MONTEPULCIANO, IL BRAVIO A POGGIOLO. IL BORGO DENTRO VINCE A CITTA’ DELLA PIEVE (CONTESTAZIONI AL SINDACO). CHIUSI SCALO, IL MAR NERO CONQUISTA LA FINALE

E’ stata la domenica dei palii. Montepulciano, Città della Pieve e Chiusi Scalo hanno vissuto ieri la loro giornata di gloria. Nel caso di Chiusi Scalo, solo la prima di due. La “Conca” dei Ruzzi si assegnerà infatti domenica prossima. Ma andiamo con ordine.
Nella Città del Poliziano, cornice splendida e irripetibile, il Bravìo delle Botti ha visto la vittoria della contrada di Poggiolo con gli spingitori Ciro Franch e Francesco Caporali, che erano i favoriti della vigilia. Al secondo posto si è piazzata la contrada di Collazzi, al terzo San Donato. Poggiolo torna al successo dopo tre anni – aveva infatti trionfato nel 2015 – e si porta a casa il “panno” disegnato dall’artista senese Fabio Mazzieri e dedicato ai 500 anni della posa in opera della prima pietra del Tempio di San Biagio, gioiello architettonico rinascimentale e simbolo di Montepulciano, studiato nei libri di storia dell’arte. Ma al Bravìo non vince solo la coppia che arriva prima sul sagrato del Duomo, vince sempre anche la città nel suo complesso, per la qualità della manifestazione, per il numero di spettatori e per la location, che neanche se fosse costruita ad arte per un film, verrebbe meglio. Montepulciano è una perla, “la perla del ‘500” e l’ambientazione e il clima da rievocazione storica rigorosa ne esalta ancora di più la straordinaria bellezza. Sembra davvero di vivere una giornata ai tempi del Poliziano, di Baldassarre Peruzzi, del Vignola, di Antonio da Sangallo…
A Città della Pieve invece il Palio rinviato per pioggia la settimana precedente e svoltosi in tono leggermente minore (solo leggermente), perché il rinvìo qualche problema lo ha creato, ha registrato la vittoria degli arcieri del Borgo Dentro. I tre robinhood giallo-neri Matteo Rampi, Gabriele Mezzetti e Roberto Massarelli hanno sbaragliato la concorrenza e già alla seconda manche avevano la vittoria in tasca. Niente da fare per i tre del Casalino (Nicola Capoccia, Luca Castellanii e Alessandro Casucci) e del Castello (Alessandro Tittocchia, Giammarco Ugolini e Alessandro Maccabruno). Il punteggio finale non ammette repliche: 117 punti per il Borgo Dentro, 105 per il Casalino, 93 per il Castello. Al termine della seconda manche il distacco era già molto netto: 84-60-54… Gara dunque senza storia e trionfo meritato per il “terziere del clero” che aveva vinto l’ultima volta nel 2013 e raggiunge quota sette vittorie, complessive, dal 1973 ad oggi. Bello, curatissimo come sempre, e suggestivo il Corteo Storico, con qualche figurante in meno rispetto al solito (per l’assenza dei figurati romani, chiusini ecc. che di solito partecipano la domenica dopo Ferragosto e che ieri non c’erano, pochissimi però se ne saranno accorti). Ad un figurante del Borgo Dentro anche il “Masgalano” ovvero il riconoscimento di una apposita giuria per il miglior portamento ed eleganza nel corteo… Piccola crepa nella giornata di festa la contestazione nei confronti del Sindaco e del Comune. Nella parete esterna del Duomo è stato infatti affisso un “lenzuolo” con la scritta “Il palio è dei terzieri non del Comune!”. Il primo cittadino e il municipio sono stati oggetto di azioni poco rispettose (lanci di farina ecc..). Motivo della protesta e delle contestazioni, la sempre controversa “infarinata”, ovvero la battaglia con bombe di farina fra i contradaioli, alla fine del corteo storico, che il sindaco aveva vietato in caso di pioggia, lasciando ai terzieri la decisione se farla o meno,assicurando il servizio di pulizia, in caso di bel tempo. Ci deve essere stata anche qualche incomprensione perché il tempo ha retto e l’infarinata si è svolta, ma il Terziere Casalino non vi ha partecipato, con i contradaioli molto contrariati. E’ vero che l’infarinata è una tradizione del Palio dei terzieri e simboleggia una battaglia, forse anche la lotta di classe, essendo i terzieri stessi simbolo delle classi della città (il Castello della nobiltà, il Borgo Dentro del Clero, e il Casalino del popolo minuto…), ma forse è una tradizione da rivedere, perché può creare problemi a chi la fa, al resto dei figuranti e al pubblico: problemi respiratori, agli occhi, allergie ecc. E nulla aggiunge al resto