurare, per spiegare, per ascoltare…

Chiusi, tra i paesi della zona, è certamente uno dei più “caldi” sul fronte coronavirus: 7 casi, un centinaio di persone in quarantena.

Ma va detto che beccare il virus non significa automaticamente morire, né finire dritti in rianimazione. Certo, può succedere. Ma può succedere anche con la normale influenza, con una broncopolmonite, per una infezione o una allergia, oppure finendo sotto una macchina o cadendo dalle scale…

Il covid-19 si può curare e si cura. Il problema se mai è quello che in caso di “picco” e di aumento esponenziale dei contagi, gli ospedali potrebbero non avere posti letto disponibili nei reparti specializzati, cioè quelli di malattie infettive e terapia intensiva con possibilità di isolamento. Gli ospedali locali (tipo Nottola o Castiglione del Lago) non sono attrezzati per questo… possono solo fare filtro…

Dicevamo che è giusto stare vicini alle imprese e al mondo del lavoro, e bene ha fatto il sindaco di Chiusi a incontrare imprenditori e lavoratori alle Biffe. E che continui  a farlo anche nei prossimi giorni, incontrando anche altre categorie.

Intanto sui giornali, in Tv, e sui social si moltiplicano gli appelli a “continuare a vivere”, cioè a non farsi prendere dal panico e farsi chiudere per forza in casa (anche se non si è messi in quarantena precauzionale). Anche questi appelli sono giusti. Tanto più giusti dopo che per settimane molti media hanno sparso paura con la pala…

Ma nella situazione in cui siamo non è facile continuare a vivere, anche volendo. Pensateci.

Non si può andare al cinema o a teatro perché tutti gli spettacoli sono sospesi fino al 3 aprile. Non si può andare a vedere una partita di calcio o di volley o di basket perché, bene che vada si giocheranno tutte a porte chiuse. La Emma Villas Siena ha annunciato che giocherà la gara di A2 contro Mondovì a Siena senza pubblico, ad esempio… Gli organizzatori hanno annunciato la cancellazione della Strasimeno, una “classica” del podismo che si corre sulle strade intorno al lago umbro. Stessa sorte per diverse gare ciclistiche. In dubbio la famosa “Strade bianche” che si corre nel senese…

Andare al centro commerciale è sconsigliato, perché dicono che sia meglio evitare luoghi affollati. Anche andare al ristorante o in pizzeria, magari per allentare un po’ la tensione diventa una cosa non semplice. Primo perché non tutti i ristoranti e le pizzerie sono aperte, poi perché dovendo rispettare la distanza di almeno un metro tra una persona e l’altra, sarebbe problematico, senza sentirsi come quei nobili che mangiavano uno in cima e uno in fondo a tavoli lunghissimi… senza poter scambiare una parola,neanche un apprezzamento sul vino… Oggi ci sono i telefonini, e molti comunicano con quelli anche allo stesso tavolo di ristorante, ma insomma…

Detto questo, riferendoci ancora alla visita di Bettollini alle aziende della zona industriale, viene da pensare a quanti, oltre agli imprenditori e ai lavoratori propriamente detti del manifatturiero, sono stati messi “in quarantena” non dalle autorità sanitarie, ma “di fatto” dalla situazione generale.

Pensiamo agli atleti, professionisti e non, ai loro allenatori e accompagnatori, ai musicisti e agli organizzatori di eventi musicali, agli addetti alle sale cinematografiche, agli attori, registi, tecnici di teatro, professionisti e dilettanti, tutti costretti o ad allenarsi e giocare in condizioni anomale (che potrebbero avere ripercussioni sul risultato, quindi anche sui bilanci societari) o a fermarsi, senza poter fare prove e spettacoli.

Sono in ogni caso soldi persi, opportunità perse, date che saltano e non si sa se saranno mai recuperabili e recuperate. Sono speranze vanificate, aspettative da mettere nel cassetto…. Ci sono compagnie teatrali anche locali che a marzo avrebbero dovuto fare degli spettacoli su cui hanno lavorato dei mesi e non li potranno fare. Band locali che avevano in agenda, sempre a marzo, concerti in locali prestigiosi in altre parti d’Italia cui dovranno rinunciare, senza sapere se mai potranno tornarci…

Uno può dire: vabbè, ma un concerto rock, una serata danzante, uno spettacolo teatrale, una partita o una cenetta al ristorante sono cose alle quali si può anche rinunciare. Sono beni immateriali non essenziali. Certo. Ma la vita è fatta anche di queste cose. La vita migliore è fatta soprattutto di queste cose. Il resto è lavoro, fatica, pensieri… Se salta l’effimero, salta la parte bella e piacevole della vita. Quel di più che aiuta a vivere meglio.

