16 SINDACI SENESI CONTRARI ALLE FUSIONI CHIEDONO LA LEGGE SUI PICCOLI COMUNI

SIENA – E mentre i sindaci e i comitati contrari alle fusioni dei comuni preparano la manifestazione nazionale del 23 settembre a Torrita di Siena, una nutrita pattuglia di sindaci senesi torna a chiedere l’approvazione della legge sui piccoli comuni che, dopo essere stata approvata dalla camera è attuamente ferma in Senato e con l’avvicinarsi della fine della legislatura nella primavera 2018, rischia di rimanere impantanata ad un metro dal traguardo…
E’ di oggi un documento firmato da 16 sindaci sui 36 della Provincia. Ci sono i “civici” Fabrizio Fè di Pienza, Andrea Marchetti di Chianciano, Luigi Vagaggini di Piancastagnaio e Piero Pii di Casiole d’Elsa, ma gli altri sono tutti del Pd o appoggiati dal Pd. Magari non in “quota Renzi”… Tra i firmatari anche Fabrizio Nepi, sindaco di Castelnuovo Berardenga e presidente della Provincia. nel testo c’è un passaggio piuttosto chiaro contro la logica delle fusioni per legge: “I piccoli comuni non sono un retaggio del passato da superare togliendo prima loro risorse e aggravandone le incombenze amministrative, e poi obbligandoli, di fatto o per legge, a fondersi, come lo Stato e le Regioni hanno dimostrato in questi ultimi anni di voler fare”. Quinndi il documento dei 16 primi cittadini e cittadine (3 sono donne) si configura come una iniziativa che va sostenere di fatto la manifestazione del 23 settembre. E anche in questo cas il Pd sta un po’ di qua e un po’ di là…
Ecco il testo del documento:
Le autonomie locali rappresentano per tradizione, storia e decisione costituzionale l’ossatura primaria della Repubblica italiana, la struttura portante attraverso la quale il nostro ordinamento si dirama sui territori.
Le autonomie, in un Paese policentrico come il nostro, ricco di una moltitudine di dimensioni geografiche, sociali ed economiche, sono costituite soprattutto da piccoli comuni, i quali rappresentano degli standard amministrativi della nazione, e conseguentemente una dimensione da sostenere e valorizzare, non dunque eccezioni né tantomeno un problema.
I piccoli comuni non sono un retaggio del passato da superare togliendo prima loro risorse e aggravandone le incombenze amministrative, e poi obbligandoli, di fatto o per legge, a fondersi, come lo Stato e le Regioni hanno dimostrato in questi ultimi anni di voler fare.
La modernità amministrativa non passa infatti dall’attacco ai piccoli comuni, come suggerisce una distorta interpretazione della globalizzazione, perché essi proprio in un mondo globalizzato continuano ad essere un presidio insostituibile di rappresentanza democratica e di buon governo locale.
C’è bisogno pertanto di un messaggio forte da parte del Parlamento e delle forze politiche nazionali che lo compongono, che segni un’inversione di tendenza.
Le legge sui piccoli comuni, che ormai da anni era ferma in Parlamento e che in questa legislatura è stata invece approvata in prima lettura alla Camera, può rappresentare sia simbolicamente che concretamente una risposta alle comunità locali, il riconoscimento della loro rilevanza costituzionale oltre che un aiuto materiale nello svolgimento della loro vita quotidiana.
Dopo che la prima approvazione alla Camera aveva suscitato aspettative su una rapida conclusione dell’iter, adesso il testo è al Senato (Atto Senato n. 2541 – Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni) e la legislatura sta volgendo al termine.
Non possiamo permetterci di perdere questa ennesima occasione adesso che siamo arrivati ad un passo dal traguardo.
Pertanto noi firmatari del presente appello invitiamo il Presidente della Repubblica, i Presidenti di Camera e Senato e i parlamentari a fare quanto nella loro disponibilità per arrivare all’approvazione della legge prima della scadenza della legislatura, in nome dei bisogni delle comunità locali e delle loro istituzioni rappresentative.
