ELEZIONI DEL 4 MARZO: LA CORSA IN SALITA DEI CANDIDATI LOCALI. PER MOLTI POSSIBILITA’ DI FARCELA PARI A ZERO

Un tempo, quando alle elezioni si votava con la preferenza, i candidati dovevano correre e correvano come matti. Correvano e spendevano, sperando di rientrare dalle spese con lo stipendio da deputato, senatore o consigliere regionale. I partiti spesso catapultavano nei collegi periferici sicuri qualche capataz nazionale (a Siena Giuliano Amato, a Città della Pieve -Orvieto Walter Veltroni e così via) ma cercavano anche di inserire in lista qualche candidato locale, per dare l’idea del radicamento nel territorio e perché quel candidato si sarebbe dato molto da fare, trascinando anche gli altri… Ora, con il sistema quasi proporzionale, ma senza preferenze, le liste sono pro forma. I nomi degli eletti si sanno già prima delle elezioni. Lo decidono le segreterie dei partiti chi deve passare… E così, anche i candidati locali, quelli radicati nel territorio, sono pochi e per lo più messi lì solo per riempire l’elenco. Con chances di elezione pari a zero o quasi, salvo risultati inusitati. Facciamo alcuni esempi.
A Siena per il Collegio Uninominale della Camera il Pd candida Pier Carlo Padoan, ministro e figura nazionale. A Poggibonsi invece a rappresentare il Pd sarà Susanna Cenni, che gioca in casa. Con buone possibilità di tornare a Montecitorio.
Qualche possibilità ce l’ha, forse, anche Letizia Giorgianni, giovane e agguerrita portavoce delle “Vittime del Salvabanche” e in particolare dei “truffati di Banca Etruria”. In sostanza la nemica numero uno di Maria Elena Boschi. Giornalista di Tele Idea e compagna del sindaco chancianese Andrea Marchetti è candidata per Fratelli d’Italia sempre in seconda posizione nella lista, in 4 collegi plurinominali della Toscana, compreso quello di Siena-Arezzo-Grosseto.
E’ di Chianciano anche Nicola Bettollini, 39 anni, candidato per il Partito Comunista di Marco Rizzo sempre nel collegio Siena-Arezzo Grosseto. Possibilità di elezione, pochissime. Ma per un giovanotto che ha come programma “la lotta per la ricreare una coscienza di classe per abbattere il capitalismo” e si rifà – ideologicamente – alle parole d’ordine della Rivoluzione d’Ottobre, quello di riuscire ad andare a Montecitorio è forse l’ultimo dei pensieri. Fa effetto però sentire uno che non ha ancora 40 anni usare un lessico che neanche Solismo Sacco classe 1903, usava più. E Sacco era uno che poco prima di morire a 98 anni ancora disquisiva amaramente sulla svolta di Occhetto e sulla fine ingloriosa del Pci a cui era iscritto dal’24… Ma quella Falce e martello sulla scheda potrebbe avere un certo appeal.
Nella lista Insieme (Socialisti verdi e area civica), alleata del Pd, c’è il capogruppo di maggioranza al comune di Chiusi Gianluca Annulli, socialista. E’ terzo in lista, in una formazione data intorno all’1,5%. Difficile che venga eletto, più che scalare l’Izoard senza allenamento.
Qualche possibilità in più per l’ex vicesindaco di Siena Fulvio Mancuso e per la sindacalista Cgil Loriana Bettini candidati rispettivamente nel collegio uninominale e nel proporzionale per Liberi & Uguali, formazione che in Provincia di Siena potrebbe anche raccogliere gran parte dello “scontento” del Pd e soprattutto di quell’elettorato che era la componente attiva del Pds-Ds, prima del Pd e prima di Renzi…
In Umbria il Pd nei collegi uninominali per la Camera presenta il segretario regionale Giacomo Leonelli, il sottosegretario uscente Giampiero Bocci e Cesare Damiano, catapultato da Roma. Nel plurinominale il listino sarà guidato da Anna Ascani seguita da Walter Verini che sono entrambi umbri, precisamente della Valtiberina ed entrambi uscenti. A seguire Emanuela Mori e il sindaco di Fabro Maurizio Terzino. Questi ultimi però con scarse possibilità di farcela. Così come la castiglionese Simona Meloni candidata nel plurinominale per il Senato, al quarto e ultimo posto della lista, dietro Matteo Renzi, l’ex sindaco di Corciano Nadia Ginetti e Leonardo Grimani.
