LUDWIG E LA RIVOLUZIONE DIGITALE DEL SUD

Un team tutto siciliano dietro la creazione di Ludwig, traduttore inglese ad alto livello. La rivoluzione digitale scoppia al Sud
Antonio Rotolo, siciliano, 33 anni, si trova al MIT di Boston quando l’idea di un traduttore inglese ad alto livello comincia a frullargli per la testa. Nonostante i 25 anni di studio e comunicazione in lingua inglese ha realizzato che la sua abilità nello scrivere è comunque inferiore a quella di un madrelingua. Di conseguenza lo è anche la sua capacità competitiva sul mercato.
Un pensiero molto vicino a quello espresso dal celebre filosofo del linguaggio Ludwig Wittgenstein: I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo, e che si traduce in pochi anni nella nascita del software “Ludwig”, il cui nome si ispira proprio al filosofo.
Antonio Rotolo parla infatti della sua idea a Roberta Pellegrino e Federico Papa, due amici che, come lui, da lungo tempo girano il mondo per lavoro. L’obiettivo è quello di creare un traduttore che permetta di scrivere in inglese come un nativo.
Nel 2014 il progetto vince al Working Capital di Telecom Italia e ottiene un premio di 25mila euro che, insieme agli investimenti personali, permette di costruire l’algoritmo di Ludwig. Nel 2016 il software è pronto per il lancio nel mondo della Rete.
Che cosa è: Ludwig è un motore di ricerca linguistico per chi già ha una buona padronanza della lingua inglese. L’utente inserisce una frase in inglese (o in italiano) e la piattaforma, oltre alla traduzione e al significato, offre un ventaglio di frasi per aiutare a capire il senso e l’uso contestuale di quella determinata espressione.
Ludwig include attualmente circa 100 milioni di frasi prese da fonti autorevoli quali Forbes, New York Times, Guardian, BBc. È gratuito ma la squadra (foto in evidenza), che include due ingegneri, un designer e un manager di comunicazione, sta lavorando ad alcune feature che saranno a pagamento come un archivio di frasi più usate (tipo playlist), e uno spazio per creare documenti.
Antonio, Roberta e Federico continuano a trottare per il mondo ma la sede di Ludwig è a Catania. Tutti i componenti della squadra sono di origine siciliana ed è proprio lì che il Team di Ludwig vuole creare una realtà lavorativa.
Una scelta azzeccata e in piena sintonia con la Rivoluzione Digitale del Sud. Nel settore della digitalizzazione – cioè di aziende dedite alla produzione di software, consulenza informatica, elaborazione dati, portali web, hostings; erogazione di servizi di accesso a Internet e altre attività relative alle telecomunicazioni e il commercio al dettagli in Rete – la Sicilia si aggiudica il secondo posto per percentuale di crescita dopo la Campania.
Il Rapporto Censis/Confcooperative Digitalizzazione, gli effetti sul mercato del lavoro e sui consumi rileva che “Campania, Sicilia e Puglia sono tra le prime quattro regioni italiane dove negli ultimi 6 anni c’è stata la maggiore crescita di imprese digitali. In Campania le imprese digitali sono cresciute del triplo rispetto al Piemonte”.
Nello specifico, tra il 2011 e il 2017 gli incrementi maggiori sono stati del 26,3% in Campania, 25,3% in Sicilia, 25,1% in Lazio e 24,2% in Puglia. Spostando il confronto a livello nazionale, i risultati non cambiano: il Mezzogiorno è quello con il più alto tasso di crescita di imprese digitali, +21,9%; seguito dal Centro con un incremento del 20,7%, mentre al Nord si osserva un’estensione della base produttiva del 14%.
