MARCO NASORRI, LETTERA APERTA AI RAGAZZI E ALLE RAGAZZE: “NON FATEVI MILITARIZZARE, ALZATE LA VOCE!”

CHIUSI – Molte cose stupiscono circa la percezione di ciò che sta accadendo a livello internazionale, tra guerre commerciali e guerre vere e proprie, stupisce ad esempio il coro pressoché unanime sulla necessità di un riarmo generalizzato e sulla necessità di prepararci alla guerra, attrezzandoci con il Kit di sopravvivenza per 72 ore (perchè non 76 o 90?) e corsi nelle scuole, fin da quelle dell’infanzia; stupisce il silenzio acquiescente sul genocidio dei palestinesi a Gaza e in Cisgiordania; stupisce che nessuno si incazzi per come le risoluzioni dell’Onu e della Corte di Giustzia Internazionale vengano sistematicamente ignorate da capi di Stato e governi che si definiscono democratici. Stupisce molto, forse più di ogni altra cosa, il silenzio (e l’assenza dalla scena) dei più giovani, un tempo i primi a scendere in piazza contro guerre e massacri. Se la guerra del Viet Nam finì fu certamente per la strenua resistenza del popolo e dell’esercito Vietkong, ma anche perché negli Usa e in Europa i giovani erano sempre in piazza a gridare il loro no sostenuti in questo dalle canzoni di Bob Dylan, dei Creedence, di John Lennon, di Joan Baez. Oggi, stranamente, i giovani sono silenti e assenti. Muti. Sembrano rassegnati. Tutti abili e arruolati nell’esercito bellicista, perché chi tace acconsente, purtroppo. Anche ai presìdi e alle manifestazioni per la pace e contro il riarmo sono più le “pantere grige”, quelle che scendevano in piazza anche per il Viet Nam e poi contro le guerra nel Golfo e nei Balcani, che i venti-trentenni. Non è un buon segno.
Verte su questo tema la lettera aperta che Marco Nasorri, già esponente chiusino di Sinistra Civica ed Ecologista, ha inviato al nostro giornale, indirizzandola però “alle ragazze e ai ragazzi” e anche a tutti noi. Eccola:
Caro direttore,
lettera aperta alle ragazze e ai ragazzi e a noi tutti.
Anche se siamo una piccola comunità non possiamo ignorare i venti di guerra, il linguaggio belligerante, lo sterminio di un popolo, come sta avvenendo a Gaza senza interrogarci per ritrovare il dovere morale di non restare in silenzio, sopraffatti dall’assuefazione ad ogni disumanità. Nel nostro piccolo possiamo portare una goccia nel mare della pace.
Oggi, più che mai, occorre un risveglio della coscienza collettiva. Ma, le generazioni a cui appartengo, che pure nutrono ancora valori e principi di pace e libertà, sono ormai preda della ipocrisia dominante che pervade e fiacca ogni giorno di più la nostra resistenza.
La società in cui viviamo sta andando incontro a un grande fallimento e perdendo il senso di umanità. Dal punto di vista economico e sociale si è imposto un sistema che ha creato consapevolmente disuguaglianze immense e insopportabili; la politica è scomparsa come capacità di risoluzione dei conflitti, lasciando spazio alla guerra e alla militarizzazione del pensiero; la distruzione ambientale ha raggiunto livelli tali da mettere in discussione la stessa sopravvivenza del pianeta.
Le prime vittime di tutto questo sono i giovani che sono esclusi da qualunque decisione, ma ne subiscono gli effetti negativi. Per questo il pensiero va, soprattutto, alle ragazze e ai ragazzi che stanno iniziando a percorrere la loro vita, in una realtà sempre più cupa che gli chiede molto e gli restituisce solo incertezze e minacce.
Cari giovani alzate la voce. Fatelo per voi stessi, ma anche per noi adulti che ci stiamo perdendo nuovamente in un delirio, in cui si torna a invocare uno spirito guerriero per l’Europa e una nuova corsa al riarmo, togliendo risorse alla sanità, alla scuola, ai servizi pubblici che sono stati la più grande conquista che ha permesso benessere e una pacifica convivenza.
Abbiamo bisogno dell’aria fresca che respirate, che vi fa vedere orizzonti più luminosi, mentre noi ci stiamo perdendo dietro nubi minacciose. Aiutateci a capire dove può portare la convinzione, quasi ideologica, che la nostra parte del mondo è la più civile, la più evoluta culturalmente. Una certezza che anima lo scontro del bene contro il male. Che vede solo nemici e dimentica l’essere umano di tanta parte del pianeta. Che dimentica che la pace e la vita sono valori assoluti. Valori che stiamo sotterrando nell’indifferenza del genocidio di Gaza, nel non provare a fermare la guerra in Ucraina, nel rimuovere sistematicamente le nostre responsabilità.
