Orso aggredisce pensionato nei boschi del Trentino. E se fosse stato il pensionato ad aggredire l’orso?

TRENTO – In tutti i corsi di giornalismo ti insegnano che fa certamente più notizia un uomo che morde un cane, che non viceversa. Perché un cane che morde un uono, alla fine è cosa normale. Non è una notizia. Un po’ come il fatto che il 1 di agosto fa caldo e le città sono nella morsa dell’afa… O che d’autunno piove.
La notizia c’è quando il fatto è eccezionale. Tutti i media nazionali hanno riportato nei giorni scorsi la notizia che in Trentino un pensonato 70 enne è stato aggredito e ferito da un orso. Che si è salvato, gettandosi in un dirupo, dopo l’intervento provvidenziale del suo cane che ha distolto il grosso plantigrado costringedolo a mollare la presa… Da lì, poi si è scataneta la ridda di reazioni sulla presenza degli orsi nei boschi trentini, sulla loro pericolosità per chi ama le passeggiate e il treking alpino, per chi va a cercare funghi ecc. Ovviamente con corollario di accuse e polemiche verso chi ha reintrodotto l’orso e fatto aumentare la sua presenza. Che è in sostanza ciò che da altre parti, anche qui da noi, tra la Valdichiana, la Valdorcia, l’Amiata si dice a proposito dei lupi.
Ognuno dice la sua con i cacciatori che si schierano contro gli ambientalisti e gli animalisti e questi c ontro i cacciatori, con le istituzioni che convocano comiutati di sicurezza e deliberano azioni di controllo della fauna, braccate, battute per ridurre il nuymero dei capo potenzialmente pericolosi. C’è chi gli orsi li vorrebbe abbattere e chi solo allontanare… Ma torniamo alla notizia. E’ di oggi l’intervento del Responsabile grandi carnivori del Servizio Foreste della Provincia Autonoma di Trento il quale fa sapere che non è stato l’orso ad aggredire il pensionato, ma il pensionato ad attacare l’orso a bastonate, quanto se lo è visto arrivare vicino… Una ricostruzione dell’accaduto diversa quindi dalla versione data alla stampa inizialmente e diffusa a livello nazionale. Quindi l’animale avrebbe agito per “legittima difesa”, forse innervosito dalla reazione sconsiderata dell’uomo, e anche dal cane. Resta da chiarire se l’orso aveva vicino a sé anche di cuccioli, il che avrebbbe potuto renderlo più determinato e feroce…
Insomma il pensionato se l’è vista brutta e di certo non deve essere piacevole trovarsi a tu per tu con un orso alto più di 2 metri che ti appoggia le zampe sulle spalle mostrandoti i denti… E deve essere stato tremendo sentirsi strappare la carne del braccio con un morso, però se il tutto è accaduto, come sembra, per un’azione avventata, per un errore umano come quello di scagliarsi contro l’orso con il bastone, come fosse un qualsiasi cane (che già sarebbe complicato tenere a bada), tutta la vicenda assume contorni diversi. E la dice anche piuttosto lunga su come e dove andare a camminare nei boschi, sul rispetto che l’uomo dovrebbe sempre avere per l’ambiente e per gli animali. La presenza di orsi in quel territorio era ampiamente segnalata. Chi si è subito gettato a capofitto nella battaglia per abbattere il povero orso, dovrà forse rivedere un attimo, la propria posizione.
