ELEZIONI REGIONALI, LA FEDERAZIONE CIVICA UMBRIA DEI TERRITORI GETTA LA SPUGNA E LASCIA IL CAMPO PRIMA DELLA PARTITA

giovedì 26th, settembre 2019 / 19:19
ELEZIONI REGIONALI, LA FEDERAZIONE CIVICA UMBRIA DEI  TERRITORI GETTA LA SPUGNA E LASCIA IL CAMPO PRIMA DELLA PARTITA
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PERUGIA –  La Federazione delle liste civiche Umbria dei Territori non parteciperà alle elezioni regionali del 27 ottobre. Né in coalizione con altri, né da sola. Sembrava che l’aggregazione potesse far parte del rassemblement del centro sinistra allargato ai 5 Stelle e alla sinistra radicale (almeno parte di essa), ma alla fine non se ne è fatto niente. La “quadra”, come si dice, non è stata trovata e la soluzione escogitata da 5 Stelle, Pd  & C. con l’albergatore Vincenzo Bianconi non ha convinto Umbria dei Territori, che così si è sfilata dal tavolo e ha gettato la spugna.

Probabilmente i promotori, molti dei quali vicini o ex del Pd e fautori di liste civiche nei comuni negli anni passati, hanno anche capito che da soli sarebbero andati poco lontano in termini di voti e forse non hanno nemmeno voluto prendersi la colpa di far vincere la destra della candidata leghista Tesei. Quindi il tentativo di “cambiare l’Umbria partendo dalle realtà locali”  finisce qui.

Per la verità altre liste civiche sono in coalizione con Bianconi (centro sinistra), qualcuna sarà con la destra, poi c’è la lista di Claudio Ricci, ex sindaco di Assisi ex esponente anche lui sostenuto da Forza Italia, ma poi scaricato da Berlusconi e dai berlusconiani. Con  lui sarà in lista anche la chiusina Rita Fiorini Vagnetti, già consigliere comunale di una aggregazione civica centrista a Chiusi dal 2011 al 2016. La concorrenza per Umbria dei Territori sarebbe stata piuttosto agguerrita. Da qui la decisione di abbandonare il terreno di gioco, prima di giocare la partita.

Ci sta che abbia pesato sulla decisione pure lo scarso feeling con il Pd e coi 5 Stelle, in particolare coi vertici dei due partiti (anche quelli romani) e sopratutto il fatto che gli un e gli altri abbiano un po’ snobbato l’aggregazione dei vari Barbabella, Fanfano, Chiacchieroni, Brancaleoni, anche se tutti più o meno provenienti dal mondo Pd o pre-Pd.

In effetti, diciamolo, di nuovo c’era poco, anche se l’idea di far contare di più le periferie, i territori, le realtà locali era ed è tutt’altro che peregrina. Probabilmente al di là dell’idea di fondo, la federazione civica ha scontato la percezione che si trattasse di una aggregazione di “vecchie volpi” in cerca di visibilità e di rivincite su un passato che le ha viste spesso viaggiare contromano…

Non è escluso che l’aggregazione abbia trovato anche qualche difficoltà numerica e qualche titubanza ad andare avanti da sola con una propria lista di bandiera. Il rischio di fare un buco nell’acqua era alto e mettere la faccia in sconfitta annunciata non piace  a nessuno. Meglio niente. A volte.

Il pievese Gianni Fanfano (foto), sul suo profilo facebook,  spiega la decisione della “ritirata”, proprio sul filo di lana, cioè alla scadenza della presentazione delle liste. annunciando però che il lavoro fatto fin qui non sarà gettato al macero, ma potrà tornare utile per altre battaglie. Intanto però La “santa alleanza”  anti Salvini aggregata intorno a Vincenzo Bianconi non vedrà partecipe Umbria dei Territori, il che potrebbe anche voler dire che a macchia di leopardo e al di là delle dichiarazioni ufficiali, qualcuno, nei territori, potrebbe anche votare per la candidata di Salvini. Non c’è infatti nella spiegazione del forfait, alcuna indicazione di voto. Ecco il post di Fanfano:

“Ci abbiamo provato. Anche se il tempo era ristretto, Ristretto per una data ed una legge elettorale fatta da sciocchi che pensavano di durare in eterno. Le liste civiche dell’Umbria più rappresentative, insieme a promotori di liste negli anni passati, con associazioni di cittadini ed alcuni partiti politici, hanno provato a cambiare. Cambiare veramente in Umbria. A rovesciare la piramide come è stato felicemente sintetizzato. Provando ad utilizzare l’appuntamento del 27 ottobre, quando per lo scioglimento anticipato del consiglio regionale, dovuto alla decapitazione dei vertici politici ed istituzionali del Pd umbro, si andrà al rinnovo anticipato del consiglio regionale.

