CITTA’ DELLA PIEVE: UN CIPPO AL PAUSILLO E ALLA TOMBA DI SOLISMO SACCO PER RICORDARE LA LIBERAZIONE

Domani, 19 giugno a Città della Pieve è la festa patronale in onore di San Gervasio e Protasio. Ed è anche la festa per la Liberazione dal nazifascismo. Avvenuta appunto il 19 giugno del 1944, quando le truppe tedesche di occupazione appoggiate dai fascisti locali furono cacciate dalla città e spinte verso Chiusi e il Trasimeno. Nella città di Porsenna e nelle frazioni lacustri ingaggiarono scontri all’ultimo sangue con gli alleati fino alla liberazione anche di quei territori avvenuta tra il 21 e il 29 giugno. Le perdite furono ingenti da ambo le parti e alto fu anche il tributo pagato dai civili.
La storia dell’epopea partigiana del territorio raccontata e celebrata in questi 70 anni parla di atti di eroismo di singoli, gruppi, uomini e donne, attività tipiche della guerriglia al fine di evitare lo scontro diretto con la Wermacht che sicuramente sarebbe stato perdente per i partigiani e rifugiati nei boschi del Pausillo. La Brigata Risorgimento forte di oltre 200 componenti ebbe il merito principale di non consentire ai tedeschi di asserragliarsi sul Pausillo da dove avrebbe potuto controllare e contrastare più efficacemente l’avanzata delle truppe alleate. I tedeschi tentarono nella loro ritirata di prendere possesso della cima del monte ma dovettero desistere sotto il fuoco partigiano che in ordine sparso si riversava su di loro fino a far credere che la quantità della brigata partigiana fosse molto ben oltre il numero che la costituiva. Se i tedeschi fossero riusciti in quell’impresa e ne avrebbero facilmente avuto facoltà, ulteriore morte e distruzione sarebbero avvenute nel territorio e nelle frazioni più di quanto ci fu realmente, ed il detto che ‘’ al nemico che scappa occorreva fare i ponti d’oro ‘’ fu una condizione che riusci ad essere realizzata, anche se mancò una strategia organica nella gestione delle varie bande. Da parte dell’ANPI ( Associazione Nazionale dei Partigiani Italiani) di Castiglione del Lago è stato autonomamente deciso di piantare un cippo su quella cima del Monte Pausillo in memoria di quei momenti così tragici, che riassumesse il significato della lotta e del sacrificio di più generazioni nella lotta al nazifascismo. Il regime fascista che aveva segnato un ventennio buio nella storia d’Italia era ormai alla fine e nei suoi rantoli una parte di cittadini più coscienti insieme ad altri di ogni condizione sociale, contadini, borghesi, sbandati ed anche altro, sotto la guida e l’indirizzo del partigiani furono insieme a riscattare l’onore e la dignità del paese. E anche nei confronti degli “ostinati” in camicia nera, i partigiani si mostrarono non vendicativi, in questo sapientemente indirizzati e guidati da Solismo Sacco commissario politico della Brigata Risorgimento, che ci mise del suo per frenare il sentimento di rivalsa delle teste più calde e di coloro che avevano subito le angherie peggiori dal regime e dalle persone che per un ventennio erano state le più virulente in ogni campo delle relazioni umane nel territorio pievese. Tale fu la posizione costruttrice e responsabile di Solismo Sacco che aveva il timore che le azioni di vendetta innescassero ancora odio e gettassero benzina sul fuoco, per le quali solo i poveri avrebbero ancor più pagato come era stato nel ventennio precedente, anche se qualcuno dalle fila dei più scalmanati gli gridò più volte ‘’traditore’’ quando accompagnò a casa loro i capifamiglia fascisti rifugiatisi nella sua casa. Gente, che era notorio che aveva per venti lunghi anni mandato le squadracce a casa sua, ad arrestarlo con i carabinieri insieme al padre. Solismo Sacco li salvò dalla rappresaglia di un centinaio di popolo moianese radunatosi con mazze e coltelli ed attendendo che uscissero dalla sua casa, anche se parecchi dei salvati avrebbero senza alcun dubbio meritato qualche trattamento speciale…che in altre zone d’Italia hanno avuto nell’immediato dopo guerra per rivalsa di ciò che avevano compiuto.
Nell’occasione dell’apposizione del cippo al Monte Pausillo, un omaggio dell’ANPI alla sua tomba nel cimitero di Moiano sarà porto alle ore 10,30 del 5 Luglio p.v.
