CHIUSI, COSA LASCIA IL GEMELLAGGIO PARTIGIANO. COSA SIGNIFICA ESSERE ANTIFASCISTI OGGI?

mercoledì 17th, maggio 2017 / 13:28
CHIUSI, COSA LASCIA IL GEMELLAGGIO PARTIGIANO.  COSA SIGNIFICA ESSERE ANTIFASCISTI OGGI?
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CHIUSI – Cosa ci dice il successo del “gemellaggio partigiano” Chiusi-Milano di sabato e domenica scorsi? Che cosa vogliono dire quelle cento tessere dell’ANPI sottoscritte in un pomeriggio da uomini e donne, giovani e anziani? Che cosa rimane di quelle due giornate passata insieme agli amici e compagni dell’ANPI Barona di Milano? Io sono uno di quelli che la tessera dell’ANPI non l’aveva mai presa. Adesso ce l’ho.  E come me, tra quei 100 iscritti alla sezione “Tiradritti” di Chiusi, sono parecchi i nuovi, quelli che non l’avevano mai avuta.

Credo che sia il segno tangibile di un bisogno. Di una volontà comune. Diffusa più di quanto si pensi. Il bisogno e la volontà di non smarrire il filo… di non perdere la memoria. Di avere sempre presente il punto di partenza della nostra repubblica. E i valori (i mattoni) su cui si fonda.  C’è forse, in fondo, anche un bisogno di… sinistra. Il bisogno di riprendere un discorso lasciato cadere. Di ripronunciare parole che sembravano destinate a diventare espressioni di una lingua morta, incomprensibile ai più, come il latino o l’etrusco:  uguaglianza, fraternità, libertà. Ma anche partecipazione, democrazia… Antifascismo. Sì, anche antifascismo, perché il fascismo dei saluti romani, delle camicie nere, dei menefrego, e dei boiachimolla non c’è più. O se c’è è marginale, anche se non solo folcloristico.

Ma il “menefreghismo” di oggi verso le sorti dei più deboli è comuque fascismo. E’ fascismo il razzismo latente (non solo quello esplicito) nei confronti dei migranti e dei profughi. E’ fascismo il rogo del camper con tre ragazzine Rom dentro in un quartiere di Roma ed è fascismo la mole di commenti che ne è seguita, tutti più o meno con la tesi che “in fondo erano solo zingare, che rubavano…”.

Ecco, quel rogo mi ha ricordato quello di Primavalle del ’73 quando due ragazzi uno di 22 e uno di 8 anni persero la vita, per l’incendio della loro casa, appiccato da militanti di Potere Operaio. Quello fu una tto “fascista” anche se compiuto dai “rossi” per dare una lezione al segretario della sezione del Msi Mario Mattei, padre dei ragazzi.

Fascismo è sentirsi dire “con la cultura non si mangia”, che è come dire che i libri non servono a riempire la pancia e si possono anche bruciare… E’ fascismo (o qualcosa di molto simile) l’accondiscendenza e la sudditanza del potere politico verso il potere economico e finanziario. All’epoca di Mussolini erano gli agrari e i padroni delle ferriere. Adesso sono magari le multinazionali, le banche, i gruppi finanziari, le agenzie di rating… E’ fascismo vero e non presunto quello che è accaduto in Ucraina, con i nazisti al governo, quello che sta succedendo in Venezuela (quante similitudini con il Cile di Allende), è fascismo la politica dei muri per fermare le migrazioni. E’ fascismo (o indice di tendenza al fascismo) la leggerezza con cui si invoca la licenza di spararee uccidere per “legittima difesa”, ma alla fine è solo difesa della “roba” come ai tempi di mastro Don Gesualdo…

E’ fascismo l’omofobia, il disprezzo per il diverso e per il dissenso. La tendenza a considerare “nemico” chi la pensa in maniera anche solo parzialmente differente, chi non fa la clacque al capo del momento.

“O con me o contro di me”, che è non solo uno slogan, ma una prassi molto diffusa nel nostro paese è un atteggiamento fascistoide. Se tutto questo è fascismo o tendenza fascistoide, essere antifascisti oggi, è un dovere. Civico, prima che politico.

Ma è atteggiamento fascistoide anche sentirsi (e autodichiararsi) migliori degli altri, a prescindere.  E’ un modo fascistoide di affrontare le cose (e la politica) quello che parte dall’assunto che destra e sinistra non ci sono più, che le classi sono un retaggio del passato, che il fascismo non esiste e quindi non ha ragione di esistere nemmeno l’antifascismo. Che l’antifascismo è un alibi per mantenere in sella partiti e personaggi screditati e affaristi. E certo qualche contraddizione, qualche falla in giro c’è…

Intanto però è bene che se ne parli. Che la parola ANTIFASCISMO torni nel vocabolario corrente. E’ bene che la Costituzione sia conosciuta e applicata e non diventi terreno di scontro politico. A mio avviso la partecipazione e l’attenzione per l’iniziativa del gemellaggio partigiano da parte del sindaco e degli amministratori chiusini, tutti Pd (e impegnati per il sì al referendum di dicembre) insieme ad esponenti delle opposizioni (Possiamo) e a figure notoriamente critiche verso l’establishment è un fatto significativo e positivo. Un primo sedimento che si posa sul terreno.  I muri cadono. A volte.

La ricostituzione e il rilancio di una sezione ANPI significa semplicemente questo: ricreare un presidio di discussione, di partecipazione, di conoscenza, di memoria. Non di nostalgia. Un sodalizio che non ha certo lo scopo di sostituirsi ai partiti, di surrogarne la presenza quando questi scappano per la tangente, o si distraggono, ma che tenga in mano la bussola e la barra del timone. E ricordi quale è la rotta. Un luogo fisico ma soprattutto un momento di iniziativa unitaria, superpartes.

Insomma la sezione ANPI di Chiusi  non è stata rimessa in piedi solo per celebrare il 25 aprile e il 26 giugno… Ma, credo, per riaprire una casa comune che tante persone ci hanno messo un minuto a riconoscere come casa propria. Una casa che sarà sempre aperta anche per gli amici, i fratelli e compagni milanesi, arrivati per il gemellaggio e che hanno fatto subito, a caldo, una proposta alla band dei Dudes che ha allietato il pomeriggio del sabato: “registrate la vostra versione di Bella Ciao. E’ bella, densa, struggente… ne faremo l’inno della Brigata ed echeggerà in tutte le iniziative e manifestazioni…”.

Sarebbe un bel suggello al gemellaggio. E per i Dudes, una discreta opportunità di visibilità, senza inficiare il loro repertorio che è fatto di cose diverse, non di canti di lotta…

E se a cena c’è scappata pure Bandiera Rossa e l’Internazionale, nessuno se ne abbia a male. Ci sono momenti in cui la nostalgia prende il sopravvento. E la storia anche quella personale di uomini e donne in carne ed ossa, torna fuori dai cassetti…  Con la tecnologia e gli smart phone poi è stato facile anche rintracciarne il testo, per chi si era dimenticato qualche strofa…

Marco Lorenzoni

 

 

 

 

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