CASO ACEA, LA CARICA DEI SALVATORI DELLA PATRIA… E L’AVVIO DEL DIBATTITO SULLE SOLUZIONI ALTERNATIVE

CASO ACEA, LA CARICA DEI SALVATORI DELLA PATRIA… E L’AVVIO DEL DIBATTITO SULLE SOLUZIONI  ALTERNATIVE
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CHIUSI – Cinque giorni fa, il 28 novembre, fece un appello in maniche di camicia dal salotto di casa, un appello ad Acea perché ritirasse il progetto e facesse un passo indietro. Noi, da queste colonne gli rivolgemmo una domanda: “Perché invece del “libero appello ad Acea” Scaramelli non ha presentato una mozione in Consiglio Regionale per fermare l’iter autorizzativo o comunque per segnalare la situazione incandescente che si è creata a Chiusi?”.
Ci fa piacere che Stefano Scaramelli, tra un impegno e l’altro, trovi il modo di leggere primapagina e di ascoltare certi consigli.
Con un post su facebook il Consigliere regionale scrive: “In particolar modo quando ricopri incarichi pubblici, ci sono momenti in cui devi assumerti le responsabilità che la politica chiede. A me il coraggio e la verità non sono mai mancate. E come sempre, prima di ogni azione, rispondo sempre e comunque alla mia coscienza. Questa mattina a Firenze ho dato seguito a quanto detto la scorsa settimana sul caso #ACEA a #Chiusi. Ho presentato a mia firma una mozione da votare in Consiglio Regionale che non fa sconto a nessuno e che in modo inequivocabile, se verrà approvata, metterà fine a questa storia che ha diviso le nostre comunità. Mi auguro, senza nessuna rivendicazione di parte, che oltre ai voti nel mio gruppo di Italia Viva presente in Consiglio Regionale tutte le forze politiche possano dare sostegno a questa mozione che di fatto metterebbe fine ad ogni ipotesi di carbonizzatore a Chiusi. Auspico che possa essere calendarizzata quanto prima. Io voglio potermi esprimere e votare #NO al carbonizzatore”. 
Ecco, ci ha preso in parola. Facile, però, farlo adesso a giochi fatti. Sì perché, al di là delle battute sull’ascolto ai consigli di primapagina, la parola fine sulla vicenda Acea non la metterà certo la mozione Scaramelli. 
La parola fine all’ipotesi di un impianto per il trattamento dei fanghi di depurazione a Chiusi, la metterà il NO del Consiglio comunale di Chiusi all’approvazione della Variante al Piano Operativo chiesta da Acea, per poter superare i divieti contenuti nelle norme di Prg. Un no già annunciato, di fatto, dal sindaco Bettollini in sede di Inchiesta Pubblica. E confermato (diciamo certificato) dalla proposta fatta dal Comune ad Acea, di soprassedere al progetto fanghi, per realizzare nell’area ex Centro carni un grande Parco Fotovoltaico.
E’ evidente che la proposta alternativa esclude qualsiasi ripensamento o marcia indietro. Salvo suicidio politico. 
Il NO alla Variante da parte del Consiglio Comunale che sarebbe l’atto decisivo, potrebbe trovare supporto nelle conclusioni tecniche della Conferenza dei Servizi, già convocata per il 19.12 e chiamata a valutare le integrazioni, gli aggiornamenti e adeguamenti progettuali di Acea dopo i rilievi e le osservazioni dei comitati e di vari enti preposti ai pareri di merito. Conclusioni che potrebbero essere decisamente negative per Acea, cosa già emersa dal verbale della Conferenza dei Servizi del 31 ottobre scorso…
Certo, tutto fa. Anche la mozione Scaramelli, così come il lavoro svolto dai Comitati per confutare aspetti tecnici controversi, possono contribuire a determinare il NO finale. E il clima ostile, con una mobilitazione che non si vedeva a Chiusi dai tempi della battaglia per l’ospedale, con in più la componente social che allora non esisteva, servirà a dare alla Regione un quadro d’insieme non certo favorevole all’operazione. Il presidente dell’Inchiesta Pubblica Alessandro Franchi non potrà non rilevarlo nella sua relazione finale. E lo farà. Lo ha fatto capire chiaramente. La Regione che ha in mano il procedimento amministrativo, questa storia l’ha gestita bene a livello tecnico, ma poco e male a livello politico. Ha lasciato che la situazione degenerasse in una sorta di guerra civile mediatica…
Ma al punto in cui siamo, gli atti ufficiali sono quelli che contano. Il resto è contorno. Buono o cattivo, ma contorno. Come le patate o gli spinaci.