Carlo Sacco
Intanto, nessuno più ricorda i nomi e le storie di quei 70 pievesi morti durante il passaggio del Fronte. Loro, le vere vittime ed i veri eroi.
Credo che celebrare la liberazione significhi anche ricordare tutti quelli che in un modo o nell’altro ci lasciarono la pelle. Chi combattendo, chi cadendo sotto le bombe o le cannonate, chi per rappresaglia o fucilazione…
Parlo di quelli che stavano dalla parte giusta. Poi l’umana pietà può essere riservata anche a chi stava dalla parte sbagliata. Ma solo l’umana pietà.
Non è vero che nessuno li ricorda e fra coloro che hanno la memoria corta -dal momento che quest’ultima serve sempre averla per piegare la storia da una parte sola come è invalso fare in questi ulimi 20 anni di revisionismo storico dove abbiamo assistito a tutto-ci sono più che altro quelli che appartenevano ad un preciso schieramento polico, che è quello di coloro che LA GUERRA L’HANNO PROVOCATA, per la quale morte e distruzione hanno imperversato nel territorio pievese e del trasimeno .I veri eroi sono coloro che per riscattare l’ignominia del regime fascista misero a repentaglio la loro vita, armandosi ed andando al bosco.In quel tragico periodo abbiamo assistito anche a coloro che per salvarsi la pelle si buttarono con i partigiani all’ultimo momento mentre prima erano stati fascisti.Vittime poi ci sono state anche fra i partigiani nel nostro territorio.Vittime della follia nazista come le famiglie Mezzetti e Bruni ( 6 persone fucilate),Tanganelli Terzilio,Il ten. Angeli, le tre vittime di San Litardo,vittime indirette di spiate e delazioni,-da parte di chi l’opinione pubblica dell’epoca non ne faceva mistero-,ma anche molti altri. I morti civili della guerra è chiaro che sono da annoverarsi nell’elenco dei caduti durante il passaggio del fronte ed i bombardamenti. Ed a proposito di religiosi anche il parroco Don Pompeo Perai fu falciato dai mitra delle SS tedesche mentre si apprestata a soccorrere feriti uscendo dal rifugio in piena battaglia.Si sappia a proposito di questo fatto-e lo possono constatare tutti andando su Google a proposito di quando si parla della distorsione dei fatti- cliccando” preti vittime del comunismo”. In uno di questi siti che abbondano – ” http://www.ecclesia catholica”- è annoverato appunto anche tale prete Don Pompeo Perai di Città della Pieve ed all’altezza del suo nome sta scritto ”ucciso per rappresaglia partigiana”. Nonostante personalmente avessi più volte scritto a tale sito ed anche all’ANPI per far togliere di mezzo tale bugia,questo non è avvenuto.Per non rinfocolare una decennale polemica che serve solo a creare nelle menti di coloro che si professano indipendenti ed equilibrati e tali si ritengono, osservo solo che quando passa una guerra su di un territorio ci sono vittime e carnefici,ma occorrerebbe prima risalire alle responsabilità prima di giudicare.In quella luce probabilmente vedremo che gli eroi tanti non sono stati,molti sono saltati sul carro del vincitore e si sono improvvisati senza pecche e responsabilità sui misfatti ed atrocità del lungo ventennio ( quest’ultimi appartenevano ed appartengono ancor oggi sostanzialmente a quell’area politica che poi ha ristabilito piano piano le regole che vigevano prima ,tanto apprezzate dagli agrari e dagli industriali del dopoguerra (le lotte dei mezzadri nel dopoguerra lo testimoniano in tutta italia) si sono immersi nelle pieghe della burocrazia statale,si sono eclissati cancellando agli occhi dei più la loro convinta appartenenza culturale mai oggetto di autocritica, – ma appartenevano anche a coloro che pensando di essere discriminati e più che altro per paura e perchè a loro conveniva, si erano buttati nelle fila del PCI.).Tutta questa schiera ha contribuito a formare un