BRAVIO, PALIO DEI TERZIERI, SARACINO, RUZZI: RIVALITA’ VERA, PATHOS O FICTION?

martedì 30th, agosto 2016 / 11:22
BRAVIO, PALIO DEI TERZIERI, SARACINO, RUZZI: RIVALITA’ VERA, PATHOS O FICTION?
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Di manifestazioni e rievocazioni storiche basate sulla rivalità tra contrade, nel nostro territorio ce ne sono parecchie. Alcune sono anche di elevatissimo spessore sotto il profilo spettacolare. Tutte hanno radici storiche antiche che affondano nel medievo e nel rinascimento, un po’ come il palio per antonomasia. Quello di Siena. Ma di Palio di Siena ce n’è uno. Il resto è… fiction. Fatta bene in molti casi, ma fiction. E ogni tanto la discussione sulla rivalità vera o meno tra contradaioli, sul pathos delle disfide, sull’autenticità di certe tradizioni riaffiora.  Ne ha parlato su facebook, brillantemente come sempre, Riccardo Lorenzetti. E’ inevitabile e giusto che succeda. Perché si tratta, comunque, di manifestazioni importanti. Il Bravìo delle Botti di Montepulciano e il Palio dei Terzieri di Città della Pieve, per esempio richiamano entrambi diverse migliaia di spettatori. Non solo nel giorno della sfida, ma anche nei giorni precedenti.

In entrambi i casi il numero dei figuranti, la ricercatezza dei costumi, la cura dei particolari (capigliature, barbe, armi, per gli uomini, monili per le donne..) sono superiori addirittura al palio di Siena. I cortei storici del Bravìo e del Palio pievese, ma anche tutte le manifestazioni preliminari (il Corteo dei ceri a Montepulciano, o il mercato e le battaglie tra sgherri a Città della Pieve) sono strabilianti e riescono veramente ad evocare atmosfere di 500 anni fa. Sono superiori e più curati del “contorno” del Palio di Siena, perché a Siena quello che conta è la corsa. Il palio. Non il contorno. E nemmeno l’audience turistica… Palio-dei-terzieri-città-della-pieve

A Montepulciano e Città della Pieve, due città per molti versi speculari e dirimpettaie, sentinelle sulla Valdichiana e culle d’arte e di storia, patria di illustri personaggi, invece le due manifestazioni significano molto anche e soprattutto in termini turistici. La gara conta, sì. Ma per pochi. E tre giorni dopo, esauriti gli sfottò per gli sconfitti, tutto torna come prima. E se ne riparla l’anno dopo. A Siena no. A Siena il palio non finisce mai.

Manifestazioni  come il Bravìo o il Palio di Città della Pieve, sebbene attingano a tradizioni antiche e conosciute, quindi abbiano un substrato storico autentico, tanto “storiche” non sono. Infatti sono nate negli anni ’70, cioè 40 anni fa soltanto, per iniziativa di qualche volonteroso, di solito dei preti… Le contrade sono magari il frutto e il lascito delle antiche divisioni della città in quartieri (quello dei nobili, quello dei chierici, quello del popolo o di determinate corporazioni e determinati mestieri… ) ma la rivalità tra esse è cosa assai recente e per lo più inventata ad uso e consumo della manifestazione stessa… Il pathos c’è, ma è più o meno come il tifo calcistico. L’appartenenza contradaiola non è nel sangue, come a Siena… E’ cosa recente. Acquisita. Indotta dalla voglia di fare qualcosa. A Montepulciano o Città della Pieve nessuno ti battezza in contrada. E se lo fa esagera. Scimmiotta qualcos’altro…

E tra le due manifestazioni (Bravìo e Palio pievese) se ce n’è una che echeggia di più le atmosfere senesi, anche nei canti contradaioli, è quella umbra. Non a caso forse, dato che Città della Pieve, pur essendo “papalina” ha sempre guardato a Siena e ai Ghibellini e ha una struttura architettonica tipica senese, mentre Montepulciano di Siena è sempre stata rivale e nemica ed è senz’altro più medicea che filosenese.

Insomma a Montepulciano e a Città della Pieve si fanno due bellissime cose, che però sembrano un film e hanno poco a che fare col pathos… Due rappresentazioni teatrali in larga scala, su palcoscenici straordinari e di grande suggestione a prescindere. Figuriamoci alla sola luce delle torce e con il rullo di tamburi in sottofondo…

La Giostra del Saracino di Sarteano, che è più antica di quella di Arezzo, sotto questo aspetto è più autentica. Lì il pathos e la rivalità sono più forti. Un po’ perché i sarteanesi sono più sanguigni, più popolo, e meno altezzosi dei poliziani e dei pievesi, un po’ perché il Saracino si faceva già negli anni 20-30 e poi negli anni ’50 e ’60…  La versione recente, dopo una ventina d’anni di stop, fu ripresa nel 1982, quindi qualche anno dopo la nascita del Bravìo e del Palio dei Terzieri , ma la tradizione c’era già ed è, per questo, più robusta e la rivalità più sentita e viscerale.

Lo è meno quella dei Ruzzi della Conca di Chiusi Scalo, manifestazione nata dal nulla nel 1981 per iniziativa – come al solito –  del parroco Don Vasco Della Lena. I Ruzzi sono anche l’unica manifestazione che non rievoca il medioevo o il Rinascimento. Ma tempi più recenti. Quelli della nascita della cittadina, tra la metà dell’800 e la belle epoque… Anche qui 5 contrade, bandiere, tamburi e una disfida non con botti, cavalli o arcieri, ma con una palla e un bracciale di legno, gioco che si praticava negli sferisteri, come il tamburello o la palla a pugno. E la rivalità dura lo spazio della festa e riguarda quasi esclusivamente i ragazzi nati dopo l’81… Loro un minimo di appartenenza la sentono. Per gli altri è semplicemente una festa di paese. Certo la scenografia, rispetto a Montepulciano e a Città della Pieve è più dimessa e meno suggestiva. Ma è pur vero che da Montepulciano o da Città della Pieve per prendere il treno devi andare a Chiusi Scalo…

m.l.

 

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