E SCARAMELLI RILANCIA LA PROPOSTA DELLA FUSIONE CHIUSI-CHIANCIANO

CHIUSI – L’assassino torna sempre sul luogo del delitto. E spesso anche i politici amano tornare nello stesso luogo quando vogliono rilanciare una proposta fatta in precedenza. Succede spesso. Ieri sera lo ha fatto Stefano Scaramelli che, da abile comunicatore, attentissimo alle dinamiche dei riflettori, ha utilizzato di nuovo la platea della festa de l’Unità di Chiusi Scalo per rilanciare una proposta che fece, nello stesso posto il 22 luglio 2014. Si parlava di Referendum Costituzionale e c’era molta gente, non solo di Chiusi e forse proprio per questo, per la composizione della platea, per il clima positivo che c’era (tutti a favore del SI’), Scaramelli ha preso la palla al balzo per lanciare di nuovo l’idea della fusione tra i Comuni di Chiusi e Chianciano Terme. Come aveva fatto, appunto due anni fa, senza troppo successo, per la verità. Ora però c’è un fatto nuovo: il passo compiuto dai comuni di Montepulciano e Torrita di Siena verso l’unificazione. E l’ex sindaco di Chiusi, non volendo essere da meno, ha buttato sul tavolo l’dea del comune unico Chiusi-Chianciano Terme. Che potrebbe anche non cambiare nome, essendo il “binomio” già in uso alla stazione ferroviaria e al casello autostradale…
Scaramelli non è nuovo a sparate estemporanee, lui fiuta l’aria che tira… e vedendo una platea plaudente e unita non si è fatto sfuggire l’occasione per gettare sul tavolo una proposta che dovrà essere naturalmente discussa e approfondita, ma che intanto lui ha fatto per primo. Il timbro, insomma, ce l’ha già messo. E in politica, nella politica di oggi, che è più fumo che arrosto, più apparenza e velocità che sostanza, questo è ciò che conta.
Se poi Scaramelli pensi davvero alla fusione di Chiusi con Chianciano è tutto da verificare. Come è da verificare che – parlando di fusioni o accorpamenti – sia quella la più opportuna e utile a entrambi. Perché Chianciano e non Cetona e San Casciano o Sarteano o Città della Pieve, come ipotizzato un annetto fa dall’IRPET, Istituto di ricerca della Regione Toscana?
Certo, una fusione dei Comuni di Chiusi e Città della Pieve sarebbe forse più problematica, trattandosi di comuni sì confinanti, ma in due Regioni diverse. Avrebbe però qualche ragione oggettiva in più: Chiusi e Città della Pieve hanno infatti due aree produttive adiacenti, praticamente in comune, tra i due paesi c’è un flusso scolastico consolidato e anche una altrettanto consolidata abitudine alla frequentazione reciproca: Chiusi per il commercio, Città della Pieve per il relax. Anche la distanza è lievemente minore tra Chiusi e Città della Pieve, rispetto a Chianciano. Ancora meno sarebbe la distanza di Chiusi da Sarteano e Cetona e forti i legami con questi due paesi…
Sia con Città della Pieve che con Chianciano, la fusione sarebbe più o meno “alla pari”. Entrambi i comuni hanno il rango di città, per esempio. Cetona, Sarteano e San Casciano sarebbero invece in posizione di minoranza e rischierebbero una “annessione”, come Torrita con Montepulciano.
Quella di ieri sera lanciata da Stefano Scaramelli può essere l’ennesima boutade estiva, a vantaggio di audience, ma può anche rappresentare l’apertura di un fronte, di una discussione su un tema che finora è rimasto molto sotto traccia. Anche nella recente campagna elettorale chiusina se ne è parlato poco o niente.
La riforma costituzionale, quella delle legge elettorale con la modifica dei collegi possono ridisegnare assetti istituzionali nuovi, e quello degli accorpamenti dei comuni insieme alla ridefinizione delle regioni può diventare un argomento caldo, un terreno su cui si giocheranno partite importanti nei prossimi anni, ma non a lunga scadenza.
Vedremo se a Chiusi e Chianciano, comuni peraltro amministrati da maggioranze diverse, la proposta di Scaramelli prenderà corpo ed entrerà negli ordini del giorno, vedremo se il Pd seguirà compatto il consigliere regionale oppure no e vedremo come si muoveranno le altre forze (di maggioranza a Chianciano e di minoranza a Chiusi).
Ma soprattutto sarà interessante verificare cosa ne pensa la gente. Non solo perché la questione andrebbe comunque sottoposta a referendum popolare, ma anche perché – si è visto – le fusioni a freddo a o tavolino non funzionano quasi mai. E queste son cose che coinvolgono non solo i bilanci o i servizi comunali, ma anche l’identità, la storia, il sentirsi comunità, in qualche caso anche la lingua o il dialetto. Cose che hanno radici profonde e non sono banalità.
Se vogliamo cominciare a parlarne, tutti insieme, o ognuno per conto suo, si può fare. E’ giusto farlo. Meglio evitare però le sparate propagandistiche, le fughe in avanti, o le valutazioni frettolose o dettate solo da problemi di cassetta.