I 5 Stelle confermano Tiziana Ciprini e Filippo Gallinella, entrambi nel listino proporzionale.
In lista per Potere al Popolo (altra formazione di sinistra, a sinistra del Pd), collegio uninominale per la Camera, c’è Isabella Marchino, vicesindaco di Montegabbione.
Chiaro che il richiamo locale, con questo sistema elettorale, sia praticamente nullo. E anche un eventuale voto compatto di una località per il partito che ha in lista un candidato del posto (ad esempio Fabro per il Pd perché c’è Terzino o Chianciano per Fratelli d’Italia perché c’è Letizia Giorgianni; Montegabbione per Potere al Popolo, perché c’è Isabella Marchino) potrebbe spostare poco, e non alterare il risultato finale prevedibile e previsto dalle segreterie dei partiti.
m.l.
ANNA ASCANI, ELEZIONI POLITICHE, Letizia Giorgianni, pd, WALTER VERINI
M’ah ….vorrei rispondere solo per quanto concerne quello che tu dici o immagini che fosse ” il lessico di Solismo Sacco” classe 1903 che ”neppure lui usasse più”,e non lo faccio per puntiglio a sua difesa dato che era mio zio, poichè io stesso spesso politicamente lo contrastavo in certe visioni diverse che avevamo e che sfociavano per tutti e due a fare le ore piccole,quasi a far giorno, non sentendo il peso della fatica, in interminabili discussioni che duravano ore.Oggi come sento ed anche come sò, ci si rifà al lessico e certamente dietro al lessico c’è anche la sostanza, ma per chi l’ha conosciuto bene-ed io lo posso dirlo perchè come dicono a Chiusi ce l’avevo in casa – credo che il suo pensiero -tenuta presente la contestualità- sia stato un pensiero moderno nonostante l’età alla quale è arrivato.Tengo però a precisare ad onor del vero che pur venendo da quella sua storia che tu sai e che per la quale da militante e perseguitato politico che era stato (allo scoppio della prima guerra mondiale aveva già l’età della ragione) ha visto dipanarsi tutti i maggiori avvenimenti e tragedie del ‘900 e credo che si possa dire che abbia conservato sempre un linguaggio pacato e mai oltraggioso degli altri.Conservo sempre un tuo articolo scritto in occasione della sua morte il cui titolo è” La Valdichiana piange Solismo Sacco, comunista mite e solitario” e termina con l’annotazione rivolta ai compagni di Chiusi che tu definisci ”quei compagni distratti e senza memoria” per non avergli dedicato nemmeno un avviso mortuario che forse si sarebbe meritato.Taluni avversari politici socialisti inclusi, lo definivano stalinista ma ultimamente in casa con il fatto della fine del PCI si era formata una situazione quasi curiosa poichè mia zia Palmira Fanelli (sua moglie morta all’età di 100 anni ) aveva aderito a Rifondazione Comunista mentre lui aveva aderito ai DS e poi al PDS ed allora spesso si rivolgeva a lui con degli sfottò in maniera sarcastica, apostrofandolo come ”traditore e voltagabbana”. Queste tenere diatribe fra lucidi centenari che avevo in casa, non facevano altro che sostenermi anche nello sforzo di dar loro aiuto nella quotidianità.Per ritornare al linguaggio ed alle sue posizioni di cui tu porti a paragone quelle di Nicola Bettollini, posso solo dirti che sia il lessico che le modalità del ragionamento sono state sempre usati da Solismo Sacco con proprietà di linguaggio e con pertinenza, probabilmente proprie di coloro che hanno conosciuto e vissuto la storia e che hanno vissuto sulla propria pelle le contraddizioni incredibili del 900.Beh, personalmente ti devo dire che sentire quel linguaggio al quale ti riferisci sia di Nicola Bettollini a me non dà fastidio, ma semmai cerco dentro di me di farne critica al momento che venga sciorinato ed usato per parlare delle più svariate questioni della politica.Credo che dipenda molto dall’esperienza che si ha sia a parlare in pubblico ma anche da ciò che abbiamo letto ed appreso dai libri e dalla vita.A 39 anni Nicola Bettollini credo che verrà giudicato dagli elettori che vorranno o non vorranno votarlo, non tanto per il suo linguaggio che tu lasci capire come ”vetusto”, ma per cosa proponga e per la sua visione del mondo.