Cosa deve accadere ancora per capire che la distanza da un nuovo Olocausto è ormai minima. Per quanto possiamo far finta di non vedere le centinaia di migliaia di civili morti, le decine di migliaia di bambini trucidati nel modo più orrendo possibile, i bombardamenti degli ospedali, delle scuole, dei campi profughi; la distruzione del 90 per centro delle case, i 229 giornalisti uccisi; il blocco alle frontiere di cibo, acqua, medicinali e tra poco la deportazione di un popolo; Non considerare la diversa reazione che dimostriamo per i morti ucraini e per i morti palestinesi.
Fate crescere lo spirito ribelle, che è l’essenza della gioventù, per respingere questo delirio. Tenete acceso il motore che vi consente di coltivare il senso critico per riflettere sempre e con profondità sulle cose che vi vengono dette, sulle cose che vengono fatte da coloro ci che governano, che impongono i loro esclusivi interessi.
Il futuro è vostro, molto di più di quanto lo sia delle generazione adulte e, soprattutto, di quei sepolcri imbancati che con la loro avidità smisurata siedono ai vertici della grande economia e delle istituzioni, sorretti da menti servili che continuano a ripetere che questo è il migliore dei mondi possibili, che non ci sono alternative.
Non è così. Costoro sono prima di tutto grandi ipocriti. Sanno bene che quando ci si autoconvince di essere un popolo, una razza, una civiltà superiore alle altre, la voglia di dominare può diventare inarrestabile. La storia non mente: le armi quando vengono costruite prima o poi vengono usate e a morire non sono i signori della guerra, che se ne stanno al sicuro, ma i giovani come voi, la povera gente a cui non è stato permesso di decidere nulla.
Reagite e scendete nelle piazze perché la vostra voce si imponga. Le nostre generazioni hanno commesso già troppi errori. Sono state spesso inerti, assecondando, senza neanche accorgersene, quel potere dominante sempre più spietato e avido, quella politica inconcludente e sottomessa che vi ha tolto quasi tutti i diritti, a cominciare dall’essere considerati pienamente dei cittadini. Siete al centro dell’attenzione solo quando una Giulia, una Sara subiscono incontrano la morte per mano di un giovane assassino. Alzate la voce per essere visibili, per avere una istruzione che sia prima di tutto cultura e conoscenza e non un indottrinamento per diventare buona manovalanza per il lavoro; un lavoro sempre più sminuito, con paghe di poche centinaia di euro al mese, anche se avete studiato per vent’anni, costringendovi a passare gli anni in cui avete le maggiori potenzialità, da un contratto precario, all’altro, in progetti scuola-lavoro, in tirocini infiniti, in cui non si impara nessun mestiere, ma sono solo un addestramento al sacrificio, alla rassegnazione. Se provate a dire qualcosa hanno preso l’abitudine di rispondervi con i manganelli della polizia.
Vi spiegano che in fondo dovete essere imprenditori di voi stessi, di utilizzare il vostro capitale umano, mettendolo in gioco. Ma, se andate a chiedere un mutuo in banca per farvi una famiglia, per comprare una banalissima casa, per costruire un’attività, il vostro spirito imprenditoriale, il vostro capitale umano, senza il capitale solido dei vostri genitori, potete buttarlo nel cesso.
Vi hanno tolto il diritto a sognare e ora, con tutta la brutalità possibile, vorrebbero inchiodarvi alla realtà. Senza tanti giri di parole, vi ricordano che è l’ora di smuovere le rammollite chiappe dal divano per abbracciare lo spirito del guerriero europeista.
Rispondete con tutta la forza possibile che un’Europa libera e unita la volete voi, molto di più di loro. Un’ Europa della pace e della solidarietà tra tutti i popoli. Un’Europa dei diritti, del lavoro non dello sfruttamento. Un’Europa che investe nei servizi pubblici, nella sostenibilità ambientale non in armamenti. Un’Europa che investe in cultura e non nei kit di sopravvivenza.
Costruite e aiutiamoci a ricostruire un po’ di pensieri utopici, contro questo realismo folle e che puzza tanto di fascismo.
