CITTA’ DELLA PIEVE, L’AMBASCIATRICE DI CUBA: “LE NUOVE RELAZIONI CON GLI USA NON CI CAMBIERANNO!”

CITTA’ DELLA PIEVE – Nel chiostro di Palazzo Corgna, la chitarra di Luca Camerota diffonde le note di Besame mucho, sotto a una bandiera bianca, rossa e blu. C’è una bella folla. E un buffet con sangrìa, riso e altri “stuzzichini”…Sembra una festa in famiglia. Atmosfera conviviale, tranquilla, camice fuori dai pantaloni, shorts e minigonne, bermuda e qualche cappello stile Panama. fa caldo e le cravatte si contano sulle dita di una mano. Anzi le dita di una mano avanzano. Niente “etichetta”. Eppure lì tra la folla c’è un ambasciatore straniero. Venuto apposta per inaugurare una mostra di pittura. Non capita tutti i giorni di avere un ambasciatore straniero all’inaugurazione di una mostra a Città della Pieve. E se poi, quell’ambasciatore è il rappresentante in Italia di uno Stato che nell’immaginario collettivo ha rappresentato un punto di rottura, una grande speranza, un anelito di libertà e d riscatto rispetto al colonialismo, alla sopraffazione.L’occasione appare ancora più singolare e… ghiotta. L’ambasciatore in questione è per la verità un’ambasciatrice. Si chiama Alba Beatriz Soto Pimentel ed è la rappresentante della Repubblica di Cuba in Italia. Con lei c’è Jesus Caballero, responsabile culturale dell’ambasciata cubana a Roma. Sono a Città della Pieve per la mostra “Que linda es Cuba” organizzata dalla Pro Loco pievese. E in serata, dopo l’inaugurazione della mostra e il vernissage a Palazzo Corgna, l’ambasciatrice di Cuba assiste al Teatro degli Avvaloranti all’Opera lirica “Errori” e saluta sul palco la regista americana Karen Saillant e gli artisti arrivati da Filafelfia. Un altro piccolo, significativo messaggio di disgelo e di apertura, nel segno della cultura.
La signora Pimentel si mostra molto alla mano, sia nel discorso che pronuncia, a braccio in uno spagnolo comprensibilissimo, sia nell’accettare di rispondere a qualche domanda. Non tanto sulla mostra, che comunque vale una visita, quanto sulla situazione di Cuba, a poche settimane dalla riapertura delle relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti, preludio, forse, alla fine del “bloqueo”, cioè dell’embargo con il quale dal 1961 gli Usa hanno cercato di strangolare l’economia cubana. Ecco il testo della conversazione.
Signora Pimentel, tutti salutano la ripresa del dialogo Cuba-Usa… cosa significa questa “apertura”?
Significa che anche con gli Stati Uniti, Cuba avrà rapporti normali, così come li ha sempre avuti con altri paesi che non hanno il sistema economico-politico di Cuba e sono pure alleati degli Usa… Uno di questi è l’Italia per esempio… Noi abbiamo sempre rispettato gli Stati Uniti, ma esigiamo uguale rispetto della nostra sovranità, della nostra dignità e chiediamo che non ci siano ingerenze negli affari interni di Cuba… E’ dalla metà degli anni ’80 che Cuba ha avviato un processo di modernizzazione, e il nuovo clima con gli Usa è anche frutto di quel percorso… Per noi gli Usa sono un Paese vicino e l’anomalia era ed è il “bloqueo”, non l’apertura o e nrmali relazioni diplomatiche ed economiche… Noi cubani non siamo mai stati ostili al popolo americano. Sono stati i governi Usa a creare un clima di ostilità verso Cuba… Ma il mondo sta cambiando e dovranno cambiare anche i rapporti Usa-Cuba..
Il presidente Usa Obama tra poco dovrà lasciare, arriverà un altro presidente. C’è la possibilità che gli Usa cambino idea e strategia nei confronti di Cuba e si rimangino le recenti aperture?