Questo per chi assiste. Per chi invece è protagonista di quel di più, è questione più materiale, molto materiale. E per un musicista un concerto che salta, è come per un impiegato o un operaio trovarsi in ferie forzate, con la differenza che al musicista nessuno risarcirà il danno subito.

Ovviamente questo discorso vale anche per molte altre categorie, tutte quelle che lavorano a contratto, con partita iva, per moltissimi autonomi sempre in bilico tra precariato e sommerso… La chiusura delle scuole, altro esempio, costringerà alcune famiglie a cercare e pagare una baby sitter per i figli a casa. E chi è costretto in quarantena e non può più accudire i genitori anziani? Sono problemi seri.

Al di là degli aspetti sanitari, che devono avere la precedenza e la massima attenzione, la guerra al coronavirus si combatte su più fronti. Anche su quello degli effetti sociali, culturali ed economici. E’ su questi che il virus farà probabilmente più danni alla fine.

Le notizie dal fronte riferiscono di un grandissimo impegno di tutti sugli aspetti sanitari e sulla preparazione ad una eventuale onda d’urto (ne ha parlato ieri il direttore generale della Asl Toscana Sud est D’Urso), ma riferiscono anche di città deserte  e spettrali, anche quelle a più alta densità turistica come Firenze, Siena, Perugia. Di stazioni e aeroporti vuoti come nemmeno a ferragosto.

Per almeno un mese sarà così. Dopo il 3 aprile vedremo… Intanto sta in quarantena anche chi non è in quarantena, perché fuori è inutile andare, non c’è nulla da fare e nulla da vedere, fuori. E si deve pure stare ad un metro di distanza l’uno dall’altro.

Che si fa, si passeggia in fila indiana?

La Rizzoli qualche anno fa pubblicò una bella serie di volumi “La vita quotidiana a Firenze ai tempi di Dante“, “La vita quotidiana in Francia ai tempi di Napoleone ” e così via. Quella che stiamo vivendo è la vita quotidiana in Italia ai tempi del coronavirus. Tra un po’ forse ci sorrideremo su. Questa quarantena materiale sarà solo un brutto ricordo.

Ma forse stando chiusi in casa qualche riflessione sui tagli alla sanità pubblica e sui regali alla sanità privata fatti degli ultimi venti anni la potremmo fare; e così sul perché la sanità privata non si è vista né sentita in queste settimane di emergenza. E sulla globalizzazione, che ora molti scoprono essere una fregatura. Certo con un virus che non colpisce solo i poveri e i più deboli, ma anche lorsignori (come li chiamava Fortebraccio) e non solo paesi più marginali, ma pure quelli ricchi e opulenti, magari pure più “green” di altri… ecco che i calcoli fatti fino ad ora non tornano più neanche a chi comanda. E se adesso anche i leghisti lumbard dicono che l’eventuale aiuto dei medici delle Ong sarebbe ben accetto, quando invece qualche mese fa li trattavano da delinquenti perché salvavano i migranti in mare; se si si scopre che il “contagio” si è diffuso in Europa per i viaggi e i meeting aziendali di operatori economici di aziende multinazionali (come il paziente 1 che sarebbe tedesco) che viaggiano in business class e non è arrivato con i barconi dei disperati altri elementi di riflessione si aggiungono. E allora riflettiamo. Magari con una canzone in sottofondo… Questa (citata già in un precedente articolo sul tema) potrebbe calzare a pennello:

Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’
e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.
Da quando sei partito c’è una grossa novità,
l’anno vecchio è finito ormai
ma qualcosa ancora qui non va.

Si esce poco la sera compreso quando è festa
e c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra,
e si sta senza parlare per intere settimane,
e a quelli che hanno niente da dire
del tempo ne rimane.

In conclusone, un paio di precisazioni: per il coronavirus i sacchi di sabbia alla finestra non servono. E di tempo ne rimane anche a noi. Usiamolo bene. Non moriremo tutti di coronavirus. Ma questa storia può lasciare morti, feriti e dispersi sul campo. E non per difficoltà respiratorie. Ci vorrà tempo per rialzarsi e anche qualche idea. Cominciamo a pensarci. Con lucidità, senza fasciarci la testa.

m.l.

Nelle foto: Siena deserta, ieri 5 marzo, ore 19 (fonte: Corriere di Siena) e il sindaco di Chiusi Bettollini mentre parla con le maestranze Meltalzinco.

 

 

 

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