Nonho paragonato le posizioni di Nicola Bettollini a quelle di Solismo Sacco, se mai il contrario: ho scritto che il Bettolini, 40 enne del Pc di Rizzo, usa un lessico che nemmeno Solismo Sacco, classe 1903, iscritto al Pci dal ’24, usava più… “. Quindi come vedi la differenza è netta e se Solismo sarebbe stato pure giustificato, data la sua lunghissima militanza, per Bettolini e il novello Pc lo è un po’ meno essendo passato un secolo dalla Rivoluzione d’Ottobre e molta acqua sotto i ponti…
Si certamente, ma questo che dici l’ho compreso, ma il mio intervento voleva ribadire che oggi si dà una importanza secondo me fin troppa al linguaggio perchè dietro a questo – e io condivido – c’è la sostanza. Ecco, condivido anche, ma forse questo può rappresentare una sfumatura se confrontato ad un mondo di ove intorno a noi esiste una schiera di milioni e milioni di persone che sono rimaste ai margini e che fanno fatica ad interpretare ciò che si voglia dire.E’ evidente che anche i giovani quarantenni che si siano formati in questo mondo usino termini e linguaggio che da questo mondo sono stati usati e sfornati.Se la rivoluzione d’ottobre a causa di tanti fatti poi successi è stata infilata a forza nella ”pattumiera della storia” anche da quella sinistra che qui da noi comunque ne ha beneficiato delle conseguenze di tale rivoluzione per assurgere a livelli più umani di condizioni di vita,il linguaggio che si usa conta senz’altro, ma il classificarlo ”vetusto” spesso secondo me può essere anche indice di avere una visione parziale delle cose, ed è nelle visioni parziali che vince il fronte della restaurazione non dimentichiamolo questo ed in molte occasioni il linguaggio- come ho detto- significa ”sostanza”.Infatti, Solismo Sacco a molti dei suoi compagni diventava insopportabile proprio per il fatto che quando parlava partiva da Santa Maria del Piano proprio perchè dentro aveva una visione che non a caso mi sentirei ancor oggi di definire ” più completa ”.Forse per sua natura ed esperienza diventava prolisso come lo sono io, ma probabilmente questo è un vizio di famiglia che a lui derivava dalla sua formazione ma che a me invece probabilmente deriva dall’inesperienza e dalla logorroicità di fronte alla spiegazione dei concetti. Lui parlava di fronte a tanti contadini analfabeti ed operai sul suo territorio e si era formato con un linguaggio misurato per quelle esigenze.Certo quella gente non aveva letto nè Marx nè Gramsci ma oggi basta guardarsi intorno e probabilmente vedremmo che di fronte a quella gente parecchie fasce di età non è che abbiano progredito molto, anzi sono ritornate indietro.Quarant’anni fa con un operaio ci potevi parlare di tutto, oggi con un operaio ci parli della Fiorentina,del Rock o della Ferrari.Pensa cosa contiene questa affermazione che credo non sia smentibile. Ed allora quel linguaggio”vetusto” forse qualche valore in sè ce l’ha pure oggi…..anzi di fronte agli spettacoli che ci si parano davanti credo che per molti aspetti che riguardino la gente piegata alla piaggeria ed alla riverenza verso il sistema anche nella sedicente sinistra, almeno parte di quel linguaggio possa diventare doveroso.Doveroso usarlo anche con coloro che non considerano cose e concetti semplici, che sono quelle che sia una fandonia madornale quella della fine della lotta di classe che è stata sparsa nelle teste anche delle classi subalterne proprio per frantumarle e far passare quei concetti del falso sviluppo e del consumismo che ci ha preso il cervello.E di questo lo scotto lo pagano semprepiù i poveri.Se non si capisce questo dato fondamentale e perchè il mondo sia cambiato a loro sfavore, tutto il resto è una conseguenza logica e viene da sè.Ed infatti vediamo che è venuto da sè, con gli automatismi di questo sistema che resiste e che fa i sorci versi per spingere i poveri ad avere resistenza al cambiamento.In che modo? Usandoli, facendo loro credere lucciole per lanterne ma nello stesso tempo facendo credere loro che dentro a questo sistema valoriale,domani possano stare meglio. Peccato però che la realtà dica tutto il contrario…..
