IL TRIONFO DI RENZI E DEI RENZIANI. ORA PERO’ COMINCINO A FAR POLITICA

lunedì 09th, dicembre 2013 / 11:44
IL TRIONFO DI RENZI E DEI RENZIANI. ORA PERO’ COMINCINO A FAR POLITICA
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IL PD HA CAMBIATO VERSO. SARA’ QUELLO GIUSTO?

C’era una volta il grande partito comunista di Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer. Poi, dopo il crollo del muro gli cambiarono nome e diventò “Partito Democratico della Sinistra”. Un po’ di tempo dopo decisero che era meglio togliere la parola “partito”, per rendere la cosa un po’ più fluida e diventò “Democratici di Sinistra”. Ma la cosa tanto fluida non era e allora via a un altro cambiamento:  ritorna la parola “partito”, ma sparisce la parola “sinistra”. A scanso di equivoci, naturalmente. E perché non ci fossero ulteriori fraintendimenti. Ieri, con le primarie che hanno incoronato Matteo Renzi nuovo segretario (verrebbe da dire monarca assoluto) del Pd è stata raggiunta la quadratura del cerchio.  Ogni residuo della sinistra che fu è stato spazzato via. RENZIANI VITTORIA

Se dentro il Pd ormai renziano, qualcosa di sinistra c’è ancora è qualcosa di diverso da ciò che c’era prima. Più Blair che Berlinguer, insomma , più Craxi – anche nei metodi e nel clima che accompagna le convention del vincitore – che Riccardo Lombardi. Dicono che sia il nuovo che avanza, l’unico modo per vincere. E siccome anche il popolo di sinistra di un tempo o quel poco che ne rimane,  si è rotto le scatole di perdere, ora sta con Matteo. Perché non è che la vittoria di Renzi è il trionfo della parte ex Democristiana del Pd, degli ex Margherita. C’è anche quello, certo, gli ex Dc non sono più ospiti più o meno graditi, in casa d’altri, ma ora anche loro apparecchiano la tavola. Non c’è solo questo, però, dicevamo. Innanzitutto le primarie di ieri hanno registrato una partecipazione notevole, quasi 3 milioni di votanti, non sono state un flop come molti pensavano, temevano o speravano. E poi, per Renzi hanno votato anche e soprattutto quelle che erano le antiche “zone rosse”. A Siena che era la provincia più rossa d’Italia è stato un plebiscito. Il sindaco di Firenze che ottiene l’80% dei consensi nella terra del Palio, fa andare in soffitta non solo la storia del Pci, ma anche l’antica contesa tra Guelfi e Ghibellini. Ma Renzi vince anche nelle cinture operaie, nelle cittadine operose che vivono di artigianato e piccola impresa.  Sarà un abbaglio, probabilmente, ma il popolo di sinistra che ancora, ostinamente e nonostante tutto, resta ancorato al Pd perché il Pd è l’erede dei Ds del Pds e del Pci, ha scelto Renzi segretario e ha decretato la fine delle leadership precedenti da D’Alema a Veltroni a Bersani. Il povero Cuperlo e lo stesso Civati sono stati surclassati, marginalizzati, ridotti a pura minoranza. Il primo più per gli sponsor che aveva dietro, che per suo demerito, l’altro perché non ha avuto forse il coraggio di fare scelte più drastiche. Molti, di quelli che formavano il vecchio popolo della sinistra hanno votato alle primarie del Pd e hanno votato Renzi non perché è democristiano, ma perché vedono in lui l’unico capace battere la destra e contendere voti al movimento di Grillo, dicendo – come faceva e continua a fare Berlusconi, del resto – poche cose, neanche troppo innovative, ma usando un linguaggio chiaro, diretto, semplice.  E hanno votato Renzi per mandare a casa “quelli di prima”, quelli che hanno portato il Pd al governo con Alfano e Cicchitto e prima con Monti e la Fornero… Renzi è politica da smartphone, roba che non ti costringe a pensieri profondi e faticosi, ma in questo momento – è evidente – è uno dei pochi che infonde speranze. Le sue convention ricordano più i giochi di gruppo ai campeggi delle Giovani Marmotte (lo abbiamo già scritto a proposito della Leopoldina di una settimana fa), che i congressi estenuanti del vecchio Pci o quelli che vedevano confrontarsi le correnti democristiane.  Renzi  e il renzismo c’entrano poco con la sinistra, se mai è una sinistra Ogm che ha smarrito anche il lessico e ormai parla per tweet, sms e post a raffica su facebook… Che preferisce le parole chiave ai ragionamenti, gli slogan alle argomentazioni, le suggestioni alle idee. Ma trova consenso e vola.