Nel caso in questione era l’orso che stava tranquillamente nel suo habitat, ovvero in casa sua e qualcuno è andato diciamo così a disturbarlo, mostrandosi aggressivo. Alla fine al pensionato un po’ avventato non è andata neanche tanto male. Poteva andargli molto peggio. Non tutti gli orsi sono giocherelloni come Yoghi o Baloo…
La verità è una sola: non si può più andare in sicurezza a fare una camminata in montagna. Punto. Chiunque neghi questa evidenza è un imbecille. E vorrei tanto sapere se qualcuno lo può ancora negare dopo che leggendo le varie istruzioni ha cercato di capire come uscire vivo da un incontro ravvicinato con un orso, che sia solamente sorpreso, affamato, con i suoi cuccioli, curioso, o tutto quello che volete…
Condivido la risposta del sig.Danese.Purtroppo il complesso mediatico che da una parte è stato e continua ad essere culturalmente la nostra rovina ci ha rimpizzato il cervello che gli animali possano avere la ragione come gli uomini o quasi, anzi talvolta siamo spettatori di filmati nei quali gli animali talvolta si comportano in maniera certamente migliore degli uomini e questo spesso determina il sorgere di idee sbagliate nei loro confronti.Gli animali hanno l’istinto, un istinto primordiale con il quale può succedere che ” la ragione” non possa avere scampo e con la ragione talvolta purtroppo anche la vita.Quindi, concordo che sia stato di sicuro l’uomo che con la propria ”ragione” ed anche ”disragione”-diciamolo pure- ha invaso il campo degli animali a livello globale, ma la situazione è quella a cui stiamo assistendo e spesso la natura si riprende il maltolto.Ed ecco l’avventura fortunata dell’uomo nel bosco.Ma dovrebbe comunque prevalere da parte dell’uomo il buon senso di non avventurarsi nei boschi dove gli stessi animali comunque si sentono ancorpiù minacciati nel loro ambiente.E se uno ha la sfortuna di imbattersi in una creatura più forte e più dotata di lui dal punto di vista della forza accoppiata all’istinto, credo che mentre subisca la violenza non si debba pentire di essersela andata a cercare;detto questo in maniera nuda e cruda esenza remora alcuna.Questo dovrebbe insegnare che non è possibile che l’uomo possa e debba fare ogni cosa,perchè anche il fatto descritto, mostra quanta parte della nostra mente sia influenzabile da ciò che subiamo tutti i giorni, ed il risultato è anche questo che sentiamo.Se ripenso alla storia delle esplorazioni fatte da persone temerarie veramente, che al giorno d’oggi non nascono più e che consapevolmente mettevano a rischio la propria vita ogni momento-ma erano altri tempi- poichè per esempio le esplorazioni delle grandi parti selvagge della terra venivano condotte tutte a piedi e con sforzi inverosimili( penso a Livingstone,a Stanley, a Baker, a Burton ed a tanti altri) mentre oggi tali aree del globo sono percorse da turisti che si possono permettere il pulmino ad aria condizionata per andare a vedere l’habitat degli animali anche e soprattutto quelli feroci e predatori,quindi in condizioni di quasi assoluta mancanza di rischio.Uno degli ultimi grandi italiani fra gli esploratori e gli alpinisti oggi scomparso dal nome di Walter Bonatti(che chi ha una certa età come me ha conosciuto) negli anni ’60 compì l’impresa di traversare un pezzo di Serengeti a piedi disarmato e con la sola macchina fotografica: Una Nikon F Black Body con Pentaprisma ( Il Serengeti è una della più grandi pianure africane della Tanzania che pullula di ogni specie di animali feroci e predatori).Da bravo reporter e giornalista, scrisse i suoi reportages per il Settimanale EPOCA fra i quali questo che ho ricordato relativo al percorso a piedi per molti chilometri in mezzo alla savana africana.Era perfettamente consapevole a ciò che andava incontro, purtuttavia la sua ragione e l’indomito coraggio lo spinsero all’estremo.Dopo circa tre ore dalla partenza avvistò a circa 300 metri di distanza nella direzione in cui procedeva, un gruppo di leoni e di leonesse che si erano riparati all’ombra di una acacia per sfuggire