FABRO: SI TORNA A PARLARE DELLA VICENDA DELLE CENERI. I 5 STELLE DOPO 30 ANNI RIAPRONO IL CASO

venerdì 02nd, ottobre 2015 / 18:27
FABRO: SI TORNA A PARLARE DELLA VICENDA DELLE CENERI. I 5 STELLE DOPO 30 ANNI RIAPRONO IL CASO
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FABRO – Torna d’attualità una questione che circa 30 anni fa fece molto discutere a Fabro e dintorni. Quella delle “ceneri” usate come rilevato per costruire la zona artigianale e commerciale. E non solo. Questa mattina si è tenuta proprio a Fabro una conferenza promossa dal gruppo consiliare regionale dei 5 Stelle, con la presenza di alcuni parlamentari del movimento (Ciprini, Gallinella, Lucidi) per parlare, appunto di quello che è stato definito “il vergognoso interramento in loco di oltre un milione di tonnellate di ceneri di carbone”.  Il motivo della “riesumazione” del caso starebbe nel fatto che a distanza di circa30 anni sarebbe emersa una “forte radioattività” in quei terreni.

Da quanto si è potuto capire però il Movimento 5 Stelle non è sembrato molto informato sulla vicenda. Ha parlato, per esempio di “ceneri sepolte nell’omertà generale”. Non è proprio così. La vicenda ceneri fu molto dibattuta, e all’epoca, tra il 1986 e il 1990 fu oggetto di inchieste giudiziarie, di lunghe e corpose campagne di stampa e finì pure in parlamento per iniziativa dei deputati Edo Ronchi e Gianni Tamino, all’epoca eletti nelle file dei Verdi. Primapagina ne fece un “tormentone” per anni e prima ancora ne parlò il giornale l’Agorà di Chiusi. Le ceneri in questione provenivano dalla centrale a carbone dell’Enel a La Spezia.

Erano considerate semplici “inerti” ma dovevano essere trasportate e trattate nella posa in opera come rilevato, con molti accorgimenti per evitare lo spolvero, il dilavamento ecc. Enel pagava a peso d’oro chi si rendeva disponibile a smaltirle. E in quegli anni nella zona ne arrivarono milioni di tonnellate. A Fabro, in particolare, ma anche a Città della Pieve e a Panicale dove furono utilizzate per realizzare aree produttive, ma anche campi sportivi, piscine ecc (a Ponticelli e a Tavernelle per esempio). Dicevamo che Enel pagava parecchio per smaltire quel materiale. Solo a Fabro arrivarono in due tre anni oltre 45 miliardi di vecchie lire che finirono nelle casse del Comune e delle imprese impegnate nel trasporto e nell’utilizzo delle ceneri. Alcune imprese di trasporto proprio con il business delle ceneri si ingrandirono a dismisura, moltiplicando il numero dei camion e il proprio volume di affari. Tra queste anche l’impresa Dolciami di Tavernelle, il cui titolare fu trovato morto, carbonizzato dentro la sua auto, nel febbraio 2012. Probabilmente fu un suicidio. O forse no. La ditta è fallita ed ora è passata di mano.

Per anni, comitati ambientalisti e stampa hanno puntato i riflettori su quel flusso di ceneri, di camion e di soldi, ipotizzando anche il possibile occultamento, in mezzo alle ceneri di qualcos’altro. E qualche strano bidone è pure emerso qua e là… Ma poca roba. La battaglia per vederci più chiaro non ha mai dato esiti soddisfacenti. Anche perché osteggiata  a tutti i livelli. L’unica cosa che emerse con chiarezza fu il legame stretto, la connessione tra chi gestiva quel business e la politica, quella locale e non solo. L’azienda che costruì l’area produttiva di Fabro, ad esempio, risultò molto vicina al Psi (e ai suoi vertici nazionali). Il sindaco di Fabro di allora, Fortinelli, socialista, e il suo vice Fucili (Pci) non esitarono nei primi anni ’90 a cambiare cavallo pur di rimanere in sella, mettendo in minoranza il Pci, poi Pds  per allearsi con la Dc e la destra Lo stesso Fucili in seguito passò anche lui al Psi…

Le analisi, i carotaggi, le verifiche fatte a più riprese, ma a macchia di leopardo, mai in modo sistematico, sia a Fabro che a Città della Pieve o Panicale hanno sempre evidenziato valori di inquinamento nella norma o comunque sotto la soglia di rischio. Ma quelle ceneri non erano semplici inerti, perché l’Enel imponeva misure molto restrittive per il trattamento. Ad esempio, laddove venivano usate come rilevato, dovevano poi essere ricoperte con uno strato di terra di almeno 70 cm. Durante il trasporto dovevano essere bagnate e coperte con appositi teloni, per evitare che spolverassero al passaggio dei camion… Insomma non era roba del tutto innocua.  Ma per i comuni sembrava una manna: invece di pagare terra, sabbia e sassi per fare i rilevati, potevi usare le ceneri, gratis, anzi con il bonus sostanzioso che Enel garantiva. Per avere la misura del business che si creò, basti pensare che un Comune come Fabro che aveva un bilancio di circa un miliardo all’anno, si vide piovere in pochissimo tempo sul territorio oltre 45 miliardi… L’equivalente del bilancio di 40 anni e passa.

Se adesso il Movimento 5 Stelle ha nuovi dati sull’inquinamento e sul resto ben venga l’iniziativa dei 5 Stelle. Per fare chiarezza su certe questioni non è mai troppo tardi. La vicenda Eternit insegna…

 

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