CHIUSI, METALZINCO: OPERAIO LICENZIATO REINTEGRATO DAL GIUDICE. LA CGIL: “CON IL JOBS ACT NON SAREBBE STATO POSSIBILE!”

CHIUSI – Fu “ingiustamente licenziato”. Lo dice il giudice del lavoro di Siena Elio Cammarosano che con sentenza del 28 ottobre scorso ne ha annullato il licenziamento e ha ordinato all’azienda la reintegra nel posto di lavoro. E’ la vicenda dell’operaio Massimo Mancini licenziato dalla Metalzinco di Chiusi il 30 dicembre 2014.
L’azienda è stata condannata anche al pagamento di una indennità risarcitoria commisurata all’ultima retribuzione globale di fatto, dal giorno del licenziamento fino a quello dell’effettiva reintegrazione nel posto di lavoro, oltre al pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali per lo stesso periodo.
La notizia è stata resa nota in questi giorni dalla Cgil che ha sostenuto il lavoratore nella sua vertenza e ha dunque ottenuto vittoria: “è stata fatta giustizia e si è restituita al lavoratore la dignità che si merita” scrive la Cgil che aggiunge: “Se Massimo Mancini fosse stato un nuovo assunto con il Jobs Act, pur avendo avuto ragione dal giudice del lavoro, non avrebbe avuto la possibilità di riavere il proprio posto di lavoro che ingiustamente gli era stato tolto”.
Una battaglia vinta, dunque, ma anche la constatazione amara che con le nuove norme l’esito non sarebbe stato identico.
Per la cronaca, Massimo Mancini al momento del licenziamento era delegato sindacale e rappresentante della sicurezza per i lavoratori. Non un operaio qualsiasi. E la sentenza lascia intendere che la “giusta causa” potesse nascondere in sostanza la volontà di estromettere dal processo produttivo un elemento sindacalizzato.
Una storia individuale, certo. Ma paradigmatica della situazione che si sta determinando nei luoghi di lavoro tra crisi vera e voglia di far piazza pulita delle conquiste sindacali degli anni ’70…
Cosa pensano di questa vicenda gli iscritti e militanti del PD ? Sarebbe interessante saperlo,così come sarebbe interessante sapere cosa ne pensano i colleghi dell’operaio in questione.
Quanti sono a Chiusi gli iscritti al pd? (Ho la sensazione che, in termini numerici, sarebbe un pensiero trascurabile)…
Buongiorno, parlo da figlio di imprenditore, ma allo stesso tempo socio delle nostre aziende. Premesso questo voglio far capire,a chi mi legge,che se tutto va bene buona parte si deve ai nostri operai,agli impiegati,ai consulenti e al saper fare dello stesso imprenditore,che ci mette il tempo,i proventi degli utili,le capacità e un pò di fortuna. Sono estremamente convinto che il giudice del lavoro abbia fatto il proprio dovere,così come il lavoratore che si è difeso da un ingiusto licenziamento. Ma se il datore di lavoro investe su un dipendente efficace, bravo, utile come fa poi a licenziarlo? Non c’è Job acts che tenga,ognuno i propri doveri e diritti. Non c’è bisogno del Renzi di turno per capire questo, ma bisogna spiegarglielo. La politica non aiuta i rapporti azienda/dipendenti. C’è bisogno di confronto serio e proficuo con le parti sindacali,che non difendono solo i lavoratori,ma aiutano, all’occorrenza,anche le imprese piccole,medie o grandi che siano. Buon lavoro
Si Marco, ma fino a quando è codesta storia della quantità di iscritti e di militanti ed il voto che si è trasformato nel tempo in un solo fatto di adesione senza partecipazione perchè le istanze della politica sono veicolate solo dai media e quindi chi le fabbrica ad hoc fa pensare alla gente che sia quella la partecipazione,si evita che la gente partecipi e nello stesso tempo la gente che vota i gruppi dirigenti che si possono permettere tutto,non si risolverà mai nulla,Il PD sarà un partito avulso dalla realtà, con partecipazione zero o quasi, mentre intorno la politica fa cambiare le cose,le condizioni di vita, le situazioni di ognuno. Che strategia è questa? Penso che non ci voglia nulla a capirlo a chi porti l’acqua codesto mulino e chi sia il partito che ne stia dietro perchè codesto si chiamava una volta con nome e cognome, oggi si chiama diversamente ma i contenuti sono sempre quelli.Ed allora gli elettori dovrebbero capire che finchè danno il loro assenso in quella maniera, nulla cambierà, anzi peggiorerà, ed è quello che attualmente il PD non vuole fare apparire attraverso una propaganda stressante che sentiamo veicolata dai TG tutti i giorni per portare la gente al punto di pensare che se Renzi arretra, arretra l’Italia.Personalmente il mio modesto