ADIOS PEPE, PRESIDENTE CAMPESINO…

mercoledì 14th, maggio 2025 / 14:42
ADIOS PEPE, PRESIDENTE CAMPESINO…
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Se ne è andato ieri alla soglia dei 90 anni Josè Alberto Mujica, detto “Pepe”, il presidente “campesino” che si spostava con un Maggiolino Volkswagen dell’87 regalotogli da alcuni amici e viveva in una piccola fattoria alla periferia di Montevideo. Eppure lui era il presidente della repubblica dell’Uruguay. Non solo un leader politico. Ed era un presidente che veniva dalla lotta armata contro la dittatura militare di Bordaberry. In gioventà Mujica era stato un guerrigliero dei Tupamaros. Chi ha più di 50 anni è probabile che ricordi questa parola, che echeggiava spesso nelle cronache dei Tg. I Tupamaros erano un’organizzazione di guerriglia urbana di ispirazione comunista, attiva in Uruguay tra gli anni ’60 e gli anni ’70. Suo principale leader, sul piano ideologico, fu Raùl Sendic Antonaccio, già militante del Partito Socialista dell’Uruguay. Chiare origini italiane come moltissimi uruguagi.
In sostanza i Tupamaros erano un po’ come i Gap durante la Resistenza italiana. Pepe Mujica era uno di loro.
Dopo la caduta della dittatura nel 1985, è stato deputato e senatore e tra il 2005 e il 2008,  Ministro dell’Agricotura e della pesca e leader del Movimento di Partecpazione Popolare, forza maggioritaria del “Frente Amplio”. Nel 2009 vinse le presidenziali e diventò presidente dell’Uruguay, rimanendo in carica dal 1 marzo 2010 al 1 marzo 2015.
Cinque anni soltanto, che però hanno fatto diventare Pepe Mujica un esempio a livello planetario per il suo stile di vita e le sue posizioni a favore dei più deboli, delle classi subalterne e dei paesi in via di sviluppo. Un esempio di riscatto del sud America, dell’Uruguay e del sud del mondo in generale. Un sud del mondo spesso depredato dalle Multinazionali e da governi venduti alle multinazionali o da esse foraggiati e sostenuti. Non di rado governi fascisti e dittature militari.
E’ noto che dell’idennità che lo Stato gli garantiva come presidente della Repubblica, lui, Pepe Mujica, ne donava il 90% ad Associazioni Non Governative o a persone bisognose. Si tratteneva una piccola quota, pari a circa 800 euro al mese, e in una intervista disse che gli erano sufficienti per vivere e che era giusto così perchè molti suoi connazionali dovevano vivere con meno…
Fu definito “il presidente più povero del mondo”, ma il suo modus vivendi era anche un modo per dimostrare che più delle parole, in politica conta (e deve contare) l’esempio. Viveva nella sua piccola “fazenda” come un contadino qualunque. Dal 2020, con le dimissioni da senatore, si era ritirato lì, a vita privata, e da allora ha lottato anche contro la malattia (un tumore all’esofago) che alla fine lo ha sconfitto.
Ma il “compagno Pepe Mujica” è stato e resterà una di quelle figure che restano appiccicate all’immaginario collettivo come la figura di un guerrigliero che, una volta ristabilito il gioco democratico dopo anni di dittatura, diventa leader del suo paese ed esempio universale di “compagnitudine”, della dignità degli umili e di chi fa fatica a sbarcare il lunario, di come si può riscattare un Paese senza essere miliardari…
Se ne è andato a poche settimane dall’uscita di scena di Papa Francesco, un altro “latinoamericano” che si è battuto per gli ultimi e per i diseredati e a pochi giorni dall’elezione del nuovo Papa Leone XIV, che è un americano del “norte”, ma ha vissuto a lungo, da missionario, in Perù e dunque conosce bene la situazione dell’America Latina. Le sue prime esternazioni sulla “pace disarmata e disarmante, umile e perseverante”, sulla necessità di “costruire ponti e non muri” insieme alle immagini che lo ritraggono, anni fa, con gli stivali in mezzo al fango ad aiutare i poveri di alcune “favelas” alluvionate, richiamano in qualche modo, seppur da punti di partenza diversi e lontani, certi pensieri di Pepe Mujica, il presidente campesino.
Mentre in Europa si parla di guerra e riarmo, mentre la classe politica italiana ed europea (sia di destra che di sinistra) non riesce ad uscire dalle logiche belliciste che vedono nel resto del mondo una minaccia che probabilmente esiste solo nella propaganda, esempi di impegno politico e di vita come quelli di Mujica sono merce rarissima. Ma con il “compagno Pepe” se ne va uno degli ultimi. Forse proprio l’ultimo. E purtroppo sul campo rimane ben poco in cui sperare.
Ci sono uomini che lottano un giorno e sono buoni
Ci sono quelli che lottano di più e sono migliori
Ma quelli che lottano sempre, quelli sono indispensabili.
m.l.
Nella foto (tratta da You tube): Pepe Mujica
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