GIOVANNI SALVATORI, UN PIEVESE TRUCIDATO ALLE FOSSE ARDEATINE. MILITANTE SOCIALISTA AVEVA NASCOSTO GIUSEPPE SARAGAT

CITTA’ DELLA PIEVE – Un nostro lettore romano, di origini pievesi, che preferisce rimanere anonimo, ci segnala una storia che merita di essere raccontata.
Tra i 335 martiri della Fosse Ardeatine, trucidati dai nazisti il 24 marzo del ’44 come rappresaglia per l’attentato di Via Rasella compiuto dai Gap, c’è anche un pievese. Si chiamava Giovanni Salvatori, era nato il 24 giugno 1895, da Salvatore e Maddalena Nannarelli. Abitava a Roma in Circonvallazione Appia 19 era un impiegato del’Atac, l’azienda dei tram…
Prima di essere ucciso alla fosse Ardeatine, Salvatori era detenuto prima nella famigerata via Tasso, poi a Regina Coeli, come prigioniero politico. Era infatti iscritto e militante del partito Socialista.
Aveva combattuto come soldato del Genio, nella Prima Guerra Mondiale e nella campagna d’Africa in Etiopia. Era stato ferito ed era invalido di guerra.
Fu arrestato perché alcuni suoi compagni arrestati in precedenza, sotto tortura fecero il suo nome. A deciderne la condanna a morte fu il colonnello Kappler che lo aveva inserito nella sua “lista” di detenuti comuni e politici da “decimare”…
Giovanni Salvatori è noto anche per un altro episodio, che forse fu uno dei “capi d’accusa” che lo portarono alle Fosse Ardeatine. A casa sua si nascose per un po’ di tempo Giuseppe Saragat, futuro presidente della Repubblica e all’epoca dirigente socialista, arrestato insieme a Pertini, rinchiuso a Regina Coeli ed evaso il 24 gennaio del ’44, grazie ad un gruppo di partigiani che falsificarono un ordine di scarcerazione…
Saragat con Pertini, Lombardi, Nenni, Morandi, Basso e con i comunisti (Longo, Terracini, Pajetta, Secchia, Scoccimarro..) coi quali avevano stretto un patto d’unità d’azione riuscì a cavarsela diventando poi uno dei padri della Repubblica. Giovanni Salvatori no, concluse la sua esistenza, con un colpo di pistola alla nuca, dentro quelle cave alla periferia di Roma. Non era un dirigente, ma era evidentemente un “compagno fidato” in tempi difficilissimi, nei quali essere “compagni” significava il confino, la galera, la tortura e spesso, la morte.
Insomma una figura che ha fatto la sua parte nella Resistenza, pagando con la vita quella scelta. Ha contribuito a salvare la vita di un esponente di primo piano del suo partito, un futuro capo dello Stato.
E allora ci piacerebbe che il prossimo anno, il 24 marzo 2020, Città della Pieve (la nuova giunta e l’opposizione) rendesse in qualche modo omaggio al compagno Giovanni Salvatori. Il suo è stato un esempio fulgido di altruismo e di militanza. Cose che oggi sembrano quasi impossibili o fuori tempo. Ma se oggi siamo qui, se possiamo scrivere sui giornali, se possiamo dividerci su Salvini, Di Maio e Zingaretti è anche perché qualcuno decise di fare come Giovanni Salvatori… Teniamolo a mente.
m.l.
Egregio sig. Lorenzoni,
è mio dovere segnalarLe come il presente articolo riprenda in maniera alquanto singolare una mia approfondita ricerca archivistica condotta in giro per l’Italia in questi ultimi anni e di cui avevo messo a parte un numero piuttosto ristretto di persone.
Sono un appassionato cultore di storia locale e porto avanti i miei studi non per mera gloria personale, ma per valorizzare la memoria condivisa del nostro territorio.
La prossima volta, perciò, non esiti ad interpellarmi direttamente per approfondire meglio gli articoli.
