PERUGIA: ITALIA NOSTRA CONFERMA IL NO ALLA MEDIA ETRURIA MA NON GUARDA VERSO CHIUSI
PERUGIA – Si è tenuto ieri, a Perugia, nella prestigiosa Sala dei Notari, un convegno di Italia Nostra sulla “Centralità dell’Umbria” e quindi sul sistema dei trasporti e delle reti infrastrutturali della regione che geograficamente è il “cuore dell’Italia”. Per la nota associazione ambientalista “è attraverso la qualità dell’urbanistica e i mezzi di trasporto, che si determina la qualità della vita e delle attività umane”. Tema caldo perché sia il Comune di Perugia che la Regione Umbria hanno da poco cambiato bandiera e timoniere. Ieri era prevista e annnciata la presenza della sindaca Ferdinandi, la quale però non si è vista.
Dal convegno è emersa ancora una volta forte la constatazione e la denuncia sull’isolamento dell’Umbria e della sua città capoluogo Perugia rispetto alle grandi direttrici di traffico e di trasporto. Così come è stata ribadita la contrarietà ad opere inutili e costose come sarebbe la fantomatica Stazione in linea per l’alta velocità ferroviaria sia a Creti che a Rigutino. Su questo il No è stato estremamente deciso. No anche al “Nodino di Perugia” e al Metrobus, meglio una tramvia, dice Italia Nostra che ritiene il trasporto su gomma devastante per l’ambiente.
Quanto all’alta velocità ferroviaria Italia Nostra che definisce un successo la fermata del Frecciarossa a Perugia, con 400 passeggeri al giorno, vedrebbe di buon occhio una linea che da Bologna attraversasse tutta l’Umbria, con una stazione presso l’aeroporto di Sant’Egidio. Così come auspica il raddoppio della linea Foligno-Terontola.
Nessun richiamo invece al Protocollo di Intesa tra le regioni Umbria e Toscana del 2o15 e alla famosa “opzione zero” che prevedeva l’utilizzo delle stazioni esistenti di Arezzo e Chiusi, ma anche di quelle di Orvieto e Orte, tutte, successivamente a quell’accordo, ammodernate e adeguate anche alle fermate dei treni AV. Solo a Chiusi furono spesi nel 2017 oltre 7 milioni di euro e la fermata del Frecciarossa ha funzionato dal 2019 al 2022.
Italia Nostra insomma, come altri soggetti politici, sembra non voler guardare alla soluzione Chiusi-Arezzo.
E anche l’annosa questione dell’isolamento dell’Umbria e di Perugia la fa risalire alla costruzione nella seconda metà dell’800, dopo l’Unità d’Italia, del tratto ferroviario Terontola-Chiusi per poi proseguire verso Fabro-Orvieto-Orte-Roma. Prima per andare da nord nella capitale a Terontola si doveva proseguire per Passignano, Magione, Perugia, Foligno, Orte. Un giro dell’orto di 135 km. Ma prima c’ero lo Stato Pontificio. Lo Stato unitario decise che era più agevole e più rapido il collegamento via Chiusi-Orvieto. Sì certo, di colpo Perugia e Foligno, persero almeno il 50% dei treni che transitavano, ma lo stesso sindaco di Perugia dell’epoca, Rinaldo Ansidei, non si stracciò le vesti, anzi vide nella connessione con Chiusi grandi possibilità: intanto da Chiusi si poteva andare sia a nord che a sud. E si poteva anche andare a Siena e in prospettiva verso il Mar Tirreno. Non caso fu proprio Ansidei a mettere in piedi un Comitato dei sindaci per cheidere la costruzione di una tratta di collegamento con la cittadina toscana. Fu dato anche un apposito incarico all’ingegnere Antonio Conti di Vicenza, in qualità di rappresentante della ditta Fell di Londra. E nel 1953, all’inaugurazione della linea Perugia (Ellera)-Tavernelle parteciparono molti sindaci, primo fra tutti quello di Perugia, le Camere di Commercio di Perugia e Siena, i vescovi, molti tra parlamentari e sottosegretari. In tutte le stazioni erano affissi manifesti con su scritto: “Ora a Chiusi”. Sappiamo poi com’è finita: quella linea fu dismessa nel 1965 e addirittura smantellata, a scanso di possibili ripensamenti. Il collegamento ferroviario Perugia-Chiusi è stato letteralmente cancellato dall’agenda con uno scippo che ha penalizzato tutto il territorio e in particolare la Valnestore.
Adesso insieme alla battaglia contro la stazione in linea Media Etruria e per la valorizzazione delle stazioni esistenti è tornata di attualità la necessità di ammodernare la SP 309 detta “Moianese”, per collegare Chiusi alla SR Pievaiola e quindi a Perugia: in tutto 39 km, oggi percorribili in 40 minuti. Con qualche miglioria i km diventerebbero una trentina e il tempo di percorrenza potrebbe scendere sotto la mezz’ora. Non solo, ma anche il Metrobus o l’eventuale tramvia proposta in alternativa da Italia Nostra, potrebbe prevedere oltre alla tratta da Castel del Piano a Tavernelle, anche un qualche sistema (un bus navetta?) per proseguire fino al parcheggio della stazione di Chiusi (a 100 metri dal confine con l’Umbria).
Natale ormai è vicino. Il Comitato Opzione Zero potrebbe regalare in giro un po’ di carte geografiche. L’impressione è che molti, e purtroppo anche i più avveduti e attenti alle questioni del territorio, le mappe e le distanze le conoscano poco o non ne abbiano una precisa percezione.
Renato Casaioli
Marco Lorenzoni