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m.l.
Non c’è nessun rischio di “annessione”. Il Comune di Cetona ha deliberato di essere contrario alle “FUSIONI”…quindi il problema non si pone…e neanche è in discussione. (vedi Deliberazione del Consiglio Comunale n° 4 del 13/02/2016)
Fusione o Unione presuppongono una voglia di collaborare e unirsi. Voglia che scarseggia sempre di più, a tutti i livelli
Sta succedendo quello che avevo paventato. Ogni partito o movimento si fa la sua campagna referendaria e si guarda bene dal giocare “fuori casa”. Si organizzano, come in questo caso, raduni dove è importante motivarsi a prescindere dal confronto.in maniera Si tratta, però, dalla carta fondamentale e si dovrebbe essere pronti a mettere in discussione le certezze di parte spesso da un tanto al chilo.
Il confronto tra posizioni diverse non è più contemplato… Nessuno lo cerca, nessuno lo pratica. Ognuno gioca con il pallone suo. E se il gioco langue, prende il pallone e se ne va..
L’ho detto diverse volte ormai e mi ripeto, anche questo aspetto della politica, quale componente improduttiva, non più concertata, quindi psicologicamente autoreferenziante ed autoisolante, fa parte di un movimento più allargato e totalizzante chiamato ”decrescita lenta”,che in economia vuol dire che è una fase lunga del sinusoide, con la differenza che stavolta vi siano probabilità grandi che il sistema inizi a crollare.Come il socialismo sovietico e degli stati ad esso collegati è imploso dal di dentro perchè nella gente il modello occidentale richiamava quei popoli alle libertà individuali che erano state compresse,adesso il sistema delle libertà individuali misurate a seconda di quanto uno abbia in tasca o nel conto in banca,affronta in ogni direzione le prime frane irreparabili della diga, perchè rimane evidente che l’impotenza contenuta nel suo meccanismo originale è tale che si tenta di riprodurre il solito schema, con masse enormi tenute fuori dall’ombrello monopolistico e con la sovrapposizione di popolazioni nuove(migrazioni)a quelle esistenti. Ed il lago che ne stà dietro non porterà altro che un crollo accelerato di ogni aspetto valoriale,economico e politico, con sprofondamente verso la povertà generale, anche se si pensa di rafforzare le singole parti della diga in modo tale di non fare erodere il cemento e la terra dall’acqua che ne filtra.In tal senso le proposte dell’unione dei comuni in uniche strutture politico-amministrative al fine di consentire un risparmio nei bilanci-semprechè riforma perseguita ed attuata-non costituirà alcun argine alla frana.E’ mai possibile che le classi politiche di riferimento di una società come la nostra pensino a questo invece di pensare a costituire strutture produttive nuove,anche fatte con capitale pubblico, per produrre novità in ricerca,cultura, lavoro ? Mi sembra che non ci vorrebbe tanto a pensare che possa essere quanto hanno prospettato un atto già fallimentare dall’origine,che nulla porta se non bazzecole di risparmio nei servizi ma con un riposizionamento delle forze lavoro adibite ai servizi ancora più compresse e sfruttate, dove la complessità generale di gestione aumenterà al contrario di esserne semplificata.Da non considerare poi la perdita d’identità culturale in un paese come è l’Italia e la Toscana,che non sono territori come gli Stati Uniti d’ America ove il movimento di intere fasce sociali è strutturale a seconda delle aree dove si vada di più ad investire e quindi produrre..La gente in Toscana e nei nostri territori ha delle ben precise strutture culturali,modi di vivere, riferimenti familiari ed anche riferimenti socio- amministrativi che hanno segnato l’adeguamento avutosi anche partendo dall’unità d’Italia ad oggi.Io credo che le novità siano da esaminare, essere analizzate e confrontate, ma non essere sparate platealmente come viene fatto e come è stato fatto. Tutto questo segna una cosa sola ed è l’inadeguatezza di chi la gente stessa ha mandato a governare con il proprio voto. Alla fin fine si ripropone il solito problema sempre detto: tale popolo tali dirigenti, altro che mentalità politica larga ed adeguata ai tempi.Dovrebbero parlare a Cinecittà, lì è il loro posto naturale, gli altri sono comparse che applaudono.Purtroppo tale è il futuro, e quanto detto avverrà sicuramente.Il futuro è già incominciato, e non c’era da aspettarsi che questo da parte di una pletora di milioni che credono di pensare tutti al proprio individuale mentre accanto a loro osservano che tutto sta franando.Ed è cominciato lo sfaldamento anche di quell’Europa che nella teoria e negli atti di gente come il nostro Altiero Spinelli ma anche di tanti altri come lui, era stata costruita per i popoli e non per le banche ed i mercanti.Se il popolo ha visto che invece era stata fatta funzionare per le banche e nulla ha fatto per cambiare,è un popolo dormiente che purtroppo non merita nulla.Ed allora tale popolo raccolga oggi e domani i risultati,che sono quelli che ho detto.Altro che l’unione dei comuni ed il PD che prospetta ”l’aria fritta”.E ci fanno pure i convegni perchè per loro questa è la discussione ed il processo democratico.Capito?
