NUOVE MISURE CONTRO IL CORONAVIRUS: E ADESSO SIAMO DAVVERO AL COPRIFUOCO ANCHE A CHIUSI E DINTORNI

NUOVE MISURE CONTRO IL CORONAVIRUS: E ADESSO SIAMO DAVVERO AL COPRIFUOCO ANCHE A CHIUSI E DINTORNI
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CHIUSI – Contr’ordine compagni! Se fino a ieri da un lato si invitava a rispettare le norme di sicurezza e le direttive impartite da governo e autorità sanitarie e dall’altro si cercava di infondere speranza, fiducia con messaggi del tipo “Continuiamo a vivere!”, da oggi, vale solo la prima parola d’ordine. Il Decreto firmato dal Presidente del Consiglio nella serata di ieri non lascia spazio a interpretazioni o a distinguo. L’Italia è un paese messo in quarantena. Con la regione più grande, più produttiva, la Lombardia chiusa anche nei “confini”. Con essa altre 14 province tra Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Marche. Una “zona rossa” da cui non si può entrare, né uscire se non per motivi gravi o inderogabili, di lavoro o di salute.  Ma anche tutto il resto del Paese, comprese dunque la Toscana e l’Umbria subisce un “giro di vite” che non ha riscontri nella storia recente.

Le nuove misure adottate per il contenimento del rischio di contagio da coronavirus, le ha spiegate oggi, verso le 13, il sindaco Bettollini nella consueta diretta facebook. Si tratta di misure stringenti, draconiane che cambieranno la  vita a tutti noi per un mese, se va bene. Se no anche oltre.

Ma andiamo con ordine. Intanto Bettollini ha fornito un dato in qualche modo rassicurante. Da ieri nessun nuovo caso  di contagio conclamato, né richiesta da parte della Asl di messa in quarantena di altre persone. Il quadro dunque fermo a 10 casi di contagio, di cui 1 solo in ospedale, e a 147 persone in quarantena. Non sono poche. Chiusi sembra essere il paese della zona più colpito dal coronavirus. Ma i casi di contagio accertati sono poco più dell’uno per mille della popolazione e le persone in quarantena (che non significa siano contagiate) l’1,7%. Percentuali insomma non da allarme rosso.

Sembra che il virus abbia concesso una giornata di tregua. Tra le persone messe in quarantena anche 6 bambini del Nido del Bagnolo, con l’educatrice e i rispettivi familiari (dei bimbi uno è residente a Sarteano e due a Città della Pieve). Anche il consigliere regionale Scaramelli ha annunciato di essersi messo volontariamente in quarantena a casa, avendo avuto contatti con persone risultate positive.

Detto questo il sindaco ha parlato poi delle misure contenute nel Decreto emesso questa notte e che vanno a modificare la situazione preesistente sia per ciò che riguarda la “zona rossa” che il resto d’Italia.

Da oggi sono sospese del tutto manifestazioni, eventi e spettacoli di ogni tipo, compresi quelli cinematografici. Non vale più l’assicurazione del rispetto della distanza di un metro tra uno spettatore e l’altro. Tutto chiuso, senza se e senza ma. La multisala Clev che aveva precisato di essere aperta dovrà chiudere.

Stessa cosa per quanto riguarda Pub, scuole di ballo, sale giochi (anche quelle interne a bar e locali vari), sale scommesse, bingo, discoteche. Chiusi, senza deroghe, musei e luoghi di cultura, comprese le biblioteche. Sospese tutte le attività sportive, salvo quelle esercitate da professionisti, che però dovranno svolgersi a porte chiuse e con controlli da parte di medici a carico delle società.

I ristoranti e bar possono rimanere aperti, se sono in grado di assicurare la distanza di un metro tra le persone. In caso contrario devono chiudere. A Chiusi decisa anche la sospensione del Mercato settimanale del lunedì allo Scalo e del martedì  nel centro storico e gli spettacoli/intrattenimento viaggiante, come giostre e lunapark… Chiuso quindi quello di piazza XXVI Giugno.

Non è finita. Sospese anche le cerimonie civili e religiose comprese messe, matrimoni e funerali. Così saranno limitati ai casi irrinunciabili le visite a parenti presso Rsa, ospedali e l’accompagnamento di persone nei Pronto Soccorso e sale di attesa…

Il sindaco stesso eviterà incontri con associazioni, maestranze e operatori, come ha fatto nei giorni scorsi…

Gli esercizi commerciali diversi da bar e ristoranti possono tenere aperto, ma dovranno garantire un flusso contingentato di clienti in modo da garantire il rispetto della distanza di sicurezza. I centri commerciali saranno chiusi nei week end e dopo le ore 18…

Tutto ciò fino al 3 aprile, salvo nuove disposizioni.