Il 30.08.2017
Firmatari
Piero Pii Sindaco di Casole d’Elsa
Marcello Bonechi Sindaco di Castellina in Chianti
Fabrizio Nepi Sindaco di Castelnuovo Berardenga
Claudio Galletti Sindaco di Castiglione d’Orcia
Eva Barbanera Sindaco di Cetona
Andrea Marchetti Sindaco di Chianciano Terme
Luciana Bartaletti Sindaco di Chiusdino
Raffaella Senesi Sindaco di Monteriggioni
Luigi Vagaggini Sindaco di Piancastagnaio
Emiliano Spanu Sindaco di Rapolano
Francesco Fabbrizzi Sindaco di Radicofani
Emiliano Bravi Sindaco di Radicondoli
Paolo Morelli Sindaco di San Casciano dei Bagni
Giacomo Bassi Sindaco di San Gimignano
Roberto Machetti Sindaco di Trequanda
Fabrizio Fè sindaco di Pienza
Si, tutte cose che ritengo giuste, giuste come le conseguenze che anche loro hanno prodotto e che adesso si ritrovano un partito a fare i conti con la scarsità di risorse.Senza perdersi in inutili discorsi mi chiedo se non sia anche questo aspetto un figlio della globalizzazione per la quale alla fine il fondo del barile è stato racshiato grazie a quel processo che destina risorse agli aspetti più produttivi.Chi governa al centro si dimena in una contraddizione perenne perchè cerca di aggiustare i processi e di combattere ogni giorno con la scarsità di risorse(fra l’altro prodotte anche dalla politica che hanno fatto insieme ad altri) ma ritengono di essere ”rivoluzionari” in periferia contrapposti al conservatorismo del centro,evocando in questo caso considerazioni che si possono benissimo condividere se prese individualmente comune per comune. C’è anche da dire che la base ritengo che non sia preparata ad accettare tutto questo dal centro, e quindi si ribella in un certo qual modo, e loro per non perdewre troppo consenso fanno da asse d’equilibrio. Un partito le cui nozze sono state fatte fare a forza alla fine mostra tutte queste discrasie.L’aspetto peggiore è quello che sono i cittadini che soprattutto per come sono ridotti i servizi capiscono (qualcuno ma non molti….)che stà andando tutto a scatafascio. Altro che lo 0,80% in più ed il lavoro che cresce….siamo di fronte a mentitori seriali che usano i media a loro esclusivo vantaggio, in questa estate abbattuta dalla calura, dalla mancanza di acqua, risorse, ed infine dalla prospettiva di un futuro imminente carico di angoscia. E’ la crisi del potere-non ci vuole molto a capirlo- che per sua natura non è per nulla vero che sia democratico in un mondo siffatto: è democratico per chi possiede ed ha, non è democratico per chi non ha nulla o quasi nulla e si vede conculcato il proprio futuro.Ritengo che ci sia un bisogno generale di cambiare davvero ma se quando entriamo in cabina elettorale e diamo il consenso a coloro che tale stato hanno prodotto, non si vada lontano, e ci si lamenta come si vede delle nostre stesse scelte che facciamo.facile criticare così direte? No, facile per chi scelglie e poi protesta. E’ il contrario se ci pensiamo bene….
