MONTEPULCIANO, RIAPERTA CON CAUTELA LA SALA EX MACELLI. APPLAUSI PER PEPPE SERVILLO E IL SUO “MARCOVALDO”

MONTEPULCIANO – La sala ex Macelli, chiusa qualche settimana fa per alcun adeguamenti, dopo la ristrutturazione del 2024, ha riaperto. Con cautela, verrebbe da dire, ma ha riaperto consentendo,sebbene per ora solo per gli abbonati, la ripresa della stagione teatrale, temporaneamente sospesa. E questa è una buona notizia. Un’altra buona notizia è che la ripresa è avvenuta con una piece di qualità e con un artista di tutto rispetto: Marcovaldo, di Italo Calvino, con Peppe Servillo.
“Il diavolo oggi è l’approssimativo. Per diavolo intendo la negatività senza riscatto, da cui non può venire nessun bene”. Così Calvino, nel 1978, risponde a La Domenica del Corriere che conduce un’inchiesta sul “diavolo oggi”. Questa frase, una specie di faro acceso su uno dei problemi più evidenti della contemporaneità, mi è venuta in mente – sicuramente non a caso – assistendo al “Marcovaldo”, portato in scena il 19 febbraio scorso da Servillo. Tutto mi è apparso curato, misurato, di una precisione non bigotta, non puntigliosa, non frutto di pignoleria, ma faccia bella della passione vera (in questo caso, per l’arte) che smaschera e ridicolizza, rende misere la superficialità e sciatteria che oggi sembrano elette a pregi.
Servillo, accompagnato alla chitarra da Cristiano Califano, è una presenza ricorrente a Montepulciano: vi si è esibito almeno altre tre volte, con la Piccola Orchestra Avion Travel, in un concerto il cui inserimento nel programma del Cantiere Internazionale del 1998 rimane tuttora un mistero, senza però sottrarre nulla al piacere del ricordo, e poi con formazioni diverse ma sempre orientate al virtuosismo musicale e della recitazione, e non ha mai deluso. Non lo fa neanche stavolta, misurandosi con la prosa di Calvino la cui linearità e semplicità non smettono mai di sorprendere, quasi volessero rispondere allo stesso principio su approssimazione vs. precisione.
Calvino riesce a raccontare le cose, anche complesse, in modo colloquiale, discorsivo, leggero, accoppiando la bellezza, il rigore, con la leggerezza. La critica parla di un “metodo Calvino” che contrappone continuamente concetti come leggerezza e pesantezza, rapidità e lentezza, visibilità e invisibilità. Servillo calca la scena con estrema disinvoltura, è istrionico ma non va mai sopra le righe, sa di maneggiare materiale che non ha bisogno di esagerare, e dunque porge con grazia le vicende di Marcovaldo, il manovale con sei figli che attraversa la vita tra avventure e piccole tragedie, al punto da strappare ben più di una risata, benché la vicenda si stagli su una situazione sociale un po’ precaria, un po’ disagiata.
L’artista casertano regala alla platea anche alcune canzoni tratte dall’antico repertorio degli Avion Travel, precisamente dagli album “Opplà”, del 1993, e “Finalmente fiori” del 2010, a cui aggiunge, per il bis, richiesto a suon di applausi, un suo cavallo di battaglia, la macchietta napoletana “M’aggia curà”. E piovono ancora battimani.
Diego Mancuso
Nella foto (Fondazione Cantiere Internazionale d’arte) : Peppe Servillo e Cristiano Califano agli ex Macelli di Montepulciano