BUON NATALE E BUON ANNO. RICORDIAMOCI CHE ANCHE IL BAMBINELLO DEL PRESEPE ERA UN PROFUGO PALESTINESE

BUON NATALE E BUON ANNO. RICORDIAMOCI CHE ANCHE IL BAMBINELLO DEL PRESEPE ERA UN PROFUGO PALESTINESE
0 Flares 0 Flares ×

Buon Natale e felice anno nuovo a tutti i nostri lettori, agli inserzionisti che continuano a darci fiducia, agli amici e cittadini che ci seguono  anche nelle iniziative collaterali, negli spettacoli teatrali. Ci auguriamo e auguriamo a tutti che il 2025 sia un anno di pace e non di guerra, che i conflitti in atto trovino finalmente sbocchi diplomatici e soluzioni che non siano l’escalation militare e militarista e la deflagrazione di conflitti ancora più devastanti. Siamo convinti che la pace sia una scelta più coraggiosa della guerra, e sia anche una scelta migliore. Sempre e comunque. A Natale si celebra la nascita di un bambino che appena nato era già un ricercato, un profugo in fuga. Un profugo palestinese. Figlio di una ragazza madre e di padre ignoto (nessuno lo aveva e l’ha mai visto). Palestinese anche lei, come l’uomo che la sposò e che poi con lei e con quel figlioletto cercò di fuggire alle persecuzioni di un esercito straniero, di occupazione. Proprio lì, in quella stessa terra dove oggi si sta consumando un massacro (diciamo pure genocidio) da parte di un altro esercito occupante. Una strage degli innocenti, come quella ordinata da Erode 2024 anni fa. Solo che Erode è sinonimo di violenza e prevaricazione del potere, chi oggi massacra i palestinesi, compresi i bambini a Gaza e in Cisgiordania riceve aiuti in soldi e armi da chi esalta le proprie radici cristiane

Qualcuno nel presepe inserisce richiami alle macerie di Gaza, ai bambini uccisi, ai profughi e migranti che muoiono in mare. Sono richiami giusti. Ma in ogni presepe c’è una famiglia di profughi palestinesi in fuga. In ogni presepe c’è  l’umanità dei pastori e dei contadini che portano doni a quella famiglia,  per fare in modo che sopporti le notti al freddo e al gelo, c’è l’accoglienza e la solidarietà umana e ci sono anche tre potenti che portano anche loro dei doni, simboli magari di rispetto e potere come l’oro, un profumo (l’incenso) e una cosa che nessuno ha mai capito bene a cosa servisse (la mirra), tutte cose superflue e inutili alle necessità del momento. Meglio una coperta, del latte, del pane o della frutta.

Ricordiamocelo tutti, in questi giorni di Natale, chi era quel bambino, e chi sono i “poveri cristi” di oggi. Chi è che mette a rischio i confini della patria, se quelli che arrivano stremati con i barconi o chi ammassa truppe e destina sempre più risorse alle spese militari e alle politiche belliciste. Ricordiamoci chi oggi fa il pastore e chi il re Magio e chi Erode. E chi fa pure a due mila anni di distanza la parte dell’Impero Romano. E ricordiamoci anche che quel bambino nato in una mangiatoia a Betlemme, che non è lontana da Gaza, 33 anni dopo fu accusato di essere un sobillatore delle masse, un sovvertitore dell’ordine costituito, e per questo fu condannato e messo in croce come un malfattore. Faremo bene a ricordare pure che quando il Procuratore Romano di quel territorio, poco convinto egli stesso delle accuse, chiese alla folla chi dovesse liberare, se il predicatore Joshua (Gesù) o il bandito Bar Abbas, la folla gridò Bar Abbas. Non perché la folla sceglie sempre il peggiore, ma semplicemente perché Joshua era considerato un visionario, uno che predicava cose astratte, mentre Bar Abbas aveva ucciso un soldato romano, che stava picchiando un ambulante… quindi non era solo un bandito, ma anche un “patriota”, un “partigiano” che aveva compiuto un atto concreto di resistenza… Questo lo ha scritto Corrado Augias in un libro del 2015. E sembra la spiegazione del perché oggi i palestinesi stanno con Hamas.

M.L.

 

Nelle foto:  un presepe con il bambinello tra le macerie (Foto Pax Christi) e una immagine prodotta con lntelligenza artificiale che richiama la sacra famiglia in fuga dai bombardamenti…

0 Flares Twitter 0 Facebook 0 Google+ 0 Email -- LinkedIn 0 Pin It Share 0 0 Flares ×
Mail YouTube