avviso è proprio il contrario di tutto questo.L’ho detto molte volte che come alla fine si stà vedendo che la sedicente sinistra sotto falso nome si allea per governare con gli ex missini di Alfano che prima erano stati parte dei Governi Berlusconi e di fronte al pericolo che se la destra sia sconfitta, rientri -come sta avvenendo (vedi la manifestazione di Bologna) la sua volonta di unirsi e di marciare verso il Governo:Ritengo che non ci dovremmo meravigliare se intervenissero per salvare Renzi ed il PD formando un asse coeso fra tutti e si spartissero il bottino.Ecco perchè ho parlato precedentemente di un nuovo CLN che non guardi più e metta dietro le spalle le differenze dei partiti ai quali il PD distribuisce le briciole e si faccia convergere i voti sul partito maggiore di opposizione -dove dentro c’è di tutto beninteso-ma con grosse probabilità di impensierire davvero chi guida la nave.Verso gli scogli più di così la gente non può andare nonostante” l’Italia che riparte” dicono loro raggianti di fiducia. Io questa l’ho già chiamata ”decrescita lenta”,Ne ha parlato anche Grillo intervistato sulle elezioni di Roma se per caso vincessero i 5 Stelle, parlando dei tempi duri che attendono la capitale.Ma le lotte di liberazione lo si sà sono sempre dure,si corre il rischio di ricadere in situazioni anche peggiori,ma forse alla fine la gente che vede che non ha spazio di vivere in un paese civile si ribella e quasi sempre vince.Credo che sia l’unica maniera per levare di mezzo questi partiti ormai ridotti a zavorra che con i loro clientelismi hanno affossato e vorrebbero continuare a stare alla greppia.Può sembrare semplicismo, populismo, qualunquismo? Forse lo è anche, ma gestire la complessità non è mai facile ed abbiamo visto che fin’ora non è stata gestita a favore della gente comune.In nome e per conto di questa, ,ma falsamente.
Condivido pienamente il discorso di Gianclaudio.Il risultato aziendale è la somma di più fattori e questo succede da sempre.La politica per come si è ridotta,addivenuta a solo spettacolo, il più delle volte per annebbiare le menti, ritiene-soprattutto in tempi di crisi- che le parti più deboli possano essere tagliate ed affettate secondo principi spesso cari ad imprenditori che guardano esclusivamente il loro profitto non capendo che poi alla fine anche questo si rivolta contro loro stessi.Purtroppo tutto questo sconta una cultura tipica dell’Italia e da chi ha contribuito a portarla avanti.Io- alla fine per non farla troppo lunga-ritengo che chi lavora debba avere la sua parte che gli consenta di vivere con dignità e chi dà lavoro debba concertare la sua politica di investimenti con i rappresentanti dei lavoratori e dividere e trovare il modo di far partecipare questi ultimi ai profitti dell’azienda.Il contrario di come avviene quasi sempre, ma avviene questo contrario perchè le regole, le leggie le disposizioni, la teoria e la pratica di tutto questo privilegiano solo certi tipi di politiche.I governi dell’Italia hanno prodotto questo in 60 anni di vita.I problemi non sono mai semplici ma non si risolvono nè con la contrapposizione nè con l’egoismo di ognuno che sta da tutte le parti.sia chiaro questo, e non da una parte sola.ma succede questo perchè nel cosiddetto mercato del lavoro(che a detta mia non si dovrebbe nemmeno chiamare mercato poichè tale parola sovraintende un etica ben precisa) le parti più deboli sono quasi sempre coloro che hanno più bisogno e di fronte a questo diventano spesso parti più ricattabili.Chi non accetta tali ricatti lotta per la propria sopravvivenza così anche come fanno anche diversi imprenditori che si trovano di fronte al problema della concorrenza, di come investire il profitto se ce n’è, e di come regolare il lavoro nelle aziende che hanno creato.Sono anche loro lavoratori, nessuno lo disconosce,ma le aziende sono state create anche e soprattutto anche dal lavoro di coloro che hanno investito le loro risorse e le loro volontà affinchè il fine debba essere comune e ripartito con giustizia.E fra questi i comparti operai che non possono essere variabili dipendenti,perchè dietro questi meccanismi ci stanno le persone.E’ questo che la politica ha fatto sempre finta di non sapere privilegiando spesso il più furbo ed il più forte, nonn il mpiù onesto,che fra l’altro anche fra gli imprenditori spesso si trova a scontare politiche che gli si rivoltano contro.Ma è il sistema costruito in quel modo che produce questo.
