CHIUSI, IL PRESEPE VIVENTE A STALINGRADO

martedì 29th, dicembre 2015 / 12:55
CHIUSI, IL PRESEPE VIVENTE A STALINGRADO
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CHIUSI – C’era una volta Montevenere. O meglio Montevenere c’è ancora, ma non è più quella d una volta, mettiamola così. Un tempo Montevenere era la frazione più rossa del comune. La chiamavano Stalingrado. Quando c’erano le elezioni il risultato di Montevenere si sapeva in anticipo. C’era poco da sbagliarsi. Erano tutti comunisti. Gli altri si contavano sulle dita di una mano, massimo due. Ora, è vero che anche Stalingrado si chiama Stalingrado solo 6 giorni all’anno, in ricordo della gloriosa battaglia del ’42 contro i nazisti e non è certo la stessa (dal 1961 è Volgograd). Ma anche Montevenenere è molto cambiata. O comunque ha un colore più tenue, come si addice ai tempi nuovi. Talmente cambiata da trasformarsi da fortino rosso che era, in un presepe vivente. Un giorno all’anno. Ma sempre in un presepe, con tanto di Madonna, bambinello e San Giuseppe, angioletti, pastorelli, falegnami, pescatori e Magi venuti dall’Oriente. madonna presepe

Niente di scandaloso, per carità, ci mancherebbe altro. Del resto anche nelle case dei comunisti si è sempre fatto il presepe. Però, vedere i compagni (ma neanche tanto vecchi, poi) che un tempo diffondevano l’Unità, facevano le campagne elettorali e tenevano aperta la sezione del Pci con interminabili riunioni, starsene lì, al freddo, nella nebbia, a far finta di segare un ceppo di legno, o a pascolare una pecora come le statuine, fa un po’ effetto.

Ai tempi del compromesso storico berlingueriano molti di quelli che oggi fanno il presepe vivente, storcevano il naso: “non sarà una fregatura questa accozzaglia con la Dc?”, dicevano. E noi, giovani di allora, che eravamo sempre in minoranza e venivamo da altre storie, a spiegare che invece si poteva e si doveva fare, perché l’unità delle forze popolari e antifasciste ecc. ecc….

Oggi te li ritrovi nel presepe e qualche domanda te la fai.culicchi presepe

Vero che Montevenere è una frazione di tradizione contadina. E che la tradizione contadina, anche nelle zone rosse, ha sempre mantenuto legami e suggestioni che hanno a che fare con la religione. Non fosse altro per i santi che popolano e scandiscono il calendario e quindi finiscono per identificare le stagioni, le scadenze, i riti, il passare del tempo…  Tutto vero. Ma il presepe vivente a Montevenere non è come quello di Monteleone d’Orvieto, che era terra papalina…  A Montevenere l’effetto è più deflagrante. Anche a Chiusi centro storico, tutto sommato sarebbe stato più… normale.

A Montevenere meno, diciamolo. Un po’ come se Salvini si mettesse ad organizzare una festa del popolo migrante in una frazione di Orzinuovi.

Il presepe vivente a Montevenere è il segno dei tempi. Un segno inequivocabile di come certi mondi, prima distanti ma fieri di esserlo, si sono via via annacquati, mischiati, diventando un’altra cosa molto diversa, molto più informe, meno riconoscibile a prima vista. Come gli organismi geneticamente modificati.

Ai tempi di Renzi, la sinistra che in passato urlava contro i padroni e contro i preti, adesso va in processione e partecipa al presepe. Lo elegge, il presepe, a simbolo di identità, di partecipazione… ragazze presepe

Nessuno tra i figuranti, vestiti – tranne San Giuseppe, la Madonna e i Magi –  in abiti contemporanei, da campagna, aveva in tasca l’Unità, rimasuglio dei tempi che furono. Magari una copia rimasta lì, in quella giacca rispolverata per l’occasione, dal ’77 o giù di lì… Adesso anche l’Unità non è più il giornale che era. Adesso l’Italia non è più una Repubblica democratica fondata sul lavoro, ma una repubblica fondata sul presepe.

E poco importa se i personaggi del presepe erano profughi palestinesi in fuga, braccati da un esercito straniero di occupazione, che tutti i pastori, i pescatori,  che accorsero alla grotta di Betlemme erano mediorientali, come lo sono i siriani, gli egiziani, i libici, gli iracheni o i curdi di oggi. E poco importa se l’esercito straniero di occupazione che braccava e inseguiva Giuseppe e Maria per uccidere Gesù era l’esercito di Roma. Una Roma pagana e imperialista…

Di questi aspetti molti presepi non parlano. Qualcuno sì, per la verità: il presepe monumentale del terziere Castello a Città della Pieve quest’anno affronta seriamente e in maniera straordinaria il tema dei migranti e di ciò che sta succedendo in Africa e nel vicino Oriente. Merita una visita.

Francamente non so se il presepe vivente a Montevenere abbia in qualche modo sfiorato questi temi. O sia stato solo una giornata di festa e di ritrovo. O un modo, l’unico alla fine,  per tenersi vivi. Per riaffermare e consolidare il senso e il legame di una comunità. Che sono cose giuste e che a una comunità servono.

Però, proprio per la storia particolare di Montevenere, anche il presepe  me lo sarei aspettato un po’ diverso… No, non parlo dei costumi…

Marco Lorenzoni

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