50 ANNI FA L’INAUGURAZIONE DELL’AUTOSTRADA, ECCO COME L’ITALIA SI ACCORCIO’

CHIUSI – Stasera e domani su Rai 1 una fiction con Ennio Fantastichini, racconta e celebra una storia, anzi un’opera pubblica che ha cambiato l’Italia. La fiction si intitola “La strada dritta” e parla dell’Autostrada del Sole, il cui ultimo tratto fu inaugurato esattamente 50 anni fa, il 4 ottobre del 1964. Quell’ultimo tratto erano i 40 km tra Orvieto e Chiusi.
La costruzione dell’Autostrada era cominciata 8 anni prima, il 19 maggio 1956. Doveva coprire esattamente 755 km da Milano a Napoli con 113 viadotti, 572 cavalcavia, 38 gallerie, 57 raccordi e caselli. I lavori partirono contemporaneamente da nord e da sud, per finire nel punto più centrale.
Nel libello “Gazzosa, rivoluzione e rock & roll” del 2011 (edizioni Del Bucchia), il direttore di Primapagina Marco Lorenzoni racconta così quel fatidico inizio di una nuova Italia, più unita, più vicina, più veloce. E racconta anche come quiel 4 ottobre cambiò anche la vita della gente di questo territorio:
Il 4 ottobre all’epoca era festa. La festa del patrono d’Italia. San Francesco. Era anche una giornata speciale, perché era il primo giorno di festa dopo l’inizio della scuola. Che allora era fissato al 1 ottobre. L’estate durava di più nei primi anni ’60. E il 4 ottobre 1964 fu un giorno ancor più speciale. Da quel giorno infatti si poteva andare da Milano a Napoli in auto, su un’unica strada, larga, diritta. Dove le macchine andavano solo in un senso. Cioè andavano in tutti e due i sensi, ma su carreggiate separate. Divise da un’aiola.
Insomma, su quella strada non si potevano fare scontri frontali. Mica poco. Una striscia d’asfalto che collegava tutta l’Italia… Beh, tutta tutta no. Mezza diciamo. Perché da Napoli in giù, anche se non sembra ce n’è altrettanta.
Il 4 ottobre 1964 fu inaugurata l’Autostrada del Sole. I lavori erano cominciati nel 1956. Da nord verso sud e da sud verso nord. Alla fine era rimasto solo un piccolo tratto,una quarantina di chilometri, proprio nel mezzo.I l tratto Chiusi-Orvieto. Fu quello l’ultimo tassello dell’Autostrada del Sole.
Quel giorno del ’64, questo territorio,questa nostra cittadina dal passato glorioso, ma dal presente piuttosto incerto entrò di nuovo nella storia e anche nei notiziari della Settimana Incom.
Prima dell’Autostrada, per andare che so, a Bologna, a Parma o a Rimini si doveva passare per per i valichi dell’Appennino: la Futa, i Mandrioli, la Cisa… E per andare a Milano si doveva percorrere la via Emilia che già allora sembrava vicino al west…
Per andare a Roma si percorreva la Cassia, prendendola sottoCelle sul Rigo oppure la Statale 71 per Città della Pieve, Ficulle, Orviet fino a Montefiascone, poi da lì la Cassia o la Sabina… Erano viaggi interminabili. Soprattutto per i camionisti.
C’erano bar e ristorantini diventati famosi, sul percorso, perché tutti si fermavano lì… Al passo della Futa c’è un bar che ha ancora alla parete una fotografia in bianco e nero autografata. Nella foto c’è Fausto Coppi, con la maglia della Bianchi tutta sudata e la faccia sporca e stravolta appoggiato al bancone davanti ad un boccale di birra… Non c’è scritto e non si è mai saputo se quella birra, il campionissimo se la concesse mentre era in fuga con 15 minuti di vantaggio, oppure se vi affogò l’amarezza per una delle sue memorabili “cotte”.
Beh, in quel baretto sulla Futa ci si fermava sempre Pietrino Santoni, detto “Babirri” che trasportava legnami, maiali e qualsiasi altra cosa col suo Om Leoncino blu. Pietrino… Tanto “ino” non era, perché pesava 120 chili ed era anche un personaggio sopra le righe, burlone, sfacciato, spregiudicato. Uno di quei personaggi da film con Tognazzi o Aldo Fabrizi. Sempre in bolletta, ma capaci di comprasi una Ferrari… Era l’Italia del “sorpasso”, della “Voglia matta”… L’Italia che scopriva l’Autostrada, e che con l’Autostrada si accorciò d’un colpo.
Mi ricordo che la domenica, la gente andava al Ponte sulla strada di Cetona a veder passare le macchine sull’autostrada. Era uno spettacolo. L’Italia che si metteva in viaggio con le ‘600 comprate a rate e le millecento bicolore… I più “audaci” si avventuravano anche sull’Autostrada. Fino a Bettolle. Per fermarsi però al “Pavesi”. Il primo autogrill. E anche il primo supermercato, mai visto prima da queste parti. Guardare e non toccare, però. Sempre stato caro il Pavesi. Al massimo un caffè o un Cynar (il palloncino non c’era, allora).
