ELOGIO DEGLI ANNI ’70

Nei giorni scorsi, ma lo aveva detto anche prima, Ferdinando Imposimato, ex giudice ed ex deputato, ha dichiarato di nuovo che Aldo Moro fu ucciso dalla Br, ma per volontà di Andreotti e Cossiga… La storia non è nuova. Tant’è che Cossiga pare sia arrivato sul luogo del ritrovamento del cadavere tra Piazza del Gesù e via delle Botteghe Oscure prima di tutti e prima ancora della telefonata dei brigatisti…
La prima cosa che ho pensato è che, se dovessimo riproporlo, dovremmo in qualche modo aggiornare lo spettacolo teatrale Bianco Rosso e Nero, messo in scena diverse volte tra maggio 2012 e maggio 2013 a Città della Pieve, Chiusi e Moiano… Poi, partendo proprio dalle dichiarazioni di Imposimato e da qualche commento a quello spettacolo, fatto da giovani spettatori (“voi 50-60enni mitizzate gli anni ’70, ma ci avete lasciato un mondo di macerie”; “eravate più incazzati e indignati, ma le avete perse tutte…”), mi è venuta spontanea una riflessione sugli anni ’70.
E’ vero che molti di noi, quelli almeno che pensavano di rovesciare il mondo come un calzino, il mondo non lo hanno rovesciato e le hanno perse tutte. O quasi. E’ vero che quegli anni furono segnati dalle stragi, dalle macerie delle bombe piazzate nelle stazioni, nelle piazze e sui treni, dal piombo che falciava persone inermi, dalla cupezza di analisi politiche e sociali sbagliate e farneticanti in qualche caso…
Ma è anche vero che quel decennio, gli anni ’70 appunto, furono forse il decennio più fecondo e più esaltante sul piano della democrazia, della partecipazione, delle conquiste sociali, politiche e civili. Che ovviamente non arrivarono per caso o per grazia ricevuta. Né come “onda lunga” di ciò che stava avvenendo in Francia, in Inghilterra, negli Usa…
Gli anni ’70 segnarono la fine del comunismo sovietico. la Primavera di Praga e l’invasione dei carriarmati Urss furono uno spartiacque. Lo stesso Partito Comunista, dal 1968 in poi non fu più lo stesso…
Longo e soprattutto Berlinguer non erano Togliatti e Secchia.
E’ del ’70 lo Statuto dei Lavoratori, conseguenza dell’autunno caldo 1969 e frutto dell’elaborazione dei socialisti Brodolini e Giugni, ma anche della forza del Pci e dell’esperienza della Flm e dei “consigli” a livello sindacale.
E’ ancora del 1970 la Legge Fortuna-Baslini che introdusse la possibilità di divorziare, poi confermata dal referendum del 1974.
Nel 1975 fu approvato il Nuovo Diritto di Famiglia.
Ed è del ’78 la legge 180, detta “Legge Basaglia” che sancì la chiusura dei manicomi e quindi un trattamento diverso e più umano della malattia mentale.
Sempre del 1978 è la legge 194 sull’aborto, confermata anch’essa da un referendum nel 1981. Legge che non significa libertà di abortire, ma possibilità di farlo, consapevolmente, presso strutture sanitarie pubbliche e non come prima in maniera clandestina e senza alcuna protezione. Perché questa era la norma…
Nell’81 fu modificata la normativa sul delitto d’onore… antico retaggio italico, finalmente
Il 1975 fu anche l’anno del voto ai diciottenni (prima si votava a 21 anni) e l’anno dei decreti delegati nella scuola, una riforma che consentiva la partecipazione di studenti e genitori alla programmazione didattica e all’organizzazione scolastica.
Tutte cose che oggi sembrano scontate e che allora non lo erano, come non era scontata l’abolizione della segregazione razziale negli Usa, per esempio (Martin Luther King e Bob Kennedy furono assassinati nel 1968)… Tutte cose che oggi molti metterebbero volentieri in discussione, e che in parte sono già state messe n discussione, ma che hanno segnato un passo in avanti senza precedenti, nella modernizzazione dell’Italia.
Tutto questo per dire che la stagione post ’68, gli anni settanta non furono solo stragi, piombo e P38, scontro politico e fisico tra rossi e neri, trame eversive…
E’ nel ’75 che nascono le prime radio libere… ma libere veramente… Anche quella a suo modo una piccola rivoluzione culturale.
E non a caso anche nella musica e nel cinema, anche a livello italiano, dopo si è visto poco di meglio: Zabriskie Point, C’eravamo tanto amati, Novecento, Battisti, Guccini, De Gregori, La Pfm, Gli Area, Pino Daniele, Tony Esposito, Lucio Dalla, Finardi, Rino Gaetano… Sembra niente, e invece è tanta roba, come si dice adesso… Oggi che cosa passa il convento? Quelli di “Amici”?
