CHIUSI, PARTE LA DEMOLIZIONE DEL CENTRO CARNI

giovedì 24th, luglio 2014 / 12:03
CHIUSI, PARTE LA DEMOLIZIONE DEL CENTRO CARNI
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SCARAMELLI, DA ROTTAMATORE A DEMOLITORE

Entro fine anno l’area del Centro Carni di cui è proprietario il Comune di Chiusi sarà rasa completamente al suolo e quindi pronta a nuove progettualità industriali e di sviluppo del territorio”. Comincia così un comunicato stampa diffuso oggi dll’aamministrazione Comunale per annunciare l’inizio dei lavori di demolizione della struttura.

Comunicato che così prosegue: “Dopo quaranta anni, dunque, oltre 30 mila metri quadrati, pensati negli anni ’60 come spazio per un frigo macello di riferimento per l’intera Regione Toscana e non solo, ma mai decollata veramente come attività industriale, finalmente inizia a vedere all’orizzonte una possibilità concreta di futuro. A lavori finiti il Comune di Chiusi avrà speso circa 500 mila euro (fondi regionali) che libereranno oltre 10 ettari di terreno da circa 80 mila metri cubi di materiale fatiscente, degradato e pericoloso”.

Quello del centro carni–dichiara il sindaco di Chiusi Stefano Scaramelli – è il più grande progetto di recupero e sviluppo di un’area non solo nella storia del nostro Comune, ma anche nella storia recente della provincia di Siena. Negli ultimi quaranta anni siamo stati i primi a prendere seriamente in considerazione la questione e finalmente dopo quattro decenni i risultati si iniziano a vedere. Uno spazio del genere non poteva più essere lasciato al degrado e all’incuria del tempo sia perché brutto da vedere e anche pericoloso sia perché può diventare per la nostra città un grande incubatore di ricchezza. Fin’ora nessuno aveva osato sporcarsi seriamente le mani con questo progetto perché di fatto faceva paura e sembrava una sfida impossibile, noi con l’inizio del lavori stiamo dimostrando al contrario che, con tanto lavoro ed umiltà, le sfide impossibili nonesistono, ma che anzi si possono pensare anche grandi progetti risparmiando tantissimo denaro…“.

Ora, al di là della solita enfasi, non è esatto dire che dopo 40 anni l’area del centro carni inizia a vedere possibilità di futuro… Perché per circa 20 degli ultimi 40 anni,  il Centro Carni in qualche modo ha funzionato, mai a regime, ma ha lavorato occupando anche decine di persone… Dalle parole del sindaco sembra che il complesso “pensato negli anni ’60”  sia rimasto sempre completamente inattivo…

Non è così. E anche riguardo al “più grande progetto di recupero e sviluppo”, non è che ci sia granché di concreto.

Per ora c’è solo un piano di demolizione delle strutture inutilizzate. Quindi da complesso industriale dismesso e degradato, l’ex centro carni di Chiusi diventerà un… piazzale. Punto. Altro non esiste, né sul piatto, né all’orizzonte.

E anche l’ipotesi che Scaramelli rilancia dell’uso dell’area per realizzarci una stazione in linea per l’alta velocità è solo un’idea, peraltro in contrasto con il protocollo d’intesa tra le Regioni Umbria e Toscana firmato due settimane fa ad Arezzo, protocollo che prevede la costruzione della stazione non a Chiusi, ma nella zona più baricentrica di Terontola-Farneta.

Quindi  la demolizione serve  a togliere di mezzo strutture fatiscenti e a creare spazi per le imprese, ma in questo momento il problema non è la mancanza di spazi, quanto la mancanza di imprese e di soldi da investire.  Che poi è il problema che ha fatto naufragare un altro “mega progetto”, quello del Centro Merci, rimasto incompiuto e abbandonato dopo aver speso 2 milioni e 685 mila euro tra finanziamenti del Patto e contributi della Fondazione Mps e del Comune di Chiusi (l’Interporto Etrusco che sta muovendo i primi passi è alra cosa: è una struttura privata solo adiacente all’area pubblica del fantomatico Centro Merci e con essa non c’entra niente).

L’enfasi del comunicato appare dunque quantomeno esagerata e fuori luogo. Non è così che si possono attrarre imprese ed investimenti. Se poi, come dice l’Amministrazione l’operazione ha portato e porterà dei vantaggi anche in termini di risparmio per le casse comunali, tanto meglio.

Scrive il Comune:  “Un primo successo di questa operazione sta proprio nel costo dei lavori visto che, secondo le prime stime, in sintesi recuperare l’area sarebbe dovuto costare 3 milioni di euro (metà Regione e metà Comune) oggi, i lavori costeranno appunto solo 500 mila euro senza contare che dalle alienazioni il Comune ha già ricavato introiti per 950 mila euro e quindi tra minori costi di esecuzione e nuovi introiti il risparmio per le casse pubbliche  ammonta già a circa 3 milioni e mezzo di euro.  La prima fase dei lavori ha permesso di liberare e vendere una notevole quantità di materiale ferroso ricavando circa 350 mila euro che sono già stati rinvestiti nella città ad esempio acquistando un trattore per il taglio delle erbe e la manutenzione del sentiero della bonifica o ancora finanziando il progetto di realizzazione di un nuovo parco giochi per bambini nel cuore di Chiusi Scalo”.

Il sindaco ricorda infine che “dopo vari incontri è stato deciso (con voto unanime in consiglio comunale) di suddividere la struttura in sei lotti di varia grandezza e valore ed i risultati non sono tardati ad arrivare, due lotti sono stati, infatti, già venduti per un valore intorno ai 600 mila euro, soldi che hanno permesso l’avvio dei lavori per il nuovo grande parcheggio di Porta Lavinia a servizio del centro storico“.

Il Comunicato termina facendo sapere che “le ruspe hanno già iniziato a lavorare e ad abbattere la parte di proprietà comunale tra l’altro sotto l’occhio attento sia del sindaco che dell’assessore al bilancio Juri Bettollini che sono andati a monitorare a sorpresa i lavori per vedere che tutto si svolgesse nel rispetto delle norme e nei tempi prestabiliti“. Chissà se stavolta hanno messo il casco…

m.l.

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