CRESCONO I NO AL RIARMO. MA SI PARLA DI VENTOTENE PER NON PARLARE DI GAZA

CHIUSI – Si discute molto a livello nazionale (in parlamaento, sulla stampa e anche nelle piazze sulla frasi dela premier Giorgia Melloni a proposito del Manifesto di Ventotene e dell’Europa che avevano i mente gli estensori di quel documento del 1941: Ernesto Rossi, Altiero Spinelli, Eugenio Colorni e con loro anche Ada Rossi, moglie di Ernesto Rossi e Ursula Hirschman, moglie di Colorni, e, più tardi, dopo l’assassinio di quest’ultimo per mano dei repubblichini della banda Koch, di Altiero Spinelli. Può stupire che Giorgia Meloni non abbia la stessa idea di Europa degli autori del Manifesto di Ventotene? Chi si stupisce o non sa cosa dice quel manifesto e chi erano i personaggi che lo misero nero su bianco, scrivendolo di nascosto mentre erano al Confino o non sa da dove viene Giorgia Meloni.
Spinelli, Rossi e Colorni erano tre antifascisti, mandati al confino dal regime nell’isola pontina di Ventotene. Il manifesto lo scrissero mentre l’Italia fascista era in guerra contro le democrazie europee e stava invadendo la Russia a fianco della Germania nazista. Aveva già invaso la Grecia. Spinelli era comunista (ma espulso dal partito, perché critico verso la politca di Stalin), Ernesto Rossi era un liberale vicino al Partito d’Azione, più tardi diventerà il fondatore del Partito Radicale; Colorni era socialista, libertario. Ada Rossi e Ursula Hirschman non erano al confino, ma erano antifasciste pure loro e non solo collaborarorno alla stesura, ma furono loro, potendo uscire dall’isola, a portar fuori e poi a diffondere quel testo. Colorni fu l’unico a non sopravvivere alla fine della guerra perchè fu assassinato a Roma dai fascisti, come Matteotti, pochi giorni prima della liberazione della capitale. Giorgia Meloni,che non si è mai dichiarata antifascista, i primi passi in politica li ha mossi nel Fronte dela Gioventù, organizzazione giovanile del MSI, il cui segretario Giorgio Almirante era stato direttore della rivista La difesa della razza, fucilatore di partigiani e republichino mai pentito. Uno di quelli che stavano dalla parte di chi Spinelli, Colorni e Rossi li aveva mandati al confino. E che fecero ammazzare Colorni. Come avevano fatto con Gobetti, Matteotti, Amedola e altri. Quindi nessuno stupore. Il pedigree non mente mai.
Il manifesto di Ventotene sta andando a ruba nelle librerie. Se ne parla molto, tutti lo citano, ma l’impressione è che molti, prima del dibattito parlamentare in cui Giorgia Meloni lo ha criticato, non sapessero nemmeno che esisteva. Come dicevo in apertura, il documento è del 1941. Piena guerra mondiale. Con la Germania nazista e l’Italia fascista che avanzavano e la vittoria delle forze alleate non era per nulla certa. Certamente va costestualizzato a quella situazione. Ed è datato. Ma quando Giorgia Meloni dice che l’Europa democratica di oggi non è figlia del manifesto di Ventotene dice una verità. L’Europa di oggi è figlia del trattato di Maastricht, non di Ventotene. Non è l’Europa dei popoli vagheggiata da Spinelli, Ernesto Rossi e Colorni, è l’Europa delle élite finanziarie delle banche ed è essenzialmente un’Europa dei capitali che infatti è riuscita a darsi una moneta unica e libera circolazione, ma non una struttura federale vera. Non una difesa e un esercito comune.
Oggi a Roma c’è una manifestazione per ricordare e celebrare il manifesto di Ventotene indetta da alcuni parlamentari del Pd e dell’opposizione. Giusto celebrare i visionari proto europeisti che disegnarono un’idea di Europa post bellica che peraltro nelle loro intenzioni avrebbe dovuto avere tratti socialisti ed egualitari, e lo fecero mentre cadevano le bombe, mentre loro erano “confinati” in un’isola in quanto oppositori invisi al regime e ritenuti pericolosi sovversivi. Ma io purtroppo ho un’altro dubbio. Che tutto il can can sul Manifesto di Ventotene, scatenato, forse ad arte dalla presidente del consiglio, serva da un lato a far digerire il piano di riarmo dei paesi europei, dall’altro a sviare l’attezione da altre emergenze, come quella del genocidio in atto a Gaza e Cisgiordania. Si manifesta infatti per riconoscere i meriti del Manifesto di Ventotene, ma non si manifesta per Gaza. E questa è una dicotomia grave. Da sinistra, una cosa intollerabile.
Per fortuna qualcuno comincia ad alzare la voce. A mobilitarsi anche per Gaza, dove l’esercito israeliano ha rotto la tregua e sta attuando la “soluzione finale” nei confronti del popolo palestinese, bombardato senza tregua, braccato dale truppe di terra, privato di acqua, luce, gas, cibo e medicine, come negli assedi medievali. Sabato 29 marzo a Perugia ci sarà una manifestazione, promossa da Umbria per la pace, contro il riarmo UE e contro il genocidio a Gaza e Cisgiordania. Appuntamento in Piazza Birago, ore 16,00.
1. Farsi portavoce presso il Governo italiano affinché l’Italia, nel rispetto dell’articolo 11 della Costituzione, e l’Unione Europea promuovano soluzioni diplomatiche per la pace in Ucraina, riducendo le spese militari globali.
2. Sollecitare i parlamentari italiani a respingere ogni ulteriore incremento del budget per la difesa.
3. Chiedere una riallocazione delle risorse destinate al riarmo a favore di settori essenziali per il benessere sociale, come sanità, istruzione, ambiente, welfare e trasporti pubblici.