Un invito quindi a chi dice e pensa “ci avete lasciato un mondo di macerie” a riflettere. Ovviamente non era tutto oro, neanche all’ora. Ma almeno, allora, qualcuno ci ha provato…
Marco Lorenzoni
Concordo pienamente con quanto detto da Marco Lorenzoni. Oltre a quanto da lui elencato, che non è poco, sono stati anni di profondi cambiamenti: nella politica, nella società, nella cultura, ottenuti grazie ad uno sviluppato concetto di solidarietà per cui le persone non pensavano solo ai loro interessi spiccioli ma lottavano, da ogni parte, anche per quelli condivisi. Non tutto poi è filato liscio ma se quello spirito si fosse prolungato nel tempo oggi non avremmo un paese bloccato da un pregiudicato a cui si vuol cercare di concedere l’impunità ad ogni costo.
Come ti dissi qualche tempo fa, essendo anche io un appassionato di quegli anni ( e considrandoli ancora attuali ), mi piacerebbe presentare questo libro casomai anche in collaborazione con il tuo giornale. Cosa ne pensi? Ci lavoriamo? http://www.einaudi.it/libri/libro/mauro-favale-tommaso-de-lorenzis/l-aspra-stagione/978880620600
Il libro non l’ho letto, lo leggerò. Della presentazione se ne può parlare. Volentieri.
Assolutamente d’accordo anche io! Sostengo la riflessione di Marco Lorenzoni e l’elenco dei diritti e delle libertà conquistate durante gi anni ’70.Una riflessione simile l’avevo espressa in merito alla piece tatrale di Socrates, su testo di M.Lorenzetti, attraverso l’analisi del significato, svilito negli anni, delle parole Comunismo e Femminismo (mi sa che quel pezzo è rimasto intrappolato nel vecchio sito…). Quindi non potrei essere più d’accordo. Però i commenti dei giovani da cui, in parte, nasce questo articolo, è preoccupante.Un’analisi catastrofica e responsabilizzante in toto del popolo sessantottino e settantottino,denota una scarsa conoscenza non solo delle grandi conquiste ottenute, ma anche della struttura sociale e politica della società che le battaglie degli anni ’70 hanno indiscutibilmente sovvertito. Una critica è sempre bene accetta, soprattutto se viene dai giovani, ma deve sempre essere sostenuta da un’attenta conoscenza storico-sociale-culturale. Ecco, quello che sta mancando, secondo il mio modesto parere, è proprio l’esigenza, ma ancor di più, l’impegno allo studio,l’unico strumento che permette lo sviluppo di un senso critico produttivo e costruttivo.
Il tuo commento all’articolo sullo spettacolo su Socrates figura sotto l’articolo “quando un colpo di tacco spiazza tutti” (pagina “cultura”, 8 agosto 2013). Quanto al senso critico che latita, purtroppo mi pare che latiti non solo tra i giovani… Anche chi ce lo aveva sembra averlo smarrito. Saranno i tempi…
Il commento di Elda mi trova d’accordo, soprattutto sulla visione di ciò che è passato dopo gli anni ’70 che chiamerei ”controffensiva”.Vi ricordate a tal proposito ”l’Autonomia”?.Occorre che i giovani sappiano e critichino ma occorre-come dice Elda- una base di ciò che poggiava negli anni ’60 che chiaramente non ha prodotto fatti slegati per asddivenire agli anni ’70, soprattutto nella cultura e nelle modalità dello sviluppo.Si vedrebbe allora che solo un partito di massa e di lotta ma anche d’egemonia può incidere sul cambiamento reale delle cose, e tale cambiamento è necessariamente lento ma può essere reversibile se non si produce cultura,e se non la si produce si è fottuti.Questo le parti avverse lo sanno ed hanno poggiato sulla promozione della cultura dell’Autonomia da un lato(partiti, sindacati, ipersviluppo) e del ricatto economico dall’altro.La miscela esplosiva che ha distrutto i partiti che detenevano il vero potere negli anni ’80 è stata -a guardare il dopo – la base dove si è poggiata l’esplosione di massa del capitalismo finanziario e della globalizzazione che hanno cambiato le menti ed il mondo.Ma la direzione non è stata quella sociale ma quella del ”mantenimento” e dell’uso di ogni mezzo per non soccombere.(Regan,Guerre Stellari, Al Khaeda ).Su questo si dovrebbe riflettere e comunque anche sul degrado del socialismo dei paesi dell’Est che non è stato più un faro,ma che comunque ha prodotto una direzione iniziale di grande riscossa nazionale nei paesi coloniali con i movimenti di liberazione del terzo mondo.
Anche la Riforma Sanitaria è degli anni ’70, precisamente del ’78…Da allora la sanità pubblica diventò più democratica. E nonostante i molti limiti e molti problemi, è ancora migliore di quella privata…