Sì d’accordo, i comuni dalla fine dell’alto medioevo, hanno rappresentato la rinascita della società civile. Interpretavano le istanze rappresentate dalle corporazioni dei mestieri e delle professioni, che volevano uscire dall’oscurantismo del potere papale. Non a caso in molte piazze, il palazzo comunale è collocato dinnanzi alla cattedrale. Quindi fanno parte della storia patria. Però come tutte le storie devono avere una evoluzione, altrimenti diventano conservazione. Oggi 8000 municipi in Italia, sono davvero troppi, intralciano con la loro burocrazia, con i loro tempi lo sviluppo della società in tutti i sensi. Più ancora della questione costi per le casse dello Stato. Perciò ritengo non da ora, che vadano superati. Le tecnologie informatiche così diffuse oramai, vengono in soccorso ai bisogni dei cittadini. Poi c’è tutta la questione del governo dei territori, di tutte le loro problematicità, ragione per cui ritengo che un singolo comune non possa avere una visione d’insieme di territori più vasti, che devono essere governati con un’ottica più ampia. Certo ci sono le esperienze sulla consorzi azione dei tanti servizi tra i comuni limitrofi, ma alla fine la burocrazia, come le decisioni sui Piani regolatori, rimangono ostacoli insormontabili. Rompere gli indugi e procedere spediti verso l’unificazione dei comuni nei territori omogenei. Non per pensare male, diceva un tipo tempo fa, ma a seguito della mia esperienza politica, non riesco a togliermi dalla testa che dietro a tante resistenze all’unificazione, ci siano delle ragioni poco confessabili, molto poco nobili. Parlare di pericoli per la democrazia, perché si riducono le municipalità, è un paravento dietro al quale si muovono appetiti di tutt’altra natura. Marx, parlerebbe di “falsa coscienza”.
Renato, ti devo dare ragione, il tuo è un discorso che fila ,ma una domanda però me la devi permettere, perchè poi sennò il tutto ritorna al punto di partenza. Non ti sembra che guarda caso è in questa fase di raschiatura del fondo del barile che emergono tali questioni? Questioni che esistevano anche prima, ma non con tale intensità. Mi sembra che siamo di fronte ad una macchina che per parare i colpi che le vengono assestati dalla crisi che essa stessa in parte ha prodotto, non esita ad escogitare ogni rimestatura della pentola appoggiandosi a motivazioni che sono vere indubbiamente come è vero che occorra andare avanti e superare le impasse di frammentazioni di leggi e regolamenti quali quelle sulle quali si poggia la regolamentazione del territorio che non è che prima non c’era la necessità di considerarlo omogeneo oppure non omogeneo.Con questo voglio dire che di fronte alle necessità ( i soldi in pratica che mancano) ci si regola orientando le politiche cercando di superare tali limiti.Ed allora, se la credibilità è e deve essere una cosa seria,mi sembra tanto che da ambo le parti (sia di chi richiede l’allargamento giuridico-amministrativo-programmatico in aree più vaste ed onnicomprensive, sia di chi resiste( i sindaci citati) siano tutto questo un fardello al quale è vero che potrebbe essere paragonato quello che diceva Marx e che tu Renato citi.Ma anche valido ad essere applicato anche da quell’altra parte della barricata.Anzi, da una parte c’è un potere locale che non esita a venir fuori con il detto che occorra amministrare le peculiarità, l’altra di natura più centralista,che vorrebbe applicare la legge del taglione perchè i soldi non gli bastano.Il discorso è lungo, molto lungo, fino a farlo arrivare a quello della sovranità monetaria.Ma si sconfina in temi che sono banditi dai diktat della pretesa democrazia applicata: l’uno perchè riguarda il riassetto amministrativo del territorio e quindi il preteso restringimento e seccamento della poppa da dove sgorga il latte della centrale-tanto per intendersi-(quindi almeno per diversi anni un restringimento dei servizi e non una riparametrazione di questi in una maniera più organica sul territorio e verso la gente, perchè è tempo di dare significato alle parole quando si parla di ”riparametrazione” perchè questa vuol dire solo una cosa sola: redistribuzione con altri criteri senz’altro più restrittivi di quelli di prima.Ed i cittadini dovrebbero adeguarsi a seconda di come comandano gli strateghi del partito di maggioranza relativa ? E’ questa la nuova democrazia?. Dall’altra parte la levata di scudi dei Sindaci che si oppongono in nome di un qualcosa che anche loro hanno contribuito al fattob che non esista più:la democrazia in periferia.E per validare tale concetto basterebbe vedere cosa conti la gente iscritta e non iscritta,nelle sezioni,nei luoghi dove la politica viene decisa. Ormai cari Sindaci non si ripristina più nulla, questo è ciò che è statao prodotto, ed anche voi non siete stati estranei a tale cambiamento. E per la verità non era nemmeno tanto difficile accorgersene anche prima. E qui dò ragione a Renato Casaioli-spesso per innominabili appetiti e situazioni di altra natura che quelli sociali che si dicevano di salvaguardare. Ormai i rimasugli che avevano un minimo di difesa del sociale militavano da altre parti e contavano come il due a briscola. Quindi anche voi non ne siete estranei a tutto questo processo ma ne avete consapevolmente contribuito. Solo una cosa : tutto questo dai media nazionali e che guidano il modo di pensare non emerge e la politica se ne guarda bene dal dirlo. Si, è proprio un caso di come ne parla Casaioli quando si rifà a Marx : un caso di falsa coscienza.Se qualcosa debba cambiare in Italia, questo qualcosa non viene da chi tutto questo ha contribuito a produrre.