elettorato di milioni di persone che dà il suo consenso politico col voto, buttandosi dietro le spalle ed ignorando quello che è stato e quello che la guerra ha provocato.Sono tutti questi coloro che dimenticandosi del loro passato fanno sì che il paese Italia probabilmente rischia che sia destinato a riviverlo in un non lontano futuro. Non sono molti quelli di cui personalmente mi ricordo i nomi ma comunque li voglio elencare per quanto riguarda Città della Pieve dal momento che il Sig. Massimo Neri col suo breve intervento ritiene che nessuno se li ricordi più,quasi come dire che invece i partigiani non sono degni di essere ricordati o come minimo nemmeno paragonati a coloro che sono state vittime, perchè quasi nulla hanno fatto.Tale è un pensiero comune al qualunquismo italiano frutto soprattutto della guerra fredda (almeno così ho interpretato il tono della la sua risposta e se ho sbagliato me ne scuso ).Fucilati nel Pievese: Pacifico Pierfranceschi(militare sbandato fucilato dai
fascisti,Lanzi Gina in Manganello,Donati Adelmo, Ten. Tassini Odoardo, Del Secco Enrico, Del Secco Ezio, Romani Alberto,Migni Gina(strage della Muffa).Feriti: Serg.Magg.Manca,Gioberti Walter,Pausilli Maria(strage della Muffa),Fiorentini Nazzareno,Eugenio Fonti.Altri civili del Comune sono periti sotto il bombardamento della Stazione di Chiusi.Strage della Muffa: Mezzetti Adolfo, Mezzetti Dante, Monachini Maria, Bruni Attilio,Bruni Francesco,Per non parlare poi dei contadini uccisi a Montebuono.Un altro pievese del quale mi ricordo il nome e per il quale non è mancata la solita polemica ormai presente ogni volta che si richiama la guerra e la resistenza in un recente passato,e perito schiantandosi a Tobruk, è il motorista aereo Gino Cappannini, che perì con Italo Balbo abbattuto da fuoco amico e precipitato appunto su detto aereoporto.
Sig. Sacco, come Lei ha correttamente detto, il mio è stato un breve intervento, ma, altrettanto correttamente, La prego di non “amplificarlo” a Sua esclusiva discrezione dicendo: “come dire che invece i partigiani non sono degni di essere ricordati o come minimo nemmeno paragonati a coloro che sono state vittime”.
Io non voglio assolutamente toccare il “tasto” dei partigianato locale, per doveroso rispetto verso coloro che fecero parte e perchè rifuggo tutte le annose polemiche che ha sin qui scatenato.
Ho voluto solo spendere alcune concise parole (per questo l’intervento è stato breve) in ricordo dei dimenticati, di coloro che finirono, inconsapevoli ed innocenti, nella tenaglia della guerra, trucidati per rappresaglia, vendetta o, più semplicemente, perchè si trovavano al posto sbagliato nel momento sbagliato.
Come il singolare caso di una zia e suo nipote, entrambi morti lavorando sui campi, la prima per una bomba d’aereo, il secondo spazzato via da un proiettile d’artiglieria.
Nomi che stanno da 60 anni su di una lapide corrosa dal tempo nel chiostro di Palazzo Orca, nomi e storie che, oggi, i più non conoscono minimamente.
Pievesi, come me. Solo nati sotto una cattiva stella.
Al di là dell’encomiabile scelta di ricordare Don Perai, credo che un solo cippo sul Pausillo non sia sufficiente alla bisogna: ne servirebbero altri 69 per tutti coloro che anche io e Lei dimentichiamo e facciamo anche confusione nel ricollocare geograficamente.
Quello che Lei chiama italico qualunquismo, e che da sempre il nostro popolo ne fa un uso smodato, è, secondo me, il generalizzare gli eventi della nostra storia e/o denotarli in un’unica direzione, qualunque essa sia. La storia del nostro paese, purtroppo, è stata spesso fatta aumentato o diminuendo la “luminosità dei soggetti”.
Per una volta mi piacerebbe che ognuno abbia la giusta luce , affinchè l’insieme rifulga del suo reale splendore.