XGianclaudio. Quello che dici è molto di buon senso ma le aziende non sono tutte uguali (per dimensioni, rapporti datore di lavoro/dipendenti…) e siccome il potere è ovviamente sbilanciato, nel tempo i lavoratori erano riusciti a conquistarsi dei diritti che ne avevano migliorato le condizioni di vita (ambienti più salubri, orario di lavoro, stipendi, licenziamenti regolati…).
Il caso raccontato nell’articolo è emblematico di come cambiando certe norme per il lavoratore cambi la vita. Nessuno, con un minimo di cervello, pretende che un lavoratore che si comporta male non debba pagarne le conseguenze ma per licenziarlo credo che sia giusto che ci sia un motivo valido.
Penso che sia prima di tutto una norma di civiltà ma con il jobs act è stata cancellata.
E per come la vedo io è un passo indietro pericoloso perché in azienda ci si sta da cittadini; il luogo di lavoro non può in nessun caso essere un luogo extraterritoriale in cui la Costituzione non ha valore.
Il tormentone “se il lavoratore fa il suo dovere, non ha nulla da temere”, unito a quello “altrimenti le aziende delocalizzano all’est” sono le due argomentazione pretestuose utilizzate per giustificare un provvedimento sbagliato, e anche pericoloso, come il jobs act. E dico io sbagliato e pericoloso prima ancora nei principi del demansionamento e del controllo elettronico a distanza, oltre che nell’abolizione dell’articolo 18. Nella prima affermazione sta il nocciolo del problema: in un contesto di squilibrio del potere contrattuale dentro l’azienda tra datore di lavoro e lavoratore, che in periodo di crisi è ancora più accentuato (il datore un altro lavoratore lo trova, il lavoratore un altro lavoro no) quei “doveri” finiscono per essere fissati di fatto tutti dal datore di lavoro, previsti o meno che siano dalla legge. Il lavoratore, ricattabile dal licenziamento, finisce solo per subirli. Soprattutto se l’accompagnamento di un lavoratore da un lavoro all’altro sbandierato dal Governo, non essendoci le risorse, sta solo sulla carta (falsa). La seconda affermazione, quella della delocalizzazione, non regge altrettanto. Significa infatti che occorre togliere diritti per evitare che le imprese se ne vadano. Beh se valesse questo principio allora potremmo tornare ai diritti che avevano i lavoratori allo scoppio della rivoluzione industriale due secoli e mezzo fa, così le imprese potrebbero avvantaggiarsene in maniera esponenziale e non andarsene. Anzi arriverebbero dall’estero probabilmente. Assurdo no? Io sono un militante, anzi anche un dirigente del PD. Solo nominalmente eh, perché nel PD non mi fanno dirigere un bel niente. Ho sentito il dovere di non tirarmi indietro davanti all’esortazione di Carlo Sacco, pur sapendo le risposte che mi attendono immancabilmente: e allora che ci stai a fare nel PD? Più volte ho risposto a questa domanda, poco interessante la risposta pur se sincera. Ciò che interessa a me è continuare una battaglia per la difesa del lavoro. Inutile? Velleitario? Forse. Ma sempre più utile, comunque condotta, visto che mi pare il problema proprio la mancanza di consapevolezza che vada fatto
Mi si scusino i refusi e l’italiano un po’ claudicante, ma la scrittura con il cellulare, unito al fatto che ci vedo poco, questo producono
