BRESCIA, RIFIUTI TOSSICI SOTTO L’AUTOSTRADA. IL CASO SOMIGLIA ALLA CONTAMINAZIONE DA NICHEL A CHIUSI.LA DIFFERENZA E’ CHE A CHIUSI NESSUNO SI MUOVE

venerdì 27th, dicembre 2013 / 15:41
BRESCIA, RIFIUTI TOSSICI SOTTO L’AUTOSTRADA. IL CASO SOMIGLIA ALLA CONTAMINAZIONE DA NICHEL A CHIUSI.LA DIFFERENZA E’ CHE A CHIUSI NESSUNO SI MUOVE
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BRESCIA- L’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente della Lombardia, sezione di Brescia ha scoperto scorie di cromo esavalente nei terreni su cui corre l’autostrada A4 (Torino-Trisnte) in territorio del comune di Castegnato, nel bresciano . In particolare la terza corsia autostradale sarebbe stata realizzata sopra scorie industriali altamente tossiche. “Abbiamo fatto questa intervento sull’attraversamento della Tav, trovando cromo nei terreni analizzati” ha confermato la direttrice dell’Arpa di Brescia Maria Luisa Pastore, segnalando che “le concentrazioni di cromo sono 1.400 volte oltre i limiti di legge”. Secondo il sindaco di Castegnato Giuseppe Orizio, il cromo avrebbe inquinato solo la falda superficiale e non quelle che da cui attinge il paese:  «L’acqua che bevono gli abitanti di Castegnato è sicura – sottolinea il primo cittadino- e non presenta  tracce di cromo, nonostante il nostro territorio per anni sia stato abusato di discariche illegittime».

Questa notizia è stata data oggi dall’Ansa e da tutti i Tg nazionali. Non è la prima volta che si scopre una situazione del genere in provincia di Brescia. E anche nel resto d’Italia di casi analoghi ne sono emersi a decine. La stessa cosa (interramento illegale di rifiuti tossici di origine industriale nelle massicciate stradali) fu rilevata qualche anno fa anche durante i lavori di raddoppio della Siena-Bettolle.

Segnaliamo il caso di Categnato perché presenta molte analogie con la vicenda della contaminazione da nichel della falda acquifera a sud di Chiusi, di cui Primapagina parla da 3 mesi. Contaminazione certificata dall’Arpat Toscana in seguito ad alcuni controlli effettuati sul depuratore di Bioecologia, nella zona industriale di Chiusi Scalo. Anche a Chiusi come a Castegnato, l’inquinamento non riguarda fonti di approvvigionamento idropotabile, ma – pare – solo la falda superficiale. In entrambi i casi si tratta di contaminazione da metalli pesanti, pericolosi. Probabilmente di origine industriale. La differenza tra i due casi è che a Castegnato la causa dell’inquinamento sembra essere l’interramento illegale di rifiuti nella massicciata dell’autostrada (cosa piuttosto frequente e raccontata anche da alcuni noti esponenti delle organizzazioni criminali che lucrano su questo tipo di business), a Chiusi invece la causa della contaminazione da nichel è tutta da scoprire. Potrebbe essere dovuta al depuratore su cui sono stati fatti i controlli che l’hanno rilevata, oppure ad altre aziende che usano materiali contenenti nichel, oppure alla conformazione geologica del terreno. Qualcuno ha tirato in ballo perfino le bombe della seconda guerra mondiale che nella zona furono sganciate a centinaia… L’ipotesi interramento abusivo di rifiuti tossici è una delle possibilità, visto ciò che è successo e succede in tutta Italia, ma resta solo un’ipotesi che finora non ha trovato riscontri.

Altra differenza è che a Castegnato, il sindaco ha presentato denuncia alla magistratura. A Chiusi no. In entrambi i casi le amministrazioni locali possono considerarsi e sono, in quanto rappresentanti dei cittadini residenti, “parte lesa” . In presenza di una notizia di reato (l’inquinamento di una porzione di territorio e delle falde acquifere è reato, indipendentemente dalle dimensioni e dalla qualità dell’inquinamento) è giusto e doveroso che un sindaco si rivolga al magistrato, per capire cosa è successo, stabilire eventuali responsabilità,  tutelare la salute dei propri cittadini. Se non lo fa, da parte lesa diventa corresponsabile, connivente di chi ha “avvelenato i pozzi”. Se non lo fa può essere accusato di omissione in atti d’ufficio, che in questo caso specifico, trattandosi di inquinamento e di salute, somiglia all’omissione di soccorso in caso di incidente.

Noi, da mesi chiediamo, su  queste colonne, di fare chiarezza sulla contaminazione da nichel della falda a valle di Chiusi Scalo. Il Consiglio Comunale di Chiusi, a fine novembre, ha certificato l’esistenza del problema, ma non ci risulta che abbia avviato azioni per risalire alla cause della contaminazione e alle responsabilità. Oggi, segnaliamo il caso di Brescia (anzi di Castegnato, in provincia di Brescia), per sollecitare Stefano Scaramelli e la sua giunta, ma anche i sindaci di Città della Pieve e Cetona a fare almeno come il sindaco di Castegnato: prendere i dati che Arpat ha fornito dal 2008 ad oggi e portarli al magistrato.

Che aspettano Scaramelli e i suoi colleghi,  che i cittadini vadano a manifestare sotto le finestre del Comune, come aveva minacciato di fare lui quando alle Coste, nel comune di  Castiglione del Lago volevano realizzare un impianto a biogas?

A proposito de Le Coste:  dopo il ritrovamento nei giorni scorsi da parte della Forestale di un deposito abusivo di liquami avicoli e il sequestro dell’area, proprio nei pressi della zona in cui avrebbe dovuto sorgere quell’impianto a biogas, l’azienda agricola omonima ha subito tenuto a rimarcare la propria estraneità al fatto (vedasi articoli su questo sito del 19 e 20 dicembre). Ecco, sulla questione della contaminazione da nichel a valle di Chiusi Scalo, in tre mesi, nessuno che abbia sentito il bisogno di dire, almeno, “noi non c’entriamo”. Strano.

 

 

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