Vedi Carlo, io sono stato convintamente comunista. Sono ancora e resto culturalmente comunista. Ma non sono mai stato filosovietico, tantomeno stalinista… Quella falce e martello sulla scheda elettorale (il partito di Nicola Bettollini) potrebbe anche esercitare su di me un certo fascino, essendo il panorama piuttosto nebuloso.. Ma sentire un giovane d’oggi avere a riferimento la Rivoluzione d’Ottobre e addirittura Pietro Secchia, che già Longo prima del ’68 aveva ampiamente rottamato, mi lascia molto perplesso. Non mi fa tenerezza, non mi sembra una cosa patetica, perché passionale, ma fuori del tempo. Mi sembra una cosa sbagliata. E non di poco. Come un tiro in porta che finisce al terzo anello dello stadio… Corbyn dice cose di sinistra, usa parole d’ordine della sinistra anni ’70, che però mi sembrano ancora attuali e perseguibili. Non a caso Corbyn le elezioni le può anche vincere, il PC di Rizzo mi sa di no. Non si tratta solo di fare i conti con la storia e con il mondo che è cambiato, ma con noi stessi. Se si scherza va bene anche un PC fislosovietico nel 2018, se si fa sul serio no. Questo volevo semplicemente dire con quel riferimento al lessico di Nicola Bettollini e a quello di Solismo Sacco. Con tutto il rispetto per il giovane compagno Bettollini.
Il discorso di essere ”filosovietico” è troppo lungo e non può essere certamente affrontato in queste pagine ed in diatriba con chi pur essendo comunista dice di non essere mai stato filosovietico.Dico così perchè il PCI è stato un altra cosa del PCUS,tutta un altra ed alla quale si sono rifatti persone del tipo Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer.Solo chi riduce tutto a fare di tutta un erba un fascio credo che posa sbagliare certamente, perchè ce l’ha insegnato soprattutto Gramsci che occorra partire dalla realtà in cui ci troviamo ad operare.Quindi le due condizioni di esistenza dei due partiti comunisti non sono per nulla accostabili anche se prendono spunto nel loro divenire da un ceppo comune ed anche se nel loro sviluppo a seconda delle vicissitudini si sono collocate,ma mai confuse, all’interno dell’alveo comunista della terza internazionale e dopo durante per esempio la guerra di Spagna.Credo altresì , che però vivendo in Occidente, forse la storiografia e la ricerca storica seria ed equidistante non possa non valutare ed essere conseguenziale su certe impostazioni che sono state originate dalla rivoluzione sovietica.E noi questo in Italia l’abbiamo messo nel dimenticatoio, anzi peggio, ci siamo attaccati solo agli aspetti negativi di tale rivoluzione, solo al sangue prodotto, alla compressione delle libertà individuali usate come argomento verso un proletariato in Italia al quale è stato inculcato nel tempo che per liberarsi dal giogo della schiavitù nel modo di come si erano liberate popolazioni diverse che vivevano in otto fusi orari, comportava il ricadere sotto un altro tallone di ferro magari più terribile ancora di quello dal quale si erano liberati.E’ palese che un invito più produttivo di questo a scopo di controrivoluzione non pteva esistere. Tutte queste riflessioni in Italia, anche con le peculiarità insite dentro al PCI, non sono state per nulla risolte da tutte le altre fazioni politiche se non in un modo : condannando il sistema sovietico ed additandolo come un grande gulagh.In questo c’è del vero ma c’è anche del non vero, verità montate ad hoc dalla cultura della conservazione, che fino a quando hanno camminato parallelamente fra loro nell’alveo del socialismo si sono