CHIUSI VOCE DEL VERBO CHIUDERE. ANCHE L’EDICOLA DI STAZIONE GETTA LA SPUGNA

CHIUSI – Questa mattina sono andato a comprare il giornale all’edicola della stazione ferroviaria e l’ho trovata chiusa. Ho pensato fosse chiusa per un problema improvviso. Può capitare. E invece no, l’edicola ha proprio chiuso i battenti. La famiglia che la gestiva non ce l’ha fatta a fronteggiare la crisi e ha gettato la spugna. E’ un altro inequivocabile, drammatico, segnale dell’impoverimento generale della città di Chiusi, ma anche del declassamento progressivo e strisciante della stazione. I continui tagli alle fermate dei treni, la corsa a privilegiare l’alta velocità e la conseguente diminuzione di viaggiatori hanno fatto calare anche la vendita di giornali e riviste, di gadget e libri, dei regalini dell’ultimo momento e dei biglietti per i pullman… Un altro segnale della desertificazione commerciale che avanza.
E’ recentissimo il comunicato trionfalistico del comune, ripreso da quasi tutti gli organi di informazione, sulla apertura di 8 nuove attività, quasi tutte gestite da giovani coraggiosi. Bene, ma se aprono 8 nuovi negozi e poi chiude l’edicola storica della città, quella che era punto di riferimento per tanta gente anche non di Chiusi, se chiude una tipografia e altre piccole imprese artigiane strozzate dalla crisi e dalla stanchezza dei titolari ormai in guerra quotidiana con la burocrazia, le tasse, i balzelli… il saldo non è poi così positivo e certi toni trionfalistici appaiono quantomeno fuori luogo. Chissà se il Comune farà un comunicato stampa sulla chiusura dell’edicola della stazione e delle altre imprese che il 1 gennaio 2014 non riapriranno.
Può darsi che dietro la decisione di chiudere l’edicola della stazione da parte dei titolari ci siano anche problemi soggettivi legati alla gestione del punto vendita (orari, aggiornamento e diversificazione dell’offerta, alto costo dell’affitto), ma di sicuro quella saracinesca abbassata dentro la stazione è un pugno nello stomaco a chi arriva a Chiusi, e a chi da Chiusi prova a partire, ma anche un pugno nello stomaco ai chiusini che l’hanno sempre vista aperta, dalle 6 di mattina alle 20 di sera tutti 360 giorni all’anno… Anche per noi di primapagina, ora che stiamo per tornare in edicola con il giornale cartaceo, la chiusura di quella della stazione di Chiuso è un colpo non da poco: era infatti una delle edicole che vendevano più copie. Ma ci dispiace non solo per questo.
E’ vero, le edicola e le librerie sono tra le attività che più stanno pagando la crisi. I soldi in casa mancano e allora la gente taglia le spese, una delle prime ad essere tagliata è quella per il giornale, per il settimanale, per il libro o il cd… E’ così dappertutto. Hanno chiuso edicole un po’ ovunque. Anche quella dentro l’ospedale di Nottola… Chiusi non fa eccezione.
Le associazioni dei commercianti ci provano a tenere botta e a presentarsi all’appuntamento con il Natale con qualche lustrino e qualche iniziativa per grandi e piccini, ma è dura. E’ una guerra di resistenza. E ogni tanto qualcuno cade. Qualcun altro cede. E Chiusi è sempre più una voce del verbo chiudere.
m.l.
Mi sembra davvero una brutta notizia. E non solo perché’ un impresa, seppur piccola, che chiude è una brutta notizia ed è il segnale del declassamento della stazione FFSS di Chiusi. Ma anche per i ricordi personali di tanti, me compreso, che hanno trascorso ore a parlare dei fatti accaduti a Chiusi e/o nel mondo dopo l’acquisto del giornale. E’ sicuramente vero che in questo periodo di crisi drammatica aumenta il numero di chi non ha nemmeno il necessario e figuriamoci se ne ha per il giornale. Ma sono anche molti coloro che buttano i soldi ai videogiochi e trovano costoso un quotidiano che al prezzo di poco più’ di un euro ti informa sui fatti del mondo. E questa purtroppo è una vecchia storia italiana.
La chiusura dell’edicola della stazione è a mio avviso una cosa molto grave dal punto di vista commerciale e anche del depotenziamento che sta subendo la stazione. E’ vero come ricordava Marco Lorenzoni che il settore dell’editoria soffre molto la crisi ( un po’ si legge poco il giornale, un po’ internet). La maggior parte delle attività commerciali sono allo stremo, non è più possibile fronteggiare gli investimenti di cui ogni attività ha bisogno per stare sul mercato. Gli utili sono diminuiti e tutti gli incassi se ne vanno per fronteggiare gli elevati costi. Per non parlare poi delle scellerate scelte passate sull’apertura dei numerosi centri commerciali e outlet. Ormai è inutile recriminare sul passato, ma vorrei che si capisse che bisogna investire sulle peculiarita del nostro paese e la stazione era (?) una di queste. E’ inutile esaltare l’apertura di nuove attività se non si capisce la grave difficoltà in cui si trovano quelle esistenti.
Nelle alte sfere, invece, si continua a parlare di …inizio della ripresa..
…mi si tolleri una battuta: ” nelle alte sfere si continua a parlare dell’inizio ….della ripresa”….da quale parte è meglio non dirlo….
Purtroppo il quotidiano viene letto sempre meno.Un po’ colpa della crisi economica,ma anche del fatto che mai come adesso,i giornali sono percepiti come organismi di parte,sempre pronti a campagne di informazione strutturate verso questo o quello.Ho smesso di comprare Repubblica,anni fa,che pure era ben fatto,perche’ non ne potevo piu’ dei veleni giornalieri di Scalfari,una specie di Cassandra che mi rovinava puntualmente la giornata senza dare indicazioni.
Il Fatto e’ il tipico giornale che punta al 25 per cento degli elettori grillini,fa finta di essere di sinistra solo per screditarla.
Il Corriere della Sera,dietro una veste corretta vorrebbe orientare verso Monti o comunque le Banche.
Velo pietoso su il Giornale e Libero,impegnati a creare scoop sessisti e assolutamente fantasiosi sul Topless della Boldrini e del perche’ si faccia accompagnare dal compagno ad un funerale.
Insomma:una italietta pettegola,rancorosa,provinciale,supponente,con notizie che in Germania si dicono da BILD ,cioe’ un giornale di pettegolezzi .
Insomma:tutti contro tutti secondo il momento e nessuno che li legge, tanto le sintesi sono gratis su Internet.
Comunque: la chiusura e’ per la Citta’ e la Stazione,un colpo per l’immagine gravissimo.
Ma si sa,oramai,ognuno cerca di sopravvivere da solo, ben coperto e pauroso.
Questo e’ il vero segno dei tempi.