BETTOLLINI APPROVA IL PIANO REGOLATORE E INCASSA APPLAUSI DALLA DESTRA. 5 STELLE, FIORINI E SINISTRA ESCONO ALLO SCOPERTO…

mercoledì 20th, aprile 2016 / 11:50
BETTOLLINI APPROVA IL PIANO REGOLATORE E INCASSA APPLAUSI DALLA DESTRA. 5 STELLE, FIORINI E SINISTRA ESCONO ALLO SCOPERTO…
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CHIUSI – Piano piano il clima elettorale si scalda.  Lunedì scorso il vicesindaco reggente Bettollini ha annunciato gaudium magnum e in diretta streaming l’approvazione del Piano Operativo, (cioè la parte attuativa del Piano regolatore comunale, quella che traduce in consumo di suolo le previsioni contenute nel Piano strutturale) che ha superato lo screening della Conferenza paesaggistica, la cosiddetta ‘Conferenza art. 21’ (composta da Regione Toscana, e organi ministeriali competenti). L’approvazione da parte del Consiglio Comunale di Chiusi, primo comune in Toscana ad avere un piano conforme alla nuova normativa nazionale e regionale, è stata sbandierata come un grande successo che arriva dopo 42 anni di attesa… Infatti il piano precedente risale al 1974. Ma non è che in questi 42 anni a Chiusi abbia governato qualcun altro. Anche se la ditta ha più volte cambiato nome (mai indirizzo, però). Quindi se ritardo c’è stato è da addebitare alla maggioranza, non certo ad altri soggetti. O al destino cinico e baro. Alla maggioranza e ai sindaci che via via hanno predisposto nuovi piani per poi affossarli come successe con Ciarini e Ceccobao.

Il Piano Strutturale che adesso ha pure le norme operative di attuazione non è esattamente la “colata” prevista alla fine del 2010, e lasciata in eredità da Ceccobao, appunto, ma prevede comunque nuove edificazioni in tutto il territorio e questo in una cittadina che perde popolazione ed è piena di cartelli “affittasi” e “vendesi”, con capannoni e impianti industriali per lo più ormai vuoti e dismessi, appare come una scelta discutibile e poco attenta alla realtà dei fatti. Il piano prevede anche procedure più snelle, per ristrutturazioni, adeguamenti, ampliamenti e ammodernamenti (le piscine per esempio o gli annessi agricoli). E c’è chi teme che ciò voglia dire mano libera e minor controllo.

Naturalmente Bettollini, che indubbiamente porta a casa un risultato, enfatizza e sottolinea il fatto che il Piano ha ottenuto l’ok della Conferenza Paesaggistica, indicandolo come una sorta di marchio doc, come la certificazione che il paesaggio è stato assunto quale elemento fondamentale e “regolatore” del governo del territorio. Con l’approvazione del Piano Operativo, a poche settimane dalle elezioni Bettollini  manda anche un segnale preciso alle forze economiche locali, al mondo dei professionisti, alle aziende che ruotano intorno al mercato delll’edilizia, da tempo bloccato e asfittico.

E non  a caso proprio ieri, un solo giorno dopo l’approvazione del Piano e dopo la conferenza stampa di presentazione del candidato della destra Salaris, ha incassato anche l’appoggio di Cosetta Quiriconi che nel 2007  fu eletta in consiglio per Alleanza Nazionale. Non gli ha fatto probabilmente un gran favore l’ex consigliera. Ora Bettolini dovrà spiegare e rispondere a chi lo accuserà di essere il candidato del Pd, ma anche della destra, quella vera, quella che a Chiusi c’è ma non si vede e certo non si sente rappresentata da un giovanotto catapultato da fuori come Salaris. Pare che anche Fabrizio Felici a lungo leader senese di Forza Italia, poi tornato all’ovile nel Psi, si stia adoperando per sostenere Bettollini e il Pd… I socialisti staranno nella lista, sotto il simbolo del partito di maggioranza, anche senza alcuna visibilità? Se la contropartita sarà accettabile, sì.

Mentre Bettolini, secondo la sua immagine di “uomo del fare” continua a approvare e inaugurare, avviare cantieri (il campetto al parco dei Forti, le opere di sicurezza idraulica a Montallese ecc..), si muovono anche gli altri. La consigliera uscente Rita Fiorini Vagnetti ha annunciato che lei sarà presente alle elezioni anche questa volta, ancora una volta con una lista civica né di destra né di sinistra,  in continuità con l’esperienza precedente.

E con Salaris dell’alleanza tripartita Lega-Forza Italia-Fratelli d’Italia e i 5 Stelle, le liste annunciate sono 3. Con il Pd quattro. Se uscirà fiori anche una lista “di sinistra”, saranno cinque.

I 5 Stelle faranno la prima uscita elettorale venerdì 22 aprile alla sala S. Francesco: si parlerà di Agricoltura, ambiente e verde pubblico, con la presenza di due deputati pentastellati: Chiara Gagnarli e Filippo Gallinella. Sarà anche l’occasione per sentire in diretta la candidata a sindaco Bruna Cippitelli.

Il giorno prima, giovedì 21, all’ex cinema Eden (ore 21) assemblea pubblica convocata dal Comitato cittadino “Democrazia e Partecipazione” nato sull’onda del referendum No Triv di domenica scorsa. L’obiettivo è verificare sul campo se c’è spazio, volontà e forza per mettere in campo una nuova formazione che riconquisti spazi di confronto, di proposta, partendo da un’ottica di sinistra o comunque da valori come la difesa della Costituzione, la tutela dell’ambiente, il lavoro, la cittadinanza e l’accoglienza, la solidarietà…

L’iniziativa, a 15 giorni dalla scadenza per la presentazione delle liste, ha il sapore dell’ultima spiaggia, della extrema ratio, del tentativo quasi disperato di riappropriarsi della politica in un paese in cui la politica è ridotta a tifo da stadio o semplice rincorsa al tornaconto. Di spazio politico ce n’è. Ci sono praterie. Ma i dati delle elezioni precedenti (le comunali del 2011, le politiche 2013 e le regionali 2015 ) e del referendum di domenica scorsa dicono che lo spazio elettorale invece è poco. E da suddividere tra tutti i soggetti che si contrappongono al Pd. L’impressione è che nessuno di questi soggetti possa oggettivamente (anche per i nomi dei candidati a sindaco) aspirare a vincere, quindi la battaglia sarà solo per la conquista dei 4 seggi di minoranza. Che alla fine della fiera, con questo sistema elettorale, contano poco o nulla.

L’avversario numero uno per Bettolini sarà il NON VOTO… Se Scaramelli, nel 2011 prese più del doppio dei voti della Primavera (che fece comunque un exploit), lui potrebbe scendere sotto a quota 2.000 (perché il Pd non è quello del 2011 e il trend è questo) e vedere lo scarto con gli avversari diminuire parecchio. Vincerà probabilmente lo stesso, ma una vittoria con 2.000 voti su 6.000 non sarebbe certo esaltante, sarebbe una vittoria di Pirro, mutilata e “macchiata”. Direbbe che la maggioranza della popolazione non sta con lui. La quota di “astensioni” dal 2002 in poi si è sempre attestata intorno al 30%, sfiorando il 40% alle regionali e il 70% al referendum… Quello è il serbatoio da cui tutti possono estrarre il jolly.

 

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