E per evitare, fra le altre cose, spiacevoli errori e/o sviste, come, ad esempio, quella dell’ATAC (negli anni ’30 c’era l’ATAG, in quanto Roma era Governatorato).
Buona serata.
ma che cosa sta dicendo? Perché avrei dovuto interpellare lei? Come facevo a sapere che Lei ne era al corrente? Come scritto nell’articolo, questa storia ci è stata segnalata da un ns lettore, di origini pievesi, che lavora presso una importante biblioteca romana molto documentata sulla questioni inerenti la seconda guerra mondiale in Italia, l’antifascismo e la Resistenza. Detto questo, tutte le informazioni sono rintracciabili in rete circa i martiri della Ardeatine. Per ognuno c’è una scheda personale… Tra l’altro la vicenda di Giovanni Salvatori (di cui avevamo parlato molti anni fa sul giornale cartaceo, mi pare fosse il 2006-2007 e in un convegno sulla Liberazione tenutosi a Città della Pieve in quel periodo) è citata anche su Wikpedia, in relazione all’evasione di Giuseppe Saragat. Non penserà mica di avere l’esclusiva delle notizie. Se lo pensa è in errore… Grazie comunque per la precisazione preziosissima, sull’Atag, fondamentale ai fini della storia.
Sig. Lorenzoni, come io posso serenamente addurre prove e testimoni a riprova delle mie affermazioni, La invito, parimenti, a citare nome ed Istituto di appartenenza del Suo lettore.
Anche perché è piuttosto curioso il fatto che, nonostante tutto nasca da una “segnalazione” di un personaggio cosi “documentato”, Lei sia stato costretto a fare un articolo utlizzando esclusivamente e palesemente http://www.it.wikipedia.org e http://www.mauseoleofosseardeatine.it (tralascio http://www.treccani.it., che dice?…)
Ripeto, io Le ho solo segnalato come lo stesso riprenda in maniera davvero troppo singolare il mio lavoro puramente d’archivio. Ed anche su questo posso addurre testimoni.
Io ci ho messo la faccia, Lei ci metta il nome.
Di nuovo buona serata.
Si vede che non ha letto attentamente l’articolo. Il ns lettore ha chiesto di non essere citato e i giornali non sono tenuti a rivelare le fonti. Quel lettore ci ha solo segnalato il nome di Giovanni Salvatori, pievese… Glielo ripeto e poi chiudo: la vicenda di Giovanni Salvatori è storia nota. Tra le 335 schede personali dei morti alle Ardeatine, c’è anche la sua. I dati e le notizie sulla data di nascita,lavoro, servizio militare ecc… sono state desunte da lì. Altre notizie sono state reperite in rete (basta digitarne il nome e compare la storia dell’evasione di Saragat)… Io delle sue ricerche non sapevo e non so nulla. Lei non ha l’esclusiva della storia. Comunque mi fa piacere che qualcuno si interessi a questa vicenda e alla figura di un martire antifascista pievese. Mi piacerebbe che Città della Pieve dedicasse a Giovanni Salvatori una strada, una piazza, una sala. E come Primapagina faremo questa proposta. Mi auguro che vorrà sostenerla…
Purtroppo è Lei che evidentemente non ha letto bene la mia risposta. Forse…
Correttezza, trasparenza e limpidezza obbligano a “raccogliere” quanto da me proposto ed a citare, come Le ho chiesto, almeno l’Istituto di appartenenza del “signore”.
Opzione che non contrasta con la scelta di non rivelare la fonte.
Basterebbe solo questo, ma, probabilmente Lei non dispone nemmmeno del “bastevole”.
Chiudo nella certezza che, ormai, i Suoi lettori si sono fatti un’idea ed un giudizio sulla vicenda…
Buona giornata.
