CHIUSI, SI INSEDIA LA PRIMA AZIENDA NELLA START UP HOUSE: STUDIERA’ I PROCESSI DI TRATTAMENTO E RIGENERAZIONE DEI RIFIUTI SECONDO I CRITERI DELL’ECONOMIA CIRCOLARE

giovedì 30th, maggio 2019 / 16:00
CHIUSI, SI INSEDIA LA PRIMA AZIENDA NELLA START UP HOUSE: STUDIERA’ I PROCESSI DI TRATTAMENTO E RIGENERAZIONE DEI RIFIUTI SECONDO I CRITERI DELL’ECONOMIA CIRCOLARE
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CHIUSI – Non servono grandi spazi per sviluppare delle idee. Neanche per sviluppare grandi idee. A volte basta un garage. Quello della casa di Steve Jobbs  a Palo Alto in California era un garage qualunque. Con una grande saracinesca, al piano terra di una villetta anni ’50, come tante altre. Lì dentro, in quel garage, è nata l’idea che, sviluppata, ha poi consentito di creare uno dei più grandi imperi economici del mondo: la Apple. Quello dei computers con la mela mozzicata…

Non tutti sono Steve Jobbs o Mark Zuckemberg (uno che ha fatto più o meno la stessa cosa inventando facebook). Ma da un’idea possono nascere grandi cose, o comunque cose interessanti, utili all’economia, alla società. Le chiamano start up. Sono imprese che creano, inventano, pensano, sviluppano idee e concetti da tradurre in pratica, da mettere poi in produzione. Sono di solito imprese giovanili, messe in piedi da giovani che pensano, che si mettono in gioco. Che vogliono dare un contributo allo sviluppo. O quantomeno al miglioramento dei processi produttivi, magari nell’ottica di una nuova visione dell’economia e dello sviluppo. L’economia circolare, ad esempio. Oppure l’economia civile…

Ecco, questa mattina a Chiusi, sono stati inaugurati e presentati gli spazi per le Start up ricavati nell’edificio ex Biblioteca Comunale tra la Chiesa di San Francesco e l’omonimo chiostro. Una bella location nel cuore del centro storico che il Comune ha messo a disposizione di imprese che vogliano raccogliere la sfida. Una l’ha già raccolta, si chiama EXE  e si occupa di ricerca nel campo del “riuso” dei rifiuti, ma anche di tutte le materie di risulta del processi produttivi, compresi gli scarti di lavorazione, i fumi, il calore, secondo i criteri dell’economia circolare. Quindi per ridurre la quota di materie di scarti che finiscono in discarica o inceneritore, e creare sistemi si riutilizzo di tale materie, per ridurre l’impatto ambientale e dunque l’inquinamento e creare, nel contempo “economia” cioè risparmi o addirittura guadagni per le imprese…  Così ha spiegato il ventottene ing. Gianni Cordaro, amministratore delegato di Exe, che è la prima start up che si insedia negli appositi spazi del complesso San Francesco a Chiusi, e potrebbe essere la prima di un novero più ampio. La mosca cocchiera. L’idea che sta alla base dell’attività di Exe sembra attagliarsi perfettamente allo studio delle opportunità che potrebbero accompagnare la nascita del Progetto Acea nell’area del centro carni, sempre ammesso che il progetto venga approvata e veda la luce.

Gli spazi messi a disposizione, gratuitamente, dal Comune di Chiusi  sono concepiti per più imprese, che in regime di co-working (unica reception, unica segreteria, servizi comuni…) possano cerare opportunità e idee per la produzione industriale e artigianale, ma anche per altri settori.

C’è stato, questa mattina il classico taglio del nastro. Con l’intervento del sindaco, del consigliere regionale Scaramelli (che era sindaco quando l’idea prese avvio), del referente di Terre di Siena Lab che è l’interfaccia dei comuni senesi  per la ricerca di finanziamenti Europei e per la verifica delle compatibilità…

La start up Exe già opera in Valdelsa e a Chiusi trova un altro punto essenziale di operatività. In un ambiente bello, che può stimolare la creatività. Anche se nel caso specifico si tratta di ingegneri, ovvero persone che lavoreranno sui numeri, su dati tecnici, e magari sulle caratteristiche organiche di particolari tipi di rifiuto o materie prime-seconde, non sull’arte o sul paesaggio. O sulla promozione.

Ma come già il Make Campus sulla moda, che vede una quindicina di giovani impegnati e residenti per due anni a Chiusi, anche questa prima start up può essere un segnale positivo, di speranza per l’economia locale. Perché l’obiettivo è trovare sistemi che consentano di ridurre l’inquinamento e i rischi, aumentando se non i profitti almeno i risparmi di chi opera nella filiera del trattamento dei rifiuti e delle materie di risulta dei processi produttivi. Cosa che non è un optional. Ma una necessità inderogabile.

Chiusi prova insomma a stare al passo coi tempi. A cercare soluzioni. Prova a tornare ad essere quella cittadina pilota, punto di riferimento per un territorio più vasto. Il 9 giugno arriverà anche il Frecciarossa. In orari non proprio esaltanti, ma meglio averlo che non averlo. E per chi studia e cerca soluzioni a grandi problemi, anche avere un treno veloce per Roma, Napoli, Firenze e Milano, non è aspetto secondario. Può aiutare.

m.l.

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