della manifestazione, che è e resta una delle più imponenti e ben fatte dell’Umbria e non solo. Anche l’affermazione “Il palio è dei Terzieri e non del Comune!” contiene una verità, ma non tutta la verità, perché il Comune ci mette soldi, uomini, mezzi, strutture e il sindaco pro-tempore è anche il “giudice” del palio… Qualche anno fa Riccardo Manganello si trovò a dover decidere per dirimere una controversia nata da una freccia contestata… Per Fausto Scricciolo, che adesso è sindaco, ma è stato a lungo un uomo di palio e capo di un terziere (il Castello), trovarsi contestato dai contradaioli e dai terzieri deve essere un boccone amaro davvero, e infatti non ha nascosto l’amarezza, però quel “lenzuolo” certo poco medievale affisso in piazza dove anche i cartelli stradali erano giustamente coperti e mitigati con balle di iuta, non ha fatto bene al palio. Ed è sembrato come i “lenzuoli” e le contestazioni della Curva Fiesole al Franchi di Firenze verso la proprietà della Fiorentina, mentre la squadra stava vincendo 6-1 la prima partita di campionato…
E veniamo a Chiusi Scalo, dove si è svolta ieri la prima giornata della disfida della Palla al Bracciale, che assegnerà domenica prossima la “Conca” 2018. Come è noto, per ch segue i Ruzzi della Conca, la prima anche serve a determinare la prima delle due finaliste. Le altre 4 contrade si daranno di nuovo battaglia il 2 settembre. Stavolta però il “copione” è saltato, si è recitato a soggetto e ne è uscita una sorpresa. Ad aggiudicarsi l’accesso alla finale è stata infatti la contrada del Mar Nero, la più piccola e “derelitta” delle cinque. Il Mar Nero vinse la seconda edizione nel 1982. Poi più nulla. Ultima finale disputata nel 1993, contro la Fornace con Mauro e4 Paolo Scattoni che avevano rispettivamente 16 e 18 anni… E’ la “nonna” dei Ruzzi e stavolta può sperare di farcela a sovvertire ogni pronostico e a riassaporare la gioia della vittoria. Ieri i nerazzurri di Via Manzoni, con Federico Ferretti, Daniele Paolucci e David Ponziani hanno battuto Granocchiaio (12-5) e Fornace (18-16). Da segnalare una curiosità: nella partita Fornace-Sottogrottone, finita 13-11, il Sottogrottone vedeva in campo i tre fratelli Francesco, Paolo e Giulio Ferretti. I quali hanno anche un cugino nel Mar Nero (Federico) e uno nelle Biffe (Giacomo). Quando si dice l’importanza della famiglia… Domenica prossima Sottogrottone, Fornace, Biffe e Granocchiaio si sfideranno di nuovo, chi la spunterà dovrà giocare la finale con il Mar Nero.
Il Palio sarà anche dei terzieri ma il principo che chi sporchi deve pulire mi sembrerebbe sacrosanto e non vedo il motivo per il quale chi lanci la farina debba poi lavarsi le mano sul servizio doveroso di chi debba poi pulire, che fra l’altro impiega soldi pubblici,sopportandone comunque un costo. Il Comune sono tutti ed i soldi sono di tutti, il terziere è di chi lo sente e di chi partecipa e quindi secondo me si dovrebbe assumere l’onere a ripristinare lo stato di normalità precedente anche se il Comune sostiene lecitamente tali attività ed decide con il proprio personale a pulire la pubblica piazza.Non credo ci possa entrare molto il richiamo alla lotta di classe sulle categorie economiche rappresentate di una volta. Certe contestazioni secondo me sciocche e grettamente provinciali esprimono solo sentimenti di campanilismo che nulla hanno a che vedere con la bellezza di un corteo o con la passione che possa suscitare una contesa.I confronti dovrebbero essere imperneati non sulla rabbia e sul tifo ma sul riconoscimento unanime dei meriti,cosa che dovrebbe essere l’anima di una mentalità sportiva ed aperta dove la competizione c’entra fino ad un certo punto. Solidarietà quindi al Sig. Sindaco da parte mia con l’augurio che possa almeno rendere obbligatorio il costo della pulizia a chi imbratta un luogo pubblico, pioggia o non pioggia.Oggi, spesso sotto l’egida di quelle che si vogliono definire come ”tradizioni” si offre il fianco a comportamenti incomprensibili.Non si dimentichi che vi sono anche persone alle quali la polvere della farina dà pesantemente noia.Una volta spargere la farina rappresentava quasi un affronto alla miseria, oggi diviene una cosa accettata come ” normale”.Sono proprio le persone che per moltissimi aspetti è difficile dire che siano cambiate in meglio.