RENZIANI (1)

Anche a livello locale Renzi non solo ha fatto il pieno di consensi, ma ha ormai conquistato il partito, senza fare prigionieri. La provincia di Siena, buona parte dell’Umbria sono roccaforti renziane. Chiusi, dove il sindaco Scaramelli è stato il primo tra i sindaci a schierarsi con il collega fiorentino, è la casamatta inespugnabile, il fortino più armato.  Il voto di ieri dice 90%, roba che il D’Alema dei tempi d’oro non poteva neanche sognare, nemmeno in un paese in cui il Pci chiuse la sua storia al 67% di consensi.

Alle primarie a Chiusi hanno votato circa 1.800 persone, più del 60% di coloro che nel 2011 elessero Scaramelli primo cittadino con la coalizione Pd-Sel-Socialisti. Un risultato straordinario che legittima ancora di più la neosegretaria Pamela Fatighenti, conferma la leadership di Scaramelli e la forza organizzativa dell’assessore Bettollini. Un carrarmato, sotto questo aspetto.

Gli altri, i non renziani, sono letteralmente scomparsi dalla scena, fagocitati. A difendere il bidone vuoto, come il giapponese trovato nella jungla 20 anni dopo la fine della guerra, è rimasto il solo Luca Ceccobao, sempre più depresso e incattivito che dal pulpito di facebook lancia strali avvelenati, che finiscono nel vuoto, soprattutto perché arrivano fuori tempo massimo e solo ora che lui è fuori dai giochi. Prima, quando era in sella certe cose non le diceva, non le scriveva. E poi, il suo nemico di oggi, Stefano Scaramelli lo ha cresciuto lui ed è lui che ne ha fatto il suo delfino e il suo erede. Chi è causa del suo mal pianga se stesso, verrebbe da dire. cecco 6

Adesso i renziani fanno festa. Ne hanno ben donde, direbbe Bruno Pizzul… Ma è chiaro che, sebbene abbiamo conquistato una importantissima pole position, sono ancora al punto di partenza, non al traguardo.  Non hanno fatto niente né a livello nazionale, né a livello locale. Hanno solo vinto una battaglia interna al proprio partito. Come Craxi vinse quella del Midas contro De Martino e Lombardi nel 1976… Ora lo dovranno ricostruire il Pd, sgombrando le macerie, e dovranno soprattutto cominciare a far politica, smettendola di parlare e dirsi bravi da soli e solo tra loro. Ora che le primarie sono passate in archivio, dovranno ricominciare ad occuparsi anche di ciò che succede. Per esempio, questa sera a Chiusi c’è una iniziativa sulla crisi del Monte dei Paschi. Vengano a dire come la pensano. Poi c’è la questione della contaminazione da nichel della falda acquifera di fondovalle certificata anche dal Consiglio comunale. Sarà il caso di cominciare a far qualcosa? C’è infine la questione dei treni che sono sempre meno e della politica di Trenitalia che sta tagliando fuori quest territorio… Insomma, se vogliono, le occasioni per farsi sentire e per far capire cosa significhi la leadership di Renzi per i Pd non mancano.  E lo facciano anche gli altri gli sconfitti, abbandonando reticenze e titubanze, ora che l’alibi primarie non c’è più. ERRE DI RENZI

A chi dice che il Pd, da oggi è meno di sinistra, viene da obiettare che di sinistra il Pd non è mai stato nemmeno ai tempi di Veltroni, Franceschini e Bersani. Basta guardare cosa ha votato e cosa no, in parlamento. Cambia poco da questo punto di vista.

E chissà se i giovani leoni renziani si sono accorti che quella R che era il simbolo di Renzi nella battaglia delle primarie richiama una falce e martello stilizzata. Lo ha fatto notare ieri sera Gramellini nella trasmissione di Fazio. Lo avevamo notato anche noi, ma pensavamo fosse semplicemente una illusione ottica, dettata da una segreta, antica e mai sopita speranza…

m.l.

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