TORRITA DI SIENA: IL FRONTE DEL NO ALLA FUSIONE CON MONTEPULCIANO ALZA IL TIRO

TORRITA DI SIENA – “Errare è umano, perseverare è diabolico”. E’ questo il titolo d un comunicato diffuso oggi dal Comitato cittadino torritese che si oppone alla fusione dei comuni di Torrita e Montepulciano e che annuncia una iniziativa pubblica per il prossimo 21 ottobre. Iniziativa che prende le mosse dalla richiesta avanzata dal Comitato di fare una “pausa di riflessione, slittare di 6 mesi l’approvazione della delibera e quindi aprire un confronto ampio e “vero” con la popolazione. Ma l’Amministrazione Comunale ha risposto picche , non ha accettato la richiesta e il 12 ottobre scorso ha approvato, a maggioranza, la delibera che dà il via alla fusione. Secondo il Comitato, tale approvazione è stata frettolosa. E anche il segnale della volontà dell’amministrazione Grazi e del partito di maggioranza di andare avanti comunque, senza sentire le ragioni di chi si oppone o semplicemente nutre dubbi sull’accorpamento di Torrita a Montepulciano. Gli stessi membri del Comitato nutrono dubbi sulla possibilità che possa esserci un ripensamento e che si possa dunque tornare indietro, ma.m dicono “il dado non è ancora tratto”. E nel comunicato rilanciano la battaglia per il NO alla fusione. Una battaglia che a questo punto sarà soprattutto tra le gente. Per vincere il referendum consultivo del 2018: “A noi torritesi resta solo far sentire sempre più forte la nostra voce di totale contrarietà. Non si può distruggere la storia millenaria di una comunità, per indirizzi politici del momento. Non sono le motivazioni di riduzione di sprechi che, come tutti sappiamo, sono nelle amministrazioni centrali e a Roma, che ci possono convincere a rinunciare al nostro Comune. Il referendum ci darà ragione!
Non ci spaventa il perseverare del sindaco che, anche in sede di consiglio comunale, continua a sostenere che l’esposto ai carabinieri è un atto dovuto. Quello che lui ritiene una falsità, cioè la chiusura del comune, è un dato di fatto. In caso di fusione il Comune sarà un altro, ha poco significato che rimanga nel Palazzo qualche ufficio decentrato, ai torritesi interessa che le decisioni politico-amministrative riguardanti la propria comunità vengano prese dai loro rappresentanti e non mediate da Montepulciano”.
L’intento del Comitato si legge nella nota – “è quello di informare la gran parte della cittadinanza, ancora all’oscuro del procedimento avviato, sugli effetti della fusione ed in particolar modo sulle conseguenze negative che andrebbero a gravare sulla popolazione; siamo convinti che i cittadini abbiano il diritto di partecipare attivamente ad un approfondimento che possa preparare le basi per una scelta consapevole”. L’iniziativa pubblica del 21 ottobre si terrà in piazza Don Giovanni Turchi (già piazza della Libertà).
Il manifesto che l’annuncia è inequivocabile: raffigura il palazzo comunale di Torrita con il cartello ‘vendesi’… Per il Comitato, questo significa la fusione. Al di là delle ragioni che possono indurre a considerare positivo un processo di accorpamento dei comuni, nel caso specifico è ovvio che tra Torrita e Montepulciano la parte del leone la reciterà inevitabilmente Montepulciano. Per questioni di dimensioni, di storia, di potere contrattuale e politico e se qualche ufficio resterà in in piedi anche a Torrita, nel giro di poco tempo il Comune unico sarà comunque Montepulciano. Come tra Montalcino e San Giovanni d’Asso sarà Montalcino.
Non è una fusione alla pari, tra due comuni di uguale forza e dimensione. Questo anche il sindaco Grazi lo sa. O dovrebbe saperlo. Per questo forzare la mano, non ascoltare le ragioni degli altri, andare avanti a testa bassa e lancia in resta potrebbe alla fine rivelarsi un boomerang anche per lui, per la sua amministrazione e per il Pd che potrebbe ritrovarsi isolato. In molte realtà (vedi i 5 comuni dell’alto orvietano nel 2014) la fusione al vaglio del referendum non passò. E il più delle volte non passa. Molto dipenderà però dalle modalità del referendum. Se verrà fatto, come è successo di recente ad Abetone, e come prevede la normativa regionale toscana, conteggiando la somma dei voti nei due comuni e non i voti comune per comune, ovvio che il NO ha poche chances. Perché il NO sarà soprattutto a Torrita e Torrita rispetto a Montepulciano è minoranza anche nei numeri, ha la metà degli elettori. Nell’orvietano 2 anni la somma dei voti nei 5 comuni avrebbe determinato la vittoria dei Sì, conteggiando invece i risultati comune per comune vinsero i NO perché in 3 comuni su 5 prevalsero i voti contrari.
