CONTAMINAZIONE DELLA FALDA A VALLE DI CHIUSI: E’ SUCCESSO NEL 2011. MA ANCORA TROPPE DOMANDE SENZA RISPOSTA

giovedì 24th, ottobre 2013 / 18:04
CONTAMINAZIONE DELLA FALDA A VALLE DI CHIUSI: E’ SUCCESSO NEL 2011. MA ANCORA TROPPE DOMANDE SENZA RISPOSTA
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ARPAT TOSCANA FORNISCE UNA PRIMA PARZIALE RISPOSTA. I COMUNI DI CHIUSI E CITTA’ DELLA PIEVE ATTIVANO VERIFICHE…

CHIUSI – Come era prevedibile e come è giusto, la notizia del superamento della soglia di rischio del parametro nichel e la conseguente contaminazione della falda acquifera a valle del depuratore di Bioecologia, che abbiamo pubblicato qualche giorno fa, riprendendola da una nota di ARPAT Toscana relativa ad un controllo al depuratore effettuato a maggio, ha suscitato un certo allarme. Molte le telefonate in redazione, i messaggi via facebook, i commenti all’articolo, e molte anche le domande rivolte ai redattori di primapagina per strada. L’informazione locale, a differenza di quella che passa per i grandi media, prevede e contempla anche questo aspetto, il contatto diretto con i lettori.

In effetti, la nota di Arpat, la notizia l’ha data, ma “en passant”, limitandosi a dire che la cosa si è verificata “in anni precedenti” e senza dire né in quale misura è stata superata la soglia di contaminazione, né per quanto tempo, né per quali cause…

Come Primapagina abbiamo anche noi rivolto naturalmente alcune domande ad Arpat e alle autorità competenti. Alle quali non è stata data finora alcuna risposta. O meglio: una prima parziale risposta, maabbastanza importante è stata data, proprio da Arpat, nel suo sito internet. Proprio in risposta ad un commento alla nota sul controllo effettuato al depuratore e alla notizia della contaminazione della falda.

“E’ stata rilevata la presenza di nichel nelle falde e si ritiene che questo sia accettabile? Sono state informate le autorità sanitarie? Cosa vuol dire che il nichel è nelle falde sotterranee a valle dell’impianto? Stiamo parlando di falde acquifere? Stiamo dicendo che c’è il nichel nell’acqua che beviamo? ” queste le domande poste da un anonimo cittadino. E Arpat, o meglio, la redazione di Arpat News così risponde:

“Sì, la rilevazione del nichel nella falda è relativa a controlli di anni precedenti (2011) per i quali gli enti competenti hanno assunto provvedimenti nei confronti dell’Azienda. La ASL è a conoscenza. In ogni caso questa situazione non mette a rischio l’approvvigionamento di acqua potabile”.

Intanto è una conferma che il problema si è in effetti verificato. Poi c’è almeno l’indicazione del periodo in cui si è verificato: il 2011. Quindi non un secolo fa. Nello stesso anno in cui la società Bioecologia presentò al Comune e il Comune approvò un progetto per l’ampliamento e il potenziamento dell’impianto. Non sappiamo però, se prima o dopo quell’approvazione. Sarebbe invece interessante saperlo. Il Consiglio Comunale, se fosse stato informato dello sforamento della soglia di rischio del parametro nichel, metallo pesante, pericoloso, avrebbe ugualmente approvato l’ampliamento del depuratore, tra l’altro all’unanimità?

La redazione di Arpat News che firma la risposta, fa sapere anche che la ASL è a conoscenza del fatto. Si presume si tratti della ASL 7 di Siena, competente per territorio sul depuratore. Ma sono state informate anche la ASL di Perugia e quella di Terni, competenti, per territorio, sulla falda a valle dell’impianto? Il territorio a valle del depuratore è, dopo pochi metri, già comune di Città della Pieve, poi comune di Monteleone d’Orvieto e Fabro…  Dice anche, la risposta Arpat  che le autorità competenti hanno predisposto provvedimenti nei confronti dell’azienda.

Interpellato in proposito il sindaco di Chiusi Stefano Scaramelli ha assicurato di essersi subito attivato per raccogliere tutte le informazioni del caso e verificare cosa sia successo. Aspettiamo che faccia le sue verifiche e poi ci faccia sapere. Lo stesso ha dichiarato anche il sindaco di Città della Pieve Manganello e con lui i suoi assessori Parbono e Cesaretti e anche il consigliere di minoranza Berna. A Chiusi, la Primavera presenterà un’interrogazione…

Dalle risposte di sindaci, assessori e consiglieri di opposizione, tutte di piena disponibilità ad attivarsi per capire cosa sia successo, si ha la sensazione che ne sapessero ben poco. Il fatto che debbano “fare delle verifiche” significa che  la vicenda non era di loro conoscenza. Altrimenti avrebbero risposto in altra maniera.

E allo stesso dipartimento di prevenzione della Asl 7, sede di Torrita di Siena, quella da cui partono i controlli sull’inquinamento nel territorio della Valdichiana, ci dicono, di prim’acchitto, salvo anche in questo caso verifiche più precise, di non ricordare di esser stati attivati per una contaminazione di una falda acquifera da nichel… “Avremmo dovuto correre…” ci dice uno degli addetti.

Ammesso che la  Asl sia stata effettivamente informata, come afferma Arpat News, non avrebbero dovuto essere informati anche i Comuni? Almeno quello di Chiusi, nel cui territorio insiste il depuratore?

Stefano Scaramelli è diventato sindaco a metà del 2011, ma prima non era su Marte, faceva parte della Giunta Ceccobao e nell’ultimo anno della giunta guidata dal “reggente” Bardini… In Comune  non arrivò nessuna informativa su quello sforamento del parametro nichel?

Quanto ai rischi per l’acqua potabile, che Arpat News dice inesistenti, è probabile che sia così. Chiusi si approvvigiona dal Lago che è a diversi km a monte. E anche Ponticelli, che è il primo paese a valle del depuratore, non riceve acqua potabile da pozzi in loco, ma dalla storica conduttura che arriva da Sarteano e che in passato alimentava anche parte del capoluogo.   Rischio zero, quindi. Però la falda inquinata può causare danni alle colture agricole, alle fonti sparse nelle campagne, ai pozzi privati, magari usati per innaffiare gli orti, per abbeverare animali…

Per questo gli amministratori pievesi fanno sapere di aver attivato anche ARPA Umbria che con tutta probabilità non ne ha mai saputo niente.

Al di là dei rischi diretti e indiretti, e del danno ambientale grande o piccolo, che andrà comunque appurato e spiegato alla popolazione, che ha diritto di sapere cosa è successo, quando e perché (e in questo caso anche gli amministratori locali potrebbero configurarsi come “parte lesa”, non come responsabili o correi del misfatto. Che può anche essere derivato da circostanze fortuite e non per responsabilità dirette di qualcuno) questa storia evidenzia anche una preoccupante e grave carenza di trasparenza, di comunicazione (anche tra enti) e di informazione in generale.

E poi ci scandalizziamo tutti quanti per lo scandalo della terra dei fuochi?

m.l.

 

 

 

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