MARCO NASORRI, LETTERA APERTA AI RAGAZZI E ALLE RAGAZZE: “NON FATEVI MILITARIZZARE, ALZATE LA VOCE!”

giovedì 03rd, aprile 2025 / 15:12
MARCO NASORRI, LETTERA APERTA AI RAGAZZI E ALLE RAGAZZE: “NON FATEVI MILITARIZZARE, ALZATE LA VOCE!”
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CHIUSI – Molte cose stupiscono circa la percezione di ciò che sta accadendo a livello internazionale, tra guerre commerciali e guerre vere e proprie, stupisce ad esempio il coro pressoché unanime sulla necessità di un riarmo generalizzato e sulla necessità di prepararci alla guerra, attrezzandoci con il Kit di sopravvivenza per 72 ore (perchè non 76 o 90?) e corsi nelle scuole, fin da quelle dell’infanzia; stupisce il silenzio acquiescente sul genocidio dei palestinesi a Gaza e in Cisgiordania; stupisce che nessuno si incazzi per come le risoluzioni dell’Onu e della Corte di Giustzia Internazionale vengano sistematicamente ignorate da capi di Stato e governi che si definiscono democratici. Stupisce molto, forse più di ogni altra cosa, il silenzio (e l’assenza dalla scena) dei più giovani, un tempo i primi a scendere in piazza contro guerre e massacri. Se la guerra del Viet Nam finì fu certamente per la strenua resistenza del popolo e dell’esercito Vietkong, ma anche perché negli Usa e in Europa i giovani erano sempre in piazza a gridare il loro no sostenuti in questo dalle canzoni di Bob Dylan, dei Creedence, di John Lennon, di Joan Baez. Oggi, stranamente, i giovani sono silenti e assenti. Muti. Sembrano rassegnati. Tutti abili e arruolati nell’esercito bellicista, perché chi tace acconsente, purtroppo. Anche ai presìdi e alle manifestazioni per la pace e contro il riarmo sono più le “pantere grige”, quelle che scendevano in piazza anche per il Viet Nam e poi contro le guerra nel Golfo e nei Balcani, che i venti-trentenni.  Non è un buon segno. 

Verte su questo tema la lettera aperta che Marco Nasorri, già esponente chiusino di Sinistra Civica ed Ecologista, ha inviato al nostro giornale, indirizzandola però “alle ragazze e ai ragazzi” e anche a tutti noi. Eccola:

Caro direttore,

lettera aperta alle ragazze e ai ragazzi e a noi tutti.

Anche se siamo una piccola comunità non possiamo ignorare i venti di guerra, il linguaggio belligerante, lo sterminio di un popolo, come sta avvenendo a Gaza senza interrogarci per ritrovare il dovere morale di non restare in silenzio, sopraffatti dall’assuefazione ad ogni disumanità. Nel nostro piccolo possiamo portare una goccia nel mare della pace.

Oggi, più che mai, occorre un risveglio della coscienza collettiva. Ma, le generazioni a cui appartengo, che pure nutrono ancora valori e principi di pace e libertà, sono ormai preda della ipocrisia dominante che pervade e fiacca ogni giorno di più la nostra resistenza.

La società in cui viviamo sta andando incontro a un grande fallimento e perdendo il senso di umanità.  Dal punto di vista economico e sociale si è imposto un sistema che ha creato consapevolmente disuguaglianze immense e insopportabili; la politica è scomparsa come capacità di risoluzione dei conflitti, lasciando spazio alla guerra e alla militarizzazione del pensiero; la distruzione ambientale ha raggiunto livelli tali da mettere in discussione la stessa sopravvivenza del pianeta.

Le prime vittime di tutto questo sono i giovani che sono esclusi da qualunque decisione, ma ne subiscono gli effetti negativi. Per questo il pensiero va, soprattutto, alle ragazze e ai ragazzi che stanno iniziando a percorrere la loro vita, in una realtà sempre più cupa che gli chiede molto e gli restituisce solo incertezze e minacce.

Cari giovani alzate la voce. Fatelo per voi stessi, ma anche per noi adulti che ci stiamo perdendo nuovamente in un delirio, in cui si torna a invocare uno spirito guerriero per l’Europa e una nuova corsa al riarmo, togliendo risorse alla sanità, alla scuola, ai servizi pubblici che sono stati la più grande conquista che ha permesso benessere e una pacifica convivenza.