E poi di nuovo a casa, con il transistor all’orecchio (l’autoradio ce l’avevano in pochi) per sentire le partite. E il babbo alla guida che domanda: che fa la Fiorentina?
(* Testo tratto da “Gazzosa, rivoluzione e rock & roll” di Marco Lorenzoni, edizioni Del Bucchia, Lucca, 2011)
AUTOSTRADA DEL SOLE, CHIUSI-CHIANCIANO TERME, ENNIO FANTASTICHINI, ORVIETO
Tutte cose vere quelle che hai detto Marco, potrei testimoniarlo, e talvolta mi chiedo cosa penseranno le generazioni dei 30 enni di tutto questo.Un altra Italia sicuramente.Un Italia che da Chiusi era a portata di mano, anzi di automobile ed anche di coloro che l’automobile non la possedevano.Una autostrada che metteva in gara anche i ragazzi che avevano 16-17 anni all’ora che con Vespe e Lambrette gareggiavano nei tratti ancora non aperti ma totalmente asfaltati, distesi sotto il manubrio per offrire minor resistenza al vento, gareggiavano incollati rasentando i 90 km all’ora sugli scooter dell’epoca che qualcuno della mia età possiede ancora. Era una novità stravolgente per queste parti tanto che si disse che il mondo e la gente alla fine erano cambiati in peggio perchè Chiusi si era riempita di gente venuta da ” fuori” e l’autostrada era anche in parte sentita come fenomeno di degrado proprio per l’anonimità che consentiva alle persone di venire ad intaccare uno ”splendido isolamento” che ancor oggi è in parte rimasto nella mentalità tipica dei Chiusini Doc.Si raccontava sempre l’aneddoto di due personaggi costantemente ubriachi, residenti nel comune di Chiusi che per provare ad andare in autostrada per la prima volta entrarono e la percorsero in senso contrario nella corsia di sorpasso fino a Valdichiana, mentre il conducente rispondeva con soddisfazione alle domande del passeggero che gli stava a fianco sul motivo che tutti quelli che li incontravano li salutassero sbracciandosi fuori dei finestrini. ” E’ una soddisfazione guidare così, perchè come vedi mi conoscono tutti gli diceva”, mentre con la sua giardinetta fiat 500 imperterrito e diritto come un fuso arrivò a Valdichiana.Così come un altro,un ingegnere che lavorava con una ditta di costruzioni dell’autostrada stessa ,per scommessa con il Dr.Della Ciana vinse la somma di 20.000 lire arrivando al casello di Roma Nord in 55 minuti alla guida di una Fiat 1500 e fornendo per sicurezza il numero di telefono di dove avrebbe risposto alla chiamata partita dal Bar Italia.Scene di questo calibro erano giornaliere, comuni ad una italia di quell’epoca che da ormai da quasi un ventennio era uscita da una guerra devastante.Le persone avevano la voglia di vivere ed i locali a Chiusi erano pieni di gente, così come quelli di una Chianciano al top del suo sviluppo.Oggi nonostante che l’Autostrada leghi tutta l’Italia, allo sviluppo economico hanno seguito le crisi,e questa è penetrata i sia nelle strutture, nelle attività ma anche inevitabilmente nelle persone che vivono questi momenti. E soprattutto a chi ricorda una Chiusi che non c’è più,la mestizia prende il sopravvento.Si è concluso quindi un periodo che è durato anni e la politica stessa inappropriata ha segnato l’oggi e sta disegnando un futuro ancora più fosco. Talvolta pensando a questo senza aver timore di esagerare è sufficiente uscire la sera sia d’estate che d’inverno e passeggiare in un luogho che semprepiù assomiglia ad un Klondike spopolato dalla fine della febbre dell’oro.Mio padre facendo fotografie per essere editate su cartoline, ha prodotto diverse lastre fotografiche sull’Autostrada e sulle strutture dell’epoca che oggi fanno parte del mio archivio fotografico e se tutt’oggi talvolta le guardo mi si rinnova dentro quell’emozione indotta da quella che era la novità presente nell’animo di tutta la gente di Chiusi quando si parlava della
Autostrada del Sole, della sua lunga attesa vissuta affinchè fosse una realizzazione definitiva e del suo utilizzo che avrebbe migliorato la vita di tutti. nei confronti di questo mastodontico intervento sul territorio che ha cambiato l’Italia- sembrerebbe che non c’entrasse nulla il paragone-ma oggi basta una pioggia più forte ed intensa per mettere sott’acqua Chiusi e per fare danni a non finire.Questo lo dico perchè è cambiato il mondo ma non è cambiato il sistema del profitto che ha avvolto tutti, uomini e strutture e caparbiamente la politica trova sempre una giustificazione per autoassolversi anche di fronte alle cose più incresciose che possano capitare.Ma è la validazione di questo stato di cose che fa assumere alla gente un costume prima mentale poi comportamentale e quindi anche politico per il quale non si riesce più a reagire e ad opporsi al degrado.Lo slogan che tutto possa cambiare viene coniugato al futuro ma il futuro si sà bene che dipenda dall’oggi e l’oggi spesso non prende lezioni da ciò che è stato ieri.E si vede,soprattutto da come la gente reagisca o meglio non reagisca-od ancor meglio- da come è stata guidata a non reagire.E la chiamano modernità.