Si tratta di vedere quale politica sarà più conveniente per l’amministrazione Usa, cioè se al nuovo presidente converrà di più avere buoni rapporti con Cuba o mantenere la vecchia linea di ostilità… Io la mia idea ce l’ho…
Signora Pimentel, per Cuba e i cubani c’è invece il rischio con l’apertura agli Usa, la fine dell’embargo e l’arrivo di un flusso di dollari, che tutto torni come era prima della revoluciòn?
No, perché “nosotros somos cubanos”. Siamo Cubani, abbiamo le nostra identità, le nostre convinzioni e resteremo cubani… Cuba non cesserà di essere Cuba. Noi cubani non siamo mai stati ostili al popolo americano. Sono stati i governi Usa a creare un clima di ostilità verso Cuba…
Il papa sudamericano, può aiutare il “disgelo”?
Il papa dice cose importanti… di grande effetto. Conosce la realtà latino americana… Può aiutare, sì… claro que sì…
Grazie, signora Pimentel, in bocca al lupo, a Lei e a Cuba. Anzi, Hasta la victoria! come le ha detto stringedole la mano un anziano “companero” sulla sedia a rotelle presente al vernissage pievese.
Prima col blocco durato decenni che ne ha ridotto e quasi strangolato l’economia, poi con la doverosa apertura,Cuba balza.sulla scena della politica-c’è sempre stata sia con le sue vicissitudini, sia col suo internazionalismo,sia con la sua volontà indomita di non cedere all’economia del dollaro, è e sarà un soggetto sotto osservazione checchè ne dica la sua rappresentante in italia. ”Nosotros semos cubanos” è una affermazione che può dire tutto e nello stesso tempo nulla, perchè nessuno immagino vuole campare sull’asfissia e sulla mancanza dei beni di consumo,ma il rischio è quello che corrono tutti i paesi che vedono stravolta la loro identità nazionale e la loro storia di convinto riscatto.E Cuba questa ce l’ha e la mantiene per adesso. Ricordo che quello che la gente auspica è di poter avere a disposizione una maggiore quantità di beni di consumo per la propria vita, ma dall’altra parte della medaglia c’è il rischio che l’economia del dollaro introdotta in una nazione povera,anche se questa ha dimostrato di avere una grande dignità come altri paesi anche occidentali non hanno mai avuto e che si sono posti in maniera fortemente critica verso di essa, riesca dall’educazione della sua gente a mantenere quell’equilibrio difficile fra consumo equilibrato e non corruzione che il potere dei soldi arreca alle classi dirigenti tutte e nessuna esclusa.Lo spettacolo è sempre presente e l’elenco lunghissimo di quei paesi dei paesi dove l’economia del dollaro ha corrotto l’identità nazionale producendo prima la perdita di valori e dell’idea di nazione e poi delle lotte fatte per conquistare l’indipendenza dai propri dominatori.Se ne potrebbe fare un lungo elenco, ed evidentemente la risposta della diplomatica è stata una risposta di prammatica, doverosa ed aderente alla situazione in cui si trovava.Certo, I casinò ed i bordelli di Fulgencio Batista e delle sue mafie scappate a Miami, eterno rifugio degli americani,contro cui lottarono i barbudos nella sierra sono un lontano ricordo oggi, ma occorre che il popolo non si dimentichi, perchè tanta gente è morta per affrancarsi dalla schiavitù e dal servaggio.e se non si ha una coscienza provata su tali valori il rischio è quello che in poco tempo si ritorni in una condizione di apparente modernità nella situazione in cui versano i paesi dell’America Centrale, vassalli e con èlites mafiose che li comandano, al servizio del padrone di sempre e vicino di casa.