Non vedo nessuna attinenza tra i tuoi ragionamenti e la necessità di andare ad un superamento dell’attuale stato delle autonomie locali. Molti municipi vanno chiusi, per il semplice fatto che oramai con le nuove tecnologie informatiche, è un inutile spreco di risorse tenerle in piedi. I tuoi voli pindarici sulla crisi, sulla globalizzazione, sul raschiamento del barile, credo che centrino come i cavoli a merenda. Al centro del ragionamento resta tutto il vasto tema del governo dei territori, che non può più essere ristretto ad una visione municipalistica. Va fatta una programmazione di area vasta e questa la si può ottenere solamente andando ad un superamento dello stato attuale. Torno a ripeterlo chi non è d’accordo con questa scelta, ha interessi di bottega inconfessabili.
Ah, secondo te c’entrano come il cavolo a merenda? Ed allora dimmi se non si tenti di fare quello che auspichi in primo luogo perchè non ci sono più le risorse per pagare il personale(in primo luogo) pensando che tutto debba sottostare ad una nuova amministrazione veicolata dalle nuove tecnologie applicative e di controllo.Pensi che non c’entri nulla su tale piano il fatto della crisi ? Lo ritieni un volo pindarico?Ed allora dimmi perchè il problema prima non si era posto ed adesso con insistenza viene portato fra le prime cose da poter fare da parte di questa classe politica che ci ha portato a questo punto?Sono loro ad essere prodighi e coscenziosi ? Sono loro quelli che che prima( hanno richiesto con forza le autonomie basandosi sul confronto che le regioni amministrate dalla sinistra(quando era sinistra) hanno favorito e spinto per ottenerle ed oggi dopo i risultati visti e per mantenere il predominio politico-ricattatorio nelle materie di assunzioni , posti di lavoro,e quindi di consenso elettorale con le nuove legislazioni cercano di attuare il contrario di quello che per decenni hanno detto ed infischiandosene anche delle peculiarità territoriali che dicono di salvaguadare? Se tu ti fidi di questi allora va bene, io non mi fido per il semplice fatto che gli interessi che ne stanno dietro- minimi se si vuole in area di localismo ma massimi in area regionale e nazionale-sono sempre gli stessi.E lo sai questi quali sono ? Di continuare così come è stato fin’ora, nascosti da una foglia di fico e ricevendo credito fra le fasce dei poveri….. e tu dici di non vederne attinenza ? E dì pure che il mio sia un discorso fazioso, ma caro Renato a questa età mi viene da sorridere quando vedo e quando sento tanti discorsi e quando vedo il comportamento di un partito che si barcamena per reggere il paese, facendo alleanze a destra ed a manca.Sono gli anni ’50 in salsa moderna,quando per reggere erano costretti a compiere giri a 360 gradi estraendone le ragioni che non si vergognavano a far passare dentro la gente.E se tu ci pensi bene un momento è la stessa tecnica politica di creare, distruggere e di ricreare per essere continuamente a galla.Questa è in questi ultimi anni l’Italia. Un giuoco che qui in Italia è riuscito sempre alla grande, perchè quando si trovano male dal cilindro esce sempre l’uomo per tutte le stagioni. Tira le somme, guarda le cose un po’ più dall’alto e forse vedrai che hai un panorama di fronte a te di classi politiche ignoranti e dedite