Abbiamo bisogno dell’aria fresca che respirate, che vi fa vedere orizzonti più luminosi, mentre noi ci stiamo perdendo dietro nubi minacciose. Aiutateci a capire dove può portare la convinzione, quasi ideologica, che la nostra parte del mondo è la più civile, la più evoluta culturalmente. Una certezza che anima lo scontro del bene contro il male. Che vede solo nemici e dimentica l’essere umano di tanta parte del pianeta.  Che dimentica che la pace e la vita sono valori assoluti. Valori che stiamo sotterrando nell’indifferenza del genocidio di Gaza, nel non provare a fermare la guerra in Ucraina, nel rimuovere sistematicamente le nostre responsabilità.

Cosa deve accadere ancora per capire che la distanza da un nuovo Olocausto è ormai minima. Per quanto possiamo far finta di non vedere le centinaia di migliaia di civili morti, le decine di migliaia di bambini trucidati nel modo più orrendo possibile, i bombardamenti degli ospedali, delle scuole, dei campi profughi; la distruzione del 90 per centro delle case, i 229 giornalisti uccisi; il blocco alle frontiere di cibo, acqua, medicinali e tra poco la deportazione di un popolo; Non considerare la diversa reazione che dimostriamo per i morti ucraini e per i morti palestinesi.

Fate crescere lo spirito ribelle, che è l’essenza della gioventù, per respingere questo delirio. Tenete acceso il motore che vi consente di coltivare il senso critico per riflettere sempre e con profondità sulle cose che vi vengono dette, sulle cose che vengono fatte da coloro ci che governano, che impongono i loro esclusivi interessi.

Il futuro è vostro, molto di più di quanto lo sia delle generazione adulte e, soprattutto, di quei sepolcri imbancati che con la loro avidità smisurata siedono ai vertici della grande economia e delle istituzioni, sorretti da menti servili che continuano a ripetere che questo è il migliore dei mondi possibili, che non ci sono alternative.

Non è così. Costoro sono prima di tutto grandi ipocriti. Sanno bene che quando ci si autoconvince di essere un popolo, una razza, una civiltà superiore alle altre, la voglia di dominare può diventare inarrestabile. La storia non mente: le armi quando vengono costruite prima o poi vengono usate e a morire non sono i signori della guerra, che se ne stanno al sicuro, ma i giovani come voi, la povera gente a cui non è stato permesso di decidere nulla.

Reagite e scendete nelle piazze perché la vostra voce si imponga. Le nostre generazioni hanno commesso già troppi errori. Sono state spesso inerti, assecondando, senza neanche accorgersene, quel potere dominante sempre più spietato e avido, quella politica inconcludente e sottomessa che vi ha tolto quasi tutti i diritti, a cominciare dall’essere considerati pienamente dei cittadini. Siete al centro dell’attenzione solo quando una Giulia, una Sara subiscono incontrano la morte per mano di un giovane assassino. Alzate la voce per essere visibili, per avere una istruzione che sia prima di tutto cultura e conoscenza e non un indottrinamento per diventare buona  manovalanza per il lavoro; un lavoro sempre più sminuito, con paghe di poche centinaia di euro al mese, anche se avete studiato per vent’anni, costringendovi a passare gli anni in cui avete le maggiori potenzialità, da un contratto precario, all’altro, in progetti scuola-lavoro, in tirocini infiniti, in cui non si impara nessun mestiere, ma sono solo un addestramento al sacrificio, alla rassegnazione.  Se provate a dire qualcosa hanno preso l’abitudine di rispondervi con i manganelli della polizia.

Vi spiegano che in fondo dovete essere imprenditori di voi stessi, di utilizzare il vostro capitale umano, mettendolo in gioco. Ma, se andate a chiedere un mutuo in banca per farvi una famiglia, per comprare una banalissima casa, per costruire un’attività, il vostro spirito imprenditoriale, il vostro capitale umano, senza il capitale solido dei vostri genitori, potete buttarlo nel cesso.

Vi hanno tolto il diritto a sognare e ora, con tutta la brutalità possibile, vorrebbero inchiodarvi alla realtà. Senza tanti giri di parole, vi ricordano che è l’ora di smuovere le rammollite chiappe dal divano per abbracciare lo spirito del guerriero europeista.

Rispondete con tutta la forza possibile che un’Europa libera e unita la volete voi, molto di più di loro. Un’ Europa della pace e della solidarietà tra tutti i popoli. Un’Europa dei diritti, del lavoro non dello sfruttamento. Un’Europa che investe nei servizi pubblici, nella sostenibilità ambientale non in armamenti. Un’Europa che investe in cultura e non nei kit di sopravvivenza.

Costruite e aiutiamoci a ricostruire un po’ di pensieri utopici, contro questo realismo folle e che puzza tanto di fascismo.

Marco Nasorri

 

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