Sig.Neri la ringrazio del suo intervento che mi dà l’occasione una volta per tutte di essere anche chiarificatore.Allora per precisare-se le parole hanno un senso-io non ho” scatenato polemiche nel passato” su tale argomento ma risposi solo alla faziosità di qualche interlocutore che a parer mio -ribadisco-pensava di rifare la storia svalutando certi fatti e valutandone altri.proprio come ho cercato forse di fare io ? Non direi proprio.Daltronte se personalmente ho i nervi sensibili a tali tentativi cosa ci posso fare? Dovrei cercare di essere più equilibrato di fronte alle tragedie per le quali non tutti hanno pagato in maniera di come si sarebbero meritati di pagare ed in base a questo hanno rifondato uno stato non molto dissimile a quello che doveva essere cancellato e che a scuola non ci hanno insegnato essere tale ? Tutto qui. E che, non avrei dovuto argomentare e lasciare in sospeso una questione sulla quale non ero d’accordo? Ho detto la mia a quel tempo ed in molte altre circostanze- ma non avrei dovuto argomentare ? Poi ad ognuno il proprio modo di vedere le cose, ci mancherebbe altro !Quanto a quello che lei non ha espressamente detto e che io le avrei messo in bocca,nel mio scritto (parlo dell’invalso fatto qualunquistico ecc ecc) ebbene credo che sia io che lei abbiamo un età nella quale possiamo ben capire quali siano i valori che disquisizioni di tal genere racchiudano anche se non vengono espressamente detti. Molte volte, -ed è proprio quello che volevo dire- ci si ripara dietro a forme che mostrano un malcelato tentativo di equilibrio e di apparire indipendenti,quasi fosse un doveroso rispetto per ognuno,indipendentemente da ciò che abbia fatto in vita.Codesta posizione -io credo che anche lei ne possa convenire- contiene quella ” umana pietas” per la quale uno come Daniel Mermet – giornalista emerito di France Inter- si è sentito di dire di fronte all’esposizione della sofferenza generalizzata della gente : ”Lo spettacolo della disperazione non può sostituirsi alla riflessione sul male e sulla questione della responsabilità politica”.Quando l’evento politico viene ridotto ad un patetico fatto di cronaca, LA PIETA’ PARALIZZA IL PENSIERO,L’ASPIRAZIONE ALLE GIUSTIZIA SI DEGRADA IN CONSOLAZIONE UMANITARIA.E’ LI’ CHE SI ANNIDA LA BANALIZZAZIONE DEL MALE”.Con tutto questo voglio dire che è giusto ricordare chi è morto,soprattutto gli inermi a cui lei faceva riferimento, ma ciò non deve essere-secondo me- un tentativo di mettere ognuno alla stessa stregua.Fra l’altro la Storia ha già dato il suo verdetto sulle vite distrutte in entrambi gli schieramenti come Lorenzoni ha detto,ed in tal senso le valutazioni sui singoli casi conosciuti dipendono molto dalla base dalla quale si parte.perchè non vuole parlare dei partigini Sig.Neri ? Nessuno è perfetto a questo mondo ben’inteso, ma una cosa è certa comunque ed è quella della responsabilità del regime che ha scatenato la guerra ed in tale responsabilità ci sono anche le perdite della vita degli inermi, gente comune gente di ogni pensiero politico, uomini, donne, vecchi e bambini.Cercare di trovare un qualsivoglia equilibrio razionale sulla moralità o meno di quanto è successo in tale epoca, equiparandola nel tempo a quella generale (perchè il tempo serve a dimenticare per la maggior parte dele persone e delle generazioni che ne seguono,chiaro ? i)e non usando gli opportuni distinguo che si dovebbe usare si approda inevitabilmente ad un fatto puntualmente politico che ha un determinato valore, ed è per questo che non credo che lei possa affermare che io ”lo amplifichi a mia esclusiva discrezione”.Ho parlato di fatti come le morti, anche di coloro che non conosco e che fanno parte della cronaca e della storia ed ormai alla veneranda età di 70 anni credo che sappia riconoscere dove si voglia andare a parare,anche se non lo si dica espresssamente e si rimanga dietro un apparente ed equilibrato modo di discorrere e di riportare i fatti.Sono fazioso? Non mi sembrerebbe.Faziosi sono coloro che pur avendo subito il giudizio inequivocabile della storia- come lo è stato per il regime fascista con le sue nefandezze-ancora tentano di accreditarsi agli occhi di una opinione pubblica allo sbando,per rifarsi di una verginità che mai hanno avuto, e lo fanno davanti a coloro che spesso fanno finta di non riconoscerli, seppure abitino in ” appartamenti attigui ” e che si sono sempre autoprotetti l’uno all’ombra dell’altro, tutti e due funzionali allo stesso fine, quello della supremazia di classe.Troppo forte il mio come giudizio le sembra? Pazienza. Non ci metto in tale elenco solo i partiti di governo italiano di 60 anni e chi li ha votati, ma anche coloro che attualmente formano il partito di maggioranza, non eletto per governare e che si proclama di centro sinistra e governa con gli ex missini come Alfano.Guardi un po’ dai partigiani dove sono andato a parare? Ma d’altronde è il popolo italiano che è così,e Renzi ha proprio ragione quando dice di rappresentare il pensiero e l’etica-se mai ce ne fossero – ed il modo di essere dell’80% degli italiani.La saluto.
Caro Sig. Sacco, Lei continua amabilmente (e faziosamente) ad attribuirmi concetti, idee e fors’anche “abiti politici” che non mi appartengono e che non voglio anche lontanamente affrontare.