Marco Nasorri
Concordo pienamente con le parole ed il valore da quanto espresso da Marco Nasorri.Viviamo in questo momento dove tutto sembra essere un rullo compressore che ci avvicina alla catastrofe ed è quella catastrofe che provocata scientemente e consapevolmente nel fatale giuoco della lotta per la sopravvivenza da un potere globale espresso da quel meccanismo altrettanto globale che corrisponde al sistema economico impostato sulla difesa delle differenze e del mantenimento dei privilegi, mentre tutto si risolve con l’imposizione che presto si paleserà nella logica del vecchio principio ”mors tua vita mea” che ormai è palesemente contenuto nei rantoli della fine di questo sistema che nella spasmodica ricerca di evocare la difesa dei propri interessi e della propria ”civiltà” si è pasciuto del sangue delle proprie vittime e le stà preparando al macello anche questa volta.Per assicurarsi la strada spianata in tale percorso è dovuto necessariamente passare per quella che viene definita la costruzione dell’ impotenza delle menti dei giovani ridotti nella stragrande maggioranza a meri soggetti di consumo, consumo sia di pseudo-pensieri sia di progressiva e larvata sfiducia nel futuro, minandone le capacità critiche, la volontà di conoscenza e quindi non affrancandoli dalla dipendenza strutturale.Ecco perchè occore trovare le forze per reagire e non attendere che la strada che si percorre porti al burrone, perchè il burrone è fatto – da che mondo è mondo- per i poveri,perchè sono loro che maggiormente pagano il prezzo più alto nella loro esistenza e nella perdita della loro dignità di persone. E non si creda che vi possa essere l’ illusione che tutto questo non possa riguardare i giovani ma che erroneamente vi sia il pensiero che essi vengano sfiorati da una condizione tale che non sia vero che li veda soccombere. I primi soggetti del macello sono loro,ecco perchè è necessario che si alzi la loro voce e che non sia isolata.Sabato ci sarà la piazza a Roma dove si dimostrerà che la maggioranza è contro i piani ed i venti di guerra che si stanno preparando a spirare soprattutto da parte di quella società che si è sempre autoconsiderata al vertice della civiltà e che adesso nelle sue istituzioni manda messaggi foschi, crea nemici necessari alle proprie logiche di guerra. Guardando la storia si direbbe parafrasando il titolo di un film : ”Niente di nuovo all’Ovest” ! Ma sta venendo fuori la vera faccia di quella che una volta si chiamava ”borghesia” e che oggi risuona quasi come una presa in giro nominarla come tale , dal momento che quella che abbiamo conosciuto è stata anch’essa frantumata, distrutta, annullata anche dallo stesso sistema che anch’essa aveva contribuito a creare.Sarebbe forse superfluo citare una frase che usò Karl Marx nel suo ”Manifesto” di quasi due secoli or sono perchè tante condizioni e tante ragioni sono cambiate, ma a guardar bene poi poi mica tanto…. Il filosofo tedesco rispondeva alla domanda: ” Con quale mezzo la borghesia riesce a superare le crisi ? Ecco la risposta: Per un verso distruggendo una quantità di forze produttive, per un altro conquistando nuovi mercati e sfruttando più intensamente i mercati già esistenti.Con quale mezzo dunque ? Preparando crisi sempre più estese e violente ! ”. Vi sembra che ci siano tante differenze sostanziali fra le condizioni del genere umano di due secoli e mezzo or sono e quelle di oggi soprattutto quando tutto questo si afferma e poggia sul ” rincoglionimento dei cervelli” soprattutto quelli delle classi subalterne che se ne stanno silenti e che accettano tutto questo sperando che il futuro non le riguardi ? Chi dice che siano pensieri e paragoni che oggi non vadano più bene perchè i tempi sono cambiati dice una menzogna sapendo di mentire e mente perchè crede di essere al riparo dal vento che lo porterà via insieme a tutta quell’umanità spesso abulica o qualunquista che è stata educata a pensare che tutto questo non la riguardi.
Marco Nasorri è un compagno di tante battaglie politiche, alla sua lettera non c’è da aggiungere niente, solo dirgli grazie per averla scritta, anche se io faccio parte dei rassegnati, degli sconfitti, ammettere una sconfitta non è segno di debolezza ma la presa d’atto che hanno vinto altri, quelli che non conoscono la storia, quelli che fanno politica senza essere ispirati da veri principi, quelli che vogliono tenerci nell’ignoranza perché nell’ignoranza chi comanda può muoversi come vuole, quelli che le cose non si analizzano ma ci si schiera a prescindere, come le curve degli stadi, Hanno vinto quelli che cercano di ridurre le giovani generazioni ad individui senza rispetto della socialità, senza senso civico, fino ad arrivare a considerare la vita altrui una cosa da togliere come fosse un gioco. Per fortuna non tutti i giovani si arrendono a chi li vuole così, magari chi si ribella sarà il seme di una società futura migliore e se la lettera di Marco stimolerà dei pensieri positivi nella testa anche solo di qualcuno di quelli a cui è rivolta avrà raggiunto il suo scopo.