Sì, ma tutto questo, con l’ipotesi di fusione Chiusi-Chianciano, con i tempi e il luogo scelti da Scaramelli per lanciare la proposta, quanto ci incastra? Forse, anche volendola criticare (la proposta e la tempistca) sarebbe più opportuno ragionare nel merito. Sarà anche aria fritta, ma di questo si dovrà parlare e se non vogliamo trovarci davanti a fatti compiuti o fughe in avanti (vedi Montepulciano-Torrita) e se non vogliamo che la cosa venga discussa da pochi e magari approvata in quattro e quattr’otto dalle claques plaudenti, allora sarà bene parlarne, nello specifico, esaminando i pro e i contro, distinguendo la propaganda dalla politica e cercando di allargare la platea il più possibile. Perché se ci limitiamo a dire che è “aria fritta” e basta, Scaramelli & C. se ne fregano e vanno avanti per conto loro e secondo il loro tornaconto…
Marco, purtroppo credo sempre di più che tali problemi li risolverà in un modo o nell’altro quella che ho detto che si chiama”decrescita lenta”quando saranno raggiunti i limiti inferiori.Percorrere la strada che ipotizzi, per quanto possa essere praticabile ed istituzionale diciamo, secondo me tenuto conto al tempo in cui siamo dove la base non segue più le indicazioni dei vertici e quindi nulla viene discusso, produce un distacco che porterà i suoi frutti inficiando anche i vertici, questi vertici che si sono barcamenati fino ad oggi, producendo quasi esclusivamente disastri.I segnali di tale distacco progressivo si sono già avuti con le ultime elezioni..Altre soluzioni non le vedo.La concertazione che tu dici per arrivare alle fusioni diventa materia da gettare sul tavolo per segnare gli step che si sono prefissi i vertici.Non si stà parlando di democrazia in ambedue i casi chiaramente, ma altro non vedo se non una imposizione fatta a tavolino oppure una rinuncia ed abbandono da parte del sociale.Ogni altro strumento ipotizzato non fa altro che prolungare la vita al malato, perchè ormai siamo in pre-metastasi.Il problema è pensare al dopo.
Carlo, io dico solo di non farsi fregare… i “vertici” come li definisci tu, andranno avanti, proveranno a imporre scelte che considerano funzionali al mantenimento e consolidamento del proprio potere. Tra queste scelte possono esserci anche le fusioni tra i comuni che sono già all’odg. Per non farsi fregare c’è una strada sola: quella di entrare nella discussione, di imporre ai vertici il coivolgimento dei cittadini, quella di fare in modo che la scelta, se avverrà, sia fatta con cognizione di causa e con il consenso più ampio possibile e non venga calata dall’alto come un semplice adempimento burocratico. E entrare nella discussione non significa assecondare Scaramelli o chi per lui o legittimare l’agenda che intende dettare… significa cercare di non far giocare Scaramelli o chi per lui da solo, con il pallone che decide lui e nel campo che più gli aggrada…
Approvo totalmente codesto discorso Marco, ma quello che tu dici sul coinvolgimento OGGI NON è PIU’ POSSIBILE E TE LO DICO CON CERTEZZA e lo si vede dai fatti, ed i vertici lo sanno perchè hanno creato una base non reattiva alle loro istanze, e questo per tanti e diversificati motivi, fra i quali il costituirsi per il futuro la ”maggioranza silenziosa”che oggi scontiamo anche a Chiusi. Ecco perchè percorrere codesta strada alla fine porta solo acqua ai serbatoi loro e dei loro accoliti, e tutto mi potrai dire fuorchè questa NON SIA LA STORIA PERCORSA FINO AD OGGI.Quindi un elemento di rottura di tali equilibri loro è solo far rendere conto la gente dell’inadeguatezza della loro politica e riuscire a smontare pezzo per pezzo quel ”puzzle” che si sono cosituiti per far funzionare la loro macchina, ma credo che di tali dimostrazioni non ci sarebbe nemmeno bisogno e non è questione di personalismi del tipo Scaramelli, Bettollini o chi per loro,e questo non vuole essere un giudizio sulle persone ma un giudizio politico che è ben più importante perchè sono questi che prospettano, condividono e cercano di applicare quella natura di scelte che altri al di sopra di loro hanno deciso.Loro sono solo gangli che trasmettono la forza motrice.Sò bene che smontare una macchina se non si ha una idea chiara di come rimontarla i pezzi smontati rimangono a terra e la macchina non si ricostituisce,ma questo occorre saperlo inquadrare in un percorso più lungo e capire che cambiare le cose in corso d’opera è l’unica cosa possibile, perchè è da quei pezzi rimasti a terra che passa la reazione che serve a loro. Credo che a tal proposito ciò che potrà succedere a Roma possa essere un esempio
del vento che soffierà.E loro hanno nelle mani il mantice da cui esce il vento e sanno bene dove dirigerlo. Sarà una lotta, senza quartiere.Se si capisce questo si avranno delle speranze di poter cambiare altrimenti il vento riporterà via tutto e ritornerà il cielo sereno non per l’Italia ma per loro.