4. Promuovere iniziative di sensibilizzazione e azioni concrete per il disarmo, a livello locale, nazionale ed europeo.
L’Europa come modello di pace e diritti per tutti
Il gruppo “Possiamo Sinistra per Chiusi” ribadisce che l’Europa deve essere un continente di pace, dove le politiche di difesa non siano messe al centro dell’agenda politica a discapito dei diritti e delle necessità dei suoi cittadini. La militarizzazione non è la soluzione ai conflitti; è il dialogo, la diplomazia e il disarmo che possono garantire un futuro di pace per le generazioni future.
Una mozione dello stesso tenore, contro il riarmo, è stata presentata anche dal gruppo di opposizione Chiusi Futura. Riusciranno a farle diventare una sola e a farla approvare anche alla maggioranza (Pd) e all’altra lista di minoranza?
Condivisibile la posizione sul piano re-arm Europe. Ma perché non dire una parola su Gaza e sul genocidio che sta pepetrando l’esercito israeliano? sulle dichiarazioni naziste del ministro della difesa di Israele che ha dato l’ultimatum ai palestinesi: “o accettate la deportazione in altre parti del mondo (con tanti saluti alle risoluzioni Onu che parlano di due popoli due stati, ndr) o sarete sterminati”?
La Mozione di Chiusi futura è precedente alla rottura delle tragua da parte di Israele, quella dei Podemos no. E’ successiva. E quindi, appare “monca”. E somiglia molto, purtroppo, al silenzio dei media mainstream sulla tragedia in Medio Oriente.
E, vista la situazione, anche accapigliarsi su Ventotene ha tutta l’aria di un diversivo per parlare d’altro, perdendo di vista due cose: 1) lo sterminio di Gaza, vera e propria emergenza umanitaria; 2) il fatto che in Ucraina si continua a morire a centinaia al giorno. E più armi si inviano e più morti ci scappano. Naturalmente parlare di Ventotene serve anche a sviare l’attenzione dalle divisioni sul riarmo dentro la maggioranza di governo e pure nel centrosinistra e all’interno dello Pd, il cui gruppo parlamentare europeo si è spaccato in due, con 10 deputati su 21 che hanno votato a favore della risoluzione Von der Leyen e contro l’indicazione del partito.
m.l.
Possiamo ha avuto da SUBITO una posizione più che chiara nei confronti del genocidio di Gaza, condannando l’azione di Israele, organizzando una serie di iniziative pro Palestina dal primo momento (per es. la raccolta firme fatta per riconoscere lo stato di Palestina, l’incontro con Amnesty International e l’incontro organizzato da Luca Scaramelli e Possiamo).
La mozione presentata da Possiamo, in quanto mozione da approvere in consiglio comunale, ha natura diciamo così tecnica, ed è finalizzata a fare pressione attraverso il consiglio comunale stesso sulle istituzioni superiori, è un documento con un fine preciso.Altro è l’espressione della nostra posizione politica sulle cause delle guerre dovute al potere finanziario, militare, colonialista dell’occidente che è ben nota. Sulla Palestina, in particolare, siamo l’unica forza politica che a livello locale si è espressa più volte, tra l’altro organizzando anche un’iniziativa con la presenza di esperti e di cittadini palestinesi in collegamento. Su Palestina e guerra in Ucraina non mancheremo di vontinuare a far sentire la nostra voce.
Proprio perché la posizione sulla Palestina Possiamo l’ha presa in modo chiaro in più occasioni e visto che il genocidio a Gaza è ricominciato in questi giorni, io due righe nel documento sul riarmo, ce le avrei messe, tutto qui. Non averlo fatto mi sembra un errore di comunicazione, quantomeno. Bastava ribadire le posizioni espresse in precedenza. L’emergenza Gaza adesso è primaria, siamo alla “soluzione finale” da parte di Israele. Essere contro il riarmo dei Paesi europei a mio avviso non può prescindere dall’essere anche contro il genocidio e lo sterminio dei palestinesi. Siccome Possiamo lo è, e lo so bene in quanto abbiamo fatto anche cose insieme, perché non lo ha ribadito? Non ha colto il momemnto. E in politica i momenti bisogna coglierli. Se no si dà l’impressione di voler svicolare o di voler parlare di certe cose e non di altre, anche se nella realtà non è così. Sabato prossimo a Perugia – come si segnala nell’articolo – ci sarà una manifestazione autoconvocata, dal basso, contro il riarmo e contro il genocidio dei palestinesi. L’una cosa non esclude l’altra, anzi.
E comunque, al di là di questo dibattito, credo che la cosa possa essere recuperata con una dichiarazione in Consiglo Comunale, in sede di presentazione o discussione della mozione.
E’ giusto alzare la voce su quello che sta accadendo in Palestina frutto della nuova Comunione Oligarchica che vede protagonisti Trump e Putin che giocano con migliaia di vite umane in Ucraina ed a Gaza inondatoci di di “Pace fake news” per abbindolare il “popolo pecora” dei populisti di tutto il mondo. Dobbiamo recuperare il senso unitario dei “Visionari di Ventotene” perchè è l’unica strada per combattere efficacemente queste tragiche aberrazioni con una voce forte e dell’Europa. Un Europa Federale su forti principi democratici, sociali, pacifici, non riarmata ma con una comune difesa è indispensabile se vogliamo che certi valori trovino ascolto in un mondo sempre più pericolosamente in mano a cinici guerrafondai. Per fare ciò occorre uno sforzo comune
ricostruire un clima di solidarietà tra forze sociali e politiche che pur di diversa estrazione culturale abbiano a cuore questi valori come ci hanno insegnato i nostri padri lottando contro il nazifascismo.