LAURA FATINI E I SUOI FRATELLI, UNA RICCHEZZA PER IL TERRITORIO

Non conosco personalmente, se non di vista, Laura Fatini. Ma ritengo che si tratti di una delle figure che costituiscono la ricchezza di un territorio. E’ una autrice e regista teatrale e ha una produttività tale che anche il compagno Stachanov farebbe fatica a starle dietro. Produce e mette in scena 4, 5 spettacoli all’anno. Che non sono bruscolini. E lo fa spaziando tra testi suoi e testi sacri, nel senso di “classici”. Solo negli ultimi 12 mesi si è cimentata con il Piccolo Principe di Saint Exupery, con il Moby Dick di Melville e con L’Ispettore generale di Gogol, quest’ultimo messo in scena proprio nei giorni delle feste a Sarteano… Nel mezzo anche un paio di cosette sue: “Città“, con il monologo Emily e “Gli dei di Lampedusa” presentati uno a Sarteano e a Barcellona e l’altro a Chiusi per il festival Orizzonti.
E’ infaticabile Laura Fatini. E’ una giovane donna con il teatro nel sangue. Nel teatro evidentemente trova la sua dimensione. Peccato che tenda a fare, sempre, un teatro di sofferenza. Un teatro che… se lo spettatore non soffre, non si arrovella, non viene preso a schiaffi, non è teatro.
Lo dico con amicizia, senza alcuna acredine. Né tantomeno perché, personalmente, amo un altro tipo di teatro, diciamo di narrazione. Un teatro che mi diverto a fare con amici che ogni tanto mi assecondano – perché amici – come si assecondano i matti o gli anziani…Un teatro quello che piace di più a me che privilegia il racconto, la memoria, rispetto alla scena, alla teatralità e quindi, magari non esalta le qualità recitative degli attori o la ricerca filologica del testo….
Il teatro di Laura Fatini – non ho difficoltà ad ammetterlo – mi lascia talvolta perplesso. Fatico a comprenderne certe modalità, a comprendere certe chiavi di lettura dei classici . Però lo apprezzo comunque. Perché Laura ci mette sempre del suo. E mica è poco di questi tempi, in cui molti ci mettono la faccia, ma solo quando conviene. E se conviene.
Ecco, pur rimanendo a volte perplesso, dico che questo territorio è fortunato ad avere personaggi, anzi persone, come Laura Fatini. E’ fortunato per il fatto che persone come Laura Fatini siano rimaste qui, nel territorio: a fare teatro a Sarteano, a Montepulciano a Chiusi. Per il fatto che non siano andate via, fuggite come le rondini a fine estate…
E quando dico persone come Laura Fatini penso anche a Gabriele Valentini, che frequentemente è suo sodale, a Carlo Pasquini, ai miei amici e spesso compagni di avventura Francesco Storelli e Gianni Poliziani, a Francesca Fenati a Francis Pardheilan, Manfredi Rutelli… Ma anche ai giovani, meno giovani e giovanissimi che tutti loro hanno indirizzato e portato a fare teatro. A Sarteano, negli Arrischianti, ce n’è una bella “covata”. Così come ci sono decine di musicisti sparsi in vari gruppi rock, pop, jazz he sanno il fatto loro e spesso accompagnano le pieces teatrali… Per lo più ragazzi e ragazze under 35, che sono una risorsa, una giacimento culturale da coltivare come un un roseto.
Il teatro o la musica che propongono, il modo in cui lo fanno può piacere o meno… Ma è fuori di dubbio che si tratti di una “eccellenza” di queste terre, che andrebbe valorizzata, cresciuta con pazienza, come si fa con i fiori rari. Senza per questo dirgli sempre bravi a prescindere, perché sono giovani e ci mettono tanto impegno. Si possono criticare, anzi vanno criticati, anche “stroncati” se necessario. E quando il risultato non convince. Miglioreranno, cresceranno più forti.
Però io ne vorrei vedere decine di Laure Fatini… Il nostro, che da questo punto di vista è un territorio già ricco, sarebbe un territorio ricchissimo. E guardate che fare teatro, fare musica, nei tempi della crisi, non è una passeggiata.
m.l.
Potevi tranquillamente aggiungere che noi tutti facciamo tutto con le nostre sole forze. I vari Cantiere, Orizzonti e vattelapesca a parole ci aiutano; ma in realtà siamo profeti in patria e non ci danno mai un soldo, un riconoscimento, un vero aiuto. Ci sfruttano e basta e creano i carrozzoni per poter stipendiare questo e quello (direttori, amministratori, uffici stampa, macchinisti e elettricisti). In pratica loro guadagnano (magari poco) sulle spalle nostre perché hanno da pagare belle cifre a Marco Paolini o a Iaia Forte. Con quello che danno a loro ci pagheremmo pure gli attori che non prendono mai niente. Scrivile Marco queste cose, anche perché non accadono solo qui, ma in tutto il nostro paese di merda: l’Italia.
X Anonimo.Allora se le cose stanno cosi,- e non ne ho il minimo dubbio-l’unica cosa da fare è quella di sfuggire al ricatto.Quale e come? Gridare forte e sputtanare, ed anche alla fin fine riuscire fare-se possibile- come fece il Sig.Serravalle che fece finta di star qui e si levò dalle palle……E visto che si capisce benissimo che non entra nulla,credo che l’amore per Chiusi per chi vi utilizza conti il giusto.Se contasse qualcosa i flussi sarebbero in parte diversi,e differenziati in maniera senz’altro più equilibrata, è un fatto anche di dignità per chi decide la spartizione dei pani e dei pesci, secondo l’appartenenza, meno secondo i meriti…..O no?
Facile far vivere gli altri di gloria e poi dar loro le briciole….ma è la stessa storia anche con altri che si prodigano.L’ho sempre affermato, e non solo io.Ma nulla cambia .Al massimo ci scappa qualche prebendina per qualcuno che pensa che in futuro salirà qualche scalino.Ma è grasso che cola….Poi alla fine si pensa in grande e di fare cultura inserendo Chiusi in un binario comune della via degli Etruschi con Cortona and Co.Povertà della politica, politica della povertà.
Aggiungo la mia stima per Laura Fatini che non conosco personalmente ma di cui ho visto il lavoro svolto con i ragazzi. A prescindere dal gusto, nei suoi spettacoli, il loro impegno e la loro devozione è palese. Valori non facili da raggiungere a meno che non si abbia una guida valida, che motiva , sprona e,in una parola, fa le cose per bene. Che non avesse appoggi economici, purtroppo, lo immaginavo e proprio per questo, ancora di più, tanto di cappello
Il Paese ha il colore e l’odore che i suoi cittadini (tutti!) gli danno.
o quello che gli danno coloro che “governano” il Paese, i paesi e i teatri?