solo al proprio benessere e che poter far questo hanno una macchina che emette fumo che si chiama padronanza dei media. E forse vedrai che cambi opinione….ma c’è la possibilità anche che non la cambi se credi che la situazione che ci ha portato a tutti in questo imbuto sia dovuta a pochi che abbiano manovrato per impadronirsi del potere. Il fatto è caro Renato che la gente in Italia è questa ed i conti purtroppo occorre farli con la realtà.Sò bene che il mio pensiero sà di salsa qualunquistica, ma ti assicuro che lo schema di ragionamento da parte di chi stà dalla parte del sistema è quello di avere il potere politico, mantenerlo alleandosi a destra ed a manca, poi sfro0ndare ogni rimasuglio di critica verso i probabili nemici che potrebbero impensierire il suo status.E per far questo oggi dicono il contrario di quanto dicevano prima trovandone le ragioni e propagandandole a chi non ha memoria. Il giuoco è fatto.La storia del potere è andata sempre avanti così.Ma se permetti io mi sarei anche rotto gli attributi in presenza di giuochi di prestigio tanto palesi ed anche poco nascosti solo a chi non li vuol vedere.Gli interessi di bottega inconfessabili che tu dici che esistono e dei quali ne sono sicuro ma vengono e verranno eliminati dalla gente che fa politica per nun interesse generale non per una seggiola di sindaco o quella di assessore.E su questo anche la crisi è un elemento ricattatorio al quale pongono un occhio le persone che tendono ad autoproteggersi divenendo consapevolmente oggetto di ricatto dei vertici politici. I nostri comuni sono pieni di questa gente ed è questa che occorre sloggiare in primo luogo.Non c’è assoluta bisogno di loro per politiche di correttezza che diano delle priorità di natura sociale di cui veramente ci sarebbe bisogno.Sono questi che hanno cambiato la maggior parte delle volte consapevolmente la loro antica natura che li faceva riconoscere con il suffisso di ”isti” (comunisti, socialisti ecc )e che hanno abbracciato il nuovo stile non di pensiero ma comportamentale che li porta ad accettare ogni cosa che possa riparametrarsi al loro esclusivo vantaggio e benessere individuale.Questi di sociale non hanno nulla,anche perchè quel po’ di sociale che i loro padri avevano realizzato con le lotte, lo hanno svenduto per quattro noccioline.E la fiducia è una cosa seria….e tu dici che queste sono fatti che nulla c’entrino anche nel tema di cui si parlava ? C’entrano Renato, c’entrano eccome…..
Io credo, semplicemente, che le fusioni dei comuni non possano essere fatte per decreto o con imposizioni dall’alto basate su calcoli economicistici. Soprattutto non si possono fare laddove la cittananza non è d’accordo. Si possono fare invece se i cittadini, per libera scelta, insieme ai loro rappresentanti istituzionali, decidono di andare alla fusione. Tra Montalcino e San Giovanni d’Asso c’è stata unità d’intenti e la fusione è stata fatta. Sulla fusione tra Montepuciano e Torrita, tra Asciano e Rapolano, tra i comuni dell’alto orvietano invece ci sono state e ci sono forti opposizioni, ci sono stati referendum in cui ha prevalso il no, ci sono partiti come il Pd che in un comune spingono per la fusione e in un altro frenano… In questi casi meglio andarci piano e ponderare bene la questione… Tutto qui.
