ADIOS PEPE, PRESIDENTE CAMPESINO…

Se ne è andato ieri alla soglia dei 90 anni Josè Alberto Mujica, detto “Pepe”, il presidente “campesino” che si spostava con un Maggiolino Volkswagen dell’87 regalotogli da alcuni amici e viveva in una piccola fattoria alla periferia di Montevideo. Eppure lui era il presidente della repubblica dell’Uruguay. Non solo un leader politico. Ed era un presidente che veniva dalla lotta armata contro la dittatura militare di Bordaberry. In gioventà Mujica era stato un guerrigliero dei Tupamaros. Chi ha più di 50 anni è probabile che ricordi questa parola, che echeggiava spesso nelle cronache dei Tg. I Tupamaros erano un’organizzazione di guerriglia urbana di ispirazione comunista, attiva in Uruguay tra gli anni ’60 e gli anni ’70. Suo principale leader, sul piano ideologico, fu Raùl Sendic Antonaccio, già militante del Partito Socialista dell’Uruguay. Chiare origini italiane come moltissimi uruguagi.
In sostanza i Tupamaros erano un po’ come i Gap durante la Resistenza italiana. Pepe Mujica era uno di loro.
Dopo la caduta della dittatura nel 1985, è stato deputato e senatore e tra il 2005 e il 2008, Ministro dell’Agricotura e della pesca e leader del Movimento di Partecpazione Popolare, forza maggioritaria del “Frente Amplio”. Nel 2009 vinse le presidenziali e diventò presidente dell’Uruguay, rimanendo in carica dal 1 marzo 2010 al 1 marzo 2015.
Cinque anni soltanto, che però hanno fatto diventare Pepe Mujica un esempio a livello planetario per il suo stile di vita e le sue posizioni a favore dei più deboli, delle classi subalterne e dei paesi in via di sviluppo. Un esempio di riscatto del sud America, dell’Uruguay e del sud del mondo in generale. Un sud del mondo spesso depredato dalle Multinazionali e da governi venduti alle multinazionali o da esse foraggiati e sostenuti. Non di rado governi fascisti e dittature militari.
E’ noto che dell’idennità che lo Stato gli garantiva come presidente della Repubblica, lui, Pepe Mujica, ne donava il 90% ad Associazioni Non Governative o a persone bisognose. Si tratteneva una piccola quota, pari a circa 800 euro al mese, e in una intervista disse che gli erano sufficienti per vivere e che era giusto così perchè molti suoi connazionali dovevano vivere con meno…
Fu definito “il presidente più povero del mondo”, ma il suo modus vivendi era anche un modo per dimostrare che più delle parole, in politica conta (e deve contare) l’esempio. Viveva nella sua piccola “fazenda” come un contadino qualunque. Dal 2020, con le dimissioni da senatore, si era ritirato lì, a vita privata, e da allora ha lottato anche contro la malattia (un tumore all’esofago) che alla fine lo ha sconfitto.
Ma il “compagno Pepe Mujica” è stato e resterà una di quelle figure che restano appiccicate all’immaginario collettivo come la figura di un guerrigliero che, una volta ristabilito il gioco democratico dopo anni di dittatura, diventa leader del suo paese ed esempio universale di “compagnitudine”, della dignità degli umili e di chi fa fatica a sbarcare il lunario, di come si può riscattare un Paese senza essere miliardari…
Se ne è andato a poche settimane dall’uscita di scena di Papa Francesco, un altro “latinoamericano” che si è battuto per gli ultimi e per i diseredati e a pochi giorni dall’elezione del nuovo Papa Leone XIV, che è un americano del “norte”, ma ha vissuto a lungo, da missionario, in Perù e dunque conosce bene la situazione dell’America Latina. Le sue prime esternazioni sulla “pace disarmata e disarmante, umile e perseverante”, sulla necessità di “costruire ponti e non muri” insieme alle immagini che lo ritraggono, anni fa, con gli stivali in mezzo al fango ad aiutare i poveri di alcune “favelas” alluvionate, richiamano in qualche modo, seppur da punti di partenza diversi e lontani, certi pensieri di Pepe Mujica, il presidente campesino.