Elda Cannarsa
Digitalizzazione, lingua inglese, motori ricerca
Come in ogni latitudine di questo mondo ciò che ” tira” è l’innovazione. Senza progresso tecnologico e senza le sue applicazioni non si va da nessuna parte.E’ il progresso tecnologico che fà sviluppo e lo sviluppo produce benessere a seconda del modo e delle condizioni che trova intorno a sè e nel modo in cui venga veicolato, mentre tutto questo sarà permesso solo dal risparmio che si tramuterà in investimento.Nelle società che non si indebitano normalmente succede così. Questo ci insegnano a scuola….. Ma come in ogni latitudine di questo mondo occorre vedere cosa sia contenuto nel processo tecnologico e soprattutto l’USO che di questo contenuto se ne faccia e quindi si dovrà vedere in quale sistema economico tale sviluppo sia applicato. Qui si parla di aziende dedite alla produzione di software, consulenza informatica, elaborazione dati, intendendo come il Sud si prepari ad essere quasi una nuova frontiera dello sviluppo dal momento che registra le più alte percentuali di crescita. Osservo tali concetti ma non posso non considerare da quale livello il Sud sia partito negli ultimi anni e quali siano state le basi di partenza in percentuale di tale sviluppo ed allora mi sembrerebbe normale che abbiano fatto tale balzo in avanti se partivano prima da zero o da quasi sotto lo zero….ma alla fine di tutto questo poco importerebbe, ma inevitabilmente l’uso che tutta questo establishment tecnologico in impetuosa espansione produca nella capoccia della gente non fa sì che non possa sorgere la domanda , tutta umana e tutta aderente alle cose che vediamo intorno tutti i giorni: a cosa sarà ridotto il nostro cervello di persone comuni se con la pressione di un solo bottone quella traduzione dall’italiano all’inglese di cui si parla- ma anche di tutto il resto di cui la truduzione è pur minima cosa- sarà grammaticalmente perfetta? Ci saranno non più diversi gradini di conoscenza delle cose del mondo , ma solo due o tre al massimo. La conoscenza di chi ha la padronanza della lingua(in questo caso parlando del traduttore simultaneo) che imposta i dati nel software perchè li conosce e fa ragionare il proprio cervello o verosimilmente altri computers, l’uso che ne faranno gli utilizzatori intesi come ultimi destinatari dell’applicazione(quindi chiunque del popolo a cui vengono risolti i problemi senza che questo comprenda il come ed il perchè) e per ultimi coloro che se ne avvalgono economicamente di questo processo poichè il loro establishment finanziario produce e fa girare la tecnologia ad altri (uomini, società, paesi e nazioni intere) producendo la dipendenza di questi ultimi ma quasi mai dando la possibilità di avere il top di tale tecnologia, creando quindi dipendenze. Tutta la positività forse talvolta sarebbe meglio osservarla dal di fuori e non essendone coinvolti, poichè c’è il rischio che possa produrre l’atrofizzazione del cervello delle masse, che credo che oggi sia un processo a buon punto di cottura se pensiamo solo alla dipendenza del mondo reputato sottosviluppato da quello affluente. Un piccolo esempio spicciolo spicciolo: dopo mezzo secolo di conquista della luna da parte dell’uomo, -ripeto mezzo secolo e tenuto conto della velocità di propagazione della tecnologia e della conoscenza-nelle scuole elementari e medie dei paesi al top dello sviluppo come è anche l’italia dopotutto, provate a far fare ad un ragazzo una normale divisione di divendo e divisore a 5 o 6 cifre ognuno, usando la penna da scrivere ed un foglio di carta a quadretti,e poi mi dite quanti cervelli di questi risolvano tale ”enigma”. Io dico che se non hanno la calcolatrice in mano siano pochi coloro che arrivino al risultato. Sanno tutti o quasi di calcio, musica e nuove tendenze,ma si prepara una generazione di centinaia di milioni di futuri adulti che per colpa diretta dei loro padri-non tutti per fortuna e con ovvi encomiabili risultati- si distinguono dalle schiere di coloro a cui il cervello serve a tenere in caldo i capelli. Tutto questo non detto in senso di disprezzo di una fascia generazionale verso un altra, ma per mettere l’accento che le condizioni materiali di esistenza della gente producano direttamente il modo di pensare. E guardando a questo, il futuro è quello di una massa enorme di schiavi che si sentono liberi solo se potranno consumare ciò che il sistema produce per loro. Non c’è di che gioire mi sembra.Ecco perchè il rischio di atrofizzazione del cervello si guida e si produce in un senso o in un altro a seconda di come criticamente ci si ponga rispetto a tali temi.Non si scopre nulla che il problema sia questo, ma spesso anche coloro che dicono di riconoscere che il tema principale non si debba eludere alla fine propendono per quel tipo di sviluppo ben preciso che inevitabilmente sanno ” che avvelena i pozzi” per coloro che potrebbero assurgere a nuova guida della società e che quindi ne limita fortemente l’azione ,ma che nell’immediato e nella ipocrita disonestà intellettuale che li caratterizza, insistono a collocarsi fra i difensori storici della libertà e del libero arbitrio soprattutto in senso economico,facendolo precedere dal ”morale”.E vedrete che prossimamente siederanno di nuovo sugli scranni di chi comanda poichè il loro problema principale è stato ed è tutt’ora quello di coinvolgere il numero più alto di poveri e di asservirli alla loro politica. Loro li creano, ne hanno bisogno, e quando vogliono li distruggono per poi ricrearli.L’opposizione della ragione umana non è consentita di fronte al perpetuarsi di tale ciclo.Proprio quasi come il principio di Lavoisier….solo due volte nella storia recente hanno avuto paura vera di non poterlo più fare: nel 1789 e nel 1917, poi abbiamo visto come sia finita.Ma allora,se tutto questo è vero e reale perchè non dare ragione a quella foto di quel disoccupato che con tutta dignità innalzava il cartello con scritto:”senza lavoro, senza soldi, senza famiglia, senza casa, SENZA PAURA !” ?? Non sarebbe talvolta meglio poter conservare il proprio pensiero su tale tema che mi sembra oggettivo perchè condiviso da molti , ma nello stesso tempo poter dare un contributo al cambiamento schierandosi alla difesa in politica della dignità umana a cui tutti sembrano aderire ma che poi quando entrano in cabina pongono il segno di croce su coloro che hanno prodotto lo sfascio e che continuano a dire ai quattro venti che ”apres moi la deluge? ”.
Errata corrige chiedendo scusa al lettore: al 44° rigo leggi ”dividendo e divisore”. Ho la pessima abitudine di non rileggere mai ciò che scrivo….ma alla fine si vede…purtroppo….ancora scuse.