Caro Di Meo,ricordo le esortazioni a cui ti riferisci, ma non pretendevo logicamente che tu le avessi condivise.Se tu le avessi condivise evidentemente avresti preso altre decisioni.Ma per amor di polemica solamente e assolutamente non per altri motivi,sommessamente volevo ricordare quello che tu già conosci molto meglio di me.e poichè gli argomenti, la conoscenza e la sensibilità non ti mancano, non voglio tediare i lettori con gli argomenti che il partito del PD ha prodotto sia al centro sia in periferia chiamandoli come provvedimenti innovativi e di ”sinistra”. Tutto questo -ma io parlo per me- sarebbe già stato sufficiente e sarebbe avanzato perchè da tempo io non ne facessi parte di quel partito.Ricordo che molti come Civati ed altri lo hanno lasciato molto oltre che la misura fosse colma e l’acqua aveva già parecchio debordato tale da formare un lago.Altri come Bersani ma anche come lo stesso Civati hanno costituito in buona parte anche la stampella di quel partito,tirati per i capelli ad approvare provvedimenti che avevano detestato ma che per amore di unità-a detta loro ma che non è cosa molto credibile con i tempi e le persone che corrono- avevano approvato prendendo litri di plasil per il maldistomaco.Ognuno ha la propria soglia di sopportazione ma ognuno ha anche la propria responsabilità politica.Ti dico subito e poi termino che stasera occasionalmente ho ascoltato Civati in TV ospite di Porro a Virus. A sentirlo parlare sembrava di essere in presenza di un rivoluzionario della Sierra Maestra al tempo di Cienfuegos, la cui precisa volontà-diceva lui- era quella di ricostruire una sinistra degna di tale nome.Fabio,lo sai anche te,qualche mese fa militava nel PD e c’è stato per anni….., hai capito di cosa stiamo parlando ? Quella sedicente sinistra è piena di vari Civati e di vari Migliore. ma ti ricordi cosa diceva Migliore? Adesso candidamente se lo interroghi ti risponde senza batter ciglio che ha scelto l’unità perchè il maggior pericolo sempre in agguato è ” il frazionismo”. Per te questi sono attendibili oppure no su quello che dicono e che fanno ? Non ho problemi a considerare onesti, positivi ed altrettanto leali i tuoi intenti politici e le tue volontà partecipative tese ad una costruzione di una società più giusta,su questo non nutro sinceramente dubbi, ma resto perplesso a concepirne la loro realizzazione dentro un partito come il PD attuale.E’ cosa vera che il messaggio che ci ha lasciato Gramsci è stato quello di ” lavorare da dentro”perchè è da dentro che spesso si riesce ad incidere di più sulle cose,ma oggi non sono più i tempi di una volta perchè il nostro nemico non è più nell’altro che ci sta di fronte, nell’altro della nostra stessa condizione che la può pensare diversamente da noi ma che le condizioni ce l’ha uguali alle nostre.Il nemico oggi si chiama ”uso dei media” e con quello si può cambiare la realtà e fermare anche il risveglio della gente.E secondo me il PD ne fa uso tutti i giorni, basta accendere quella scatolina a colori che è in tutte le case ed avere un minimo di spirito critico.Non posso assumere la facoltà ed ancorpiù la presunzione di esortare gli altri a scelte personali e comunque profonde del tipo che tu asserisci siano ” le mie esortazioni” ma sono altresì convinto che i miei discorsi
e le ragioni che ti ho detto tu le possa comprendere.Mi basta e ti rispetto,forse perchè sei più coriaceo di me e sai attendere, e sinceramente oggi questo non è poco….ti saluto.
Operaio licenziato e reintegrato. Con #JobsAct non sarebbe stato possibile #AdessoLoSai >> https://t.co/5VPiqYB0Wy https://t.co/aERR0GD82T