Mentre in Europa si parla di guerra e riarmo, mentre la classe politica italiana ed europea (sia di destra che di sinistra) non riesce ad uscire dalle logiche belliciste che vedono nel resto del mondo una minaccia che probabilmente esiste solo nella propaganda, esempi di impegno politico e di vita come quelli di Mujica sono merce rarissima. Ma con il “compagno Pepe” se ne va uno degli ultimi. Forse proprio l’ultimo. E purtroppo sul campo rimane ben poco in cui sperare.
Ci sono uomini che lottano un giorno e sono buoni
Ci sono quelli che lottano di più e sono migliori
Ma quelli che lottano sempre, quelli sono indispensabili.
m.l.
Nella foto (tratta da You tube): Pepe Mujica
Ammirevole !
Predicava bene e razzolare ancor più bene !
Un comunista vero !……..Unico !
IL potere non l’ aveva i toccato per nulla !
Uguale identico a quei comunisti nostrani , nati poveri e diventati ricchi fregandosene degli ideali e del popolo che ha permesso loro di farsi delle posizioni !
Musica aveva rinunciato a tutto ! Esemplare nelle sue idee !
….Mujica aveva…..
Si Niccolò, hai ragione, ma solo in parte perchè ti ricordo che talvolta in codeste espressioni qualunquistiche viene cancellata la memoria vera delle cose e riguardo proprio ai comunisti ,intesi come classe votante il Partito Comunista, tali comunisti fossero persone autentiche che ritenevano che quei concetti fossero degli ideali che dovessero prevalere.La forza contrastante quell’idea è stata tale che quegli ideali li ha confuscati, resi più difficili, fino a farli diventare per bocca dei suoi detrattori odierni quasi ” meschini”. Guarda caso che chi ha obbedito al richiamo -come dici te – ”del soldo” inteso come etica, gli è stata aperta la strada dell’auto-affermazione,mentre a tutti gli altri-che oggi tu sembreresti quasi nobilitarli – il sistema li ha ricondotti nel solco da dove venivano, anzi , ancora più giu sottoterra sia per loro sia per le loro future famiglie. Si parla di gente comune, non di politici o di burocrati le cui carriere sono sttae trainate dai partiti.Mentre tutto questo nei partiti di centro e di destra era intesa come normalità che fosse così-ed infatti così è state ed ancora oggi continua- nella sinistra tutto questo come vedi dalle tue stesse parole segna quasi una contraddizione ed anche meraviglia.Meraviglia che porta a dire come dici tu stesso di chi parli bene e che poi razzoli male.Siamo parte dell’occidente Niccolò, e non mi aspetto che sia l’occidente il motore del cambiamento oggi,anzi dalla fine della guerra non lo è mai stato, anzi tutto l’occidente marcia unito per l’affermazione del dio quattrino, del profitto, difendendo strenuamente e costruendoci sopra una etica ed una incrostazione tale che sta portando il mondo alla rovina totale tramite il rischio della guerra,lma come diceva qualcuno di mia personale conoscenza in una specie di appello rivolto ai giovani scritto nel 1945 e che potrebbe essere valido anche oggi : ” …giovane che non sai perchè non c’eri,questa è l’orrenda verità che ci diè il reo fascismo,brutale ultima forma del potere borghese,nel 1921 nato sul sangue dei lavoratori,ed adesso morto affogato nel mare immenso di sangue e di rovine,ove sempre per sua natura quel potere porta se il popolo sbaglia e non vigila.E tu allora ,giovane,non scordare questa tremenda lezione della storia”. E guarda che a 100 anni di distanza i comportamenti umani sono sempre gli stessi,con le dovute differenza innescate da quella che chiamiamo modernità ma la forma ments che porta all’accettazione ed anzi alla difesa di tutto questo è sempre la stessa.A dimostrazione è il fatto che il mondo è semprepiù diviso fra chi ha e chi non ha, e chi non ha, non è che si trovi nelle condizioni di non avere per propria personale scelta,questo mi sembra ovvio.