CASTIGLIONE DEL LAGO: ENRICO ROSSI RILANCIA L’IDEA DELLA FUSIONE TOSCANA-UMBRIA

CASTIGLIONE DEL LAGO: ENRICO ROSSI RILANCIA L’IDEA DELLA FUSIONE TOSCANA-UMBRIA
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CASTIGLIONE DEL LAGO-  Martedì scorso in occasione di una iniziativa elettorale di Liberi & Uguali a Castiglione del Lago è intervenuto il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, il quale tra un ragionamento e l’altro sul destino della sinistra, ad un certo punto, incalzato dal moderatore della serata Fiorello Primi (ex sindaco del paese lacustre e presidente dei Borghi più belli d’Italia) ha calato un carico da 11, come si suol dire.  Rossi, infatti, partendo dalla collaborazione già in atto tra Toscana e Umbria e da possibili nuove sinergie, come il rilancio del patto VATO e il rilancio del polo ferroviario di Chiusi con l’alta velocità e il rinnovo della stazione (altra conferma di un certo peso), ma anche quelle tra i poli siderurgici di Terni e Piombino e quelle sulla cooperazione con tra Coop Centro Italia e Coop Firenze, è tornato a parlare della “fusione tra le due regioni” in un’unica entità: una macroregione centrale, con 4 milioni e mezzo di abitanti, che potrebbe allargarsi anche alla Marche, diventando davvero l’Italia di mezzo.

Su questo tema ci sono stati passi e anche documenti ufficiali, ma il discorso si è però raffreddato e ora è in fase di stallo. “uno stallo che va rapidamente superato” ha detto Rossi a Castiglione del Lago. E a questo proposito ha ipotizzato una prossima iniziativa formale, da tenersi proprio nell’area del Trasimeno, terra di cerniera tra le due regioni, dopo le elezioni del 4 marzo. Ma senza perdere troppo tempo. Anzi il governatore toscano ha anche specificato che su tale iniziativa si impegnerà personalmente. Rossi resterà probabilmente al timone della Toscana fino alla scadenza del mandato (2020) anche se non è più nel partito di maggioranza. Poi però, tra due anni dovrà passare la mano. E se vuol lavorare al progetto dell’Italia di mezzo dovrà farlo piuttosto velocemente. Anche il Pd, su questo tema, si era mosso a suo tempo sia in Umbria, che in Toscana che nelle Marche.

Se mai qualcuno, allora come oggi, teme che l’operazione possa portare alla sparizione di un brand conosciuto in tutto il mondo. Il brand è “Tuscany”. La Toscana è con la Sicilia l’unica regione italiana con il nome tradotto in inglese. E se questo nome fosse diluito in una nuova denominazione amministrativa potrebbe far calare il valore aggiunto. Ma dal punto di vista culturale e turistico se la Toscana è la terra di Giotto, Michelangelo, Leonardo, Piero della Francesca, Dante, Petrarca e Boccaccio, dei Medici e di Caterina da Siena, l’Umbria e le Marche sono la terra di Raffaello, Perugino, Pinturicchio, San Francesco e Jacopone… Roba che il pil culturale non lo abbassa di certo…

Enrico Rossi ha insistito sull’argomento, non ha solo tirato un sasso nello stagno. E lo ha fatto parlando della sinistra e della necessità di una nuova formazione unitaria, da subito dopo le elezioni (come mai non si è fatta prima è un mistero. O forse no), e un discorso del genere, nel cuore di quelle che erano le “zone rosse per eccellenza”, di sicuro ha sollecitato corde sensibili.

E i riferimenti al Trasimeno, a Chiusi, al Patto Vato non sono stati certo casuali.  Adesso i sindaci, gli amministratori, le forze politiche e sociali, le associazioni culturali del territorio hanno insomma un argomento su cui misurarsi e dire la loro, se non vorranno fare solo gli spettatori insonnoliti, quelli che si svegliano quando il film è già ai titoli di coda e l’assassino è già stato scoperto e arrestato.

m.l.

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