ORIZZONTI FESTIVAL 2017, PRIMO BILANCIO: IL PUBBLICO GRADISCE

giovedì 03rd, agosto 2017 / 13:03
ORIZZONTI FESTIVAL 2017, PRIMO BILANCIO: IL PUBBLICO GRADISCE
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CHIUSI –  Il Festival Orizzonti va avanti e si avvia verso la conclusione. Mancano tre serate, quindi non è ancora finito e ci sono ancora belle cose da vedere e ascoltare. Ma un primo sommario bilancio si può già stilare. Intanto è un fatto che praticamente tutti gli spettacoli serali abbiano registrato il tutto esaurito. E una buona partecipazione si è vista anche a quelli pomeridiani. Con 40 gradi all’ombra va bene, difficile chiedere di più… E’ un fatto che tra tutti gli spettacoli, quello che ha destato più “emozione” è stato finora “Oleanna” ovvero la piece di prosa diretta da Roberto Carloncelli, con Gianni Poliziani e la sorprendente Benedetta Margheriti. Regista e attori a km zero.  Certo – lo abbiamo già scritto- è facile riempire le platee con attri del posto. E’ sempre successo e sempre succederà. Ma il riusultato non si misura solo con i biglietti staccati al botteghino. Oleanna ha “certificato” (se ce n’era bisogno) la classe attoriale di Poliziani, ha fatto scoprire un talento assoluto, Benedetta Margheriti, appunto, che a 21 anni e alla prima esperienza su un testo “serio” e anche piuttosto complicato, ha retto la scena come una attrice consumata. Naturalmente sono piaciuti anche i ballerini-acrobati Kataklò, sempre molto bravi, è piaciuto Gioele Dix con il suo monologo sull’Odissea di Omero e le odissee di oggi. Ma si trattava di una compagnia di danza tra le più famose in Italia e nel mondo e di un “mattatore” conosciuto anche per le sue apparizioni televisive. Diciamo che si  andava sul sicuro. Sono piacite molto anche le Nina’s Dragqueens (forse non a Stefano Scaramelli che si è alzato e se ne è andato prima della fine, ma può capitare)… Piacevole, ma non memorabile, la serata dedicata ad Astor Piazzolla con il quintetto di ottoni dell’ORT impreziosito dal violino di Chiara Morandi. Ottimo il violino, ma per il resto lo spirito malinconico, il sound lancinante di Piazzolla si è avvertito solo a tratti e soprattutto nel finale.

Diciamo che la prima scommessa, cioè quella di riportare ad Orizzonti il pubblico di Chiusi è riuscita. Certo, il prezzo del biglietto a 5 euro per i residenti, aiuta e non poco. E’ stata una scelta politica per avvicinare il festival alla città e alla cittadinanza. Una scelta di sinistra, nel senso di favorire una larga fruizione popolare dell’evento. E forse anche una scelta di opportunità, un po’ ruffiana, ma efficace, per evitare unn flop. E il pubblico ha gradito, evidentemente. Il successo di Oleanna conferma che la strada di puntare “anche” sulle compagnie, le risorse, le esperienze cultunali del territorio, non è una strada sbagliata e può dare risultati importanti.

Terzo aspetto: il pubblico sente questo festival più “vicino”, meno pretenzioso. Più comprensibile e masticabile. Meno “ostico” rispetto alla versione di Andrea Cigni, considerata da molti – probabilmente a tortoo – una cosa fuori contesto, troppo difficile da capire, non solo troppo audace in certe performance. Se lo spettacolo di Ricci-Forte fu considerato “eccessivamente osé”, quelli di Roberto Latini o Vincenzo Malosti o Chiara Guidi non li capiva nessuno. Risultavano appunto ostici al palato del pubblico locale.

Il Festival di Carloncelli, pur non rinuciando – abbiamo già scritto anche questo – a proporre testi e temi coraggiosi, politicamente poco corretti, quindi non rinunciando ad una certa audacia e ad un certo spirito di dissacrazione e dissenso rispetto al potere costituito, alle convenzioni dominanti, risulta più “nazional popolare”, quindi più digeribile anche per chi non è un habitué del teatro, della danza o della musica colta… I commenti che si sentono in piazza prima, durante e dopo gli spettacoli vano tutti in questa direzione.

Il pubblico è in massima parte chiusino. Le presenze da fuori sono state finora piuttosto limitate e molte in qualche modo legate all’ambiente teatrale e musicale. Ma se il problema del festival Cigni, al di là dei costi maggiori, era soprattutto quello di non trovare attenzione nel pubbblico locale, questo problema sembra essere stato almeno in parte risolto. Manca il clima da festival, manca il contorno, manca forse l’originalità, l’effetto “prima nazionale” di certi spettacoli, che può richiamare pubblico dalle grandi città;  gli spettacoli proposti quest’anno a Chiusi sono quasi tutti “di giro” e si possono vedere anche altrove…  Ma se l’obiettivo principale della Fondazione e del Comune era quello di salvare il festival e di far uscire la gente di casa, l’obiettivo per adesso è raggiunto. Vediamo le serate che restano. Ma il trend positivo sembra confermato dalle prenotazioni…

Stasera alle 18,30, al Mascagni Teresa Bruno presenta ‘Rosa’, spettacolo teatrale, onewomanshow, tra comicità e riflessione sulla condizione umana. Alle 21,30 in piazza Duomo, ancora Danza con la compagnia Sosta Palmizi (altro nome di rilievo nazionale) in “Cinematic.2: ballata”, intreccio tra cinema, musica e danza con un focus sul personaggio di Charlie Chaplin, su note di Chopin…  Domani, venerdì 4 agosto, al teatro Mascagni, ore 21,30, la compagnia il Gorro, presenta “Il Crogiuolo” di Arthur Miller, una piece sulla “caccia alle streghe” che prende le mosse da un espisodio oscuro di fine ‘600 in un’America ancora puritana e ultraconservatrice… Ancora un testo coraggioso sull’umanità che non riesce a liberarsi dell’ignoranza e dei pregiudizi… Serata d chiusura sabato 5 con “The human juke box” ovvero il mangianastri umano degli Oblivion e concerto di fine festival con la Filarmonica città di Chiusi sotto la tensostruttura San Francesco.

m.l.

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