Ovvio che le frasi dette dall’ambasciatrice di Cuba in Italia siano anche frasi di circostanza. Che non possono in alcun modo mettere in discussione la politica del suo governo e quindi anche il “processo di apertura reciproca” nei confronti degli Usa. Io non mi aspettavo che dicesse cose diverse, oltre la riaffermazione dell’identità, della sovranità e della dignità di Cuba e dei cubani. Però, già riaffermare certi concetti mi sembra un modo non subalterno e serio di porsi di fronte al nuovo possibile scenario nei rapporti con il potente vicino di casa…In Europa, per esempio, molti Paesi compreso il nostro hanno perso la propria sovranità (non solo monetaria) senza battere ciglio, anzi avallando e sostenendo pedissequamente le ingerenze e le politiche del “più forte”… Personalmente apprezzo di più il modo di porsi espresso dall’ambasciatrice Pimentel.
P.S. Ieri sera (domenica) a Città della Pieve uscendo da uno spettacolo teatrale, una signora mi si avvicina e mi dice che venerdì si è commossa, quando l’ambasciatrice cubana ha parlato alla inaugurazione della mostra di pittura di Palazzo Corgna e che si è commossa di nuovo leggendo, in questo articolo, le dichiarazioni di Alba Soto Pimentel e quella frase “nosotros somos cubanos”, perché quella frase “vuol dire un sacco di cose. Cioè che i cubani non si faranno fregare e che Cuba è ancora una speranza, oltre che la dimostrazione tangibile che si può avere dignità anche se si è poveri…”. Proprio vero, con tutti i sui problemi e i suoi difetti, Cuba è Cuba, e resta una speranza. Que linda es Cuba…
che viva cuba … è stata proprio una bella iniziativa e anche gli artisti non sono niente male consiglio tutti di fare un salto a palazzo della Corgna a città della Pieve
Sono stato a cuba nel 1997, due settimane cercando di vivere più possibile il paese, stando in mezzo alle persone,mi è capitato anche di muovermi in autostop all’una di notte per tornare a casa (oggi non so se sarebbe possibile). Quello che notai fortemente era la differenza tra le generazioni,chi aveva vissuto il colonialismo degli stati uniti e la rivoluzione aveva ben piantati in testa gli ideali di quel “nosotros somos cubani”, le giovani generazioni molto meno. Spero di sbagliarmi ma quelle giovani generazioni che già vacillavano allora non credo potranno resistere a lungo al brillare dei dollari e dei beni di consumo.
Anch’io sono della tua idea Luca ma detto così ai cultori ”dell’individuale e detrattori del sociale” sembrerebbe quella con cui hai terminato il tuo intervento ,una frase sfornata da coloro a cui premerebbe che la gente debba stare eternamente priva di beni di consumo e sottosviluppata poichè secondo loro sia in quello stato che si sviluppino le tanto deprecate condizioni rivoluzionarie.Invito tali categorie di persone-il più delle volte in cattiva fede-a pensare che ciò che l’economia impostata esclusivamente sui soldi produca nella mente delle persone che non hanno educazione o che crescono in tale sistema dove tutto intorno a loro parla tale lingua.L’arricchirsi diventa preminente ed è solo questione di tempo quella per la quale si perda ogni limite,ogni capacità di discernere la realtà e l’etica nei contenuti di una equilibrata qualità della vita e della socialità e quindi anche della concezione moderna dello stato.Stà succedendo nei nostri giovani questo figuriamoci in quelli del terzo mondo-anche se Cuba terzo mondo non lo è-lo era quando c’era Batista ed i suoi sostenitori scappati a Miami.E questo insegna su quali siano le pulsioni delle nuove generazioni oggi, i cui padri hanno conquistato col sangue l’indipendenza dal dominio coloniale.La Cina è di fronte a noi come esempio più lampante ed a nulla valgono le frasi impostate sul pragmatismo dei cinesi, il risultato ottenuto solo chi non abbia