CHIUSI: CENTRO CARNI, LO SPEZZATINO E’ IN TAVOLA

venerdì 25th, ottobre 2013 / 11:53
CHIUSI: CENTRO CARNI, LO SPEZZATINO E’ IN TAVOLA
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IL COMUNE  RINUNCIA AD UN MILIONE DI EURO DALLA REGIONE E LOTTIZZA E METTE IN VENDITA PARTE DELL’AREA…

CHIUSI – Strana la stampa. Certa stampa almeno. Prendiamo un giornale a caso: La Nazione. Sono mesi che noi, da queste colonne (ma non solo noi), scriviamo di scandali e incompiute in cui sono stati affossati milioni di euro, dal centro merci, allo stadio, tanto per fare qualche esempio, di un depuratore che pare abbia causato, nel 2011, per ammissione dell’Arpat Toscana, una contaminazione della falda a valle dell’impianto. Tutto nella zona di Chiusi.

Ebbene, La Nazione nemmeno una riga, mai. Oggi invece, due pagine intere, con richiamo in prima dell’inserto cronaca di Siena, su un’altra incompiuta. Vicinissima alle altre (stadio e centro merci fantasmi) e complesso stesso in cui il depuratore di cui sopra si trova inglobato. Insomma, La Nazione oggi dedica una corposa inchiesta all’ex Centro Carni.

Il tutto per dire che anche quello è stato e rimane un esempio di spreco di denaro pubblico, una delle tante operazioni a perdere tipiche dell’Italia, ma che adesso da “crostino” duro da masticare, diventerà una risorsa, un trampolino per il rilancio economico della zona. O quantomeno non costerà più nulla alla collettività.

Sì perché  il grande complesso pensato negli anni ’60  (a dargli il via fu Fanfani, all’epoca dei primi governi di centro sinistra ) e costruito alla fine del ’70, ma dismesso dopo una ventina d’anni di lavoro a scartamento ridotto, dal 2009 è passato dalle mani della Regione alla disponibilità del Comune. E il Comune, sulla base di un progetto di riutilizzo, sempre nella filiera agro-alimentare, ottenne dalla Regione, insieme alle chiavi, anche 500 mila euro di dote, più l’impegno per un altro milione, da erogare a progetto completato.

Nel 2011, però, poco dopo l’insediamento, la giunta Scaramelli decide che quel progetto non va, perché nonostante l’impegno profuso nessuno si è realmente fatto avanti. Troppo onerosa la demolizione con tanto di smaltimento di amianto e la riconversione del complesso. Meglio parcellizzare l’area, lottizzarla e vendere i lotti a privati, così saranno loro ad investire, non il Comune.

Il cambio di rotta comporta un sacrificio: la rinuncia a quel milione di euro che la Regione aveva promesso e che, dopo la lettera del novembre 2011 con cui Scaramelli annunciava l’abbandono del progetto di recupero e la volontà di lottizzare l’area, aveva dichiarato non più esigibili.

Dunque,  il Comune perde un milione di euro di finanziamento regionale, ma non investe nulla in un progetto di dubbia fattibilità. Questa più o meno la filosofia dell’operazione.

La Nazione, nella sua inchiesta, non manca di riportare dichiarazioni dello stesso Scaramelli e dell’assessore Bettollini, oltre a varie considerazioni sul fatto che la presa in carico dell’ex centro carni da parte del Comune fu voluta dal sindaco precedente Ceccobao, che poi però “non avrebbe voluto sporcarsi le mani”, lasciando marcire ulteriormente il complesso, ormai fatiscente e inutilizzato da anni.  Insomma le amministrazioni precedenti avevano sbagliato e ora l’amministrazione Scaramelli cambia strada e toglie le castagne dal fuoco. Questo l’assunto che traspare tra le righe. E’ il sindaco attuale di Chiusi che emerge come l’artefice di una soluzione che fa risparmiare ed eviterà altri sprechi…

Nessun cenno, naturalmente, al fatto che lo stesso Scaramelli faceva parte della prima e della seconda giunta Ceccobao, dal 2002 al 2011, compresa l’ultima parte di legislatura guidata dal “reggente” Bardini, quando Ceccobao fu chiamato in Regione.  Mica si può star lì a vedere il pelo nell’uovo. Ci mancherebbe. Chiaro però che il povero Cecco, giubilato in Regione nel frattempo, ormai non ha più amici nemmeno a La Nazione, che un tempo lo osannava. C’est la vie…

Il servizio de La Nazione Siena di oggi segue di pochi giorni l’approvazione da parte del Consiglio Comunale di Chiusi della parcellizzazione dell’area per la messa in vendita di alcuni lotti. Per la precisione:

LOTTO 1 – 586.000 EURO
palazzina su due livelli, utilizzata in parte ad uffici, e area pertinenziale;

LOTTO 2 – 22.000 EURO
due manufatti, concimaia e lavaggio automezzi, poco significativi ai fini valutativi per le caratteristiche costruttive;

LOTTO 3 – 1.268.000 EURO
capannone ex stalla bovini;

LOTTO 4 – 298.000 EURO
ex macello contumaciale e resede di pertinenza;

LOTTO 5 – 441.000 EURO
area priva di manufatti, della superficie di mq 11.665 con accesso diretto dalla S.P.321 del Polacco;

LOTTO 6 – 1.275.000 EURO
superficie complessiva di mq 50.547 di cui 45.372 edificabili con superficie coperta costituita da uffici, servizi, corridoio, guidovie, macellazione, tunnel, celle frigo, abitazione, impiantistica, officine, percorsi coperti e pensiline, ammontante a mq 13.823.

Rimane ancora un’altra parte consistente dell’area dove potrebbe sorgere un parco fotovoltaico o comunque un comparto dedicato alle energie rinnovabili, “se si verificheranno le condizioni”. Per ora si procede con la prima porzione, uno spezzatino con contorno di dubbi. La Primavera che nel dibattito consiliare ha espresso perplessità e ha chiesto modifiche al piano, come ad esempio l’esclusione della possibilità di insediamento per altre aziende insalubri, alla fine ha comunque votato a favore. Come la maggioranza. La consigliera Fiorini era assente.

In sostanza, adesso gran parte del complesso dell’ex Centro Carni non è più un manufatto da recuperare e rimettere in produzione nella filiera agro-alimentare e della macellazione, ma solo un’area industriale dismessa, parcellizzata e disponibile per chiunque voglia insediarvi una attività. Qualunque attività sia. Anche insalubre. E pazienza se nei dintorni, nel raggio di poche centinaia di metri, di aziende insalubri ce ne sono già altre due. Una delle quali, peraltro qualche problemino lo ha creato, vedi le polemiche e le denunce per le esalazioni maleodoranti e ora, la notizia della contaminazione da nichel della falda acquifera a valle…

Scaramelli, Bettollini & C. avranno fatto i loro conti e può darsi che alla fine la strategia risulti vincente. Ce lo auguriamo anche noi. Chiaro che anche questa procedura scelta dalla giunta e approvata dal consiglio, non assicura frotte di imprenditori pronti ad acquistare e a investire. L’unica certezza, riguardo all’ex Centro Carni, al momento, è che il Comune non riceverà più il milione di euro che la Regione aveva messo sul piatto, consegnando l’impianto.

Ma è il Comune che vi ha rinunciato. Su questo anche La Nazione  è stata chiara.

m.l.

 

 

 

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