Sono un semplice appassionato di Storia, non quella fatta dalle fazioni e dai faziosi di ogni colore e credo, che vogliono stiracchiarla a loro piacimento, come la classica coperta sempre troppo corta.
Per me conta la mia terra, i suoi personaggi e le loro gesta, anche perchè le connotazioni politiche ed ideali, oggi come prima, non sono contenitori rigidi, ma danno rifugio sia ai “puri” che gli “impuri”.
Nutro profonda ammirazione per le gesta di Vittorio Tassi, martire della SIMAR in Valdorcia, e di Enzo Tavanti Chiarenti, Comandante partigiano di origini pievesi, morto sulla sua mitragliatrice per coprire la ritirata dei compagni, ma, nel contempo ed appunto per questo, aborrisco coloro che “cavalcarono” la Resistenza per proprio tornaconto o ne fecero la base per le loro fortune repubblicane, gonfiando gesta od inventando storie di sana pianta (similmente a ciò che fecero talune Sciarpe Littorie e camerati ante-marcia…)
Storie, fatti, persone: questo fa la Storia e questo mi interessa.
Come mi piacerebbe ricostruire le gesta dei civili pievesi morti al passaggio del fronte, inermi, disarmati, neutrali, che si trovarono soli tra due fuochi in atmosfera da tregenda.
E che, dalla Storia, ebbero solo dolore, morte ed oblio.
Ed è questo, essenzialmente, ciò a cui puntava il mio primo commento, niente di più, niente di meno.
Spero di essermi espresso nella maniera più chiara ed inequivocabile possibile.
La ringrazio per il proficuo scambio d’opinioni.
Sig.Neri, ancora grazie della sua risposta che pensavo in cuore che non sarebbe mancata.Quella che lei ritiene sia la ”mia faziosità”credo che questa sia basata essenzialmente su di me dal rispetto di valori della mia formazione che magari io avviso e sento ma che ritengo senz’altro sia giusto sul piano del rispetto generale della Storia che debbano essere senza meno confrontate con i ”valori etici” che non sono patrimonio di una parte sola,ma di una cultura veramente liberale che non è stata mai attuata soprattutto in Italia.La passione per la storia è anche da me condivisa e ritengo che senza il tentativo di comprensine della storia le grandi tragedie possano essere state vane e che si contui di questo passo ad affossare il futuro destino dei poveri di questo mondo ai quali sarebbe giusto offrire senz’altro più possibilità di riscatto della loro condizione.
E’ per questo che ho -in maniera molto spontanea e credo scevra da faziosità-mi sono sentito di citare principi che lei ha tenuto a ribadire nella sua risposta come quasi ”solo suoi personali” che forse-mi permetta-lei ritiene che debbano rimanere solo patrimonio suo (mi riferisco al fatto del quale lei non vuole parlare dei partigiani)mentre ha parlato di una estensione delle tragedie degli inermi che secondo me anche loro vittime di quel massimo sistema che si attuò.Questo in una discussione franca e leale, dove si esaminino fatti positivi ed anche negativi della Resistenza che ci sono stati- ed io ne convengo con lei su quanto dice ” dell’aborrimento” su coloro che presero parte sia dall’una che dall’altra parte della vicenda che si è dipanata poi per anni ed anni-, penso che il tutto possa essere detto senza reticenze, evitando di cadere nei personalismi che in un piccolo paese come dappertutto del resto, ci sono stati.La responsabilità dei massimi sistemi che oggi viene indubbiamente messa da parte perchè siamo in una fase che si aborrisce l’ideologia,-ma che nello stesso tempo si osserva che automaticamente si applica l’altra di ideologie che è quella del capitalismo(perchè è anche e soprattutto quella una ideologia Sig.Neri ne conviene ?) mai morta del resto e che ha conquistato tutto il mondo e che produce quello che vediamo,sia frutto della inevitabile lotta dell’uomo per la libertà ed è su questa che si scontrano i principi, i valori, l’etica ed i modi di pensare diversi.Ecco perchè tendenzialmente e ribadisco
”tendenzialmente” nel mio modo di vedere e ragionare non ho mai creduto che quando si esprimono certi valori non sia cosa vera e reale il tendere ad essere ”asettici”e tale fatto riguardi una costante illusorietà della quale spesso si faccia scudo la gente che non ama far sapere come la pensi.Forse sono fazioso come lei dice, ma anch’io mi creda ho sempre costante dentro di me il piacere di osservare e ragionare sulla storia e sulle vicende che in parte ci hanno riguardato e che ci riguardano tutti.La saluto.