confrontate anche aspramente, ma che poi quando il PCI ha rischiato di dividere il potere con il partito di maggioranza relativa c’è stato nella classe dirigente democristiana ed arbusti ad essa legati per interesse, l’ostracismo assoluto guidato da potenze internazionali e banditesche come quella dei vincitori sul fronte occidentale, sconfitti in 30 anni di politica internazionale però su altri fronti fuori dall’Europa.La ”spinta propulsiva esaurita” a cui faceva cenno Berlinguer nei suoi ultimi discorsi, di questo parlava e forse , lasciami dire- sarebbe andato al governo e ci sarebbero state più possibilità in Italia di creare una socialdemocrazia a misura un po’ più giusta per le grandi masse subalterne, che sotto il capitalismo sono indietreggiate nelle loro conquiste per decenni fino ad arrivare ad oggi. Anch’io sono stato iscritto ed ho frequentato i lavori delle sezioni a Napoli e Firenze per quasi 30 anni ma quando mi sono reso conto che si era deciso di svendere un capitale messo insieme anche con le lotte e con i sacrifici di generazioni me ne sono uscito, spostandomia sinistra, forse sbagliando non lo sò, ma sembrava giusto quello il modo di come dover reagire ai sotterfugi intellettuali di una classe politica che si stava uniformando culturalmente alle altre degli altri partiti contro i quali avevamo battagliato per anni.Questi di oggi che vediamo sono i necessari punti di arrivo dove si parla che ci si è impadroniti in pochissimo tempo di quel capitale storico e morale soprattutto a causa del disordine intellettuale e della perdita dei valori dei dirigenti della sinistra ed inevitabilmente le giovani generazioni che si sono formate non vedendo altro, hanno preso il latte delle parrocchie,la furbizia individuale della carriera, le astuzie che fanno crescere le socialità solo a parole ma che non mettono al primo posto l’interesse collettivo bensì la loro personale sete di arrivismo, anzi contornando questo con motivazioni e comportamenti che avvelenano i pozzi per coloro che verranno ancora dopo e che saranno grazie a tale cultura ancora più disorientati e dominati, formadosi uno spirito prettamente individualista e che in poco tempo si approprierà della loro cultura e della loro umanità di fronte ai fatti della vita.In pratica il modello americano tale e quale esportato in tutto il mondo che ha come miraggio l’arricchimento materiale ed i soldi accompagnati necessariamente in proporzione dal progredire della sottocultura.L’esatto contrario di quello che propugnava il PCi ma anche l’esatto contrario a quello propugnato da una istituzione come è stata creata e che per grandi linee doveva corrispondere a quell’ Europa di Altiero Spinelli: l’Europa dei popoli, non dei mercanti. Ed allora talvolta nel riflettere basterebbe considerare l’escursus storico e le difficoltà che un seme gettato nel 1917 abbia prodotto come conseguenza nel suo divenire e come in tutte le cose gli errori commessi sono errori compiuti in una prassi che mai prima di quel momento è stata affrontata e forse lasciami dire liberamente che sia stato un impulso a far aprire gli occhi del mondo allo stesso livello di importanza della Rivoluzione Francese.Cosa sono coloro che dici tu nominandoli come i Secchia, i Pajetta,i Cossutta ecc. ecc. e tanti tanti altri che apparivano portatori di teorie di stampo sovietico? Considera che chi diceva questo massacrava i popoli del continente americano, africano ed anche asiatico da quasi 200 anni ed è stato solo con l’aiuto organizzato dell’unione Sovietica che hanno