Scaramelli  ha provato ancora una volta ad accreditarsi come salvatore della patria, stavolta dallo scranno del consiglio regionale, quindi dall’alto suo ruolo politico. Già un passo avanti rispetto all’appello davanti al caminetto…  Al massimo, però, sarà solo un NO in più. Prestigioso quanto si vuole, ma arrivato comunque a giochi fatti. Non sarà quello decisivo.
Scaramelli non è un mariuolo della politica, né un bandito, è un ragazzo che ha bruciato le tappe e della politica ha assimilato rapidamente gli aspetti peggiori: la scaltrezza, la furberia, la disinvoltura, lo strumentalismo, la ricerca del consenso ad ogni costo…
In questo caso specifico ha aspettato a esporsi, lo ha fatto quando ormai c’era poco o niente da rischiare, in questo caso non è stato coraggioso, come dice di essere. E ha giocato in proprio, per sé, non per la squadra, come certi giocatori egoisti. E poco utili alla causa. Ma alla fine anche la presa di posizione di Scaramelli si aggiunge al coro. E aumenta il peso del piatto del No.
In questa storia, checché se ne dica sui social, gli atti decisivi sono i pareri di merito della “commissione d’esame” (la Conferenza dei Servizi) e quelli messi in campo o annunciati dal Comune di Chiusi, cui spetta l’ultima parola. E questo indipendentemente dal fatto che il Comune fosse tendenzialmente favorevole al progetto Acea. Per  fortuna gli atti formali contano più delle “tendenze”.
La stessa Inchiesta Pubblica, assolutamente importante per aver messo in chiaro, di fronte al pubblico, gli aspetti tecnico-scientifici del progetto, attraverso il confronto tra le parti, non ha poteri decisionali, è solo un supplemento di indagine, un passaggio formale e istituzionale di partecipazione. In questo senso è stata utilissima e dirimente (come abbiamo sempre sostenuto), ma non sarà l’Inchiesta Pubblica a mettere la parola fine sulla questione. Fornirà solo elementi di valutazione alla Regione Toscana.
Intanto si segnala una nuova presa di posizione del Partito Comunista della Valdichiana, il quale propone, visto il profilarsi del NO al carbonizzatore, una soluzione alternativa: ovvero un “digestore anaerobico” per il trattamento dei fanghi, ovvero “un tipo di impianto tecnologicamente testato e “maturo”, che non necessita di sperimentazione”.
Scrive il PC: “trattasi di processo di digestione dei fanghi, residuati dalla depurazione di acque reflue civili, in assenza totale di ossigeno (per via anaerobica ) a bassa temperatura (circa 35°) che produce materiale organico metastabile (umus ), solidi inerti e soprattutto una miscela gassosa (“biogas” ) composta in prevalenza da metano (65-75%) ed anidride carbonica (25-35%). Detto biogas può essere utilmente ceduto sul mercato come fonte energetica, con buoni riscontri ed in sicurezza. Come risposta occupazionale sarebbe in linea con quella del “Carbonizzatore” – cioè bassa – ma almeno non si tratterebbe di un impianto la cui tecnologia non è ancora matura per applicazioni di tipo industriale su larga scala, come lo è l’ HTC (il processo, appunto, di carbonizzazione) (..) Vieppiù, il “digestato” post processo anaerobico , può essere sottoposto – dopo disidratazione ed essiccamento – al processo di compostaggio “aerobico” (in presenza di ossigeno)”…
Si comincia quindi a guardare anche avanti, oltre il no al carbonizzatore. Il Pc si pone, almeno, il problema del trattamento e smaltimento dei fanghi, che Acea o non Acea, rimane aperto e irrisolto.
Il Comune di Chiusi ha avanzato ad Acea la proposta di utilizzare l’area del centro carni per un grande parco energetico Fotovoltaico. Forse l’idea del Comune e quella del Pc potrebbero trovare anche una sintesi.
Vedremo quanti, tra le “migliaia di persone” e i soggetti politici e istituzionali che si sono opposti al progetto Acea saranno disponibili a ragionare su soluzioni e progetti alternativi. Qui si parrà la nobilitate di molti. E si capirà quale era l’obiettivo vero e primario di molti paladini della salute e dell’ambiente. Così come delle amministrazioni pubbliche.
Perché il problema della bonifica dell’area ex centro carni, quello del depuratore esistente e quello di come smaltire i fanghi dei depuratori, compreso quello esistente (e pure quello delle Torri) restano tutti aperti.
Intanto si va avanti, i lenzuoli continuano a sventolare sulle terrazze di Chiusi Scalo, a Castiglione del Lago ci si comincia ad interrogare sull’interesse di Acea per l’area del funghificio, dove doveva nascere un impianto di compostaggio che non nacque mai per l’opposizione di comitati e cittadini e in tv si parla della Toscana che non sa come e dove smaltire i fanghi dei depuratori che non possono più essere sparsi nei campi come un tempo…
m.l.
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