IL TRIONFO DI RENZI E DEI RENZIANI. ORA PERO’ COMINCINO A FAR POLITICA

IL PD HA CAMBIATO VERSO. SARA’ QUELLO GIUSTO?
C’era una volta il grande partito comunista di Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer. Poi, dopo il crollo del muro gli cambiarono nome e diventò “Partito Democratico della Sinistra”. Un po’ di tempo dopo decisero che era meglio togliere la parola “partito”, per rendere la cosa un po’ più fluida e diventò “Democratici di Sinistra”. Ma la cosa tanto fluida non era e allora via a un altro cambiamento: ritorna la parola “partito”, ma sparisce la parola “sinistra”. A scanso di equivoci, naturalmente. E perché non ci fossero ulteriori fraintendimenti. Ieri, con le primarie che hanno incoronato Matteo Renzi nuovo segretario (verrebbe da dire monarca assoluto) del Pd è stata raggiunta la quadratura del cerchio. Ogni residuo della sinistra che fu è stato spazzato via.
Se dentro il Pd ormai renziano, qualcosa di sinistra c’è ancora è qualcosa di diverso da ciò che c’era prima. Più Blair che Berlinguer, insomma , più Craxi – anche nei metodi e nel clima che accompagna le convention del vincitore – che Riccardo Lombardi. Dicono che sia il nuovo che avanza, l’unico modo per vincere. E siccome anche il popolo di sinistra di un tempo o quel poco che ne rimane, si è rotto le scatole di perdere, ora sta con Matteo. Perché non è che la vittoria di Renzi è il trionfo della parte ex Democristiana del Pd, degli ex Margherita. C’è anche quello, certo, gli ex Dc non sono più ospiti più o meno graditi, in casa d’altri, ma ora anche loro apparecchiano la tavola. Non c’è solo questo, però, dicevamo. Innanzitutto le primarie di ieri hanno registrato una partecipazione notevole, quasi 3 milioni di votanti, non sono state un flop come molti pensavano, temevano o speravano. E poi, per Renzi hanno votato anche e soprattutto quelle che erano le antiche “zone rosse”. A Siena che era la provincia più rossa d’Italia è stato un plebiscito. Il sindaco di Firenze che ottiene l’80% dei consensi nella terra del Palio, fa andare in soffitta non solo la storia del Pci, ma anche l’antica contesa tra Guelfi e Ghibellini. Ma Renzi vince anche nelle cinture operaie, nelle cittadine operose che vivono di artigianato e piccola impresa. Sarà un abbaglio, probabilmente, ma il popolo di sinistra che ancora, ostinamente e nonostante tutto, resta ancorato al Pd perché il Pd è l’erede dei Ds del Pds e del Pci, ha scelto Renzi segretario e ha decretato la fine delle leadership precedenti da D’Alema a Veltroni a Bersani. Il povero Cuperlo e lo stesso Civati sono stati surclassati, marginalizzati, ridotti a pura minoranza. Il primo più per gli sponsor che aveva dietro, che per suo demerito, l’altro perché non ha avuto forse il coraggio di fare scelte più drastiche. Molti, di quelli che formavano il vecchio popolo della sinistra hanno votato alle primarie del Pd e hanno votato Renzi non perché è democristiano, ma perché vedono in lui l’unico capace battere la destra e contendere voti al movimento di Grillo, dicendo – come faceva e continua a fare Berlusconi, del resto – poche cose, neanche troppo innovative, ma usando un linguaggio chiaro, diretto, semplice. E hanno votato Renzi per mandare a casa “quelli di prima”, quelli che hanno portato il Pd al governo con Alfano e Cicchitto e prima con Monti e la Fornero… Renzi è politica da smartphone, roba che non ti costringe a pensieri profondi e faticosi, ma in questo momento – è evidente – è uno dei pochi che infonde speranze. Le sue convention ricordano più i giochi di gruppo ai campeggi delle Giovani Marmotte (lo abbiamo già scritto a proposito della Leopoldina di una settimana fa), che i congressi estenuanti del vecchio Pci o quelli che vedevano confrontarsi le correnti democristiane. Renzi e il renzismo c’entrano poco con la sinistra, se mai è una sinistra Ogm che ha smarrito anche il lessico e ormai parla per tweet, sms e post a raffica su facebook… Che preferisce le parole chiave ai ragionamenti, gli slogan alle argomentazioni, le suggestioni alle idee. Ma trova consenso e vola.
Anche a livello locale Renzi non solo ha fatto il pieno di consensi, ma ha ormai conquistato il partito, senza fare prigionieri. La provincia di Siena, buona parte dell’Umbria sono roccaforti renziane. Chiusi, dove il sindaco Scaramelli è stato il primo tra i sindaci a schierarsi con il collega fiorentino, è la casamatta inespugnabile, il fortino più armato. Il voto di ieri dice 90%, roba che il D’Alema dei tempi d’oro non poteva neanche sognare, nemmeno in un paese in cui il Pci chiuse la sua storia al 67% di consensi.