potuto raggiungere la loro indipendenza negli anni ’60 e 70 lottando contro il colonialismo. E non è vero che tutto ha funzionato a dovere anche all’interno del campo comunista, perchè il sangue è scorso a fiumi anche dentro l’URSS a cominciare dagli anni ’20,perchè ci si è dovuti battere contro le controrivoluzioni armate, i comportamenti sociali che minavano la rivoluzione bolscevica e le invasioni di eserciti stranieri armati e pagati dall’occidente, in primis dall’Inghilterra. Oggi tutto questo non c’è più ma il prezzo pagato è quello che al posto dell’URSS c’è un altro regime,forse per certi aspetti più brutale di quello di prima e che ha fatto leva sull’apertura ai mercati da parte di oligarchie che hanno messo le mani sulle ricchezze dello stato e cioè di tutto il popolo, ed anche lo stesso popolo nelle modalità di come risponde a tutto questo io giudico insufficiente e marcio e che il regime precedente non aveva abbastanza fortemente educato a divenire veramente socialista se pur aveva permesso un grande allargamento della cultura e dell’accesso a questa,ma che non è stato suficiente a scongiurarne la fine per l’implosione che ha avuto nei confronti della pressione occidentale, USA in testa.Ma la differenza fra tali sistemi non è che non ci sia stata e che non permanga, almeno nel seme del popolo russo. Oggi c’è la ripresa del nazionalismo e forse gli Stati Uniti con la forza militare che hanno s’illudono di poter piegare il sentimento della gente che ha memoria. Mao disse una volta che gli USA erano ” tigri di carta” e tanto torto non l’aveva, perchè se alla fine un giudizio lo si debba dare, questo non può che essere basato sulla cultura e sull’educazione di un popolo. Ecco forse anche perchè il 39 enne Nicola Bettollini secondo me nelle sue espressioni linguistiche tanto fuori dal vasino non l’ha fatta. Solo il tempo può dare ragione o torto a tali idee, non senz’altro a quelle sue di poter occupare uno spazio politico nel Parlamento Italiano a cui credo di capire che nemmeno possa essere una idea che lo sfiori, ma che lui stesso se vorrà intervenire su queste colonne credo per un serio e civile confronto penso che debba avere il necessario spazio.Mi sembra di capire che abbia messo in atto quei riferimenti di cui è portatore perchè rifiuta l’esistente e si pone il problema della prospettiva e del tempo. Dire come tu dici che siano idee passate credo che possa essere antistorico proprio perchè rappresentano una alternativa, non solo quella beninteso,-ma anche altre ce ne possono essere- al mondo siffatto che rifiuta il cambiamento. Il negazionismo del sistema ad una sua alternativa è sotto gli occhi di tutti e proprio questi ”tutti” o” quasi tutti” a semtirli sotto propaganda elettorale dicono che vogliono cambiare ma poi rispetto ad alternative si riversano in quelle che il sistema alla fine gli presenta e che accettano facendoli spesso anche contenti. Questa è la beffa culturale che viene perpetrata da chi dirige la barca e che consente a parole la libertà ma che poi quando ci sono possibilità che venga scalzata ricorre a tutto.E’ il contrario del liberalismo perchè vediamo che così facendo, i bisogni della gente vengono conculcati nello stesso momento che si nega prospettive necessarie per la vita di chi lavora e che percepisce un modesto stipendio. Altro che ripresa alla quale si rifà senza arrossire di vergogna chi guida la barca con tutti i suoi accoliti, servi e servetti che insieme pensano di scamparla ancora per un po’ di tempo al giudizio della storia….