Succede spesso. I giornalisti pubblicano e gli studiosi chiedono la regola della corretta citazione. D’altra parte gli studiosi faticano a costruire la documentazione e in fondo chiedono poco. Credo sia dovuto citare i loro sforzi.
ma come fa un giornalista a citare una citazione che non conosce e che nessuno ha mai pubblicato? Il sig. Neri ha studiato questa vicenda. Per suo conto e l’ha segnalata al sindaco pievese. Primapagina, su segnalazione di un lettore, anche. Ma lo ha fatto senza conoscere né il sig. Neri né l i suoi studi.né i contatti con il sindaco. E ha pubblicato la notizia. Tra l’altro rintracciabile facilmente su mille fonti (e non solo sugli “studi” del sig. Neri…). Tant’è che il giorno successivo abbiamo pubblicato altro articolo sulla vicenda, chiedendo che Città della Pieve intitoli una strada, una piazza, una sala… a Giovanni Salvatori, martire antifascista. Il sindaco ci ha fatto sapere che ha apprezzato la proposta e che si attiverà in tal senso. La cosa ci fa piacere. Anche il sig. Neri – che si era mosso, pare, nella medesima direzione – sarà contento. O no?
Uno studio storico non è una fonte giornalistica da difendere con l’anonimato. Il signor Neri consiglia di interpellarlo prima di scrivere articoli sull’argomento. Semmai ci sarebbe da consigliare il signor Neri di pubblicare gli studi svolti. Per il giornalista basterebbe anche sentire la sua fonte e se quelle notizie sono state riprese dallo studio di Neri di riconoscerlo.
E per quale motivo dovremmo interpellare il sig. Neri? ha forse l’esclusiva? via.. La vicenda di Giovanni Salvatori era nota. Forse non ai pievesi. Ma era nota. La citammo tra l’altro in un convegno sulla resistenza tenutosi nel 2006-2007.Le notizie che abbiamo pubblicato non le abbiamo desunte dallo studio del sig. Neri, d cui ignoravamo totalmente l’esistenza… Del resto, cosa aveva scritto e pubblicato il sig. Neri sull’argomento? Anche io, a volte, trovo scritto su altri media qualcosa su cui ho lavorato, ma non mi adombro e non chiedo di essere citato… Succede. Soprattutto su questioni di dominio pubblico. In questo caso non c’è nessuno scoop. Era tutto già noto e già scritto. La novità sta se mai nella proposta avanzata da Primapagina di intitolare a Giovanni Salvatori una strada, una piazza, una sala di Città della Pieve. Tutto qui
Capisco che chi non ha mai fatto ricerca può non capire.
Ma che cazzo c’entra la ricerca? e quale è ricerca? quella di Neri, quella di Primapagina, quella dell’Anpi o degli istituti storici che hanno pubblicato dati su Giovanni Salvatori, sulle Fosse Ardeatine, sull’evasione di Saragat? In questo caso più soggetti hanno lavorato su questa storia. Primapagina ha pubblicato due articoli, con una proposta. Il sig. Neri ha mandato dei messaggi privati (così dice lui) al sindaco e ad altri. L’importante è che alla fine Città della Pieve sappia di questo suo cittadino “martire antifascista” e magari gli renda omaggio. A proposito: invece di disquisire sulla ricerca, perché non ci dici se sei d’accordo o no con la proposta avanzata da Primapagina? Una voce in più farebbe comodo… (P.S. nessuno difende niente con l’anonimato, tantomeno uno studio storico… Un lettore ci ha segnalato semplicemente il nome di Giovanni Salvatori come pievese vittima delle Fosse Ardeatine, sul quiale si è imbattuto casualmente, non facendo “ricerche, ed ha chiesto, per motivi suoi, di non essere nominato. E noi non siamo tenuti, per nessun motivo e in nessun caso a rivelare le fonti. In questo caso la notizia non era certo riservata o “segreta”, ma abbiamo comunqnue rispettato la richiesta. E io la chiuderei qui.)
Sig. Scattoni, un parziale “abstract” della mia ricerca è stato presentato già un anno fa nell’ambito di un Corso sulla Liberazione tenuto per la Libera Università di Città della Pieve.
Ed, ovviamente, i Soci presenti me ne sono testimoni.