Carlo, il nodo del contendere non è a chi spetti o meno la pulizia post “infarinata”, quella se l’è sempre accollata il Comune (per questo la frase del lenzuolo è quantomeno imprecisa e improvvida) tramite la Tsa. Il nodo è se fare o non fare l’Infarinata. Il sindaco l’aveva vietata solo in caso di pioggia. Io aggiungerei, come scritto nell’articolo, che forse varrebbe la penna riflettere e decidere di non farla più, non solo in caso di pioggia, ma anche se c’è il sole. Non farla più e basta.
Sì hai ragione che lo fa la Tsa come attività comprensioriale ma per il Comune è certamente un costo che si riconverte sul suo bilancio indipendentemente da chi lo esegua e comunque concordo con te che quanto scritto su quel lenzuolo era una frase quantomeno improvvida.Se io fossi il Sindaco la vieterei pioggia o non pioggia.Anche qui a voler essere polemici ci si potrebbe domandare se siano questi i temi che debba affrontare un comune perchè la gente dei terzieri debba fare o no la battaglia con la farina,e che un sindaco si debba trovare a contrastare con la gente in modo tale da essere contestato perchè vieta tale cosa.Aveva ragione il compianto Attila B. quando diceva che ”il 90% della gente non capisce un…..” diciamo una mazza volendo essere educati…..
Sono d’accordo con lei . L’infarinata a Città della Pieve è una rappresentazione della lotta fra etnie dove sembra un gioco ma è soppratutto un modo per scaricare frustrazione con aggressività . Questo è un mio parere personale. Quanto all’etica chi sporca dovrebbe ripulire è un’altra diffusione di parere personale e anche con il fatto che non si gioca con il cibo (essendo la farina un cibo di prima necessità per tanti che non ce l’hanno). Insomma, tante rappresentazioni storiche potrebbero essere studiate in modo di non offendere e ferire le situazioni di disagio attualie di lanciare un messaggio di cambiamento.
Cara Sig.na/Sig.ra Benedicte, quello che dice mi sembra una cosa normale e come normale dovrebbe essere così come si dovrebbe comportare la gente.Quando si perde il senso della realtà, escono fuori comportamenti che agli occhi di molti sembrano normali e non si dà molta importanza a ciò che li causa,perchè nella maggior parte delle volte ci si rifiuta di ricercare le cose da dove vengano, ed invece una spiegazione esiste per tutto.Quello che ha definito lei come lo sfogo delle frustrazioni con l’aggressività è un fenomeno di massa talmente diffuso che non fa che mettere in evidenza l’assurdità della vita e delle concezioni che si hanno di questa e che molte persone sono costrette a condurre.Le responsabilità di tutto questo esistono e sono connaturate alla tipologia di sviluppo che fanno sì che i media assurgano alla parte più preminente del condizionamento sociale. Non mi dilungo dipiù e quando si dice che difficilmente tali influenze potranno penetrare in chi riceva una buona educazione che possa far aprire gli occhi a coloro che poi sono quelli che subiscono direttamente od indirettamente la compressione dei bisogni.Ecco perchè il cambiamento insieme alle sue speranze dovrebbe passare prima di tutto per la ripartizione della ricchezza non lasciando che una piccola fetta della popolazione per struttura, etica politica,consumi ed infine di egoismo possa reagire e fare muri contro il cambiamento. E normalmente queste classi sociali oggi comprendono tutti (ma anche da molto tempo fa) ricchi, poveri, classi medie.Se viene posto il problema a livello strutturale le rispèonderanno che non si possa ingabbiare il libero comportamento dell’uomo e regolarlo o con le leggi o con i processi economici. Secondo lei chi sono i seguaci ed aderenti a tali teorie che lasciano la libertà di influenzare le cose che tornano conto a loro stessi? Pensi un momento che per produrre tutto questo hanno coinvolto storicamente anche la sinistra.All’epoca dell’impero romano gli strateghi della politica dicevano che se non potevi battere il tuo nemico ti ci dovevi alleare….dopo 2000 anni mi domando cosa sia cambiato su questo tema. La saluto.