Codesto è il modo classico per dire ”fai come faresti”…. e dove davvero mi sembra di dire che un partito come il PD voglia da una parte mantenere certe prerogative di localismo(soprattutto bacini elettorali compresi) mentre da altre parti voglia seguire logiche più onnicomprensive.Quest’ultime, per le quali io sarei più favorevole,non possono derogare alle regole fatte, costruite e spalmate su ogni realtà localistica.Credo che occorra una visione d’insieme che non potrà però mai essere influenzata al 100% dall’economia com’è adesso(perchè i discorsi sull’etica politica hanno sempre contato poco), bensì da una volontà di superamento di fatti localistici che alla fine convogliano la vita delle persone -diciamolo pure- nell’arretratezza, se non altro come limitatezza di apertura al mondo di chi viva in queste realtà.Non dimentichiamoci del radicamento storico-culturale dei nostri comuni che spesso oltre che a rappresentare aspetti folkloristici,riflettendo sulla vita che vi si conduce e sul modo di essere e di pensare delle persone, si vede bene che si finisca poi per sconfinare in un isolamento economico-culturale;problematiche che poi impongono a posteriori che la risoluzione debba essere sempre demandata ad altre strutture più allargate (inteso tutto questo come servizi pubblici, collegamenti, ospedali, personale addetto ecc ecc…).Quindi non è per criticare negativamente un partito ma a ragion veduta tutto questo che abbiamo sotto gli occhi è la risultante pari pari che il problema sia quello politico di un partito dove ha prevalso una corrente sull’altra e che rischia col sistema di alleanze stanti a livello centrale e riprodotte in periferia, ad ogni piè sospinto,dopo aver evocato una necessità di carattere pubblico, si trovi il verso di stopparla poggiandosi su cose che di fatto contrastino con la volontà degli addetti ai lavori in periferia.E non è forse anche questo il riflesso di un partito delle tessere creato a tavolino e che poggia non sulle necessità vere sia locali che generali da risolvere, ma che invece annaspa per cercare di mantenere un ordine che ogni giorno sotto i colpi della crisi viene meno? Fin’ora-secondo me- usando il metodo di illuminare solo gli aspetti che gli tornavano a favore per orientare l’opinione pubblica,hanno prodotto una cortina fumogena nella quale contraccolpi del tipo quello del Referendum che hanno perso non hanno scalfito per nulla il loro modo di fare politica.Tant’evvero che di questo una settimana dopo non se ne parlava nemmeno più anche se la loro politica-vi ricordate- era quasi esclusivamente impostata sulle riforme che sembravano dire ” o me o il diluvio”….Finisco la mia giaculatoria dicendo che più il tempo passa e più mi sembra che siamo in presenza nella politica locale e nazionale di ”false flag” nelle quali a seconda di ciò che si evochi scatta subito una campagna di disorientamento mediatico per togliere alle persone la capacità di orientarsi nel terrore di diminuzione del consenso.In mancanza di memoria ed in presenza di ignoranza politica la gente è portata al rifiuto generale ed al disinteresse,anche se gli aspetti dei problemi la riguardano direttamente ed indirettamente..E’ il giuoco che sembra rendere di più e che porti a vincere.Quando ci si trova stretti in una morsa(limitatezza di risorse e problemi di mantenimento della struttura esistente) ci si dedica ai tagli come l’unica possibilità di salvezza, coprendo tale procedimento con evocazione di necessità strutturali il cui mantenimento non farebbe altro che produrre altro debito.Tale discorso rende,ma foino ad un certo punto.I tagli non sono tagli di natura applicativa di nuove tecnologie come diceva Casaioli prima, bensì tagli brutali che con diminuzione delle entrate che nelle famiglie creano uno scompenso tale da restringimento delle possibilità economiche anche per il futuro a tutti i membri, milioni di persone alla fine.Tutto questo può essere fatto solo se coperto da uso mediatico,dove a seconda di come deve rendere la propaganda, il fascio di luce è indirizzato verso l’uno o l’altro aspetto. E la gente recepisce e ragiona a seconda di quello che gli si pone davanti. E’ sempre stata vera la constatazione di Andreotti sul potere: ”il potere logora chi non ce l’ha”. Difficile dargli torto.
bravi io sto con chianciano