voglia di vederlo non lo vede;ma così è per tutte le zone del mondo che emerge dal sottosviluppo.Nessun sistema a leggere bene dentro le sue righe vorrebbe tenere gli uomini schiavi ma la prassi è la prassi, la teoria sta da un altra parte.E la prassi del capitalismo è quella che in quel sistema che domina il mondo l’uomo diventa il ”lupus”, una macchina per far soldi perchè il modo di resistere è solo quello di obbedire alle leggi sempre economiche,quasi mai morali, di poter arraffare uno spicchio più grande della torta nei confronti degli altri.Ed allora anch’io ho poca fiducia che l’equilibrio doveroso ed auspicabile fra bisogni reali, educazione a tutti,servizi garantiti a tutti, scuola per tutti ecc ecc si possano realizzare quando in una economia controllata penetra la legge del profitto e del massimo utile col minimo mezzo messo in campo.Con tutte le caratteristiche della modernità, ma fra poco mi aspetto ciò che sosteneva l’economia di Fulgencio Batista:prostituzione,casinò, hotel e tutto quanto ne consegue,che ormai sono un deja vu nella penetrazione del capitalismo e del consumismo sfrenato nelle persone.L’omologazione al modo di essere ed all’etica di una società è ormai generalizzato in tutto il mondo,e coloro che resistono,talvolta anche con le armi sono concettualmente fatti individuare come ”terroristi” e da parte dell’occidente si inventa anche si sana pianta storie per scagliarsi contro tali stati,comandati da satrapi con cui per decenni noi abbiamo trattato e siamo andati a braccetto per consentire uno sviluppo al nostro occidente e per reggere politicamente le sorti qua dentro .Questa è l’etica di cui noi in occidente siamo diventati spettatori, e spesso sono le grandi masse soprattutto in occidente,anche povere che difendono-o meglio sono usate-perchè subalterne a tale idea profusa da chi dirige e comanda ha assoluto bisogno di loro.Altro che ”nos otros semos cubanos”….La ricetta per far diversamente,resistere e svilupparsi ? Io non ce l’ho, ma coloro che hanno resistito per più di 50 anni alle soglie dello strangolatore statunitense se lo porranno il problema di cosa porterà quella penetrazione dell’economia del dollaro e che il potere-che ha la stessa natura in ogni manifestazione umana- per reggere strenuamente faccia assumere in ogni parte del mondo gattopardescamente ai suoi sudditi e quindi anche a Cuba, l’idea che con le nuove teorie si possa vivere in maniera migliore? Se tale teoria confortata dalla prassi sia giusta o meno ?Agli Stati Uniti che dal canto loro hanno sempre tuonato contro l’assolutismo del potere cubano e contro ogni stato autoritario e per la libertà di espressione e politica, stà a cuore un unica questione:quella che possano commerciare con gli altri stati e dell’assolutismo politico se ne sono sempre fregati.Vedi Irak, Iran, Corea del Sud,Thailandia,Malaysia e molti stati del Sud America.Tutti paesi dove la libertà politica è una pia illusione,tutte nazioni queste-ma cene sono anche molte altre- sotto il loro giogo militare e la loro diretta influenza ecnomicai.Il recente caso del Venezuela è emblematico:non tollerano gli stati che espellono le loro piovre quando il popolo a maggioranza decida di espellerle,e continuamente dopo si sforzano di riostabilire con ogni mezzo il loro dominio,e su tale loro terreno trovano adepti alla loro macchina della convinzione.E Cuba non sarà da meno, altro che ”nos otros semos cubanos…..”
Chiedo scusa ai lettori ma nella mia foga di scrivere e nell’errore che ogni tanto compio di non rileggere ciò che ho scritto ho saltato una frase che doveva essere apposta al 5° rigo del mio intervento dopo ”premerebbe” e cosi da leggere di seguito: dimostrare che le idee che si oppongano alle loro siano quelle che…la gente….
Chiedo nuovamente scusa.
Carlo Sacco.