solo per aver espresso una personale opinione sull’infarinata e su alcuni rischi che può provocare, sono stato sommerso, su facebook, di insulti e improperi, alcuni oltre limiti dell’offesa, della diffamazione e della denigrazione, che sono da considerare reato… E più d’uno mi ha anche invitato a non parlare di cose pievesi, essendo io chiusino, senza considerare il fatto che scrivo di cose pievesi da almeno 38 anni. Ecco: dallo slogan “l’Italia agli italiani!” a… la Pieve ai Pievesi, il passo è stato breve. Un attimo diciamo… Questa è l’aria che tira, non c’è niente da fare. Ovviamente molti hanno commentato e insultato senza aver letto l’articolo, ma solo i commenti successivi… E’ un classico, ormai, una cosa che si ripete ogni volta, con regolarità impressionante. Tanta gente è talmente disabituata a leggere e a pensare che una semplice opinione, o una notizia data a mezzo stampa, viene considerata una invasione di campo, una intrusione indebita. Viene addirittura negato il diritto di cronaca e di critica in nome del campanile e del “noi facciamo come ci pare”, o del “siccome una certa cosa è apprezzata da molti, allora vuol dire che va bene”. Il che è oggettivamente una cazzata. E’ un po’ come il “padroni a casa nostra” caro ai leghisti razzisti che non vogliono i negher nelle loro città… Il consenso o l’apprezzamento per una certa cosa, non è sinomimo di giustezza, L’ho già scritto altre volte: anche Mussolini, e poi Craxi, Berlusconi, Renzi avevano consenso. Anche Hitler e Stalin ce l’avevano.. O no? E i gionalisti devono per prima cosa raccontare la realtà e interpretarla, scrivendo anche cose che possono non far piacere ai protagonisti, anzi soprattutto quelle, se no non fanno i gionalisti, ma gli addetti stampa…
Mi trovi d’accordo al 100% ma noi non parliamo di questa gente,che purtroppo c’è sempre stata e purtroppo sempre ci sarà.Una persona normale non si rivolge ad altri in quei termini.Gli insulti sono insulti, la critica anche se pesante è critica ed è il ”sapore dell’anima” delle cose”.Quello che dici tu di chi ti ha rivolto insulti è il metro di come ragionano le persone di oggi, ma uno dei principali responsabili-secondo il mio parere- è l’ignoranza che allo stato latente è nella persona e che poi viene alimentata-questo credo che tu non lo possa smentire-dall’azione dei media.E non mi rispondere ti prego come si dice al solito.”…e che facciamo eliminiamo i media?”…a tale domanda io sarei tentato di risponderti ” ebbene quelli di quel tipo certamente sì”,per il semplice fatto che si prestano e danno il fianco a posizione incresciose, irresponsabili, stupide e quasi sempre ”approfittatorie” ed interessate. L’unione con il senso che gli dai tu” la pieve ai pievesi” nel senso di dire che ”in casa propria uno fa come gli pare” non deve in nessun modo essere applicata alla politica, anzi, una politica sana dovrebbe essere esente da queste cose e da queste modalità, ma spesso non lo è.Ma non lo è per l’ignoranza delle persone e le istituzioni ne devono tenere conto senza mettere in ballo le perdite dei consensi.ma oggi, se siamo giunti a questi punti, delle responsabilità vere, reali ed oggettive ci saranno? Io credo di si, ed allora personalmente non ho sentito mai nessun politico fare ”mea culpa”, tutti alla ricerca di svicolare con frasi generiche che nulla dicono e nulla richiedono di essere tenute in considerazione.Allora, lasciando stare i ”social”,io dico che dovrebbe in primis essere il Comune come ente rappresentante di tutti i cittadini a vietare tali forme di manifestazione.La gente alla fine deve capire che non vive da sola ma vive in mezzo ad altri simili e non può in nessun modo fare ciò che gli aggrada,se tale fatto è contro la pubblica utilità, l’etica pubblica e l’etica civile.Quelle che noi consideriamo dittature infelici nella storia che hanno prodotto sangue sono venute avanti e sono state prodotte perchè prima di esse c’è stato altro sangue prodotto da chi riteneva di ottemperare e difendere i propri interessi non tenendo conto degli altri. La considerazione alla fine che ne esce, ed esce sempre questa,è quella che nello scontro di interessi le parti che volevano affermare quelle che per loro erano le libertà sono state messe di fronte ad un ”out out” da un potere che rappresentava anchesso degli interessi (quasi sempre di classe).Per coloro che non cedevano siamo arrivati perfino alla messa al muro.Poi gli altri che rimanevano hanno cambiato idea. Ora, non vorrei logicamente riprodurre tali schemi oggi in Italia questo sia ben chiaro,ma questo l’ho detto per chiarire che dietro alle convinzioni ed alla forza delle convinzioni ed alla loro affermazione o fallimento che sia ci sono degli interessi, palesi od occulti che siano, dei comportamenti che nei confronti di etiche umane oggettivi occorre considerare se vogliamo essere almeno sinceri democratici.Quella a cui tu fai riferimento( parlo del chiasso dei social, delle improperie, delle offese e gratuità ed idiozie simili ed anche talvolta dei comportamenti che toccano la pura delinquenza ) oggi viene da tutte e due le parti (tanto per intenderci politicamente al governo e politicamente all’opposizione) e che spesso viene strumentalizzata per ricavare vantaggi di consenso attraverso i media.Credo che abbiamo l’età sufficientemente adulta per rendercene conto dove finiscano sia la buonafede, le convinzioni radicate che possono essere sottoposte a delle critiche e che le critiche esse stesse accettino e dove inizi la tendenza allo sfruttamento mediatico dei fatti.Per me la dirimenza deve essere lì.