Le scuole restano chiuse fino al 15 marzo, le elementari dello Scalo fino a 18 marzo. Sono sospese gite, uscite didattiche, gemellaggi ecc…

Il Decreto governativo invita le aziende a favorire il “lavoro agile” da casa o un periodo di congedo ai dipendenti.

In sostanza la parola d’ordine è una e una sola: state a casa. I sindaco, durante la diretta Fb di oggi, ha invitato anche ad uscire uno per volta (non tutta la famiglia insieme) anche per fare a spesa. Resta inteso il divieto di baci, abbracci strette di mano…

Misure durissime. Da tempo di guerra. I numeri effettivi dei contagi e delle quarantene non giustificano una risposta del genere, ma il problema è quello di ridurre i contatti, quindi il rischio che il contagio si allarghi e soprattutto quello che arrivi un’onda anomala di contagiati e le strutture sanitarie non possano farvi fronte. Il governo chiede sacrifici pesanti ai cittadini e soprattutto agli operatori economici e a chi lavora, non tutti avranno paracadute e tutele a copertura del periodo di inattività forzata. Ma questa sembra l’unica strada percorribile. Così dicono.

Di fatto tutta l’Italia è ormai una zona rossa, dove la gente non è libera di fare ciò che vorrebbe o dovrebbe fare. Le restrizioni sono tali da cambiare la vita di tutti. Siamo di fatto relegati in casa. Tutti. Anche perché davvero fuori non c’è niente che si possa fare, se non qualche passeggiata all’aria aperta, nelle ore di sole. Per il resto è coprifuoco. E adesso davvero, non più in senso metaforico come qualche giorno fa.

Gli italiani, già ieri sera, dopo la fuga d notizie sul nuovo decreto non hanno dato prova di grande senso civico… a centinaia si sono riversati nelle stazioni per lasciare la zona rossa, mettendo a rischio altre città, altre regioni, in pratica l’intero paese… Qualcuno ha inteso la chiusura delle scuole come una vacanza suppletiva ed è andato a sciare… altri non hanno potuto proprio fare a meno dell’apericena sui navigli (coglionata sesquipedale, sia l’apericena, che il ritrovarsi accalcati). Il popolo del nord (il più colpito) si è mostrato nel frangente un popolo di coglioni irresponsabili più che di poeti, santi e navigatori.

A Chiusi l’esposizione dell’urna della Patrona Santa Mustiola decisa in via straordinaria proprio per pregare contro il coronavirus, con tanto di messa solenne officiata dal Vescovo, si è tenuta questa mattina a porte chiuse come Juve-Inter, in un clima surreale. Già era surreale e di sapore medievale l’evocazione dell’intercessione della santa contro il virus, la messa in streaming, senza pubblico osannante, l’ha resa una cosa al limite dell’imbarazzante, anche per chi ci crede…

Le misure eccezionali o no, decise dal Governo sono legge e le leggi si applicano e non si discutono. Soprattutto in momenti di emergenza. Ma il dubbio che su questa vicenda del coronavirus non ce la raccontino tutta viene. Perché misure del genere non sono state mai adottate, neanche per il colera. O i numeri che ci forniscono i media sono diversi da quelli reali, o è diversa la pericolosità del virus, o la situazione è già sfuggita al controllo… altrimenti non s spiega.

Qualcuno tra i commentatori sostiene che il governo, essendo deboluccio sul piano politico, ha voluto dimostrare con questa serie di provvedimenti una sua capacità di decidere e di agire imponendo a tutti sacrifici pesantissimi oppure ha messo le mani avanti, per paura di fare qualche errore d sottovalutazione.

Ribadiamo, dai numeri complessivi e disaggregati dei contagi, dei morti, dei guariti e delle quarantene, non sembrerebbero esserci i presupposti per un’azione così drastica. Ma, come si suol dire “meglio aver paura che buscarne” e allora staremo chiusi in casa, limitando al massimo le uscite e i contatti, sperando che tutto ciò serva a fermare l’epidemia… Per tre o quattro settimane si può sicuramente sopravvivere. Senza farci prendere dal panico o dall’isteria. Teniamo però gli occhi aperti e le orecchie tese. Va bene tutto, ma non tutto torna. Oggi, le cronache dal fronte le chiudiamo ricordando che sta fiorendo la mimosa. E che proprio oggi è l’8 marzo. La festa della donna. Ed è l’8 marzo anche se c’è il coronavirus.

m.l.

 

 

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