“sei mesi di riflessione” per informare i cittadini?
Ci saranno ben due anni per farlo, ci saranno tantissimi incontri, confronti e iniziative, di cosa parliamo? inoltre ancora si insiste volendo far passare un messaggio non vero: Abetone e Cutigliano non sono stati obbligati dalla Regione a fondersi, ma è stata una libera decisione delle due Amministrazioni comunali; i Comuni di Montepulciano e di Torrita hanno scritto chiaramente nelle loro delibere votate recentemente dai rispettivi Consigli comunali, che il referendum sarà da ritenersi valido solo se in entrambi i Comuni sarà raggiunto il 50+1 dei consensi, più chiaro di così non so proprio come farlo capire, magari scolpendolo sulla pietra. Leonardo Marras, capogruppo PD in Consiglio regionale lo ha ribadito con molta chiarezza nel suo intervento nel corso dell’iniziativa agli ex-Macelli di Montepulciano, che mai la Regione si sognerebbe di interferire sulla scelta di due Consigli comunali ecc…. quelle del no sono solo opinioni preconcette e pretestuose, ma ovviamente legittime perchè ognuno gioca le carte che ritiene più opportune, bello sarebbe non usare carte truccate!!
Vorrei precisare che la delibera di intenti per la fusione, con le precisazioni sulla modalità dei referendum condivisa anche dai sostenitori del SI e stata presa dal Consiglio Comunale di Torrita all’unanimità e non a maggioranza
Il 50 più uno degli elettori è un concetto che non garantisce niente perché la fregatura sta nel sommare i voti dei due comuni.
Montepulciano circa 15.000 abitanti,Torrita circa 7.500 !! Giusta proporzione !! La regione non si immischia nelle cose dei consigli comunali ? da quando ? Già dimenticavo la Regione le impone !!
Sig. Pagliai,” le carte truccate” vengono giuocate in primis quando si decide che per amministrare con più controllo il territorio da parte di una struttura centrale,si decide che vinca il più forte, perchè il più forte è già conosciuto chi sia .Il più forte nel senso di economia e potere decisionale, dell’attrarre investimenti e tutto quanto ne consegue, e non ci metto solo questo ma anche il controllo sulle persone e sulle loro libere associazioni in caso di future necessità….mi spiego bene per quest’ultima ipotesi oppure a lei tale concetto non la sfiora nemmeno ? Parlo della sicurezza in presenza di eventuali necessità di questo tipo, dove il centralismo decide ed applica le sue decisioni. Il localismo e la sua cultura in una società globalizzata è destinato a scomparire e questo può rivestire lati negativi ma anche positivi a seconda dell’angolo visuale da dove si guardi. Togliere il controllo alle municipalità con accorpamento conseguente facilita-e non mi dirà di no- il potere decisionale di un organismo più grande soprattutto sulle forniture dei servizi alla popolazione.Ed i servizi come vede sono quelli dei beni di prima necessità come l’acqua,che per esempio pur avendo le popolazioni detto di no alla privatizzazione di un bene pubblico,ancora stanno aspettando l’applicazione delle disposizioni che ne possono conseguire.E’ la tendenza questa comune a tutta l’economia ed al potere decisionale di questa: il capitale si concentra semprepiù in meno mani, controllato sempre più da un numero ristretto di strutture, ma segna la vita di un numero semprepiù crescente di persone.Lei che difende tanto -almeno dal suo scritto sembra così-le decisioni prese dicono per un risparmio di costi da parte di organismi centralizzati,che hanno anche provocato una parte della crisi che viviamo anche nei nostri paesi, ha mai pensato a tutto quanto ho detto oppure lo ritiene una ” ca…volata ?”.Molte decisioni in passato sono state pensate ed indirizzate dalle autonomie regionali ed anche queste mi sembra che non abbiano avuto granchè come risultati. O no ?
Vorrei correggere un dato errato fornito nell’articolo: 5 anni fa nei comuni dell’alto orvietano vinse il NO anche a livello complessivo: I voti contrari alla costituzione del Comune unico furonoi 2.184, pari al 51,33 per cento, mentre i voti favorevoli sono stati 2.071, pari al 48,67 per cento.
Quasi tre anni fa, non cinque, chiedo scusa.