alla grande calura.I leoni chiaramente lo avevano già avvistato prima che lui scorgesse loro e si rizzarano in piedi in allarme. Dovettere prendere una decisione in cui si giuocò tutto e fu quella di non indietreggiare e cambiare direzione di marcia ma di andargli incontro attendendo la loro reazione che poteva essere sicuramente quella di assalirlo oppure quella di allontanarsi.Per sua fortuna successe la seconda eventualità quando fu a circa 40 metri da loro ,ma la sua adrenalina era alle stelle e quindi abbiamo letto l’articolo che scrisse di quel momento.Diversamente sarebbe stato dichiarato come succedeva al tempo della guerra del Vietnam: ”Missing in Action”. Conservo ancora le sue diapositive riprodotte che trovai in un mercatino dell’antiquariato molti anni dopo ed avendo letto quell’avventura temeraria devo dire che chi si mette talvolta allo stesso piano degli stessi animali selvaggi può succedere che abbia anche la fortuna di scamparla.Un caro amico mio di Chiusi che vive la maggior parte del tempo in Kenya e che fà l’accompagnatore di gruppi di turisti e quindi molto esperto dei cosiddetti ”Big fives ” cioè Leoni, Elefanti, Bufali, Rinoceronti ed Ippopotami, mi ha circa un mese addietro detto che nelle statistiche rilevate agli ingressi dei parchi africani, specialmente nel Serengeti e NgoroNgoro prima che fossero proibite le escursioni individuali(oggi impossibili ad effettuarsi) l’indice della sopravvivenza umana era di 24 minuti andando a piedi.Oggi in tali ambienti esiste una fauna umana formata perlopiù da ebeti rambo muscolosi provenienti da ogni parte del mondo (specialmente americani,australiani e canadesi) che fanno a gara a mettersi alla prova scendendo dai pulmini e camminando anche in mezzo all’erba alta per diverso tempo,armati anche di machete ma la maggior parte armati solo delle loro mano. Ogni tanto i rangers che stazionano all’ingresso dei parchi devono intervenire per recuperarne i resti nonostante le raccomandazioni fatte. Molte volte la stupidità umana non ha limiti e personalmente ho assistito a due casi come questi che per fortuna hanno avuto lieto fine.Ma il finale non era dipeso dagli uomini ma dagli animali. Per farla breve, nel 1989 andai nel Serengeti con un amico esperto di caccia fotografica ed insieme ad altri 10 professori universitari ed etologi inglesi,perlopiù anziani-ricordo che ce n’era uno anche con le stampelle(mai un italiano lo avrebbe fatto ma non siano tutti euguali..)- con un camion attrezzato per il campeggio a terra,guidatore e cuoco.Il giorno seguente dovemmo riportare in aereoporto ad Arusha due donne della facoltà di Biologia di Londra che entrambe nella stesa tenda erano state visitate dalle 23 di sera al mattino alle 4 da un leone che odorava e ruggiva ad un metro al difuori della tenda.L’altra amica dovette ingaggiare una lotta furiosa con la compagna che urlava da dentro la tenda poichè avrebbe voluto salire sul camion ad una decina di metri perchè pensava che lì chiaramente fosse stata al sicuro.Se l’altra non l’avesse a forza di lotta e di pugni trattenuta, il leone quella sera avrebbe banchettato di sicuro con due emerite imbecilli le quali quando si fece giorno ed il cuoco portò al gruppo il caffè da campo,con le tazzine in mano che ballavano e con gli occhi che sembravano quelli di un gatto di notte con le pupille ancora dilatate e completamente scioccate, non trovavano nemmeno la bocca con le mano che tremavano per bere.Chiesero di essere riportate ad Arusha e da lì presero il volo per Amsterdam e poi per Londra,certamente maledendo il giorno che avevano deciso di venire di notte ad accamparsi nel Serengeti.Ho detto sempre a tutti che quando succede di udire il leone ruggire di notte e si ha i piedi a terra, uno può capire la ragione sulla propria pelle per la quale gli animali si terrorizzino.Ed è una cosa che non si dimentica quando tutto intorno è buio pesto.Ecco dunque il fatto descritto dal post sull’ Orso, che possa risultare un fatto normale.L’anormalità è quella dell’uomo.Di sicuro !