Il primo ragionamento su cui ci siamo trovati d’accordo è stato quello della necessità di un cambiamento profondo e radicale, e che si era e si è, alla fine di un ciclo storico, quello iniziato con la costituzione delle regioni e di un ciclo politico, quello del primo ventennio di questo nuovo secolo.
Il secondo ragionamento su cui ci siamo trovati d’accordo è stato quello di guardarci intorno senza pregiudizi, da una parte e dall’altra dello schieramento politico tradizionale. Purché il cambiamento fosse radicale e coerenti i passaggi e i ruoli da protagonisti di tutti i soggetti interessati.
Il terzo ragionamento che ha fatto da collante fondamentale è stato che per cambiare bisognava ripartire dai territori, dai paesi e dalle città dell’Umbria dimenticati e marginalizzati da una politica centralistica e dirigistica senza qualità e clientelare.

Abbiamo quasi subito scartato l’idea di confrontarci con il centro destra a trazione leghista soprattutto per la totale mancanza di cambiamento nel governo nelle città di cui da tempo più o meno lungo sono forze di maggioranza. Perugia in testa , con Terni, Orvieto, Foligno, Spoleto. Ed in particolare perché fin dall’inizio è stata chiara una logica di autosufficienza, di una presunzione assoluta di vittoria di questo schieramento politico e di una attenzione inesistente verso l’azione civica politica, ambientale e sociale locale, escluso qualche singolo caso. Cioè ci è sembrato che ad una nomenklatura si volesse semplicemente sostituire una nomenklatura diversa.

Quando ci siamo rivolti dall’ altra parte, il Pd aveva già individuato per conto suo, senza consultare nessun potenziale alleato un candidato cui avevano imposto la maschera del “civico”, Fora, presidente di Confcooperative. Probabilmente dando già per persa la partita e pensando solo a distribuire i posti di consiglieri di minoranza, fra le varie correnti. Da questo l’immediata richiesta di un passo indietro e l’apertura di un confronto con tutti gli altri che non condividevano questo metodo a cominciare dai 5Stelle. I primi ad aderire sono stati alcuni pezzi della sinistra radicale organizzatisi sotto forma di liste civiche, alcune associazioni civiche perugine, i partiti Socialista e Verdi.

L’assemblea di Todi è stato il momento più alto di questa iniziativa che sembrava dovesse aggregare e contagiare una buona fetta della società e della politica regionale. Subito dopo infatti in una conferenza stampa a Perugia è stata presentata la coalizione Umbria Civica, Verde e Sociale”.

Ma a cambiare radicalmente lo scenario delle elezioni umbre è intervenuta la crisi del governo gialloverde e la costituzione del governo giallorosso. Con la costituzione di questo governo si è cercato di realizzare immediatamente, senza analizzare la grande differenza dei due contesti, soprattutto in casa 5stelle, una analoga soluzione a livello umbro,

Da Roma, in accordo con un asse interno al Pd umbro e con il consenso soprattutto di Di Maio, che della situazione umbra conosce poco o niente, si è andati alla ricerca di nomi che sembrassero “puliti e presentabili”, in realtà “controllabili”. Bocciando la candidatura della sindaca di Assisi, Stefania Proietti, perché troppo vicino alle liste civiche, demotivando un’altra candidatura non allineata come la De Meolo. e alla fine trovando il punto di accordo, loro, su un albergatore di Norcia, presidente di Federalberghi, organizzazione della Confcommercio.

Umbria dei Territori non poteva seguire questa strada e i compagni di strada iniziali, che subito si sono schierati sull’ultima proposta giallorossa. L’adesione alla santa alleanza “antiSalvini” per i percorsi e le scelte, le persone ancora in sella, oltre che incoerente con gli obbiettivi inizialmente che erano stati dichiarati, avrebbe snaturato il progetto di riforma radicale del sistema politico economico e sociale dell’Umbria. Necessario per far ripartire questa regione, darle un senso, e ricucire lo strappo e la sfiducia creatasi tra i cittadini, la politica e le istituzioni. Con una diversa legge elettorale, proporzionale, avremmo potuto provarci. Con questa avremmo rischiato di affossare un progetto che invece con il tempo ed un giusto lavoro può dare frutti importanti. La storia non finisce il 27 ottobre, anche quella dell’Umbria”.

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