Quello che da fastidio, al di là di un atteggiamento strafottente che nell’ultimo commento è travalicato nel becero e volgare, è che il supposto “lettore oriundo pievese” sia un malcelato “segreto di pulcinella” che suggerisce, tra l’altro, strane “convergenze” per la storia politica del nostro Direttore.
Tant’è vero che, guarda caso, l’incipit del primo articolo “copia-ed-incolleggia” un messaggio privato con cui proposi al Sindaco la storia di Salvatori.
Come ho già chiesto al Sig. Lorenzoni, non serve che citi il nome della sua “fonte”: basta che ci dica l’Istituto ove essa lavora.
Basta davvero poco e, soprattutto, la privacy non viene messa a rischio.
Attendiamo ancora fiduciosi.
Sono un estimatore dell’attività dei “ricercatori indipendenti”. Sono i più soggetti a forme di utilizzo senza neppure la citazione. Quello che posso suggerire è qualche forma di difesa del lavoro intellettuale prodotto che di solito non ha scopo di lucro, ma un semoplice riconoscimento della fonte. Il mio modesto suggerimento è quello di salvaguardare il proprio lavoro con una licenza “creative commons”. Ce ne sono, credo, sei con diverso grado di condizioni (https://it.wikipedia.org/wiki/Creative_Commons). Di solito si utilizza il più blando che autorizza l’uso dei materiali prodotti condizionato però alla citazione. Quel testo può essere sempre ritirato (magari per una pubblicazione con copyright) o per una nuova edizione su creative commons.
Allora, io non ho citato la ricerca del sig. neri per il semplicissimo motivo che non avevo idea che esistesse, non ho letto niente che Neri abbia scritto su questo argomento, non ho parlato con nessuno dei suoi allievi dell’Università Popolare, non sapevo della sua corrispondenza con il sindaco ecc. Mi è stato segnalato il nome del pievese trucidato alle Areatine come una curiosità… Ho cercato dei ragguagli e li ho trovato molto semplicemente e facilmente sulla rete. Come avrebbe potuto fare chiunque. Quindi ogni altra congettura mi pare fuori luogo, pretestuosa e pure pretenziosa.
Non è così. Il signor Neri afferma che c’è stato un “copia/incolla” di un brano di u a nota inviata al sindaco. Quello che il signor Neri chiede è una semplice citazione del lavoro da lui svolto. Non conosco la documentazione. Il mio è solo un suggerimento per evitare spiacevoli inconvenienti in futuro.
Ma neanche per sogno. E quale sarebbe? Tutte le notizie riportate sono facilmente reperibili, come già ampiamente spiegato. Basta controllare. Il sindaco stesso mi ha scritto in privato che ha apprezzato l’articolo e la proposta di intitolare una strada, una piazza o una sala a Salvatori, senza accennare minimamente al suo carteggio con Neri e ad altre pubblicazioni a tal proposito. Ma poi alla fine l’importante credo sia aver acceso i riflettori su questo martire antifascista e aver lanciato una proposta per ricordarne il sacrificio e la figura. Chiunque l’abbia fatta per primo (a me non interessa la primogenitura. Vorrà dire che saremo stati in due a lavorare su questa cosa. Meglio due che uno solo).
Volevo solo ringraziare il sog. Scattoni per il prezioso suggerimento.
Solo per concludere, ho più volte chiesto, come prova, al sig. Lorenzoni “l’importante biblioteca romana molto documentata sulla questioni inerenti la seconda guerra mondiale in Italia, l’antifascismo e la Resistenza” (cito testualmente) dove il Suo lettore oriundo pievese lavora: nessuna risposta in merito.
Questo chiarisce tutto.
Come altrettanto chiarisce l’incipit dell’articolo (…Tra i 335 martiri della Fosse Ardeatine…) copiato pari pari da una chat privata:
Anche gli alunni delle Medie sanno copiare meglio e proteggere le proprie “fonti”…
Grazie, comunque, di tutto, sig. Scattoni.
Le sono debitore.