Alle primarie a Chiusi hanno votato circa 1.800 persone, più del 60% di coloro che nel 2011 elessero Scaramelli primo cittadino con la coalizione Pd-Sel-Socialisti. Un risultato straordinario che legittima ancora di più la neosegretaria Pamela Fatighenti, conferma la leadership di Scaramelli e la forza organizzativa dell’assessore Bettollini. Un carrarmato, sotto questo aspetto.
Gli altri, i non renziani, sono letteralmente scomparsi dalla scena, fagocitati. A difendere il bidone vuoto, come il giapponese trovato nella jungla 20 anni dopo la fine della guerra, è rimasto il solo Luca Ceccobao, sempre più depresso e incattivito che dal pulpito di facebook lancia strali avvelenati, che finiscono nel vuoto, soprattutto perché arrivano fuori tempo massimo e solo ora che lui è fuori dai giochi. Prima, quando era in sella certe cose non le diceva, non le scriveva. E poi, il suo nemico di oggi, Stefano Scaramelli lo ha cresciuto lui ed è lui che ne ha fatto il suo delfino e il suo erede. Chi è causa del suo mal pianga se stesso, verrebbe da dire.
Adesso i renziani fanno festa. Ne hanno ben donde, direbbe Bruno Pizzul… Ma è chiaro che, sebbene abbiamo conquistato una importantissima pole position, sono ancora al punto di partenza, non al traguardo. Non hanno fatto niente né a livello nazionale, né a livello locale. Hanno solo vinto una battaglia interna al proprio partito. Come Craxi vinse quella del Midas contro De Martino e Lombardi nel 1976… Ora lo dovranno ricostruire il Pd, sgombrando le macerie, e dovranno soprattutto cominciare a far politica, smettendola di parlare e dirsi bravi da soli e solo tra loro. Ora che le primarie sono passate in archivio, dovranno ricominciare ad occuparsi anche di ciò che succede. Per esempio, questa sera a Chiusi c’è una iniziativa sulla crisi del Monte dei Paschi. Vengano a dire come la pensano. Poi c’è la questione della contaminazione da nichel della falda acquifera di fondovalle certificata anche dal Consiglio comunale. Sarà il caso di cominciare a far qualcosa? C’è infine la questione dei treni che sono sempre meno e della politica di Trenitalia che sta tagliando fuori quest territorio… Insomma, se vogliono, le occasioni per farsi sentire e per far capire cosa significhi la leadership di Renzi per i Pd non mancano. E lo facciano anche gli altri gli sconfitti, abbandonando reticenze e titubanze, ora che l’alibi primarie non c’è più.
A chi dice che il Pd, da oggi è meno di sinistra, viene da obiettare che di sinistra il Pd non è mai stato nemmeno ai tempi di Veltroni, Franceschini e Bersani. Basta guardare cosa ha votato e cosa no, in parlamento. Cambia poco da questo punto di vista.
E chissà se i giovani leoni renziani si sono accorti che quella R che era il simbolo di Renzi nella battaglia delle primarie richiama una falce e martello stilizzata. Lo ha fatto notare ieri sera Gramellini nella trasmissione di Fazio. Lo avevamo notato anche noi, ma pensavamo fosse semplicemente una illusione ottica, dettata da una segreta, antica e mai sopita speranza…
m.l.
Chapeau. Ottima analisi
Qualcuno ha detto che le primarie di domenica siano una Bad Godesberg (congresso del partito socialdemocratico tedesco del 1959) nostrana. Penso che il PD ci sia arrivato in ritardo. Dopo il crollo del muro di Berlino ci fu una presa d’atto tempestiva con la svolta della Bolognina, che si e’ poi arenata. Il Partito Democratico non ha mai avuto una propria identita’ che andasse oltre il post – comunismo ed il post democristianismo. Ora e’ stata fatta chiarezza: c’ e’ una sinistra riformista ed una piu’ radicale. Che poi Renzi non abbia programmi e’ un’arma polemica lecita, ma non per questo vera. Ho finito di leggere Piu’ uguali piu’ ricchi di Yoram Gutgeld ( ritenuto uno dei consiglieri economici piu’ vicini a Renzi) e le proposte ci sono. Possono non piacere ma ci sono. Tra l’altro esordisce dicendo che nel Paese europeo dove c’e stato il piu’ forte Partito Comunista c’e un tasso di ingiustizia sociale secondo solo alla Gran Bretagna. Io naturalmente non condivido tutto quello che dice Renzi, ma quando dice che per risolvere i problemi dei disoccupati serve creare posti di lavoro e non fare solo convegni, io sono perfettamente d’accordo. Il primo problema italiano e’ la crescita, con buona pace dei teorici della decrescita felice.
