ROSY BINDI: “IN TOSCANA LA MAFIA C’E’. E IL DENARO DELLA DROGA INQUINA L’ECONOMIA LEGALE”

martedì 14th, febbraio 2017 / 15:31
ROSY BINDI: “IN TOSCANA LA MAFIA C’E’. E IL DENARO DELLA DROGA INQUINA L’ECONOMIA LEGALE”
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Anche in Toscana il denaro sporco proveniente dal traffico di droga inquina l’economia reale e legale. Lo ha detto l’on. Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare Antimafia, nel corso di una conferenza stampa nella prefettura di Firenze al termine della missione in Toscana.

“La Toscana non è una regione a insediamento mafioso come le regioni a insediamento storico nel meridione e nemmeno può essere paragonata alla Lombardia che in base ai dati oggi è la quarta regione per insedimento mafioso”, ha detto Bindi affermando però che la regione non è comunque  immune dal fenomeno.

Oggi l’organismo ha ascoltato in una serie di audizioni tutti i prefetti delle province toscane e il procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia, Giuseppe Creazzo. “La Toscana è all’attenzione della camorra e della ‘ndrangheta perchè è una regione con una economia frenetica e una qualità della vita accettabile e dignitosa -ha ricordato Bindi- la crisi economica si è fatta sentire anche in Toscana e questa è l’occasione per le mafie per il riciclaggio del denaro sporco”.

La presidente Bindi ha sottolineato come la ‘ndrangheta ha in mano anche in Toscana “il grande affare della droga e con il denaro ricavato penetra poi nell’economia legale”. In Toscana, ha affermato Bindi, “c’è consapevolezza di questa realtà legata alle mafie, che va tutt’altro che sottovalutata. La mafia si combatte sul piano del contrasto e della prevenzione, ma anche sul piano civile, sociale e politico. C’è necessità di questa attenzione da parte dei cittadini, degli imprenditori, dei professionisti, degli amministratori”. “Dire che c’è il rischio di infiltrazioni anche in Toscana è un modo per fare del bene al territorio – ha dichiarato Bindi- perché così si contribuisce a creare gli anticorpi”.

Ecco, quando lo diceva Primapagina nei primi anni ’90, dopo che certe “infiltrazioni” erano emerse anche nelle relazioni al parlamento di Piero Luigi Vigna, all’epoca procuratore distrettuale antimafia, alcuni sindaci e dirigenti politici- in particolare quelli di Chianciano, la cittadina più esposta al rischio –  accusarono la nostra testata di fare allarmismo, di denigrare il territorio. In sostanza ci accusarono di fare i “gufi” o le “nuvole nere” come scrisse qualcuno che probabilente è ancora oggi tra i trombettieri del potere costituito. Che a distanza di un paio di decenni di mafia non ha mai parlato. Stavolta non siamo noi a dirlo, ma è una “compaesana” illustre, che presiede la Commissione parlamentare antimafia. Anche Rosy Bindi si è messa a denigrare il proprio territorio?

Allora si parlava di Chianciano come terminale di certe operazioni, poi finite puntulamente sotto inchiesta, ma anche di Montecatini, di Viareggio e di tutte le realtà economicamente più appetibili per le cosche per riciclare denaro. Nel 2008, a Cronache Italiane, il forum nazionale della stampa locale autogestita, organizzato da Primapagina a Città della Pieve il sindaco di Castiglione del Lago Carloia citando alcune lottizzazioni nel suo comune e in altri della zona parlò apertamente di “operazioni senza alcuna logica di mercato, spiegabili solo con dinamiche diverse, forse legate al riciclaggio di denaro” e lo spiegò con una domanda: “chi può permettersi di costruire decine di appartamenti o di villette per poi lasciarle invendute per anni? non certo le imprese che vivono del proprio lavoro, tantomeno quelle locali…”. Quante ne abbiamo viste di operazioni del genere in Toscana, in Umbria e ovunque?

Quanto alla situazione attuale, e alle infiltrazioni mafiose in Toscana nel 2017 le dichiarazioni di Rosi Bindi sono solo un sasso gettato nello stagno. E il fatto che una parte delle audizioni fatte oggi dalla Comissione antimafia sia stata “secretata” lascia intendere che l’iceberg possa essere più grande di quanto si pensi.

M.L.

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