CHIUSI, APERTO IL CANTIERE PER IL RECUPERO DEGLI ANTICHI LAVATOI

mercoledì 18th, dicembre 2019 / 17:15
CHIUSI, APERTO IL CANTIERE PER IL RECUPERO DEGLI ANTICHI LAVATOI
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CHIUSI – Prima del boom economico degli anni ’60, prima cioè che la lavatrice facesse la sua comparsa nelle case degli italiani, le casalinghe i panni li lavavano a mano. Nel lavatoio di graniglia sul terrazzo di casa o nei lavatoi pubblici. A Chiusi ce ne erano almeno 3: alla fonte del Porto allo Scalo (dove adesso c’è la sede della Contrada della Fornace); sotto al muraglione di Fontebranda che crollò nel 1986 portandosi via anche la fonte e il lavatoio e quelli “monumentali” situati appena fuori porta Lavinia. La struttura, in questo caso ottocentesca (ma l’origine è precedente)  è ancora ben visibile: sia le vasche, che le pareti coi grandi archi (5 sui due lati lunghi e 1 sui lati corti). Manca la copertura, ma si intuisce che non fosse una costruzione del tutto banale. Oltre alla funzione aveva anche una certa dignità architettonica. Si narra che la prima vasca, dalla parte della Porta, venisse utilizzata per lavare i lenzuoli dei “letti di morte” e solo per quelli. Una sorta di lavatoio “pietoso”, rituale. 

E’ dagli anni ’60 che i lavatoi di Porta Lavinia sono caduti in disuso…

Ma ieri è stato aperto e inaugurato il cantiere per il ripristino  del manufatto. Ovviamente non per un riutilizzo come lavatoio pubblico. L’intervento che costerà circa 500 mila euro ed è finanziato interamente da un contributo del CIPE stanziato all’epoca del Governo Renzi, punta al recupero architettonico, come testimonianza storica, ma anche come luogo e contenitore per manifestazioni temporanee, oltre che come punto di “primo contatto e informazione” per i turisti che arrivano a Chiusi e posteggiano  l’auto o il camper nel parcheggio adiacente, che è il più grande di tutto il centro storico.

L’opera di recupero, progettata e diretta da Sonia Forzoni, sarà eseguita dalla ditta Marchesini di Castiglione del Lago. Tempo stimato 6-7 mesi. 

In sostanza la struttura dovrebbe essere pronta e fruibile per il Festival Orizzonti 2020. 

Verrà ripristinata l’acqua nelle vasche che risulterà sempre in movimento, verrà realizzata una nuova copertura che riprenderà lo stile di quella originale, la chiusura delle arcate avverrà con vetrate in parte apribili ed in parte fisse ed è prevista una pedana in vetro sopra ad una delle vasche per organizzare piccoli eventi, mostre, presentazioni…

Il lavoro, dal punto di vista della spesa è piuttosto consistente ed era uno di quelli previsti dal programma elettorale della maggioranza che sostiene Bettollini. Si tratta anche di un lavoro piuttosto atteso, in quanto va a sistemare e riportare in vita un rudere, che era una ferita aperta, trasformandolo in biglietto da visita della città, proprio in uno dei punti strategici di accesso.

L’assessore ai Lavori Pubblici Micheletti, alla presentazione del cantiere, ha espresso soddisfazione per l’avvio dei lavori ed è cosa comprensibile, perché del recupero dei lavatoi si parla da decenni, ma finora nessuno era riuscito a metterci mano. E 500 mila euro sono un bell’investimento sulla città.

Ovvio che trattandosi di recupero di patrimonio edilizio pubblico che rischiava il totale degrado e quindi la scomparsa, non può considerarsi un intervento straordinario, quanto un doveroso intervento di manutenzione e tutela del patrimonio stesso. Ma l’opera – anche se non di strettissima urgenza e necessità – arricchirà la “dote” storico-culturale della città, manterrà visibile un tassello di memoria collettiva, rendendolo fruibile e di nuovo utile. Quindi l’operazione non è banale. E non è un semplice consolidamento di un edificio fatiscente e a rischio. E’ anche un intervento culturale.

 

 

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