Che servano posti di lavoro e misure concrete, sono d’accordo. Non so se il “giovanilismo” e un certo blairismo (molto fumoso) ostentati da Renzi e dai renziani siano una ricetta sufficiente… vedremo. Mi convince poco, ma seguo con attenzione…
Ciao Lele! Quaggiù gli omini degli orti e le donnine della coop sono entusiasti del programma dell’ebreo (con rispetto parlando, come diceva la tu’ nonna) della McKinsey tant’è che hanno votato tutti per Renzi. Anche quelli che una volta aspettavano “Baffone”. Sono rimasti fulminati non tanto dal programma di privatizzazione di ferrovie, poste e via dicendo (che gliene frega il giusto) ma dal paragrafo dedicato alle pensioni. Purtroppo qui c’è ancora qualche mosca bianca che blatera di decrescita (che parola insopportabile!) ma per fortuna il mongo gira per un altro verso.
Anche se i tempi sono difficili qui qualcosa cresce: l’inquinamento da nichel, ad esempio. Per la verità sono più di cinque anni che siamo sopra i livelli minimi e nulla lascia presagire che si inverta la tendenza in poco tempo.
Tranquillo, i fatti hanno la testa dura.
A Lele invece consiglierei io un libro, quello di Duccio Tronci dal titolo: ”Chi comanda Firenze”.Spero che la figura dell’autore non sia considerata di parte, perchè per me non lo è, soprattutto per i suoi trascorsi e per quello che dice.Buona lettura Lele !
Ciao Luciano! Premesso che l’ ebreo (come l’hai definito tu ) Gutgeld non ha sicuramente lo stesso spessore e la stessa chiarezza dell’ebreo Carlo Marx, forse proprio per questo va letto con piu’ attenzione. Quando parla di rivedere i diritti acquisiti di certi pensionati si riferisce a quelli che percepiscono pensioni mensili elevate (orientativamente 3.500 euro al mese) con il sistema retributivo e quindi a carico delle generazioni successive. Anziche’ diritti acquisiti li definisce “privilegi ingiustificati”. E fa un esempio: se un dirigente ha versato contributi, durante tutta la vita lavorativa, che gli permetterebbero una pensione di 2.000 euro al mese e ne riscuote invece 3.500 la collettivita’ sostiene un costo di 18.000 euro annui che appare iniquo. Quindi non mi pare che parli delle donnine della Coop. Per quanto riguarda il nichel a Chiusi non credo si possa addossare la colpa a Renzi solo perche’ il Sindaco e’ un’esponente di punta dei renziani in Provinciadi Siena! A proposito poi della decrescita sono convinto che ponga interrogativi seri sul modello di sviluppo delle societa’ capitalistiche, ma penso anche che possa godere di più’ fortuna nei momenti di crescita dell’economia che non in quelli in cui i poveri aumentano a dismisura. Ringrazio Carlo per la lettura consigliata. Non l’ho letto ma sono andato a vedere in rete e mi sembrano accuse non proprio nuove. Colgo l’occasione per precisare che la mia non e’ un’accettazione fideistica del verbo renziano , ma semplicemente una scelta laica e soggetta a verifica.
Lele! Le mie erano solo quattro battutacce perchè francamente mi riesce difficile parlare seriamente del Pd in quanto lo ritengo assai più responsabile del berlusca per il disastro in cui siamo finiti. Voglio invece precisare che il “con rispetto parlando” si riferiva alla McKinsey e “l’ebreo” intendeva rimandare ad ambienti finanziari e non certo richiamare questioni razziali che, come ben sai, non ne ho mai fatte in vita mia e non sono ancora rincoglionito a tal punto da imbarcarmici da vecchio.
Quanto al resto, credo che qualsiasi ragionamento non possa partire che da un’analisi seria di ciò che è successo da vent’anni a questa parte. E se ci si ragiona un po’, senza pregiudizi, l’unica risposta non può che essere: mandiamoli tutti a casa!
Con la stima e l’affetto che nutro per te non riesco proprio a capire come tu ritenga il PD piu’ responsabile di Berlusconi per lo sfascio progressivo di questi venti anni. Come diceva il mio professore di diritto, si possono anche mandare tutti a casa. E il giorno dopo? Se mi devo trovare il tetro Casaleggio Ministro della scuola preferisco tenermi la Carrozza.
X Lele. ”Tutto ciò che è necessario per il trionfo del male è che gli uomini supposti di bene non facciano nulla” (Raymond Burke )…e non credo che questo sia antiberlusconismo….